In queste ore tutti i media italiani stanno riportando le immagini delle telecamere di videosorveglianza aventi ad oggetto il tragico incidente della funivia che collega Stresa con il Mottarone, nel quale hanno perso la vita 14 persone. Noi, però, non ve le mostreremo: ci dissociamo da questo utilizzo delle immagini a fini scandalistici, che riteniamo essere una vera e propria pornografia del dolore.
Usa e Iran stanno cercando di ritrovare un accordo sul nucleare
Sono riprese, a Vienna, le negoziazioni in vista di un accordo sul nucleare tra Iran da una parte e Stati Uniti, Europa e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dall’altra. Il piano risale al 2015 e le consultazioni stanno riprendendo dopo uno stallo di diversi anni, soprattutto in seguito all’uscita degli Stati Uniti, con Trump, nel 2018. Con la nuova amministrazione Biden, e soprattutto con la decisione dell’Iran di produrre 6,5 chili di uranio arricchito al 60%, gli Stati Uniti hanno optato per una ripresa delle negoziazioni.
A scandire la ripresa delle consultazioni c’è stata la rimozione, da parte degli Stati Uniti, di sanzioni introdotte giovedì scorso a danno di tre ufficiali iraniani e due aziende petrolchimiche colpevoli, secondo gli USA, di sostenere i Guardiani della Rivoluzione iraniana e il gruppo Houthi nello Yemen. Al momento, gli Stati Uniti non hanno partecipato direttamente agli incontri. L’Iran si è comunque espresso positivamente, dichiarando che nonostante le questioni da risolvere, non sembra esserci nessuna impasse.
Nel 2015, con l’accordo sul nucleare, l’Iran aveva acconsentito ad eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento, di tagliere quelle a basso arricchimento del 98% e di ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per 13 anni. Aveva inoltre accettato un monitoraggio capillare delle sue attività nucleari e delle sue centrali, nonché la conversione di numerosi impianti. Tutto questo in cambio di una cessazione delle sanzioni economiche imposte da Stati Uniti, Europa e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, imposte teoricamente proprio in ragione del programma nucleare iraniano.
Nel 2018, sotto pressione israeliana, Trump aveva optato per un’uscita unilaterale dall’accordo e aveva rinnovato le pesanti sanzioni economiche che, come sempre, per quanto indirizzate ad un regime, vanno a colpirne la popolazione. L’amministrazione Biden ha scelto un approccio differente, priorizzando la soluzione della minaccia nucleare iraniana.
Nel frattempo, la disapprovazione di Israele incombe sulle negoziazioni. Il nuovo presidente Bennett non ha cambiato linea rispetto al suo predecessore e ha dichiarato il piano «un errore» rivendicando il diritto del paese, in quanto esterno ai patteggiamenti, di intervenire qualora l’Iran sviluppasse armi nucleari. Sarà da vedere come gli Stati Uniti risponderanno a queste pressioni. Alle varie tensioni a livello internazionale va oltretutto aggiunto che il 18 giugno in Iran avranno luogo le nuove elezioni presidenziali, un momento quindi particolarmente delicato e decisivo, anche in vista degli accordi di Vienna.
[di Anita Ishaq]
Istat: nel 2020 cresciuta la povertà assoluta
L’anno della pandemia ha causato un aumento della povertà assoluta. I dati dell’Istat riferiscono che poco più di due milioni di famiglie (7,7%) sono in povertà assoluta mentre gli individui che vivono tale situazione sono 5,6 milioni (9,4%). Nel 2019 i dati erano rispettivamente del 6,4% e del 7,7%. I dati Istat del 2020 sono quindi i peggiori dal 2005.
L’Aifa ha approvato il mix vaccinale basandosi su ricerche scientifiche non verificate
L’approvazione da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) della cosiddetta vaccinazione eterologa, ovvero del richiamo con un vaccino a mRNA per gli under 60 vaccinati in prima dose con AstraZeneca-Vaxzevria, si basa sue due ricerche scientifiche non attendibili: una perché ancora in fase di preprint, ovvero non sottoposta a revisione paritaria e quindi priva di valore scientifico, l’altra perché effettuata su volontari appartenenti a diversi campioni di età. Le prove sono contenute direttamente nel documento con il quale l’Aifa stessa ha annunciato l’approvazione del mix di vaccini.
