venerdì 21 Novembre 2025
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Grecia, la storia corre all’indietro: votata la giornata lavorativa di 10 ore

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In Grecia, il Parlamento ha approvato con 158 voti a favore e 142 contrari un controverso provvedimento: si tratta di una legge che introdurrà orari di lavoro flessibili consentendo così giornate lavorative di 10 ore. Essa, determinando un aumento del numero di ore, contrasta con i passi in avanti che nel corso della storia sono stati fatti in Europa per ciò che concerne l’orario settimanale lavorativo, che è stato progressivamente diminuito. Inoltre, secondo i lavoratori negherà loro il diritto di scioperare in quanto prevede che sia assicurata la presenza dei servizi pubblici in caso di proteste e che siano responsabilizzati penalmente i sindacati grazie all’introduzione di sanzioni per l’eventuale interruzione della prestazione lavorativa a causa di uno sciopero.

Per questo, migliaia di cittadini sono scesi in piazza nella giornata di ieri per protestare contro tale provvedimento. Nello specifico, non solo le persone si sono riversate nelle strade, ma vi è stato anche il disagio creato dal personale del trasporto pubblico, in quanto il trasporto urbano ad Atene è stato interrotto. In più, i servizi di traghetto per le isole greche sono stati bloccati per 24 ore. Si tratta della seconda volta in una settimana che si verificano delle proteste contro questa legge ma, nonostante ciò, essa è stata appunto approvata ugualmente.

Detto questo, tale decisione sembra anche essere priva di fondamento dato che un quantitativo maggiore di ore di lavoro non pare essere connesso ad una maggiore produttività. A tal proposito basterà ricordare l’esperienza della Spagna, dove negli scorsi mesi è stato lanciato un progetto volto a testare la settimana lavorativa di 4 giorni. Ciò è stato fatto proprio perché essa è una delle nazioni europee dove si lavora più duramente, il che ha però pochi effetti sulla produttività. Anzi, un maggior numero di ore lavorative sembra essere collegato ad assenteismo, stress e burnout.

[di Raffaele De Luca]

Usa: Texas approva legge per avere armi senza licenza e controlli

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In Texas a partire dal primo settembre i cittadini potranno possedere le armi senza licenza, controlli e addestramento. Il governatore dello stato, Greg Abbott, ha infatti firmato il provvedimento che consente ciò. Nello specifico, chiunque abbia più di 21 anni potrà circolare con un’arma, a meno che non si tratti di un pregiudicato o di un individuo soggetto a particolari restrizioni legali. Tale provvedimento è stato fortemente criticato da parte dei movimenti e delle associazioni contrarie alla diffusione delle armi tra la popolazione civile, le quali hanno gridato allo scandalo in quanto convinte che esso aumenti i rischi per i cittadini.

Europa: i cittadini chiedono di vietare la pubblicità sul fossile

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L’iniziativa dei cittadini europei denominata “Ban Fossil Fuel Advertising and Sponsorships” è stata registrata nella giornata di ieri dalla Commissione Europea. A quest’ultima gli organizzatori della stessa hanno chiesto di proporre un atto legislativo con cui vietare la pubblicità e la sponsorizzazione dei combustibili fossili (come petrolio, gas fossile e carbone) nonché del «trasporto aereo, stradale e su via d’acqua (esclusi i servizi di trasporto di interesse economico generale) alimentato da combustibili fossili» e di qualsiasi azienda che li estragga, raffini, produca, fornisca, distribuisca o venda. La richiesta, inoltre, è che questo divieto venga applicato online ed offline e che sia attuato anche nelle seguenti aree: sport, istruzione, scienza, eventi pubblici ed eventi mediatici di terzi.

