A quattro mesi esatti dal colpo di stato militare, non si fermano le proteste dei cittadini birmani. Ancora ieri manifestazioni si sono tenute in varie città della nazione e fonti locali riportano l’uccisione di cinque manifestanti da parte delle forze di polizia. In diverse città (a partire da Yangon) si sono negli ultimi giorni registrati attentati ed esplosioni. Atti non rivendicati che il governo attribuisce ai manifestanti e che vengono utilizzati per giustificare la repressione, ma che secondo i manifestanti sono invece opera degli stessi militari.
Proteste contro il coprifuoco in tutta Italia
In molte città italiane è stato un sabato sera di proteste contro il coprifuoco, con gruppi di cittadini che si sono dati appuntamento per passeggiate “disobbedienti” dopo le ore 22. Tante persone a Bologna, fronteggiate dalla Guardia di Finanza. Centinaia di persone, principalmente ragazzi e ragazze, hanno sfidato i divieti a Cuneo con una lunga passeggiata per le vie cittadine, mentre a Parma un gruppo di manifestanti più ristretto e adulto ha avuto momenti di tensione con le forze dell’ordine. Ma, nel silenzio dei media locali e nazionali, le proteste sono avvenute in tante città: da Lipari a Lugo, passando per Cesenatico, Lecce, Salerno e molte altre.
Afghanistan: inizia ritiro di truppe Usa e Nato
È formalmente iniziato oggi il ritiro delle truppe americane e di quelle Nato dall’Afghanistan. Secondo i piani, tutti i diecimila soldati ancora sul territorio saranno ritirati entro la data simbolica del prossimo 11 settembre. I talebani hanno tuttavia minacciato di compiere attacchi contro le truppe in quanto secondo gli accordi con gli Usa il ritiro avrebbe dovuto essere già concluso.
Europa: la nuova legge contro il radicalismo digitale rischia di aumentare la censura
Venerdì 28 aprile 2021 il Parlamento Europeo ha approvato ufficialmente una legge per contrastare la diffusione di contenuti digitali di matrice terroristica. La proposta di legge, pensata già nel 2018, era stata presentata il 16 marzo e votata nel mese di aprile. Impone alle piattaforme digitali di rimuovere contenuti di matrice terroristica nell’arco di un’ora. Sarà applicata a partire da 12 mesi dopo la pubblicazione dell’EU’s Official Journal.
Lo scopo dichiarato della legge è quello di combattere la radicalizzazione giovanile, che avviene principalmente online, mettendo un filtro su contenuti quali streaming di attività terroristiche, materiali che incitano al reclutamento e istruzioni sulla fabbricazione di esplosivi. Alcune eccezioni sono i contenuti destinati alla ricerca, all’educazione, all’arte e al giornalismo. Le piattaforme, una volta ricevuto un avvertimento dalle autorità nazionali rispetto all’esistenza di un contenuto sospetto, devono procedere ad eliminarlo entro un’ora. Se questo non avviene, devono renderne conto. Non sono costrette a monitorare i contenuti o filtrarli, ma sono tenute a rispondere agli avvertimenti degli stati membri. Per quanto riguarda le aziende e piattaforme che rifiutano di collaborare, queste rischiano delle sanzioni monetarie.
Ci sono degli obblighi di trasparenza per le piattaforme: informazioni sul contenuto, identificazione e rimozione devono essere oggetto di pubblico scrutinio. Nonostante ciò, i gruppi di difesa dei diritti civili si sono schierati contro questa legge, che temono si renderà responsabile di una forma di censura digitale, peraltro completamente automatizzata (a giudicare la natura del contenuto digitale non sarà una persona, ma un insieme di intelligenza artificiale, algoritmi e filtri). Anche molti parlamentari hanno espresso la preoccupazione che di questa legge si finisca a fare un uso inadeguato, fino a bloccare contenuti legittimi e creare uno scomodo precedente di censura digitale.
Ma le preoccupazioni sono anche di natura economica: il limite di un’ora è molto ristretto e potrebbe facilitare le aziende e piattaforme più grandi e ricche, penalizzando quelle più piccole, che non sempre hanno le possibilità materiali e finanziarie per gestire un controllo così serrato sui contenuti. Il mercato dei servizi digitali soffre già sufficientemente del monopolio di giganti come Google e Facebook, e questa legge potrebbe contribuire a sopprimere la competizione. Oltretutto, avere solo un’ora a disposizione, rischiando multe e sanzioni in caso di mancato intervento, potrebbe facilitare un giudizio affrettato dei contenuti e potrebbe quindi costituire una minaccia alla libertà di espressione.
