Sono i mozziconi di sigarette i rifiuti più scartati al mondo, rappresentando più di 766mila tonnellate di rifiuti tossici ogni anno: un dato allarmante dato che, se smaltiti in modo improprio, i mozziconi di sigaretta rilasciano microplastiche, metalli pesanti e molte altre sostanze chimiche ed impattano in maniera importante sulla salute umana e dell’ambiente. A denunciarlo è il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), che insieme al Segretariato della Convenzione quadro dell’Oms sul controllo del tabacco (FCTC) ha lanciato una campagna per sensibilizzare e incoraggiare il contrasto alle microplastiche contenute all’interno dei filtri delle sigarette.
Putin e Xi Jinping hanno sancito un’alleanza tra Russia e Cina
Venerdì 4 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jingpin si sono incontrati a Pechino, in vista della cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali che si terranno nella capitale cinese e che sono state boicottate dalle delegazioni occidentali. Il confronto aveva come scopo principale quello di portare i due paesi a fare fronte comune contro gli Stati Uniti a causa delle recenti tensioni relative all’Ucraina e non solo, e pare essere decisamente riuscito, almeno in base al documento rilasciato al termine del vertice dai due leader.
Russia signed 30-year contract to supply gas to China via new pipeline boosting 🇨🇳-🇷🇺 energy alliance amid strained ties with the West. Chinese President Xi Jinping and Russian President Putin called on west to abandon ‘cold war ideology’ in talks ahead of #Beijing2022 pic.twitter.com/TJUQ4EuJBb
— Sana Jamal (@Sana_Jamal) February 4, 2022
I due presidenti si sono infatti promessi sostegno reciproco per quanto concerne la politica estera. I russi, appoggiando le posizioni di Pechino su Taiwan e i cinesi condannando le mire espansionistiche della NATO (Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord) in Europa. Fronte comune Mosca e Pechino, l’hanno dimostrato anche nel condannare l’alleanza militare AKUS (tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito) volta a incrementare l’influenza occidentale nell’Oceano Pacifico. Il vertice di Pechino, ha inoltre portato al rafforzamento dei legami economici tra i due. Xi Jinping ha assicurato che supporterà economicamente Mosca nel caso di eventuali nuove sanzioni economiche in relazione alla questione Ucraina, mentre Putin ha espresso la volontà di siglare un nuovo accordo commerciale volto ad incrementare le esportazioni di gas russo verso il gigante asiatico.
La politica estera degli Stati Uniti, considerata come una “minaccia” da parte di Mosca e Pechino ha portato queste due potenze ad avvicinarsi sempre di più‘ anche a discapito dei loro reali interessi di lungo termine. Al momento, questa alleanza appare molto più’ solida di quella tra Washington e i suoi alleati. Anche tra Russia e Cina esistono divergenze di vedute e interessi, sulla questione Ucraina ad esempio, Pechino avrebbe lasciato intendere la sua contrarietà ad un invasione russa. Allo stesso modo, Mosca ha “chiuso almeno un occhio”, davanti ai progetti d’espansione economica di Pechino nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, tradizionalmente sotto l’influenza del Cremlino. La capacità di mettere da parte le divergenze d’interessi per un obiettivo comune pare invece al momento mancare tra gli alleati di Washington. Il peso economico di Pechino, non può non essere una fonte di preoccupazione per i paesi europei e Medio orientali alleati degli americani. Cosi per i paesi dell’Europa occidentale non sarebbe una scelta facile andare allo scontro frontale con la Russia, principale fornitore d’energia del “vecchio” continente.
[di Enrico Phelipon]
Birmania, forze di sicurezza bruciano case degli oppositori
Le forze di sicurezza del governo birmano hanno dato alle fiamme centinaia di abitazioni nei villaggi nella regione del Sagaing, a nord-ovest del Paese, costringendo all fuga migliaia di militanti della resistenza. Centinaia di persone sarebbero poi state arrestate per aver partecipato ad una forma di resistenza silenziosa, con la chiusura di decine di negozi nel giorno dell’anniversario del golpe militare. Secondo quanto riportato dall’Ansa, in una trasmissione di Stato andata in onda giovedì sera il governo avrebbe accusato gli oppositori di aver dato fuoco alle abitazioni, definendoli dei “terroristi”.
