mercoledì 14 Maggio 2025
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Due contratti sui vaccini Pfizer sono stati rivelati

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Nelle ultime settimane sono stati divulgati due testi completi dei contratti stipulati dall'azienda Pfizer per la vendita dei vaccini anti-Covid rispettivamente con Brasile ed Albania. Due testi quasi in fotocopia. Il primo, quello con il Brasile, certamente vero e privo di modifiche in quanto consultabile direttamente all'interno del Sistema Informativo Elettronico (SEI) del Ministero della Salute brasiliano: un documento che doveva rimanere riservato ma per accedere al quale sono state rivelate le chiavi di accesso. Qualche dubbio in più su quello con l'Albania (diffuso già a gennaio da una ...

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Incendi in Grecia: oltre mille evacuati

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Oltre mille persone sono state evacuate nella notte dall’isola di Evia, sul mare Egeo, a causa di gravi incendi. Secondo quanto riportato dai media greci la situazione è drammatica presso il villaggio di Ellinika, nel nord dell’isola, il quale è completamente circondato dalla fiamme ed ancora abitato da decine di residenti. Tutta la Grecia è avvolta dalle fiamme, con 154 incendi attivi nel paese.

Giustizia: la riforma Cartabia facilita l’archiviazione dei reati ambientali

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Il primo agosto sono partite le discussioni sui numerosi emendamenti che sono stati suggeriti per la recente riforma della giustizia. Proposta dall’attuale ministro della giustizia Marta Cartabia, la legge è stata approvata all’unanimità dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 luglio, ma è stata poi pesantemente criticata. Ad attrarre le maggiori perplessità è stata l’introduzione del concetto di “improcedibilità” per processi che superino dei tempi limiti prestabiliti. Già accusata di favorire l’archiviazione di reati molto gravi come quelli di matrice mafiosa, l’improcedibilità potrebbe colpire anche i reati di disastro ambientale, annullando più di 20 anni di lotta che gli ambientalisti hanno condotto per vederli annoverati nel nostro codice penale.

La riforma della giustizia proposta da Marta Cartabia ha origine nei rapporti italiani con l’Unione Europea e con il recente piano di ripresa post-pandemia. L’Italia è stata ripresa molte volte dall’Europa, nel corso degli anni, per la lentezza dei suoi processi penali e civili – che non ha eguali all’interno dell’Unione. Ora, l’UE ha deciso di imporre all’Italia una riforma dei tempi del suo sistema giudiziario, per poter accedere ai finanziamenti post-covid del programma Next Generation EU.

Lo scopo della legge è quindi fondamentalmente quello di abbreviare i tempi giudiziari, e proprio per questo è stato introdotto il tanto discusso concetto di “improcedibilità”. Il superamento di certi termini temporali per il giudizio, di appello e di cassazione (rispettivamente due anni e uno) determina automaticamente che il caso non è più perseguibile. Si archivia il processo, anche se non scompare il reato. Questo servirebbe a rendere il procedimento più veloce ed efficiente, ma è stato criticato perché proprio la lentezza ed inefficienza strutturali del nostro sistema giudiziario potrebbero causare l’improcedibilità di molti crimini gravi. Un risultato piuttosto paradossale.

Alcuni crimini considerati particolarmente gravi, come i reati di mafia, di terrorismo, violenza sessuale aggravata e traffico di stupefacenti, sono stati esclusi dall’improcedibilità. Questo non è però avvenuto per i reati di disastro ambientale, cui evidentemente non è stato dato molto peso. WWF, Legambiente e Greenpeace hanno contestato questa decisione negligente, e hanno proposto a loro volta un emendamento: inserire i reati di disastro ambientale nella lista dei reati non soggetti all’improcedibilità. «Senza la modifica chiesta da Legambiente, WWF e Greenpeace al testo presentato dal Governo, la cosiddetta riforma Cartabia, verrà di fatto tradita qualsiasi speranza di ottenere giustizia in nome del popolo inquinato», hanno dichiarato in una nota.

