Un aereo militare filippino è precipitato al suolo durante la fase di atterraggio presso l’isola di Jolo, provincia di Sulu, nel sud del Paese. 92 erano le persone a bordo: fino ad ora – secondo quanto riportato dai media locali – la conta riporta almeno 50 passeggeri tratti in salvo e 29 morti. I piloti dell’aereo (modello C-130) avrebbero cercato di riprendere quota dopo che non erano riusciti ad imboccare correttamente la pista di atterraggio, ma la manovra non è riuscita. I tre piloti sono sopravvissuti ma versano in condizioni definite molto critiche.
Nave israeliana prende fuoco in alto mare: probabile attacco missilistico
Una nave mercantile israeliana è stata colpita da un missile nell’Oceano Indiano. La nave, battente bandiera libanese ma di proprietà del magnate israeliano Eyal Ofer, non ha riportato gravi danni e nessuno tra il personale di bordo risulta ferito. Si tratta tuttavia di un atto di guerra che chiama probabilmente in causa l’Iran. È quanto riferito al New York Times da un funzionario israeliano che ha parlato di «attacco da parte di un drone o di un commando navale iraniano», ed è anche la soluzione più probabile dato il ripetersi dei vicendevoli attacchi marittimi tra le due potenze negli ultimi mesi. Appena un mese fa una nave iraniana aveva preso fuoco in circostanza non chiarite, mentre tra febbraio e marzo lo stesso era accaduto ad almeno due navi israeliane. Nè da Teheran, né da Tel Aviv sono mai arrivati commenti ufficiali in questi mesi.
Norvegia: l’ultima miniera di carbone è diventata un parco nazionale
Dopo che nel 2017 ha cessato le operazioni di estrazione del carbone nell’Artico, oggi la Norvegia sta smantellando la sua ultima miniera, al fine di trasformare l’intera area in un parco nazionale due volte più grande del Grand Teton nel Wyoming. Il tutto per un importante obiettivo: far diventare il fiordo Van Mijen – nell’arcipelago delle isole Svalbard -, una landa selvaggia protetta, dove orsi polari, foche e numerose altre specie artiche possano vivere e riprodursi in quella che gli esperti hanno definito una delle aree più resilienti di fronte al cambiamento climatico.
Qui il carbone è stato estratto intensivamente per più di un secolo e, nonostante la minaccia incombente del surriscaldamento globale, il governo norvegese ha deciso e annunciato la cessazione dell’estrazione del combustibile solo nel 2016. Attualmente nell’area ci sono sette parchi nazionali, quindici santuari per uccelli, un geo-parco e sei riserve naturali; più di 3mila orsi polari sono tornati a vivere nella regione e, durante il periodo estivo, oltre 20milioni di uccelli appartenenti a ben 80 differenti specie vi nidificano alla fine della migrazione. Recentemente il governo ha annunciato l’estensione del Nordenskiöld Land National Park, affinché comprenda anche il fiordo Van Mijen. Questo vuol dire aggiungere 2.914 metri quadrati di area protetta.
Il Ministro dell’Ambiente norvegese Sveinung Rotevatn ha dichiarato di voler rendere l’arcipelago Svalbard una delle aree selvagge migliori al mondo, perfezionando le misure fino ad oggi adottate per fronteggiare i cambiamenti climatici e la pressione provocata dal traffico navale, e tutelare quindi la biodiversità e le specie animali che rischiano l’estinzione a causa di temperature sempre più calde. Si pensi che, nel giugno dello scorso anno, l’arcipelago è arrivato a 21.7° C , la temperatura più alta mai registrata nell’area.
[di Eugenia Greco]
Europa: da oggi al bando prodotti in plastica monouso, per l’Italia non pochi problemi
La direttiva europea sulla plastica monouso (SUP), approvata nel 2019, entra oggi in vigore: l’obiettivo è quello di ridurre «l’impatto di determinati prodotti in plastica nei confronti dell’ambiente». In tal senso, essa mette al bando alcuni oggetti in plastica monouso, ossia piatti e posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori in polistirolo per alimenti e bevande. Si tratta dei prodotti che più frequentemente si trovano sulle spiagge dell’Unione: si stima che questi ultimi rappresentino circa l’86% della plastica monouso lì presente. Essi potranno continuare ad essere venduti nei negozi fino ad esaurimento scorte, dopodiché saranno proibiti del tutto.