Nigeria, esplode una petroliera: rischio disastro ambientale
Al largo delle coste della Nigeria è esplosa la nave Trinity Spirit, adibita alla produzione e allo stoccaggio di petrolio, causando il riversarsi in mare di migliaia di barili. Dalle prime notizie sembra che vi fossero almeno 10 membri dell’equipaggio a bordo prima dell’incidente, ma non è chiaro quale sia stato il loro destino.
Fire incident: No reported fatalities, joint investigation team to inspect oil vessel today, says SEPCOL | TheCable https://t.co/zzCm0ay98y pic.twitter.com/0nZsocT8Lp
— TheCable (@thecableng) February 5, 2022
Le immagini del quotidiano locale The Cable mostrano un intenso fumo nero sprigionarsi dalla nave in fiamme, mentre questa sta lentamente affondando. La Trinity Spirit, che sarebbe in grado di contenere fino a due milioni di barili di petrolio e di trattarne fino a 22 mila al giorno, è di proprietà della SEPCOL (Shebah Exploration and Production Company), la quale ha comunicato: “Abbiamo debitamente avvisato tutte le autorità competenti e ci appelliamo al pubblico affinché stia lontano dall’area mentre il nostro team di gestione della crisi continua a monitorare la situazione e ad aggiornare tutte le parti interessate con nuove informazioni man mano che l’indagine si evolve”.
Al momento dell’esplosione potrebbero esserci stati fino a 50 mila barili a bordo della Trinity Spirit, che si trovava al largo delle coste del Delta del Niger, zona ricca di petrolio. Il rischio della fuoriuscita di petrolio è altissimo, e sono forti i timori per una disastrosa crisi ambientale. La Nigeria è uno dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa, ma gli alti costi operativi causano frequenti incidenti legati alla sicurezza.
[di Valeria Casolaro]
Austria, approvato obbligo vaccinazione per tutti i maggiorenni
Con 47 voti favorevoli su 59 totali, il Consiglio federale austriaco ha espresso il proprio parere favorevole sulla vaccinazione obbligatoria, che diventerà effettiva dopo l’approvazione del presidente federale. L’obbligo, applicabile a tutti gli austriaci al di sopra dei 18 anni, sarebbe dovuto diventare effettivo già da sabato, ma alcune questioni ancora non risolte potrebbero farlo slittare addirittura fino ad aprile, secondo quanto riporta Kronen Zeitung. Tra queste il fatto che il portale sul quale andrebbero inserite le esenzioni vaccinali (che potrebbero riguardare almeno 250 mila persone in tutta l’Austria) non sarà pronto in tempo. Inoltre sono previste sanzioni fino a 600 euro per i trasgressori della norma, ma ancora non è chiaro come verranno effettuati i controlli.
Quando gli abusi sono commessi dalle forze di pace
Dodici gruppi per i diritti umani hanno reso pubblica una lettera indirizzata al sottosegretario generale per le operazioni di pace delle Nazioni Unite Jean-Pierre Lacroix, in cui veniva espressa preoccupazione sull’utilizzo delle Rapid Action Battalion (RAB) del Bangladesh nelle missioni di pace.