Adesso dunque, essendo tale iniziativa stata registrata da parte della Commissione, i promotori potranno iniziare a raccogliere le firme necessarie per effettuare la richiesta vera e propria: vi dovranno essere almeno un milione di firme entro un anno provenienti da almeno un quarto dei paesi membri. Fatto ciò, la Commissione dovrà esaminarla, incontrare gli organizzatori ed entro tre mesi comunicare motivatamente la sua decisione. Successivamente, se essa sarà stata accolta dalla Commissione, gli organizzatori potranno presentarla durante un’audizione pubblica al Parlamento europeo, che poi si esprimerà in tal senso.

Detto ciò, la possibilità che tale iniziativa abbia un risvolto positivo non è da escludere. Basterà ricordarne un’altra, denominata “End the Cage Age”, con la quale è stato chiesto all’Europa di vietare l’uso delle gabbie all’interno degli allevamenti: la settimana scorsa essa è stata approvata con una maggioranza schiacciante dal Parlamento europeo.

[di Raffaele De Luca]

In 10 anni chiusi 173 ospedali e personale ridotto di 46 mila unità

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Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si è trovato sotto scacco nell’anno della pandemia da Sars-Cov2. L’Italia ha fatto i conti con un SSN “in ritirata” che non è stato assolutamente in grado di fornire una risposta adeguata al sorgere dell’emergenza sanitaria. Come è potuto succedere? Con la pubblicazione del nuovo annuario statistico del SSN del ministero della Salute relativo al 2019 è possibile valutare com’è cambiato in un decennio il volto del sistema sanitario e in che condizioni si è presentato di fronte al Covid-19, confrontandolo con l’annuario statistico del 2010. Ne esce un quadro sconcertante fatto di numeri che fa comprendere quanto il SSN sia stato eroso nel giro di poco tempo, sotto la scure delle privatizzazioni e dei tagli lineari.

La maggior parte dei tagli avvenuti sono stati a carico di strutture pubbliche: nel 2010 il settore pubblico contava il 46,4% delle strutture totali mentre nel 2019 le strutture pubbliche erano scese al 41,3% del totale. In dieci anni, il SSN ha subito una enorme emorragia di strutture e personale medico mostrando tutta la propria sofferenza.

Nel giro di 10 anni, il numero degli ospedali è sceso di ben 173 unità, pari al 15% in meno che risulta dall’annuario statistico del 2010. Calano anche le strutture per l’assistenza specialistica ambulatoriale: da 9.635 strutture nel 2010 a 8.798 nel 2019. L’assistenza Territoriale Residenziale registra un taglio ancor più marcato arrivando a contare 7.683 strutture nel 2019, a fronte di 9.635 strutture presenti nel 2010.

Meno ospedali significa avere meno posti letto. Tra il 2010 e il 2019, tra pubblico e privato, sono stati tagliati 43.471 posti letto tra degenze ordinarie, day hospital e day surgery. I Consultori sono stati tagliati dai 2.550 del 2010 ai i 2.277 del 2019. Dato preoccupante, in controtendenza, è la crescita dei Centri di Salute Mentale: 1.464 nel 2010; 1.671 nel 2019.

Oltre alle strutture, anche il personale sanitario ha visto grandi tagli nel corso di questi ultimi dieci anni. In questo periodo il personale si è ridotto del 6,5% ovvero di quasi 46.000 posti di lavoro. Tra questi, nello specifico, si registra un passivo di 5.132 medici, 7.374 infermieri, 3.450 medici di famiglia, 592 medici di continuità assistenziale e 310 pediatri.

[di Michele Manfrin]

In tilt i siti di compagnie aeree USA e di banche in Australia

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Le principali compagnie aeree degli Stati Uniti, American Airlines, Southwest Airlines, United Airlines e Delta Air Lines, hanno i propri siti in completo tilt. Southwest Airlines ha avuto anche problemi ai propri terminal aereoportuali e ha dovuto cancellare circa 300 voli e ritardarne 500. In Australia il crash ha coinvolto i siti e le app di Commonwealth Bank, Westpac, ANZ, ME Bank, CommBank.

