Secondo i dati diffusi da Eurostat, l’Italia risulta essere, tra i Paesi dell’UE, penultima per quota di laureati. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni analizzata dall’istituto nel 2020, si registra il 29% di laureati. Il nostro Paese è quindi lontano dalla media europea e dall’obiettivo fissato da Bruxelles che prevede il 45% di giovani laureati entro il 2030.
La persecuzione di Assange si basa su di un testimone non attendibile
La testata islandese Stundin ha smantellato parte delle accuse mosse dagli USA nei confronti di Julian Assange, fondatore di Wikileaks perseguitato dalle autorità per aver pubblicato nel 2010 tutta una serie di contenuti che gli Stati Uniti avrebbero volentieri mantenuto sotto segreto.
L’uomo è oggi detenuto nel carcere londinese di Belmarsh, tuttavia Washington si sta impegnando al massimo per assicurarsi che il Regno Unito provveda quanto prima a ordinare la sua estradizione. Evenienza che peraltro è stata prossima a concretizzarsi appena qualche mese fa, in gran parte grazie alla testimonianza di un personaggio la cui affidabilità viene ora messa in dubbio.
La deposizione dell’individuo in questione – noto alle carte processuali come “teenager” – sarebbe la chiave di volta con cui gli Stati Uniti vogliono dimostrare che Wikileaks non si sia limitata a pubblicare dati ricevuti da informatori in cerca di giustizia, ma che abbia portato avanti una vera e propria manovra di spionaggio.
Una distinzione sottile – in alcuni Paesi lo spionaggio viene comunque considerato legittimo, nel giornalismo d’inchiesta -, ma che permetterebbe a Washington di punire Assange con 175 anni di carcere senza che questo attacco alla libertà di stampa possa venir considerato ufficialmente deplorevole.
Ebbene, i giornalisti di Stundin avrebbero avuto occasione di intervistare il famigerato “teenager”, individuo da loro identificato in Sigurdur Thordarson, un ventontenne al soldo dell’FBI che nel 2010 aveva iniziato a collaborare con Wikileaks per poi essere messo alla porta con l’accusa di aver sottratto indebitamente circa 50.000 dollari. All’epoca, Thordarson aveva notificato il suo licenziamento all’Intelligence statunitense con un messaggio lapidario: «non lavoro più con WikiLeaks – quindi non so se vi posso essere ulteriormente d’aiuto. Mi spiace di non essere riuscito a fare di più 🙁 ».
Da allora, l’uomo è stato giudicato colpevole di frodi fiscali, falsificazioni e di induzione alla prostituzione minorile, con gli psicologi interpellati dai giudici che hanno identificato in lui dei tratti marcati di psicopatia. Nonostante fosse noto come truffatore e bugiardo cronico, la sua testimonianza è stata non di meno considerata come uno dei punti saldi su cui far leva per perseguire Assange.
A prescindere dal fatto che le nuove confessioni di Thordarson siano o meno veritiere, l’impianto accusatorio risulta ora tutt’altro che solido e gli USA, come non manca di sottolineare Edward Snowden, si trovano a dover scegliere se rinunciare all’estradizione o portare avanti una caccia alle streghe che farà loro perdere la faccia a livello internazionale.
Stando a quanto riportato dal giornale islandese, infatti, le strategie di indagine dell’FBI si sarebbero basate su ricatti, manipolazioni politiche e menzogne: tutto pur di dipingere Wikileaks come un covo di hacker pronti a minacciare la sicurezza degli Stati Uniti. Poco sorprendentemente, il mondo del giornalismo ha reagito chiedendo nuovamente la scarcerazione di Julian Assange.
[di Walter Ferri]
Svezia: si è dimesso il primo ministro Stefan Lofven
Il primo ministro svedese, il socialdemocratico Stefan Lofven, si è dimesso nella giornata di oggi. La decisione è arrivata in seguito al voto di sfiducia ricevuto in Parlamento la settimana scorsa. Il premier ha avuto a disposizione una settimana di tempo per scegliere cosa fare: in base a quanto deciso si apre quindi la strada alle elezioni anticipate in estate, che avverrebbero con un anno di anticipo rispetto alla normale fine della legislatura.