Secondo questi gruppi, ci sarebbero infatti prove concrete che, dalla loro creazione nel 2004, le RAB sarebbero state responsabili di esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate in territorio bengalese. Già nel 2006, un report dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani Human Rights Watch, evidenziava le responsabilità delle RAB per le uccisioni extragiudiziali di 350 persone detenute. Inoltre, secondo diverse organizzazioni non governative (ONG) firmatarie della lettera, dal 2018 ad oggi le RAB avrebbero commesso circa 600 omicidi extragiudiziali. Le denunce relative all’operato delle RAB non arrivano esclusivamente dalle ONG, anche gli Stati Uniti lo scorso dicembre, avevano sanzionato diversi ali ufficiali delle RAB per abusi e diffuse violazioni dei diritti umani. Nella lettera a Lacroix, in particolare veniva sottolineato il fatto che le Nazione Unite non avessero in alcun modo applicato le misure che prevedevano i controlli relativi al rispetto dei diritti umani per le forze di pace (caschi blu) impiegati nelle missioni. Dal 2012, infatti esiste una politica che prevede che gli Stati membri che nominano o forniscono personale per servire con le Nazioni Unite siano tenuti a effettuare controlli sul loro personale, certificando che non abbiano commesso reati e/o violazioni dei diritti umani.

Nonostante la lettera fosse stata inviata l’8 novembre scorso, ad oggi, dalle Nazioni Unite non è ancora giunta alcuna risposta in merito. Il silenzio per quanto riguarda la questione delle RAB, probabilmente deriva dal fatto che il Bangladesh nel 2020, con 6.731 soldati, è stato uno dei principali “fornitori” di personale per le varie missioni. Al momento sono 12 le missioni di pace attive in varie zone del mondo che vedono impegnati oltre 70.000 caschi blu. Che le forze di pace non siano sempre state un esempio di integrità morale è tristemente cosa risaputa. Accuse di violenze sessuali da parte dei caschi blu sono emerse già durante gli anni ’90 con la missione delle Nazioni Unite in Cambogia. Seguite poi da denunce simili, relative alle missioni in Bosnia Erzegovina, Haiti, Repubblica Democratica del Congo (RDC) e Timor Est. Queste accuse sono diventate più comuni con l’aumento della portata di queste missioni. Nel 2006, ad esempio, ci sono state 357 denunce di sfruttamento e abusi sessuali che hanno coinvolto le forze di pace delle Nazioni Unite. Tuttavia, le forze di pace colpevoli di violenze sessuali e altri crimini di guerra perpetuati durante le operazioni hanno goduto sempre di un certo livello di impunità sia nei loro paesi d’origine che da parte delle Nazioni Unite. Sarebbe infatti controproducente per le Nazioni Unite indagare in modo approfondito tutte le denunce di violazioni, con il rischio di andare a compromettere quella che è “l’immagine” dei caschi blu, come stabilizzatori e portatori di pace. Bisogna inoltre considerare che una ampia parte dei caschi blu proviene da paesi, dell’Asia e dell’Africa , in cui la tutela e il rispetto dei diritti umani non è certo una priorità. Purtroppo, abusi e crimini sono stati commessi anche da soldati di paesi occidentali, nel 2014, truppe internazionali in servizio come forze di pace nella Repubblica Centroafricana avrebbero abusato sessualmente bambini in cambio di cibo o denaro. I presunti colpevoli provenivano in gran parte da membri dell’operazione militare francese Sangaris, che operava su autorizzazione del Consiglio di sicurezza ma non sotto il comando delle Nazioni Unite . Stando ad un’indagine di Associated Press, negli ultimi 12 anni sarebbero oltre 2.000 le denunce di violazioni e abusi da parte dei caschi blu.
Per il momento le Nazioni Unite hanno fatto poco per porre un freno a tali crimini, non avendo un vero e proprio potere legale per punire i colpevoli, anche nei casi in cui le indagini abbiano confermato abusi da parte dei caschi blu non si è andati oltre alla segnalazione ai governi dei paesi di provenienza. Se poi siano stati presi provvedimenti verso questi soldati nei loro paesi non è dato saperlo. Le missioni di pace delle Nazioni Unite svolgono un ruolo fondamentale nello scenario internazionale come strumento utile a mitigare i conflitti, e negli anni queste missioni hanno ottenuto anche diversi successi. Essendo parti terze al conflitto e provenendo da paesi diversi, i caschi blu, sono spesso molto più tollerati dalla popolazione locale rispetto alle operazioni militari guidate da un singolo stato. Proprio per mantenere questo ruolo fondamentale, servono maggiori controlli sulle truppe dispiegate e che le denunce di abusi non vengano “nascoste sotto il tappeto” ma affrontate per punire i colpevoli.
