sabato 20 Settembre 2025
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Presidente Taiwan: Stati Uniti ci difenderanno in caso di attacco cinese

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La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, durante un’intervista rilasciata alla Cnn, ha dichiarato di essere certa e fiduciosa del fatto che gli Usa difenderanno l’isola nel caso in cui essa venisse attaccata dalla Cina. Tali affermazioni fanno seguito a quelle del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che negli scorsi giorni aveva appunto dichiarato che gli Usa si sarebbero schierati con Taiwan in caso di aggressione da parte di Pechino, anche se la Casa Bianca aveva poi riformulato il tutto sostenendo che la linea di Washington non sarebbe cambiata.

Cosa chiedono gli studenti dell’OSA che stanno occupando le scuole superiori

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Spesso delle lotte che si muovono al di fuori del mainstream il lettore ha notizia solo nel momento in cui si verificano casi di cronaca ritenuti degni di nota dai professionisti dell’informazione. Solitamente quando vi è un qualche chiave di lettura utile per screditarli. È stato evidente nel caso delle proteste contro il green pass, lo è ancor di più di fronte ai movimenti di protesta che stanno cominciando ad attraversare il mondo delle scuole superiori protestando contro un’istituzione scolastica che definiscono sempre più simile a una gabbia asservita agli interessi privati. il 21 ottobre vi avevamo dato (unici o quasi) la notizia delle violenze subite da parte della polizia dagli studenti del liceo artistico Ripetta di Roma. Ora, visto l’interesse suscitato in molti lettori dalla loro protesta, abbiamo deciso di dargli direttamente parola, per raccontare cosa li spinge (uniti sotto la sigla OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa) a protestare e soprattutto cosa stia diventando la scuola (post) pandemica. Quello che segue è uno scritto redatto dagli studenti dell’OSA per L’Indipendente che volentieri pubblichiamo, nella convinzione che compito di un media senza padroni sia anche quello di permettere a realtà di opposizione sociale di far sentire la propria voce senza filtri né censure:

“Già è difficile parlare di scuola con chi di questo mondo ne fa parte e lo vive quotidianamente, lo è ancora di più se ciò che scriviamo è rivolto a lettori che questo mondo necessariamente non lo vivono tutti. Questa però è una difficoltà che vogliamo e dobbiamo assumerci se pensiamo (e lo pensiamo) che la scuola sia un pilastro irrinunciabile di ogni società e che debba tornare a essere un tema centrale nel dibattito politico del paese, che interessa tutti e di cui dunque tutti si devono interessare. Perché l’istruzione riguarda la collettività, il suo benessere e le sue prospettive.

Siamo l’OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa e in quanto organizzazione di studenti medi la nostra riflessione si incentra necessariamente sulle scuole superiori: è su queste che verteranno i contenuti di questo contributo, che volentieri facciamo dopo che ci è stato chiesto di articolare meglio alcune delle posizioni che come OSA abbiamo espresso pubblicamente nell’ultimo periodo.

Sì, quando abbiamo definito la scuola “una vera e propria gabbia asservita agli interessi dei privati”, una gabbia da rompere e a cui opporsi frontalmente, sapevamo che questo avrebbe destato attenzione. Il nostro contrasto netto, diretto e inequivocabile nei confronti dell’attuale modello scolastico esprime una rottura non solo rispetto al clima di pacificazione sociale voluto e creato dal Governo Draghi – con il ruolo complice dei media mainstream asserviti all’attuale compagine governativa – ma anche rispetto alla tradizione classica delle strutture politiche del mondo scuola (comitati, associazioni, sindacati, collettivi, organizzazioni studentesche, etc etc) di difendere a spada tratta la scuola pubblica. Noi pensiamo che non ci sia più nulla da recuperare o difendere in un modello scolastico che è stato svuotato di ogni sua funzione emancipatrice.

