domenica 11 Maggio 2025
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Il ritorno delle Grandi Navi a Venezia: lo hanno chiesto Zaia e il sindaco Brugnaro

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Il caso della grandi navi da crociera tornate a solcare il canale della Giudecca di Venezia provocando l’immediata protesta dei cittadini veneziani si arricchisce di un nuovo particolare che chiama in causa il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, e il presidente del Veneto, Luca Zaia. Secondo quanto dichiarato in una intervista da Francesco Galietti –  direttore di Clia Italia, la società che riunisce le compagnie da crociera – sarebbero stati proprio i due amministratori a chiedere di far tornare le navi da crociera all’interno della laguna.Sono gli stessi Zaia e Brugnaro che avevano firmato il “piano di allontanamento” poi ratificato dal governo che prevedeva l’esatto opposto, ovvero che le grandi navi non avrebbero più lambito piazza San Marco.

«Certo ce lo hanno chiesto loro insieme a tutta la comunità economica della città di Venezia», ha affermato Galietti riferendosi al presidente di Regione leghista e al sindaco appartenente al movimento Coraggio Italia, il neonato partito da lui fondato insieme all’ex Forza Italia Giovanni Toti. Vero che il piano di allontanamento prevedeva che le navi sarebbero attraccate al di fuori della laguna compatibilmente con le portata dei porti alternativi, non ancora sufficienti ad ospitare l’intera mole di navi solitamente di passaggio per la Serenissima. Tuttavia non è il caso di sabato: qui le autorità locali avrebbero chiesto a Galietti di far passare per il canale della Giudecca una “bestia” da 92 mila tonnellate di stazza per espressa volontà e non perché non vi fosse un’alternativa.

In risposta il Comitato No Grandi Navi ha annunciato nuove iniziative di protesta dopo quella spontanea di sabato. «Quello che è successo ieri è il naturale esito di 9 anni di politiche inesistenti, di prese in giro che costano quotidianamente danni alla salute e alla salvaguardia di Venezia e della laguna. Sono già due i decreti che vietano alle navi da crociera che ogni estate attraversano la città di entrare in laguna: a nulla sono serviti sembra. Le compagnie crocieristiche sono al di sopra di qualsiasi legge sembra. Bene: la città non ci sta. Questo è solo l’inizio, indietro non si torna!». Questo il testo del comunicato diffuso.

Pakistan: scontro tra due treni, almeno 30 morti

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In Pakistan, almeno 30 persone hanno perso la vita dopo che un treno intercity si è schiantato contro un treno espresso che era precedentemente deragliato. Nello specifico l’incidente si è verificato questa mattina vicino alla città di Daharki, nella provincia sudorientale del Sindh. Inoltre, secondo quanto riferito da un portavoce delle ferrovie nazionali, vi sono anche decine di feriti nonché diversi passeggeri ancora intrappolati nelle carrozze.

Birmania: militari uccidono 20 civili

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Continuano le violenze dell’esercito in Birmania: secondo quanto riferito da agenzie di stampa locali i militari avrebbero ucciso 20 persone durante l’irruzione nel villaggio di Hlayswe, 150 km a nord-ovest di Rangoon. Il blitz sarebbe stato ordito alla ricerca di armi e militanti dell’opposizione anti-golpista. I militari hanno preso il potere nel Paese lo scorso 1 febbraio, con un colpo di stato.

Ancora non hai sparato, ma lo farai: la polizia predittiva è già realtà

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Nel 1956, lo scrittore fantascientifico Philip K. Dick aveva ipotizzato un futuro in cui dei mutanti noti come “precog” sarebbero stati in grado di prevedere ogni genere di crimine, talento che a sua volta è stato sfruttato per consolidare una civiltà utopica che, tuttavia, si reggeva su basi compromesse. Il protagonista del romanzo, John Allison Anderton, accusato ingiustamente di un omicidio potenziale, fugge dalla polizia solo per finire nella soffocante spirale di una profezia autoavverante che lo obbliga infine a compiere il crimine per cui era stato originariamente accusato.
Come molti d...

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Burkina Faso: attacco jihadista provoca almeno 100 morti

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Secondo quanto riportato dal governo del Paese, circa cento persone sono state uccise la notte scorsa in Burkina Faso. L’attacco è avvenuto al villaggio di Solhan, nella regione settentrionale del Sahel, zona dove sono attivi gruppi jihadisti. Secondo una fonte locale, l’attacco avrebbe prima preso di mira la postazione degli ausiliari dell’esercito e poi le case di diversi abitanti, che sono stati uccisi. Si tratta dell’attacco più sanguinoso dal 2015. Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.