[di Enrico Phelipon]
Irruzione delle forze dell’ordine in casa degli attivisti di Extinction Rebellion
Oggi 4 febbraio alle ore 12:00 a Roma, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione, senza un regolare mandato, in un appartamento situato in via Cattaneo dove erano presenti ragazzi che avevano partecipato alla campagna “Ultima Generazione – Assemblea Cittadina Ora” organizzata dal gruppo ecologista Ultima Generazione, parte di Extinction Rebellion.
Giornalisti locali presenti sul posto, hanno riferito che i ragazzi, tra cui alcuni minorenni, sono stati trattenuti diverse ore senza potere comunicare, nonostante all’interno dell’appartamento non fossero state rinvenute ne armi, ne sostanze proibite e i ragazzi non avessero opposto resistenza. Le forze dell’ordine hanno in seguito riferito ai giornalisti che l’operazione era legata al rispetto delle norme Covid negli appartamenti in affitto tramite AirBnB. Nonostante, a quanto riferito, nessun altro appartamento dello stabile sia stato perquisito, ad eccezione di quello dove si trovavano gli attivisti di Extinction Rebellion.
Dopo alcune ore, le forze dell’ordine hanno poi deciso di portare i ragazzi (5 tra cui una minorenne) in questura. Tra questi, uno è stato portato fuori dallo stabile in manette. Nei giorni scorsi in seguito alle azioni da parte del gruppo alla sede del ministero alla Transizione Ecologica (MiTe), alcuni attivisti erano stati trattenuti in questura per diverse ore, mentre altri erano stati “accompagnati” alla stazione Termini ed “invitati” a lasciare la città’. Durante l’azione i militanti del gruppo Ultima Generazione si erano limitati a danneggiare la facciata del ministero con della vernice. Nonostante questo il ministro Cingolani, aveva dichiarato che l’azione alla sede del MiTe fosse da considerarsi come “un attacco e non come attivismo”.
Gli obiettivi della campagna portata avanti dai membri dal gruppo di Extinction Rebellion sono due: in primis, sensibilizzare i cittadini sulle problematiche legate ai cambiamenti climatici tramite l’organizzazione di un’Assemblea Cittadina nazionale con il potere di deliberare su queste tematiche. Il secondo punto invece, è ottenere un incontro pubblico con i vertici del governo, incluso il premier Mario Draghi, per confrontarsi e cercare soluzioni alla crisi climatica globale. Gli attivisti hanno inoltre comunicate che fino a che tali richieste non verranno considerati il gruppo continuerà con le azioni, non violente, di disobbedienza civile.
Curare nel rispetto della Costituzione: è nata la Società italiana di medicina
Recentemente è stata fondata la Società Italiana di Medicina (Sim), una rete di associazioni impegnate nella tutela della Salute. All’interno delle stesse, infatti, vi sono medici ed odontoiatri che rivendicano il diritto-dovere di operare in piena libertà e autonomia, senza alcuna pressione, imposizione, condizionamento economico, politico o di qualsiasi natura. Sostanzialmente l’intento – come si legge sul sito ufficiale della Sim – è quello di tutelare la salute dei pazienti individuando le cure migliori nel rispetto del codice deontologico e del dettato costituzionale. Quanto scritto finora, però, è semplicemente una sorta di riassunto di quelle che sono le ragioni alla base della creazione della Sim nonché degli obiettivi da essa perseguiti, che in realtà sono molto vasti. Proprio per questo abbiamo intervistato il Dr. Luigi Marcello Monsellato, presidente e coordinatore della Sim, che ci ha spiegato in maniera dettagliata quali sono i principi che guidano la Sim ed i motivi che hanno determinato la sua nascita.