Se da una parte il progressivo smantellamento dell’istruzione pubblica italiana viene da lontano, dall’altro è chiaro che la Pandemia ha accelerato le tendenze in atto, segnando un prima e dopo per la scuola pubblica italiana. Le problematiche date dalle carenze storiche dei nostri istituti (precariato, istituti insicuri e fatiscenti, mancanza di personale scolastico, classi pollaio etc etc) si sono accentuate e mostrate nella gestione critica delle attività didattiche in relazione alle normative anti-Covid che l’epidemia ha obbligato. Dall’altro, il modello di formazione vigente ha mostrato tutti i suoi limiti strutturali e ha condannato noi studenti a una crisi pedagogica senza precedenti perché ha stravolto la funzione emancipatrice che la formazione dovrebbe avere.

La formazione nozionistica, incentrata sulla valutazione e sulle famigerate competenze piuttosto che sull’aspetto didattico e pedagogico ha fallito la sua funzione educativa in modo palese. Se si chiede oggi a uno studente perché studia, nella stragrande maggioranza dei casi ci si sentirà rispondere che lo fa perché ancora gli manca il voto in quella materia, o perché ha una verifica o un’interrogazione. Non per imparare, sviluppare un sapere duraturo o formarsi. Questo è il prodotto di un modello scolastico costruito negli ultimi 30 anni con riforme che hanno progressivamente allontanato la scuola dalla sua funzione emancipatrice, didattica e pedagogica, per avvicinarla alle necessità delle aziende e dei privati. In questo processo vi è stata una sostanziale linea di continuità fra i vari governi che si sono succeduti in questi anni, indipendentemente dall’appartenenza politica al centro destra o al centro sinistra, Governo Draghi incluso. È per questo che definiamo la nostra scuola una Gabbia, perché è priva di elementi progressivi e impedisce l’emancipazione degli studenti. Per questo la nostra lotta non può che essere contro questo modello di scuola e contro questo Governo.

In questa fase di profondi cambiamenti, su scala globale e nazionale, in cui sono tanti a parlare di giovani, noi pensiamo che noi studenti possiamo essere motore del cambiamento sociale nel nostro paese solo se sapremo riabbracciare collettivamente un’ipotesi di lotta e mobilitazione di massa, di rottura con questo sistema che ci incatena in questo drammatico presente mentre ci nega il futuro. Questa è la sfida che con OSA abbiamo davanti e che siamo pronti ad affrontare, con la determinazione di chi non ha più nulla da perdere e tutto da conquistare”.

[a cura di OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa]

India, prostitute messe in carcere solo perché sieropositive

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Un tribunale dello stato del Maharashtra, situato nell’India occidentale, ha ordinato la detenzione di una donna, presumibilmente una lavoratrice del sesso, in una casa di “protezione” per la durata di due anni, poiché accusata di poter essere un pericolo per la società a causa del suo stato di sieropositività.

La donna, che ha mantenuto l’anonimato previsto dalla legge sulle persone che vivono con l’HIV, è stata presa in custodia ad agosto, nonostante numerosi attivisti sostengano che un’azione di questo tipo contraddica direttamente una legge del 2017 che condanna la discriminazione nei confronti delle persone che convivono con l’HIV. Secondo la normativa, va inteso come discriminatorio qualsiasi onere, obbligo, responsabilità, disabilità o svantaggio che la persona subisce prettamente sulla base della sua sieropositività. “La detenzione di due anni di una persona solo perché convive con l’HIV è una violazione dei diritti umani,” ha detto a VICE World News Firoz Khan, responsabile del programma dell’organizzazione no profit per i diritti dell’HIV Alliance India.

Soprattutto perché spesso il personale assunto in queste strutture non ha informazioni adeguate, corrette e complete: succede che le persone sieropositive subiscano discriminazioni anche mentre mangiano o utilizzano i servizi igienici, perché considerate (erroneamente) altamente contagiose.

Eppure in India quasi due milioni di persone convivono con l’HIV, due milioni di persone che lottano per cancellare pregiudizi basati sulla non conoscenza: perché no, non rappresentano alcuna minaccia per la società.