Le rinnovabili sono già la fonte energetica più economica
È stato da poco pubblicato il nuovo rapporto dell’IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili) intitolato Renewable Power Generation Costs in 2020, il quale riporta i trend dei costi dell’energia sostenibile (solare, eolica, idroelettrica, geotermica e agroenergia). Stando al documento, le nuove rinnovabili sono ancora più economiche del combustibile fossile più conveniente al mondo, il carbone. Nemmeno la pandemia è riuscita ad arrestare questa tendenza. Tendenza, che potrebbe garantire un risparmio di 156 miliardi di dollari alle economie emergenti.
Secondo quanto indicato nel rapporto, nel 2020 è raddoppiata la percentuale di energia rinnovabile che ha raggiunto costi inferiori rispetto ai combustibili fossili più economici. Si parla di 162 gigawatt, il 62% della produzione totale di energia sostenibile dell’anno scorso. Ma è già da qualche anno che i costi della “green energy” – grazie alle tecnologie in costante miglioramento, alle economie di scala e alle catene di approvvigionamento competitive – sono scesi significativamente: l’energia solare a concentrazione (CSP) è calata del 16%, l’eolico onshore del 13%, l’eolico offshore del 9% e il solare fotovoltaico del 7%. Le rinnovabili sono quindi definitivamente una fonte di energia alternativa per i paesi legati al carbone. Un’alternativa appetibile per l’economicità, in grado di soddisfare una domanda sempre più crescente risparmiando sulle spese, aumentando i posti di lavoro e, di conseguenza, raggiungendo le ambizioni climatiche con una notevole riduzione delle emissioni di CO2.
Il rapporto dell’IRENA mostra anche la convenienza per quanto concerne i costi operativi. Per esempio, negli Stati Uniti sostituire le centrali di carbone con impianti per le rinnovabili, comporterebbe una riduzione delle spese di 5,6 miliardi di dollari all’anno e un risparmio di 332 milioni di tonnellate di CO2. Parlando invece a livello mondiale, si stima che la chiusura degli impianti di carbone, ridurrebbe i costi di produzione di energia fino a 32,3 miliardi di dollari all’anno ed eviterebbe circa 3 giga tonnellate di CO2 all’anno. Riduzioni notevoli che permetterebbero di raggiungere, entro il 2030, gli obiettivi climatici delineati nel World Energy Transitions Outlook di IRENA.
[di Eugenia Greco]
Morti per oppioidi: Johnson & Johnson pagherà 230 milioni per evitare il processo
La società farmaceutica statunitense Johnson & Johnson pagherà fino a 230 milioni di dollari allo Stato di New York: ha infatti raggiunto un accordo con esso grazie al quale eviterà di andare a processo per la cosiddetta epidemia degli oppioidi, farmaci antidolorifici che possono provocare dipendenza il cui utilizzo è finito per lungo tempo fuori controllo negli Stati Uniti. La causa, intentata nel 2019 dalla procuratrice generale di New York, Letitia James, è stata fatta nel tentativo di ritenere responsabili diversi produttori e distributori di farmaci, ed il processo per gli altri imputati inizierà questa settimana.
In seguito all’accordo la procuratrice ha dichiarato che questa epidemia «ha devastato innumerevoli comunità in tutto lo stato di New York e nel resto della nazione lasciando milioni di persone ancora dipendenti da oppioidi pericolosi e mortali» e che «Johnson & Johnson ha contribuito ad alimentare questo fuoco», tuttavia «oggi si sta impegnando a lasciare il mercato degli oppioidi». A tal proposito, infatti, l’accordo in questione ha anche reso esecutivo un divieto che impedisce alla società farmaceutica e a tutte le sue sussidiarie di produrre o vendere oppioidi a New York ed ha riconosciuto l’uscita della stessa dal business degli oppioidi a livello nazionale.
Nonostante la somma pagata, però, Johnson & Johnson ha affermato che l’accordo non costituisca un’ammissione di responsabilità o di illeciti da parte della società ed ha aggiunto che esso sia in linea con i termini di un accordo da 5 miliardi di dollari stipulato con il fine di risolvere le cause e le rivendicazioni relative agli oppioidi da parte di stati, città, contee e governi tribali.