[di Anita Ishaq]
Lampedusa: 4 sbarchi in poche ore, arrivate 532 persone
Questa notte 532 migranti sono arrivati a Lampedusa tramite quattro diverse imbarcazioni, che sono state soccorse (fra 12 miglia ed un miglio dalla costa) dalle motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza. Tutti i migranti sono stati poi sottoposti ad un controllo sanitario sul molo Favaloro e, successivamente, sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, dove al momento vi sono 572 persone.
India: incendio in ospedale, almeno 18 morti
In India almeno 18 persone hanno perso la vita in seguito ad un incendio scoppiato in un ospedale Covid. Lo hanno riportato i media locali, dai quali si apprende che le fiamme sono divampate all’interno dell’ospedale privato «Patel Welfare», nello stato occidentale del Gujarat. Inoltre il capo della polizia locale, Rajendrasinh Chudasama, ha affermato che si tratta di «16 pazienti e di 2 membri del personale sanitario» e che «altri 32 pazienti sono stati salvati dal personale dell’ospedale e trasferiti nelle strutture civili».
Greenpeace sanziona il Governo Draghi: solo “finzione ecologica”
Gli attivisti di Greenpeace, la Ong che si occupa di difendere l’ambiente, si sono recentemente recati a Roma per conferire simbolicamente ai Ministeri del governo nuove denominazioni, così da sottolineare il controverso atteggiamento dell’esecutivo nei confronti delle politiche ambientali. In tal senso, al Ministero della Transizione Ecologica è stata apposta la targa «Ministero della Finzione Ecologica», a quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile la targa «Ministero dei Treni Persi e dell’Immobilità elettrica», al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è stato dato il titolo di «Ministero per gli Allevamenti Intensivi ed Altre Attività Inquinanti» e, infine, il Ministero dello Sviluppo Economico si è trasformato nel «Ministero dello Sviluppo che Distrugge il Pianeta».
I membri di Greenpeace sono contrari, nello specifico, al contenuto del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) del governo Draghi, ossia il programma di investimenti che l’Italia intende attuare nei prossimi 5 anni per risollevare l’economia interna che a breve sarà inviato alla Commissione europea: esso dovrà infatti essere approvato da Bruxelles in quanto la maggior parte dei fondi provengono dall’Ue. Gli attivisti sostengono che il Pnrr, ad eccezione di alcuni buoni passaggi come «accumuli per rinnovabili e solare agrovoltaico», su ambiente e clima sia «davvero deludente». In tal senso, essi contestano il fatto che non vi sia nessun intervento serio per l’agricoltura ecologica, nessuna vera priorità per le energie rinnovabili e che vi sia una scarsa attenzione per la mobilità urbana sostenibile e per la cura della biodiversità. Inoltre, vi è una «porta spalancata per l’idrogeno blu di Eni, prodotto da gas usando tecniche rischiose e neppure convenienti». Per tutti questi motivi l’organizzazione ritiene che «nel PNRR della transizione ecologica si veda a malapena l’ombra».
A tutto ciò si aggiunge il fatto che lo scorso mese il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato 7 decreti Via (Valutazione impatto ambientale) aventi ad oggetto altrettanti rinnovi di concessioni minerarie, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione in diverse regioni d’Italia. Dunque, l’operato di quello che era stato definito dal premier Mario Draghi come un governo «ambientalista» suscita non pochi dubbi: la svolta verde necessaria per condurre il Paese verso un futuro più sostenibile sarà, con ogni probabilità, meno netta di quel che si pensava.
[di Raffaele De Luca]
Giappone: forte terremoto di magnitudo 6.8
In Giappone è stata registrata alle ore 3:27 (ora locale 10:27) una scossa di terremoto di magnitudo 6.8 davanti alla costa centro-orientale. In base ai dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano (Ingv) e del Servizio di monitoraggio geologico statunitense (Usgs), il sisma ha avuto ipocentro a 60 km di profondità ed epicentro a 38 km dalla città di Ishinomaki, nella regione di Tohoku, sull’isola Honshu.
Al momento, però, non sono stati segnalati danni a persone o cose e non è stato annunciato alcun pericolo di tsunami da parte delle autorità.
Covid: proteste dei giostrai in tutta Italia
In diverse città italiane si è svolta nella giornata di oggi la protesta dei lavoratori di Luna Park contro le misure anti Covid e contro la mancanza di ristori. Milano, Bologna, Firenze e Venezia sono solo alcune di esse. Ma una delle più grandi manifestazioni si è svolta a Torino, con un centinaio di camion che hanno viaggiato a passo d’uomo sulla tangenziale ed hanno bloccato il traffico per 7 ore. I manifestanti, a 13 mesi dalla chiusura a causa della pandemia, hanno chiesto di poter riaprire in sicurezza subito.