Nel documento intitolato “Parere sulle modalità di utilizzo della schedula vaccinale mista in soggetti al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto una prima dose di vaccino Vaxzevria”, l’Aifa scrive che l’approvazione si basa su «2 studi clinici pubblicati nelle ultime settimane condotti rispettivamente in Spagna (CombiVacS Study) e in Inghilterra (Shaw RH et al. Lancet 2021) e, che mostrano buoni risultati in termini di risposta anticorpale (CombiVacS) e sicurezza (in termini di accettabilità degli effetti collaterali)». Il documento ammette che la pratica del mix vaccinale è caratterizzata «da una maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici di grado lieve/moderato» ma specifica che il mix vaccinale «è apparso nel complesso accettabile e gestibile». Infine specifica le tempistiche nelle quali il richiamo con il vaccino ad mRNA vada somministrato a chi ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca: «Sulla base dello studio CombiVacS si ritiene, infine, che la seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria».
Stando a quanto affermato dall’Aifa, l’approvazione del mix vaccinale si basa quindi su due studi, mentre la pianificazione delle tempistiche sul richiamo si basa esclusivamente sullo studio CombiVacS. La ricerca è pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, ma consultandola si scopre immediatamente un particolare, omesso dall’Aifa: si tratta di uno studio non ancora sottoposto a revisione paritaria, cioè al processo di controllo e verifica dei dati da parte di altri scienziati con competenze in materia necessario al fine di confermarne o smentirne i risultati. Per capire l’importanza del passaggio in questione, basta leggere l’avviso che compare sopra alla ricerca stessa: «I preprint sono documenti di ricerca in fase iniziale che non sono stati sottoposti a revisione paritaria. I risultati non dovrebbero essere utilizzati per il processo decisionale clinico o di salute pubblica e non dovrebbero essere presentati a un pubblico laico senza evidenziare che sono preliminari e non sono stati sottoposti a revisione paritaria».

Insomma la stessa rivista che lo ha pubblicato specifica che si tratta di una ricerca in fase iniziale, che non dovrebbe essere diffusa al pubblico senza sottolineare che i risultati sono preliminari (specifica che nel documento Aifa è omessa) e soprattutto che «i risultati non dovrebbero essere utilizzati per il processo decisionale clinico o di salute pubblica», ovvero proprio il fine per il quale l’Aifa li ha utilizzati, basandosi esclusivamente su questo studio per stabilire che il richiamo vada fatto a 8-12 settimane di distanza.
Ma non è tutto. Si potrebbe cercare di rassicurarsi pensando che, se è vero che le tempistiche previste per il richiamo si basano su uno studio allo stato attuale privo di valore scientifico certo, almeno l’approvazione della pratica del mix vaccinale in sé si basi per metà su un altro studio (Shaw RH et al. Lancet 2021) che ha superato la revisione paritaria e quindi può essere considerato affidabile e sicuro. Ma non è così. O meglio: la revisione paritaria l’ha effettivamente superata, ma leggendo il testo della ricerca si apprende come i ricercatori specifichino che tutti i volontari che si sono sottoposti al mix vaccinale per la ricerca sono «di età pari o superiore a 50 anni». Ma in Italia il mix vaccinale è stato approvato per tutti gli under-60, e quindi sarà somministrato in buona parte a persone più giovani.

Quindi, ricapitolando, l’Agenzia italiana del farmaco ha stabilito che 900 mila cittadini italiani sotto i 60 anni di età riceveranno una seconda dose di vaccino Pfizer o Moderna, dopo aver ricevuto la prima dose con il siero AstraZeneca. Per ammissione dell’Aifa stessa, la decisione si è basata su due soli studi scientifici: uno di questi è in fase di preprint e per stessa ammissione della rivista scientifica che lo ha pubblicato «non dovrebbe essere utilizzato nel processo decisionale clinico o di salute pubblica», mentre l’altro è stato effettuato solo su persone con più di 50 anni, mentre in Italia il mix vaccinale sarà effettuato in gran parte su persone che hanno un’età inferiore.