Al contrario, invece, la decisione del tribunale ha messo in luce la necessità di fare chiarezza sull’HIV, per eliminare uno stigma che affligge e alimenta la disinformazione, soprattutto nei confronti delle sex worker: proprio come previsto dalla Corte Suprema, lavoratrici del sesso hanno diritto ad una normale vita, dignitosa. In queste zone il lavoro sessuale non è sempre una libera scelta. Nella maggior parte dei casi le donne sono costrette a prostituirsi per sopravvivere, ma la legge non fornisce loro alcuna forma di protezione. Di fatto, le sex worker possono esercitare l’attività in privato ma non possono aggregarsi o farlo in maniera più organizzata, pubblicamente. La prostituzione organizzata è illegale, e nessuna legge sul lavoro si occupa di chi la pratica.

E non si tratta solo di lavoro. Non avere una regolamentazione alle spalle comporta decine di altre conseguenze. Un accesso limitato all’assistenza sanitaria, ad esempio. Il 90% delle lavoratrici del sesso affette da sieropositività ha dichiarato di aver assistito o subito discriminazione in virtù della propria condizione: abusi che si trasformano in paura, isolamento e silenzio. Per molte di loro è diventato impossibile rivelare il proprio stato di sieropositività a chiunque altro.

Nel 2017, si stima che l’1,6% delle lavoratrici del sesso in India vivesse con l’HIV. E anche se questa cifra varia da uno stato all’altro, il paese ha compiuto buoni progressi nella riduzione delle infezioni a partire dal 2001.

E i numeri potrebbero diminuire ancora, e ancora, se si riuscisse a fare una sola cosa: corretta informazione.

[di Gloria Ferrari]

Senato: il voto segreto affossa il ddl Zan

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L’Aula del Senato ha approvato con 154 voti favorevoli, 131 contrari e due astenuti le richieste di Lega e Fratelli d’Italia di non passaggio all’esame degli articoli del ddl Zan, la cosiddetta tagliola. Il voto si è tenuto a scrutinio segreto e rappresenta la pietra tombale sulla proposta di legge contro l’omotransfobia, accusata da destra di ledere la libertà di parola e di pensiero. Per tutta la mattina si erano cercate mediazioni tra le forze politiche per evitare il voto e concordare un nuovo passaggio parlamentare, ma senza esito.

La NATO si addestra alla guerra nucleare nei cieli italiani

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Il 18 ottobre la Nato ha dato il via a un programma di esercitazioni di una settimana sull’Europa meridionale, in particolare nei cieli dell’Italia settentrionale. L’operazione ha il nome di Steadfast noon e non è legata a nessun evento mondiale in corso, ma è volta a “garantire che il deterrente nucleare della NATO rimanga sicuro, protetto ed efficace”. L’addestramento ha compreso voli con jet da combattimento a doppia capacità e jet convenzionali, sostenuti da aerei di sorveglianza e rifornimento: nessuna delle armi usate era reale, tiene a specificare il sito della NATO.

Le esercitazioni Steadfast noon si tengono ogni anno in uno tra i Paesi NATO. Quest’anno si sono svolte in Italia, tra le basi di Ghedi, in provincia di Brescia, dove sono custodite all’incirca 15 bombe a idrogeno B61, e Aviano, in provincia di Pordenone. Le tempistiche hanno coinciso con la riunione dei ministri della difesa NATO tenutasi alla fine della settimana, ma non è chiaro se si tratti o meno di una casualità.

La base di Ghedi, come diverse altre nell’Europa meridionale, è stata recentemente potenziata e modernizzata, con lo scopo di migliorare il proprio sistema di stoccaggio e sicurezza e per poter ricevere, il prossimo anno, il nuovo cacciabombardiere F-35A. La combinazione di questo nuovo velivolo con l’utilizzo della nuova tipologia di bombe B61, che si terrà nelle basi NATO come quella di Ghedi, è “un rilevante salto di qualità nelle strategie di guerra e nella postura nucleare dell’Europa“, scrive l’analista Antonio Mazzeo.

Dopo la guerra fredda, il numero di armi nucleari non strategiche è stato notevolmente ridotto in Europa. “Le armi rimanenti erano probabilmente destinate al ritiro, non fosse stato per l’invasione russa dell’Ucraina nel 2014” scrive Hans Kristensen, direttore del Progetto di Informazione Nucleare presso la Federazione degli Scienziati Americani. In seguito alle affermazioni fatte dalla Russia di star aumentando il proprio arsenale non strategico, inoltre, è stata ribadita dalla NATO l’importanza di un arsenale tattico statunitense in territorio europeo.