I siti di fact-checking stanno diventando un pericolo per il giornalismo indipendente

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Dalla sua fondazione nel 2018, l’estensione browser NewsGuard vaglia ininterrottamente articoli online per determinare se le loro fonti sono o meno attendibili. Da qualche tempo la sua installazione è divenuta automatica su Microsoft Edge nonché sui portali di moltissime biblioteche e scuole negli Stati Uniti. NewsGuard sta riuscendo ad imporre le sue etichette in maniera sempre più capillare. In una traiettoria che non si limita più a fornire - come vedremo in modi piuttosto arbitrari e di dubbia neutralità - bollini verdi o rossi a quella e a quell'altra testata, ma punta a colpire i siti sc...

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Astronauti cinesi verso la stazione spaziale Tiangong

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I primi astronauti cinesi sono partiti alla volta della nuova stazione spaziale che la Cina sta costruendo. Passati 10 minuti dal lancio, il Long March-2F ha raggiunto l’orbita e la navicella Shenzhou-12 s’è separata dal razzo vettore. I 3 astronauti rimarranno per tre mesi nella stazione orbitante Tiangong, per condurre esperimenti, testare attrezzature e preparare la stazione per i due nuovi moduli che saranno lanciati il prossimo anno.

Glifosato, la Francia guida il voltafaccia UE: non è cancerogeno e va riammesso

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Le autorità di Francia, Olanda, Svezia ed Ungheria hanno preparato un rapporto sulla sicurezza dell’erbicida glifosato nell’ambito del rinnovo dell’autorizzazione Ue: esso viene definito non cancerogeno, non mutageno né tossico per la riproduzione. Nello specifico, le autorità nazionali si sono espresse all’interno dell’Assessment group of glyphosate (Agg), un comitato che si occupa della valutazione della tossicità del glifosato. Si tratta, però, di un inaspettato dietrofront soprattutto da parte della Francia, che nel 2017 aveva votato contro il rinnovo della licenza di utilizzo dell’erbicida per cinque anni: esso infatti è attualmente autorizzato in Europa fino al dicembre 2022. Nonostante ciò, dunque, la nazione ha contribuito alla preparazione di tale rapporto, nel quale si sottolinea come il glifosato abbia i requisiti per essere nuovamente autorizzato in Europa e si raccomandano ulteriori approfondimenti solo sul suo impatto nei confronti della biodiversità.

A tal proposito, le analisi e le raccomandazioni delle quattro autorità nazionali sono state presentate all’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e all’Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche), che dovranno esprimersi a riguardo. Queste ultime infatti avvieranno una consultazione online a settembre e successivamente stileranno le loro conclusioni, attese rispettivamente nel mese di maggio e di giugno del 2022. Dopodiché, sulla base delle indicazioni degli enti regolatori, la Commissione Ue dovrà preparare una proposta legislativa da presentare agli Stati membri.

Tuttavia, l’accoglimento di tale rapporto determinerebbe un definitivo voltafaccia anche da parte dell’Ue, il quale si andrebbe ad aggiungere a quello ormai già attuato dalla Francia. Infatti, la stessa Echa si era espressa molto chiaramente sul tema già nel 2017: pur sottolineando la mancanza di prove scientifiche «per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione», aveva precisato che si trattasse di una sostanza tossica e pericolosa sia per l’uomo che per l’ambiente.

Detto ciò, riguardo la questione della sicurezza del glifosato vi sono, a quanto pare, molti dubbi anche da parte degli stessi produttori. Basterà pensare che la multinazionale tedesca Bayer nel 2018 ha acquistato l’azienda Monsanto, produttrice del diserbante al glifosato Roundup, e l’anno scorso ha raggiunto un accordo per chiudere il 75% dei contenziosi avviati negli Stati Uniti sull’erbicida, accusato di aver generato gravi danni alla salute delle persone che ne sono state lungamente a contatto. Nello specifico, si tratta del pagamento di oltre 10 miliardi di dollari con cui sono state chiuse 95mila delle 125mila denunce depositate presso vari tribunali degli Stati Uniti.