[di Andrea Legni]
Ancora raid aerei sulla Striscia di Gaza
Nuovi raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza. Media israeliani parlano di attacchi in risposta al lancio di palloni incendiari da parte palestinese. Dopo il cessate il fuoco del 21 maggio, che ha posto fine a 11 giorni di guerra, si torna ad udire il rumore dei jet da combattimento israeliani con in carica il nuovo governo senza Benjamin Netanyahu.
Spagna: attesa decisione su indulto a leader catalani
La portavoce del governo spagnolo, María Jesús Montero, durante una conferenza stampa ha annunciato che la prossima settimana potrebbe essere decisiva per decidere su l’indulto da concedere ai leader indipendentisti catalani, condannati dopo gli avvenimenti del 2017 circa il tentativo di secessione della Catalogna. Entro la fine di giugno è atteso un incontro tra il Primo Ministro Sánchez e il Presidente della Catalogna Aragonès.
Ricercatore perquisito e indagato per studi sul caso Moro
Lo scorso 8 giugno agenti della Digos hanno fermato il ricercatore storico Paolo Persichetti, e lo hanno condotto presso la sua abitazione dove ad attenderlo c’erano altri agenti della Digos oltre a uomini della Polizia di Prevenzione e della Polizia Postale. Le forze di polizia hanno effettuato una perquisizione disposta dal sostituto procuratore presso il Tribunale di Roma, Eugenio Albamonte, che ha dato seguito ad una informativa della Polizia di Prevenzione del 9 febbraio scorso. Il mandato di perquisizione aveva l’ordine di sequestro di tutto il materiale informatico, e non solo, in possesso di Persichetti. A darne notizia è lo stesso Persichetti in una lettera del 12 giugno intitolata Se fare storia è un reato. L’accusa della Procura di Roma è «divulgazione di materiale riservato acquisito e/o elaborato dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’omicidio dell’on. Aldo Moro».
La Procura della Repubblica ha concretizzato la divulgazione del “materiale riservato” in due distinti reati: favoreggiamento, art.378 cp; associazione sovversiva con finalità di terrorismo, art.270bis cp. Tale attività delittuosa avrebbe avuto luogo a partire dall’8 dicembre 2015. Dunque, come spiega lo stesso Persichetti, da tale data esisterebbe in Italia un’organizzazione sovversivo-terroristica di cui però ignoriamo l’esistenza e le stesse azioni che la renderebbero tale. «Nonostante le molte stagioni trascorse non si conoscono ancora il nome, i programmi, i testi e proclami pubblici e soprattutto le azioni concrete (e violente, senza le quali il 270 bis non potrebbe configurarsi)», scrive Persichetti nella lettera pubblica. Lo stesso accusato si chiede se gli accusatori non abbiano utilizzato tali (gravi) ipotesi di reato per avere carta bianca nell’utilizzo di tecniche investigative che altrimenti non potrebbero essere utilizzate.
Eppure, secondo quanto racconta Persichetti, tutto il materiale in suo possesso era il frutto di anni di lavoro di ricerca storica condotta presso archivi e istituzioni pubbliche quali l’Archivio centrale dello Stato, l’Archivio storico del senato, la Biblioteca della Camera dei deputati, la Biblioteca Caetani, l’Emeroteca di Stato, l’Archivio della Corte d’appello, oltre a materiale ricavato da una quotidiana raccolta delle fonti aperte, dei portali istituzionali, delle testimonianze orali ed esperienze di vita.
La stampa mainstream nel dare la notizia si è concentrata sul sottolineare il passato di Persichetti, che negli anni ’80 aveva fatto parte delle Brigate Rosse. Come se il suo passato (per il quale ha pagato il conto con la giustizia) dovesse screditarne il lavoro a vita. Il suo avvocato, non per nulla, ha parlato dell’accusa mossagli per associazione sovversiva come di un “reato grimaldello”, applicato per poter così procedere a indagini, pedinamenti e perquisizioni in modo più aggressivo.
Aldilà di tutto, sembra incredibile che in una democrazia un ricercatore storico possa subire il sequestro del materiale costituente le proprie ricerche e i propri studi.