Tale divieto rappresenta senza dubbio un primo passo verso la riduzione dell’impatto ambientale, ma non costituisce una svolta definitiva. Infatti, dalla direttiva SUP sono esclusi diversi prodotti usa e getta tra cui: bottiglie per acqua e bibite, flaconi di detergenti e detersivi e bicchieri di plastica, per i quali la direttiva prevede solo una riduzione del consumo. La logica di questa scelta è la seguente: tali prodotti sono più difficili da sostituire con alternative ecologiche e per farlo c’è bisogno di molto tempo nonché di importanti investimenti e di un radicale cambiamento culturale. Diversa invece la situazione per gli oggetti al bando, che possono essere più facilmente sostituiti da quelli biodegradabili.
Detto ciò, sulle bioplastiche e sulle alternative alla plastica monouso è nato un contenzioso tra l’Italia e la Commissione europea. Infatti il nostro Paese ha recepito, tramite la legge 53/2021, la direttiva europea, tuttavia ha completamente escluso dal bando le plastiche usa e getta compostabili (ovvero che possono essere trasformate in fertilizzante compost). La direttiva dell’Ue infatti non fa alcuna distinzione fra oggetti in plastica tradizionale (non biodegradabile) e quelli in plastica bio, tra cui appunto quella compostabile. E l’Italia non solo non ha fatto rientrare tali plastiche nel divieto, ma ha anche chiesto di riconsiderare le linee guida della Commissione per l’applicazione della direttiva sulle plastiche monouso.
Inoltre, un altro problema è sorto per la carta plastificata (con un contenuto di polimero inferiore al 10% del peso totale): seppur la direttiva Ue non menzioni tale prodotto, le linee guida approvate a maggio hanno esteso il divieto anche a quest’ultimo ed hanno generato non poca preoccupazione in Italia. La nostra nazione infatti produce grandi quantità di carta plastificata ed i lavoratori del settore packaging cartaceo sono 50.000: allargando il divieto anche ad essa si mette ovviamente in crisi l’industria cartaria italiana, il che si aggiunge ai colpi inferti dalle restanti decisioni sulle plastiche monouso contenute nella direttiva, in quanto l’Italia detiene il 60% del mercato europeo dell’usa e getta con 280 aziende ed un fatturato annuale da 815 milioni di euro.
Ad ogni modo, questo scontro tra l’Ue e l’Italia dovrebbe placarsi dato che in seguito ad un colloquio fra il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ed il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, la Ue ha accolto le obiezioni dell’Italia e si è impegnata a riconsiderare le linee guida della direttiva nel senso richiesto dal nostro governo. A tal proposito però, premesso il fatto che le possibili ripercussioni a carico di economia e lavoro costituiscano un tema di fondamentale importanza, va ricordato che non si tratta certamente della prima volta che il ministro Cingolani agisce in prima persona per attuare politiche non ambientalmente sostenibili. Basterà ricordare che nei mesi scorsi ha firmato 7 decreti Via (Valutazione impatto ambientale) aventi ad oggetto altrettanti rinnovi di concessioni minerarie, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione in diverse regioni d’Italia. Non di certo una scelta all’insegna della “transizione ecologica”.
[di Raffaele De Luca]
Vaccini: 300 sanitari fanno ricorso al Tar contro l’obbligo
300 operatori sanitari e medici di Brescia, Cremona, Mantova e Bergamo hanno presentato ricorso al TAR di Brescia ed hanno chiesto di annullare l’obbligo vaccinale. Lo ha reso noto Il Giornale di Brescia. «Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica», ha affermato l’avvocato Daniele Granara, il quale ha presentato il ricorso contro ATS Bergamo, ATS Brescia, ATS Val Padana e ATS Montagna. «Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione», ha aggiunto. Nelle 52 pagine di ricorso, depositato lo scorso 22 giugno, viene sottolineato come l’Italia sia l’unico Paese dell’Ue a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie. L’udienza è prevista per il 14 luglio.