Durante il summit NATO di giugno è stato sottolineato, con uno stridente contrasto di termini, come “lo scopo fondamentale della capacità nucleare della NATO è quello di preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l’aggressione”. In Europa vi sono cinque basi contenenti armi nucleari dell’aviazione statunitense: Volkel (Paesi Bassi), Kleine Brogel (Belgio), Buchel (Germania), Ghedi e Aviano. Il totale stimato di dispositivi ammontava a 480 nel 2000, scendendo a 180 nel 2010: oggi si stima siano all’incirca un centinaio le bombe nucleari contenute nelle basi europee. Strumenti moderni e infallibili per garantire la pace tra i popoli.

[di Valeria Casolaro]

Catania, fenomeni meteorologici estremi per cambiamento climatico

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In Sicilia precipitazioni senza precedenti hanno colpito Catania, dove si è registrata una vittima. In 48 ore si è abbattuto sulla zona la quantità di pioggia che normalmente cade in un anno, riporta il sindaco Salvo Pogliese su Fb, intimando la popolazione a non uscire di casa. Ieri gli esercizi commerciali sono stati chiusi e per oggi è stata decretata la chiusura delle scuole. I pompieri sono dovuti intervenire a bordo di gommoni per aiutare la popolazione. Secondo quanto riferito dal presidente del Cmcc al Corriere della sera, si tratta di eventi dovuti al cambiamento climatico. L’allerta è estesa ai prossimi giorni per il probabile formarsi di un uragano.

La Francia verso una legge storica e completa sul benessere animale

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Una svolta storica per il benessere animale arriva dalla Francia, dove il 21 ottobre l’Assemblea nazionale e il Senato hanno licenziato un testo di legge destinato a porsi all’avanguardia europea sul tema. Nello specifico, le novità – che non saranno introdotte contemporaneamente ma in maniera graduale – andranno a costituire un percorso ricco di tappe fondamentali per limitare il continuo uso e abuso umano del mondo animale: Stop alla vendita di cuccioli (divieto di vendita di cuccioli di cani e gatti nei negozi di animali, oltre a quello di esporre animali in vetrina a partire dal 2024); divieto di allevare visoni e altri animali non domestici per la loro pelliccia (da subito); fine degli addestramenti di orsi e lupi (entro il 2023); divieto di detenzione dei cetacei (entro il 2025). Si prevede inoltre un percorso per bandire del tutto la presenza di animali nei circo entro 7 anni.

Il testo segna un grande passo avanti per la tutela degli animali, con l’obiettivo di lottare contro il maltrattamento degli animali domestici e degli animali selvatici seguendo delle linee guida fondamentali, che partono dal miglioramento delle condizioni di mantenimento degli animali domestici ed equidi fino al rafforzamento delle sanzioni nella lotta contro gli abusi sugli animali domestici. In questo senso verranno rafforzate da subito le sanzioni per chi commette atti di crudeltà verso un animale e verrà introdotto il reato per la realizzazione e la condivisione di filmati zoopornografici. Un corpus di norme che, nel complesso, le associazioni animaliste hanno definito di portata storica.

Provvedimenti ambiziosi e concreti, che potranno diventare realtà se la legge verrà definitivamente ratificata. Per farlo, le due Camere (l’Assemblea nazionale e a seguire il Senato) dovranno approvare la legge senza modifiche. La direzione adottata sembra – per il momento – positiva: il disegno di legge volto a rafforzare la lotta contro gli abusi sugli animali (legge 3661) era stato presentato per la prima volta all’Assemblea nazionale il 14 dicembre 2021 e il giorno stesso il Governo aveva avviato la procedura accelerata su tale testo. Da lì, sono stati fatti passi avanti fino alla ratifica di un testo comune tra Assemblea Nazionale e Senato, atto che lascia presagire una approvazione rapida e condivisa.