[di Michele Manfrin]
Webuild costruirà la prima linea ad alta velocità degli USA
Webuild, nuovo nome della società italiana di costruzioni Salini Impregilo, insieme alla sua controllata statunitense Lane Construction, hanno firmato un contratto da 16 miliardi di dollari per la costruzione della linea del “treno proiettile” che collegherà in soli 90 minuti le due metropoli texane di Dallas e Houston. Anche l’azienda Texas Central sarà partecipe alla costruzione della prima linea ferroviaria ad alta velocità degli USA.
Come il mercato delle droghe si è adattato alla pandemia
L’impatto economico e sociale del Covid-19 è stato devastante per l’intero pianeta ma contrariamente a come sarebbe logico pensare, la pandemia non ha fermato il narcotraffico e il consumo di stupefacenti in Europa. Il mercato della droga si è rapidamente adattato alla nuova situazione facendo un minor ricorso ai corrieri umani, cambiando circuiti e metodi delle consegne sia al dettaglio che all’ingrosso, intensificando l’uso di container intermodali, servendosi delle più innovative e protette tecnologie digitali all’interno del Dark Web e utilizzando sempre più spesso le criptovalute per gli scambi di denaro. Si è fatto uso di servizi di messaggistica criptati, applicazioni social, siti online, servizi di posta e consegna a domicilio. Tutto ciò ha aumentato di molto i profitti ma anche la varietà dei prodotti e il consumo soprattutto tra i più giovani. Per i trafficanti quello della pandemia è stato sicuramente un banco di prova che potrebbe, se non arginato, portare un ulteriore incremento della digitalizzazione dei mercati della droga favorendo un nuovo sviluppo e aumentando al contempo la diffusione e la possibilità di eludere più facilmente i controlli.
A lanciare l’allarme è la relazione sulla droga 2021 dell’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA). che sottolinea tra l’altro: «I dati dei sondaggi online delle persone che auto-dichiarano il consumo di droghe suggeriscono anche un maggiore consumo di alcol, una maggiore sperimentazione di sostanze psichedeliche, come l’LSD e la 2C-B (4-bromo-2,5- dimetossi-feniletilamina) e di droghe dissociative come la ketamina. Questo dato coinciderebbe con una crescita della domanda di sostanze potenzialmente ritenute più adatte al consumo domestico. I dati dei sondaggi suggeriscono anche che probabilmente chi faceva uso saltuario di droghe prima della COVID-19 abbia ridotto o addirittura cessato il consumo durante la pandemia, mentre i consumatori più regolari l’abbiano aumentato».
Nell’Unione europea, secondo la relazione, nel 2020 la coltivazione di cannabis e la produzione di droghe sintetiche sono proseguite ai livelli pre-pandemici. Si è rafforzata la tendenza alla coltivazione di cannabis anche a livello domestico, in parte per le misure di confinamento. È stato rilevato anche, e con preoccupazione crescente, un abuso di benzodiazepine destinate a usi diversi da quello terapeutico. L’aumento del consumo di tali sostanze che compaiono sul mercato delle droghe illecite, è stato osservato tra i tossicodipendenti ad alto rischio, i detenuti e alcuni gruppi di consumatori di droga per scopi ricreativi, il che può essere motivato dal basso costo o da problemi di salute mentale che possono manifestarsi in soggetti particolarmente insofferenti all’isolamento legato alla pandemia. Nei primi periodi di lockdown si è invece determinato un minor consumo delle cosiddette droghe ricreative come l’MDMA, in quanto luoghi di ritrovo e discoteche erano rimasti chiusi.
Tuttavia, analisi eseguite sulle acque reflue di alcune città europee indicano che i consumi della maggior parte degli stupefacenti sono ritornati ai valori usuali a cominciare dalla cocaina di cui si sono registrati sequestri record. Nel 2019, ad esempio, ne sono state sequestrate 213 tonnellate in aumento rispetto alle 117 tonnellate del 2018 e alcuni dati preliminari riguardanti il 2020, indicano che la disponibilità non è diminuita nonostante il perdurare delle restrizioni.
[di Federico Mels Colloredo]