Cosa vi ha spinto a creare la Sim?
Sicuramente il fatto che stiamo vivendo una situazione davvero assurda a livello medico-sanitario. Purtroppo i medici sono stati costretti ad adeguarsi a delle imposizioni che noi della SIM reputiamo anticostituzionali, ed è proprio per far fronte a questo malcontento che serpeggia tra noi che abbiamo deciso di creare la Sim, che è una rete di associazioni. Noi infatti non accettiamo persone singole ma solo associazioni, in modo tale da riuscire col tempo a creare una massa critica.
Su cosa si basa la medicina in cui voi credete?
Noi partiamo dal fatto che la medicina deve ovviamente basarsi sulle prove. Inoltre deve fondarsi sulla prevenzione primaria, sulla profilassi e soprattutto sulla terapia personalizzata. Ciò in quanto, se ad esempio si guarda al Covid, si nota che non tutti vengono colpiti allo stesso modo dal virus: moltissime persone non vengono minimamente lambite da esso, altre sono positive ma asintomatiche, altre ancora hanno pochi sintomi ed infine pochissimi individui hanno sintomi importanti. Dunque è fondamentale valutare ad personam rischi e benefici di qualsiasi trattamento, perché ognuno ha una differente capacità di reagire alle minacce esterne. Il nostro approccio perciò è improntato a curare la persona piuttosto che una realtà esterna. Pensiamo che non esista un problema esterno, ma che l’esterno crei un problema all’interno poiché quest’ultimo glielo consente: in pratica, una realtà esterna può incidere nel momento in cui c’è un terreno fertile che glielo permette.
Dunque ritenete anche che sia importante favorire un corretto stile di vita?
Certamente. Bisogna offrire alle persone uno stile di vita adeguato al benessere ed alla salute. Il nostro infatti è un progetto di educazione al vivere bene, il che implica tutta una serie di fattori quali quello di seguire una corretta alimentazione e di fare attività fisica.
Cosa pensate del modo in cui le istituzioni hanno gestito la pandemia?
Premetto che noi vogliamo evitare uno scontro con le istituzioni: vogliamo semplicemente un confronto – che stiamo chiedendo da mesi – con cui dare voce a due diverse visioni della stessa realtà. Ovviamente non escludiamo il fatto che ci sia un’emergenza a cui bisogna far fronte con i metodi classici della medicina ufficiale, tuttavia vi sono varie criticità legate al modo in cui il governo ha risposto alla pandemia. Basti pensare che i tabaccai sono sempre rimasti aperti e le sigarette sono state vendute non tutelando così la salute delle persone. Quindi torniamo al discorso di prima del corretto stile di vita, che non è stato preso affatto in considerazione dalle istituzioni, le quali hanno continuato a sostenere che l’unica soluzione risiedesse nel vaccino. Si pensi poi alla famosa vigile attesa e tachipirina: abbiamo tantissime dimostrazioni di medici – me compreso – che ribellandosi a queste linee guida governative, e curando il paziente da subito, hanno ottenuto ottimi risultati.
A proposito di medici, all’interno della Sim ci sono nomi noti?
Sì, ci sono diversi medici e professori universitari noti che hanno deciso di abbandonare il potere ed il prestigio che avevano acquisito per cercare di riappropriarsi di concetti quali la libertà ed il valore. Personaggi ormai alla ribalta che spiegano in maniera inequivocabile che esiste anche un altro modo di vedere le cose, come il Dr. Luca Speciani o il pediatra Eugenio Serravalle.
La vostra idea è quella di fondare una nuova medicina o in realtà volete un “ritorno alle origini”?
Vogliamo un recupero della medicina nel senso più vero del termine. Per noi non esiste un’altra medicina, esiste semplicemente la medicina così come è sempre stata e con la quale però purtroppo negli ultimi tempi abbiamo perso il contatto. La medicina adesso è diventata eccentrica rispetto ai bisogni del paziente nonché influenzata da pressioni economiche. Noi invece vogliamo una medicina libera.