[di Francesca Naima]

Sudan, liberato primo ministro arrestato dai militari

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Il primo ministro sudanese Hamdok, arrestato dai militari nel corso del colpo di stato avvenuto lunedì 25 ottobre, è stato rilasciato insieme a sua moglie. Questo avviene in seguito alla condanna internazionale del colpo di stato e alla minaccia degli USA di sospendere i 700 milioni di dollari di aiuti previsti per il Sudan. Al-Burhan ha sottolineato che l’intervento dei militari è stato funzionale a evitare la guerra civile e che Hamdok era stato trattenuto per questioni di sicurezza. Intanto i manifestanti pro-democrazia programmano per sabato 30 ottobre un’imponente marcia di protesta per chiedere il ritorno al governo civile: sarà un banco di prova per verificare come l’esercito tratterà la resistenza.

L’assicurazione andrà pagata anche se non si usa l’auto: ce lo chiede l’Europa

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I proprietari di un veicolo, come un’auto o una moto, dovranno pagare l’assicurazione anche se esso è fermo e non viene utilizzato: in pratica, chi tiene la vettura nel proprio cortile, garage o comunque in un terreno privato sarà tenuto a pagare la polizza. A stabilirlo è la nuova direttiva approvata dal Parlamento Europeo, che andrà a modificare la direttiva 2009/103 dell’Ue in materia di responsabilità civile e servirà a «proteggere maggiormente le vittime di incidenti stradali». Proprio con tale intento, non sarà consentito neanche sospendere una Rc auto nel momento in cui non si dovesse usufruire del veicolo.

Sono davvero poche le vetture che non dovranno sottostare a queste nuove regole: ad essere esenti dagli obblighi sono infatti i mezzi incapaci di circolare, dunque privi di ruote, motore o parti essenziali, nonché i veicoli che sono stati regolarmente ritirati dalla circolazione. Inoltre, tali norme non si applicheranno ai «veicoli con una velocità inferiore ai 14 km/h (come i trattori da giardino e i monopattini per la mobilità cittadina), alle biciclette elettriche ed ai veicoli destinati esclusivamente agli sport motoristici». Tuttavia, in Italia l’assicurazione potrebbe divenire obbligatoria anche per alcuni dei mezzi appena citati: è infatti recentemente iniziata in Parlamento la revisione degli emendamenti al nuovo testo per il Codice stradale e tra le proposte c’è, ad esempio, quella di regolamentare i monopattini e le biciclette a noleggio.

Detto ciò, la nuova direttiva europea si pone sulla scia di una recente sentenza della Corte di Giustizia Ue, la quale ha appunto concluso che «un veicolo immatricolato e quindi non ufficialmente ritirato dall’uso ed idoneo alla guida, non cessa di essere soggetto all’obbligo assicurativo per il solo motivo che il suo proprietario non intende più guidarlo e lo immobilizza su un terreno privato».

Ad ogni modo, bisogna ricordare che tale direttiva non entrerà subito in vigore: dovrà passare per l’adozione formale da parte del Consiglio Ue e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Dopodiché, gli Stati membri avranno a disposizione 24 mesi di tempo per recepire le nuove norme: solo una volta fatto ciò gli italiani in possesso dei veicoli sopracitati dovranno dunque sottostare alle nuove regole, totalmente differenti da quelle attualmente presenti nel nostro paese. Infatti, al momento in Italia non vi è l’obbligo di copertura assicurativa in aree private, è possibile sospendere la polizza in caso di inutilizzo ed in caso di incidente i danni subiti dalla vittima vengono pagati direttamente dal proprietario.

[di Raffaele De Luca]

Via libera del Senato alla legge sulla parità salariale

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La legge sulla parità salariale tra uomini e donne è stata approvata dal Senato, meno di 15 giorni dopo essere passata alla Camera. Tra i punti fondamentali della legge vi è la “certificazione della parità di genere”, documento a redazione biennale obbligatoria per le aziende con più di 50 dipendenti. Servirà a specificare le condizioni contrattuali dei lavoratori, al fine di premiare i datori di lavoro che si impegnino a ridurre il gender pay gap e sanzionare coloro che dichiarano il falso. Sono previsti inoltre incentivi per l’assunzione di personale femminile e importanti sgravi fiscali per chi adotti politiche che permettano di conciliare vita e lavoro alle dipendenti.