[di Raffaele De Luca]

Pedemontana Veneta: 95 km di strada che potrebbero costare come 3 ponti sullo Stretto

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Secondo un calcolo della Corte dei Conti, la Pedemontana Veneta potrebbe costare allo Stato 12 miliardi e 108 milioni di euro. Una cifra enorme, lievitata nel corso degli anni, tre volte più grande dei costi stimati per il Ponte sullo Stretto di Messina. Stiamo parlando di una superstrada, concepita inizialmente come autostrada, che a lavori ultimati dovrebbe sfiorare gli appena 95 km di lunghezza. Ad oggi, completata solo al 70%, è già costata oltre 2 miliardi, di cui 935 milioni provenienti dalle casse pubbliche. Il documento della Corte, alla luce di una stima al rialzo (da 3 a 12 miliardi), vuole però vederci chiaro.

L’opera fu inserita nel piano trasporti della Regione Veneto nel 1990. Dopo varie revoche, sequestri e modifiche al progetto preliminare, nel 2006, si arriva al bando di finanziamento del progetto e, nel 2009, all’aggiudicazione della gara. Fino al 2017 la gestione è stata commissariale in mano alla concessionaria privata Consorzio torinese Sis. Poi, è subentrata la Regione. Oltre a un contributo straordinario di 300 milioni di euro, l’amministrazione di Luca Zaia si è ora impegnata a garantire un canone annuo di 153 milioni di euro a favore del Consorzio costruttore. Canone annuo destinato però ad aumentare nel tempo, fino a toccare quota 332 milioni annui al 2059. Per un totale quindi, a termine degli accordati 39 anni – e qui si arriva alla mastodontica stima – di oltre 12 miliardi: più di 100 milioni di euro al chilometro.

La Regione, dal canto suo, avrà il diritto ad incassare i pedaggi. Ma i ricavi derivanti da questi potrebbero essere inferiori, alla luce – evidenziano i magistrati – di una possibile riduzione del 13% del traffico rispetto alle stime iniziali. I giudici contabili chiedono quindi di procedere con la ‘rivalutazione dei profili di economicità e di congruità contrattuale’ dell’opera. Sottolineano, inoltre, incertezze sulla tabella di marcia e sul saldo finanziario. Per quest’ultimo, quello presunto a favore della Regione dovrebbe essere alla fine di 143 milioni di euro. «Ma se nel computo – scrivono i magistrati – si includono i contributi dello Stato pari a 614 milioni, il saldo diviene negativo per 471 milioni». Il risultato? Una media di 12 milioni di soldi pubblici sborsati all’anno.

Cifre colossali per un’infrastruttura di dubbia indispensabilità. I calcoli iniziali, infatti – ha recentemente precisato Laura Puppato, ex sindaca del comune di Montebelluna – stimavano una concentrazione del 76% del traffico in un raggio di percorrenza inferiore ai 30 km. A ‘completare l’opera’, l’estrema lentezza nella progressione dei lavori e varie carenze progettuali. Senza contare i numerosi illeciti ambientali legati al progredire dei cantieri: da una voragine di 25 metri creatasi in una zona protetta, alla strage di uccelli per l’assenza di adesivi ‘antischianto’, passando per migliaia di abitanti soffocati dalle polveri e la realizzazione di una deviazione per evitare di pagare la bonifica di una discarica incontrata lungo il percorso.

[di Simone Valeri]

 

Biden-Putin: iniziato il summit a Ginevra

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È iniziato a Villa La Grange, a Ginevra, l’atteso summit tra il presidente russo Vladimir Putin e quello statunitense Joe Biden. Sono diversi i temi di cui discutere, tra cui il caso Navalny,  i dossier sul nucleare ed il controllo degli armamenti. L’incontro tra i due leader, accompagnati dai rispettivi ministri degli Esteri, dovrebbe durare tra le 4 e le 5 ore. Successivamente vi saranno due conferenze stampa separate.