Quindi, in conclusione, quali sono i principi fondamentali perseguiti dalla SIM?
Sono i seguenti: libertà di espressione, libertà di cura, libertà di terapia ed assenza di conflitto di interessi con le aziende farmaceutiche.
[di Raffaele De Luca]
Monica Vitti: “oltre”
«Scoprire di far ridere è come scoprire di essere la figlia del re.»
Ha segnato la storia Monica Vitti e non solo della settima arte. Interprete poliedrica e fondamentale del cinema del Novecento, artista camaleontica e donna squisitamente complessa, Monica Vitti è stata prima di tutto una mente in cerca di umanità vera, cruda, travolgente. Nata a Roma nel 1931, Maria Luisa Ceciarelli – questo il vero nome – è riuscita con garbo, eleganza e raffinata forza a fare un grande regalo al pubblico: riflettere la sua contemporaneità donando sé stessa, completamente. Oltre all’indiscutibile capacità di saper trasmettere veramente, Monica Vitti è ed è stata tanto amata perché affascinata dal caos della vita, tanto da farsi avvolgere da esso, innamorata. Con un atto di coraggio infinito, l’attrice musa di Antonioni ha stralciato stereotipi quando questi quasi non erano identificati come tali.
«Mi concedo un unico grande lusso: rifiutare.»
A partire dalla sua fisicità, ben diversa dalla donna giunonica ben più in voga negli anni Sessanta (anni in cui debuttò), fino al timbro della sua voce, al suo essere diva perché incoronata dagli altri come tale, nonostante lei della “diva” riconoscesse di non avere i tratti caratteristici, la corporatura adeguata, il modo di fare usuale…ma, soprattutto, della diva la Vitti non voleva avere nulla. E proprio questo nulla l’ha resa “tutto”.
«Le attrici, diciamo bruttine, che oggi hanno successo in Italia lo devono a me. Sono io che ho sfondato la porta.»
Indefinibile non perché incomprensibile ma perché capace di immedesimarsi nei ruoli più disparati senza mai prendere nessun personaggio alla leggera, donando così voce e dignità a tutte le donne a cui ha dato corpo e anima.
«Le donne mi hanno sempre sorpresa: sono forti, hanno ancora la speranza nel cuore e nell’avvenire.»
Figure cinematografiche che oggi sarebbero vissute forse in maniera diversa ma che hanno posto le basi artistiche per un necessario cambiamento sociale che lentamente provava a farsi strada. E vista la sorprendente inscindibilità tra la vita e la recitazione della grande attrice italiana recentemente scomparsa, non solo nei film ma nella stessa vita la Vitti è stata esempio di donna che esce e si libera da ciò che è dovuto. Negli anni della sua brillante carriera risultava ancora difficile ammettere di volersi realizzare come donna a livello professionale e non forzatamente con la famiglia stereotipata. “Famiglia” che lei non ha voluto per dedicarsi alla sua vocazione ma famiglia tipica che poi l’attrice stessa rappresentava eccellentemente nei suoi lavori. E se il cinema coglie la vita ed è riflesso stesso di quest’ultima, attraverso le pellicole di cui la Vitti è stata protagonista gli italiani rivedevano le proprie assurdità, mentre il sussurro del bisogno di una trasformazione sociale entrava nei loro cuori.
«A 14 anni e mezzo, sì. ho deciso che non mi sarei mai sposata, e non avrei mai avuto un figlio. perché lo ritengo in effetti una delle cose più difficili che una donna possa fare. non solo avere un figlio, ma aiutarlo a vivere […] e siccome io, a quell’età avevo già un’intenzione, quella di recitare, sapevo che le due cose insieme non si potevano fare. Allora dovevo scegliere e ho scelto. io non voglio un figlio per nessun motivo al mondo, ce ne sono tanti!»