Vecchi libri che raccontano l’oggi: I persuasori occulti – Vance Packard
Se il problema fosse semplicemente la persuasione, non ci sarebbe bisogno di dilungarsi troppo. Basterebbe Cicerone (I secolo a.C.) e il suo impegno a far convivere, nell’eloquenza, nei discorsi, e quindi nelle decisioni politiche conseguenti, i sentimenti e la ragione, l’etica e la logica. Ma i tempi sono cambiati e da qualche decennio la netta sensazione è che sia prevalsa la persuasione senza contenuti. Era l’ottobre 1990 e il presidente della Repubblica Federale di Germania dichiarò: «Dobbiamo riempire di contenuti questa Germania che abbiamo riunificato». Il significato era scritto nel futuro, ma il fatto era già compiuto.
In realtà, la questione della persuasione aveva già subito svolte ancora prima. 1952: nella campagna presidenziale Usa, Eisenhower, il vincitore, repubblicano, si era avvalso del famoso slogan “I like Ike” (Ike era il suo soprannome) e i guru della comunicazione, insieme a illustri professori di linguistica, primo fra tutti Roman Jakobson, si servirono di quell’esempio per dimostrare che anche la politica stava subendo il fascino della pubblicità e che i candidati erano diventati molto simili ai detersivi, ai prodotti di consumo.
In quegli anni, precisamente nel 1957, uscivano tre libri importanti. I persuasori occulti di Vance Packard, Le star di Edgard Morin, Miti d’oggi di Roland Barthes. Di Morin e Barthes parlerò magari un’altra volta.
Packard, giornalista e sociologo, fa una accurata, spietata, analisi delle campagne pubblicitarie che circolavano negli Usa, svela i meccanismi subliminali dei microspot che si insinuano nelle trasmissioni televisive per spingere in incognito certi prodotti, riferisce della crescente importanza degli acquisti di impulso nei supermarket (per cui la gente entra per acquistare due-tre cose di cui ha bisogno ed esce invece con un carrello carico di merce), vede all’opera la manipolazione strategica studiata dai grandi marchi insieme alle agenzie di marketing, dove dominano gli psicologi, sottolinea come in realtà non si vendano prodotti ma atteggiamenti, primo fra i quali la “sicurezza emotiva”, facendo leva sulla propensione narcisistica del consumatore, il quale peraltro è molto abile a nasconderla. Quando infatti viene intervistato/a sulle ragioni delle sue scelte, lui o lei si inventano risposte generiche o false e, se sono imbarazzati, dichiarano serenamente «Why not?» oppure «I don’t know».
La ricerca motivazionale, posta in essere, non mira, ovviamente, soltanto a evidenziare i meccanismi inconsci che spingono all’acquisto bensì a servirsene per manipolarli con procedimenti occulti. I venditori vogliono “stampare nel cervello” dei consumatori gli elogi dei prodotti, creano bisogni di cui il pubblico non è cosciente, fanno leva sulle forme irrazionali, disegnano orizzonti illusori, formano la propensione a essere convinti senza conoscerne davvero le ragioni.
Il libro di Packard è molto attraente, in fondo è la preistoria del mondo capitalistico dei media attuali, e arriva a conclusioni inquietanti: “c’è chi si comporta come se l’uomo esistesse solo per essere manipolato”; i persuasori occulti vogliono far credere che “ogni loro vittoria sia una vittoria di tutta la nazione”. E per difenderci? Guai a razionalizzare tutti i nostri atti quotidiani, non ce la faremmo mai, ne usciremmo frustrati: “talvolta – conclude Packard – è più piacevole o più facile essere illogici. Ma preferisco essere illogico di mia libera volontà, senza che nessuno mi ci induca con l’inganno”.