Le Grandi Navi tornano a Venezia: scatta la protesta dei cittadini

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Appena due mesi fa il Governo italiano aveva ratificato il “piano di allontanamento” che decretava che le mega navi da crociera con stazza superiore alle 40 mila tonnellate non sarebbero più transitate attraverso Venezia. Oggi, invece, i cittadini del capoluogo veneto si sono svegliati vedendo il colosso MSC Orchestra attraccato al porto cittadino, con la sua stazza di 92 mila tonnellate, oltre il doppio del consentito. Immediate sono partite le proteste, organizzate dal Comitato No Grandi Navi. In poco decine di piccole imbarcazioni hanno invaso il porto circondando la nave da crociera, mentre la banchina ha iniziato a riempirsi di cittadini accorsi per protestare.

La MSC Orchestra ha attraversato il canale scortata da cinque rimorchiatori verso le ore 16:00 di oggi 5 maggio. Una flotta di piccole barche l’ha accolta insieme a una riva piena di persone con fischi, cori e grida. Una rabbia evidentemente indirizzata anche contro il governo, che si era preso l’impegno di non fare attraversare più Venezia dalle grandi navi da crociera, sancendolo con la firma di ben quattro ministri: Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Dario Franceschini (Cultura), Massimo Gravaglia (Turismo) ed Enrico Giovannini (Infrastrutture).

Il passaggio delle grandi navi attraverso Venezia è causa di gravi danni ambientali. Lo ha provato una ricerca condotta dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia pubblicata sulla rivista scientifica Nature. Le “fotografie acustiche” scattate dai ricercatori hanno dimostrato che ogni passaggio genera un mini-tsunami con il risultato di aver reso i fondali della laguna martoriati da crateri, buche e solchi scavati da chiglie o eliche. Ogni anno, secondo i ricercatori, le navi da crociera smuovono un milione di metri cubi di sedimenti provocando l’aumento della profondità dei fondali nonché della portata delle maree.

Argentina, la marcia delle donne indigene contro la devastazione ambientale

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Una marcia di quasi 2.000 chilometri per dire basta alla devastazione della terra per fini economici. Questa la protesta pacifica portata avanti in Argentina da migliaia di donne in seno al Movimento delle Donne Indigene per il Buen Vivir. Non è la prima volta che marciano. In questo caso, partite il 14 marzo da un territorio recuperato in Patagonia, la destinazione è stata la capitale Buenos Aires. La causa scatenante la mobilitazione sarebbe stato il susseguirsi di incendi che ha distrutto migliaia di ettari di foresta e di territorio indigeno ancestrale. Tuttavia c’è molto altro. Il governo ha imputato il tutto ai fattori meteorologici e alla noncuranza ambientale, ma le donne indigene non credono a questa versione. Le comunità locali delle province interessate, infatti, lottano da tempo contro diversi progetti idroelettrici e di estrazione mineraria che minacciano costantemente la loro terra. Di conseguenza, che dietro a questi incendi ci siano interessi politici ed economici è un’ipotesi verosimile oltreché molto diffusa tra i gruppi del luogo.

Non a caso, la marcia è partita proprio in occasione della “Giornata internazionale di azione contro le dighe e per i fiumi, l’acqua e la vita”. Ma il messaggio che vuole trasmettere è decisamente di più ampio respiro. Come denunciare gli impatti negativi del modello di sviluppo argentino fondato sullo sfruttamento dei territori. Più in generale le donne e i discendenti indigeni tutti, lottano per fermare il ‘terricidio’: «ovvero – ha spiegato l’attivista Moira Millán – la conseguenza del modello di civilizzazione dominante, che sta mettendo a rischio il futuro sul pianeta e che oggi si manifesta attraverso il cambio climatico e i suoi effetti». Proprio la sua comunità, ad esempio, è messa a rischio da un progetto idroelettrico chiamato La Elena: 6 dighe pronte a inondare oltre 10mila ettari di bosco.

C’è poi la questione del Chineo, altra causa scatenante la marcia. Una tradizione ripugnante portata avanti dalla popolazione ‘bianca’ nell’Argentina del nord nei confronti delle bambine indigene di etnia wichis: uno stupro di gruppo condotto dai più giovani come rito di passaggio. «Lo scopo della pratica – ha dichiarato la portavoce del Movimento Juana Atene – è di marcare la proprietà sui corpi delle vittime. Non ha nulla a che fare con la cultura tipica del mondo indigeno. È arrivata con la colonizzazione e continua ad essere realizzata nelle province settentrionali in totale impunità». Per questo e per la salvaguardia della terra c’è bisogno che le donne in marcia, troppo a lungo ignorate, vengano ascoltate. Chiedono solo questo e lo fanno camminando nella speranza di trasmettere un messaggio universale: caminamos para sanar, camminiamo per curare.