E così Monica Vitti si è imposta, rifiutando di coprirsi di un velo d’ipocrisia, in un elegante mettersi a nudo come persona, come donna, come artista. A sua immagine sono stati cuciti ruoli indelebili per la storia del cinema italiano: Monica Vitti ha rappresentato una, cento, mille donne e di esse le infinite e articolate realtà interne ed esterne. Non solo, lo ha fatto in un momento storico unico nel suo genere, in quelli che sono stati film specchio di una società indifferente e in cerca di bisogni creati. Pellicole che l’hanno incoronata come l’antitesi della sex symbol, leggiadra musa immersa in un’atmosfera senza eguali. Prima scrigno dell’inquietudine, del nonsense, del silenzio assordante (come negli incredibili personaggi della trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni) poi mattatrice mentre si destreggiava con perfetta armonia in ruoli del tutto diversi (con i film di Monicelli, Scola, le iconiche collaborazioni con Alberto Sordi, Gigi Proietti…) affermandosi come l’attrice più alta della commedia italiana. La grande qualità di una donna che recitava “Per non morire”, senza inganni o stratagemmi ma con la tenacia d’essere ciò che desiderava.
«Faccio l’attrice per non morire, e quando a 14 anni e mezzo avevo quasi deciso di smettere di vivere, ho capito che potevo farcela, a continuare, solo fingendo di essere un’altra, facendo ridere il più possibile.»
Un’attrice che aveva grande rigore, cultura e intelligenza: aveva studiato molto la Vitti e aveva ancora fame, si immergeva nei ruoli emotivamente, sì, ma con incredibile tecnica e dedizione. Aveva frequento la Silvio D’Amico e continuava a voler apprendere dall’ininterrotto flusso della vita e della sua stellata carriera. Non si prendeva sul serio, o forse era talmente cosciente dell’immensità di un mondo fatto più di sentimenti che di realtà tangibili, da rispondere con un sorriso, tanto importante per lei perché nato dalla consapevole coesistenza di gioia e dolore.
«Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all’angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita.»
Dal drammatico al comico, Monica Vitti sapeva incarnare i personaggi senza mai cadere nel grottesco o in una qualche scontata caricatura, dando uno schiaffo morale a chi sosteneva – e sostiene – i luoghi comuni sulle donne tanto nel drammatico quanto nel comico. In oltre trentacinque anni di carriera, Monica Vitti ha mostrato come essere incredibilmente affascinanti facendo divertire, come essere felici nell’essere tristi, come essere divertenti con estrema eleganza e femminilità, senza bisogno di travestimenti strampalati. La “comicità al femminile” ha iniziato ad essere presa sul serio, “l’emotività femminile” ha potuto finalmente divenire “emotività umana”. Non debolezza, non fragilità, ma umana rappresentazione di un animo che in quanto tale va oltre il sesso, oltre il corpo, oltre le “etichette” mentre mormora deciso “Tutte le volte che ho cercato di comunicare con qualcuno, l’amore è andato via” (La notte, 1961) . Oltre l’immagine dell’interprete, oltre la donna, oltre il corpo e le apparenze… Monica Vitti sapeva di avere la grande responsabilità di dare voce al silenzio. Monica Vitti lascia parti di sé non solo nel cinema ma anche a teatro, nel piccolo schermo, nel varietà, nella radio…nei libri (Sette sottane del 1993 e Il letto è una rosa del 1995) e ancora nel mondo cinematografico come sceneggiatrice e infine regista (con Scandalo Segreto, del 1990). “L’angelo biondo” lascia infine ritagli del suo spirito in tutti coloro che l’hanno amata come professionista e come donna dalla profondità tanto immensa da essere “mille” e… oltre.
«Con il mare ho un rapporto travolgente, quando lo vedo muoversi, impazzire, calmarsi, cambiare colore, rotta, è il mio amante.»
[di Francesca Naima]