Sentimenti e logica, realtà e mito. I tempi sono molto differenti da quelli di Cicerone ma anche da quando, nel 1780, Federico di Prussia, aveva chiamato grandi intellettuali europei a discutere se il popolo doveva essere ingannato. Il clima illuministico favorì allora risposte dettate dalla dèa Ragione, non dal sentimento o dalla passione, e quindi più dal calcolo che dall’istinto. Condorcet, ad esempio, si chiede se una opinione falsa o infondata possa essere utile, e se una nazione possa trarne vantaggio dal crederla vera. De Castillon, professore di scienze, afferma che il popolo “trae più vantaggio da un errore benefico che da una realtà perniciosa”, e perciò va condotto da un errore più grande a uno minore, e così via fino a giungere alla verità: “e nell’attesa rafforzatelo in modo che giunto alla meta, possa guardarsi attorno senza pericolo di vertigini”. Anche di me e di te, lettore – dicevano gli Antichi – narra questa favola.
[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]
Italia: 2,5 milioni di over 60 non si sono ancora vaccinati
Sono 2,5 milioni (2.585.513) gli over 60 italiani che non si sono ancora sottoposti alla vaccinazione anti Covid (nemmeno alla prima dose). Lo si apprende dal report settimanale della struttura del commissario Francesco Figliuolo. La maggior parte dei non vaccinati rientra nella fascia di età tra i 60 ed i 69 anni: sono infatti 1.458.624 coloro che non hanno ricevuto alcuna dose.
Nei mari italiani avvengono 61 illeciti ambientali al giorno
Nel 2020 sono stati accertati oltre 22 mila illeciti contro il patrimonio marino e costiero d’Italia. Una media di 61 al giorno. È quanto è emerso dal rapporto “Mare Monstrum 2021”, redatto da Legambiente sui dati delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. Al primo posto per numero di illeciti, la Campania. Qui, è stato registrato quasi il 19% di quelli accertati a livello nazionale. A seguire Sicilia, Puglia, Lazio e Calabria. In termini di incidenza di reati per chilometri di costa, alla Campania, prima anche in questo caso, si affianca il Molise: 9 gli illeciti per ogni chilometro in entrambe le regioni. Seguono Basilicata e Abruzzo.
Il reato più contestato ha riguardato l’abusivismo edilizio: il cemento illegale ha interessato più del 42% degli illeciti, mentre le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi sono ferme al 24%. Dati allarmanti anche per la pesca di frodo che è in consistente crescita. In questo caso, si è passati dai 547 sequestri di attrezzi e prodotti ittici nel 2019 agli oltre 3.400 nel 2020. Migliora, invece, il comparto del ciclo dei rifiuti e dell’inquinamento marino, entrambi diminuiti di oltre l’11% rispetto al 2019 probabilmente per l’impatto delle restrizioni alle attività economiche. Ciononostante, i 7 mila reati accertati nel settore, rappresentano ancora il 31% del totale nazionale. «Cresce, in generale – commentano gli autori del documento – il numero di persone arrestate e denunciate per aggressioni alle coste e ai mari italiani e quello dei sequestri che hanno toccato quota 8.044 per un valore di 826 milioni di euro».
Preoccupano poi i casi d’inquinamento legati a depuratori inesistenti o mal funzionanti, scarichi fognari abusivi, sversamenti illegali di liquami e rifiuti. Ma anche lo sfruttamento insostenibile delle risorse ittiche del nostro Mare. Nel complesso, sebbene il numero di illeciti nel 2020 sia stato del 5,8% in meno rispetto all’anno precedente, si conferma un trend negativo ai danni di mare e coste. «Dal 1999 al 2020 – commenta Legambiente – si sono registrati 378.068 illeciti, di cui 206.532 nelle sole quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa».
[di Simone Valeri]
Usa: moratoria sulle esecuzioni federali
Il ministro della Giustizia degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha annunciato la moratoria sulle esecuzioni federali. La moratoria era in vigore dal 2003 ed era stata ritirata da Donald Trump lo scorso anno. Il ministro ha annunciato che parallelamente alla moratoria sarà messo in atto una revisione complessiva per affrontare una “serie di preoccupazioni” legate al rispetto dei diritti costituzionali. La decisione non impedisce ai procuratori federali di chiedere nuove condanne capitali, le quali però non potranno essere eseguite. Attualmente sono 46 i detenuti nel braccio della morte delle carceri federali Usa.