Detto ciò, il denaro che sarà versato allo Stato di New York verrà utilizzato per la prevenzione e il trattamento del problema legato agli oppioidi lì. Tuttavia, come sottolineato dalla procuratrice generale, nessuna somma di denaro sarà mai abbastanza dato l’enorme numero di persone che hanno perso la vita o sono diventate dipendenti da essi. In tal senso, basterà ricordare che il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), l’agenzia governativa di controllo sulla sanità negli Stati Uniti, ha sottolineato come dal 1999 al 2019 quasi 500.000 persone siano morte per overdose di oppioidi, compresi farmaci da prescrivere ed illeciti. Inoltre, tra giugno 2019 e maggio 2020 vi è stato un nuovo record di overdose negli Stati Uniti: 81mila vittime. E la prima causa di morte per overdose è rappresentata dagli oppioidi sintetici, in particolare dal fentanyl, un farmaco nato per essere utilizzato nella terapia del dolore e consumato come droga soprattutto a partire dal 2013.
[di Raffaele De Luca]
Usa: raid aerei contro milizie filoiraniane
Gli Stati Uniti ieri sera hanno condotto raid aerei contro gruppi di milizie filoiraniane. Il Pentagono ha parlato di «raid difensivi di precisione contro complessi situati nell’area di confine fra Iraq e Siria». Questi impianti, infatti, vengono utilizzati dalle «milizie filoiraniane impegnate in attacchi tramite aerei a pilotaggio remoto contro il personale e le strutture americane in Iraq». Inoltre, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (una Ong) sarebbero morti almeno cinque combattenti iracheni filoiraniani e molti altri sarebbero rimasti feriti, mentre secondo l’agenzia ufficiale siriana Sana un bambino avrebbe perso la vita e vi sarebbero almeno 3 feriti.
Yemen, oltre 100 morti in tre giorni di scontri
Non si fermano le violenze in Yemen, con oltre cento morti (111 secondo fonti locali) negli scontri armati tra i ribelli e le milizie del Governo presso la città di Marib. La città è l’ultima roccaforte rimasta in mano al Governo nel nord del Paese, e da febbraio è al centro di una offensiva delle milizie ribelli Huthi, sostenute dall’Iran. Nei combattimenti sarebbero rimasti uccisi almeno 29 soldati filo-governativi e 82 ribelli.
Londra: a migliaia tornano in piazza contro le restrizioni
Non si fermano le proteste in Inghilterra dopo che il governo di Boris Johnson ha deciso di rinviare di almeno quattro settimane le riaperture a causa del nuovo aumento dei contagi, che si sta verificando nonostante ormai il 50% della popolazione del Regno Unito sia stata vaccinata con entrambe le dosi. Migliaia di persone hanno manifestato nel centro di Londra per protestare contro le restrizioni. I manifestanti hanno marciato lungo Hyde Park, attraverso Oxford Street e verso il Parlamento per chiedere la fine delle restrizioni.
Un nuovo studio rivela le cause dell’ultima grande estinzione di massa
L’ultima grande estinzione di massa del Permiano avvenuta 251 milioni di anni fa, ha eliminato oltre il 90% delle specie marine e il 75% di quelle terrestri. Sebbene gli scienziati abbiano sempre ipotizzato che la catastrofe sia stata innescata da violente eruzioni vulcaniche avvenute in una regione dell’attuale Siberia, non sono mai riusciti a spiegare come queste abbiano provocato l’estinzione di tante specie diverse. Oggi, uno studio della Northern Arizona University, realizzato con la collaborazione di studiosi cinesi, canadesi e svizzeri, è in grado di fornire una risposta al quesito.
Gli scienziati hanno analizzato le rocce sedimentarie del Permiano-Tirassico nel lago di Buchanan, nel bacino di Sverdrup, nell’alto Artico Canadese. Qui, hanno portato alla luce i campioni di isotopi di nichel più leggeri mai misurati prima in questo tipo di roccia, scoprendo che il nichel è stato prodotto dal terreno vulcanico, trasportato da particelle di aerosol e infine depositato nell’oceano, dove avrebbe innescato una serie di cambiamenti drastici nella composizione chimica dell’acqua e, di conseguenza, sconvolto l’ecosistema marino.
Il nichel è un metallo che, se presente eccessivamente, può provocare un aumento della produttività dei metanogeni, microrganismi che producono gas metano, deleterio per le forme di vita dipendenti dall’ossigeno. La ricerca conferma non solo che le particelle ricche di questo elemento chimico siano state aerosolizzate e disperse ampiamente, sia nell’atmosfera che nell’oceano, ma anche che il disastro ambientale sia iniziato molto prima dell’estinzione di massa, forse a partire da 300mila anni addietro. Questo studio dimostra quindi l’importanza dell’analisi degli isotopi di nichel, al fine di risolvere enigmi di vecchia data nelle geoscienze.
[di Eugenia Greco]