[di Simone Valeri]

Putin annuncia: il primo tratto del gasdotto Ue-Russia è completo, nonostante gli Usa

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Il Presidente russo, Vladimir Putin, ha affermato nella giornata di ieri che il primo tratto del “Nord Stream 2”, il gasdotto che attraverso il Mar Baltico collega i giacimenti di gas della Siberia all’Europa occidentale , è stato completato. Tali parole sono state pronunciate presso il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, durante il quale Putin ha sottolineato che anche il tratto sottomarino è stato terminato, mentre i lavori sulla seconda sezione del Nord Stream 2 stanno continuando. Quest’ultimo infatti è composto da due linee di gasdotto con una capacità totale di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno e, a tal proposito, il presidente ha affermato che la linea base è «pronta a pompare gas nel Nord Stream 2» ed iniziare così a rifornire i consumatori in maniera conforme agli standard ambientali.

Riguardo tale progetto, però, si dice preoccupato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale ha recentemente affermato che Kiev rischierebbe di perdere circa 3 miliardi di dollari l’anno se la Russia smettesse di far transitare il gas attraverso la rete di tubi terrestri di costruzione sovietica che attraversa il paese. Tuttavia, i funzionari russi hanno risposto dicendo che non ci sono piani a breve termine che prevedono di terminare le forniture e ricordando anche che gli attuali accordi di transito saranno rinegoziati solo al momento della loro scadenza, ossia nel 2024.

La realizzazione del Nord Stream 2 dunque procede a gonfie vele, nonostante la forte opposizione attuata da parte degli Usa: il Dipartimento di Stato dell’ex presidente Donald Trump, infatti, aveva emesso diverse restrizioni e misure finanziarie contro le aziende coinvolte nella sua costruzione. Ed anche il nuovo presidente Joe Biden si è schierato contro di esso definendolo un pessimo affare per l’Europa e minacciando di applicare sanzioni economiche. Ma nonostante tutto ciò il progetto prosegue ed è costantemente sostenuto dai funzionari della Germania, dove esso terminerà.

[di Raffaele De Luca]

Cina: approvato il vaccino Sinovac per fascia d’età 3-17 anni

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La Cina ha approvato la somministrazione del vaccino anti Covid Sinovac per la fascia di età che va dai 3 ai 17 anni. Lo ha affermato alla tv di stato cinese Cctv il presidente dell’azienda farmaceutica, Yin Weidong, il quale ha dichiarato che i risultati preliminari della sperimentazione hanno mostrato una buona efficacia del siero su bambini e ragazzi nonché un rischio di effetti collaterali ridotto. Al momento, però, ancora non è chiaro quando inizieranno le somministrazioni nei confronti dei minori, ed a tal proposito Weidong ha dichiarato che saranno le autorità cinesi a deciderlo, in base alle strategie vaccinali.

L’App anti-Covid viola la privacy: il Garante boccia il governo italiano

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Il Garante per la protezione dei dati personali ha bloccato provvisoriamente il trattamento degli stessi effettuato da parte della società “Mitiga”, la quale gestisce l’app “Mitiga Italia”. Quest’ultima infatti aveva “esordito” il 19 maggio scorso ed era stata utilizzata per consentire l’ingresso ad un evento calcistico (la finale di Coppa Italia) esclusivamente ai tifosi in possesso di certificazione attestante l’avvenuta vaccinazione, la guarigione o, in alternativa, la recente negatività al Covid-19. Tuttavia, il Garante ha sottolineato come ciò non fosse legittimo in quanto al momento non esiste una «valida base giuridica per il trattamento di dati, anche particolarmente delicati come quelli di natura sanitaria», finalizzato ad accertare la situazione “Covid free” di coloro che partecipano ad un evento sportivo o ad altre manifestazioni pubbliche. E proprio per questo la misura «si è resa necessaria», in quanto vi è la possibilità che l’app Mitiga venga in futuro utilizzata per concedere l’accesso ad altri eventi o spettacoli.

In più, la società Mitiga non avrebbe dovuto mettere a disposizione questa app per perseguire tale fine: essa infatti aveva sottoposto il mese scorso l’applicativo all’Autorità ma, non essendo passato il tempo previsto dal Regolamento per una decisione a riguardo da parte della stessa, Mitiga «avrebbe comunque dovuto astenersi da ogni trattamento di dati». Per questo il blocco, oltre ad avere effetto immediato, «si protrarrà per il tempo necessario a consentire all’Autorità la definizione dell’istruttoria avviata».

Detto ciò, non si tratta della prima volta che il Garante per la protezione dei dati personali evidenzia la mancanza di una base giuridica adeguata sulla cui base possano essere trattati tali dati. Già ad aprile, riferendosi al cosiddetto “Decreto riaperture”, aveva sottolineato tramite un provvedimento che esistessero gravi criticità legate alla volontà del governo di introdurre i pass vaccinali ed aveva affermato che fosse necessario un «intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone». Infatti, solo in base ad una legge statale (e non con un decreto) può essere subordinato l’esercizio di determinati diritti o libertà all’esibizione del pass.

[di Raffaele De Luca]