Il reato di disastro ambientale è stato ufficializzato in Italia con l’introduzione nel codice penale dell’articolo 452 quater. L’articolo definisce come disastro ambientale l’alterazione irreversibile (o reversibile ma particolarmente onerosa) dell’equilibrio di un ecosistema, soprattutto se comporta un’offesa alla pubblica incolumità. Questo provvedimento ha permesso di punire delitti ambientali come l’ex Ilva di Taranto, la discarica Resit in Campania, i Pfas in Veneto. Con la riforma Cartabia, si rischia di fare un enorme passo indietro in questo senso. Infatti, centinaia di casi di disastro ambientale potrebbero molto semplicemente essere archiviati come “improcedibili”.

Secondo Legambiente, l’ecomafia è un business che vale quasi 20 miliardi di euro. È oltretutto un business in crescita costante, ma con i recenti aggiustamenti del sistema penale, ottenuti con grande fatica, si stava piano piano arginando il problema. Il rischio è che tutti questi avanzamenti siano annullati con l’attuale riforma della giustizia.

[di Anita Ishaq]

In Francia i sindacati lanciano gli scioperi contro l’obbligo vaccinale

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In Francia, come previsto dal nuovo disegno di legge recentemente approvato dal Parlamento, a partire dal prossimo 15 settembre scatterà l’obbligo di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid per alcune categorie di lavoratori: nello specifico si tratta di tutti coloro che prestano servizio negli ospedali, nelle cliniche, nelle case di cura e nelle case di riposo, nonché dei vigili del fuoco. Non tutti i soggetti obbligati, però, accetteranno passivamente questa imposizione, dato che in questi giorni diversi sindacati hanno indetto scioperi a livello nazionale che si protrarranno a lungo.

In tal senso la Cgt, una confederazione sindacale francese che conta 700.000 membri, ha annunciato nella giornata di mercoledì di aver presentato un «avviso di sciopero illimitato a partire dal 9 agosto» ed ha chiesto ai suoi sindacati territoriali di «organizzarsi e mobilitarsi». Tale iniziativa ovviamente si fonda sui principi sostenuti dalla confederazione, che si oppone alla tessera sanitaria e all’obbligo vaccinale. A tal proposito negli scorsi giorni, insieme ad altre organizzazioni, aveva fatto presente al Consiglio costituzionale che la legge francese in questione si ponesse in contrasto con diversi principi costituzionali, quali il diritto al lavoro ed il divieto di discriminazione. Infatti, il Consiglio aveva il compito di pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della legge entro il 5 agosto, ma quanto auspicato dai firmatari di tale appello non si è verificato: l’istituzione francese ha convalidato gran parte di quanto era stato stabilito dal governo, confermando anche l’obbligo vaccinale per le categorie sopracitate.

Detto ciò, la Cgt non è di certo l’unica organizzazione sindacale ad aver proclamato uno sciopero in tutto il territorio francese con l’intento di opporsi al green pass e di rivendicare i diritti dei soggetti obbligati a vaccinarsi. Anche il sindacato SUD Santé Social ne ha indetto uno a livello nazionale a partire da mercoledì scorso. «Non siamo contro la vaccinazione ma deve rimanere una libera scelta», ha affermato il segretario generale Jean-Marc Devauchelle. In più, anche alcune sedi locali di SUD Santé hanno emesso avvisi di sciopero a partire dal 4 agosto, come ad esempio a Marsiglia, dove infatti il 5 agosto c’è stata una prima mobilitazione contro l’obbligo vaccinale. Ma proteste del genere si sono verificate anche in altre città: a Lione è iniziato il 29 luglio uno sciopero a tempo indeterminato dei caregiver contro l’obbligo di sottoporsi al siero, ed in Corsica la Cgt del polo ospedaliero di Bastia dal 30 luglio ne ha indetto un altro.

Infine, va ricordato come anche i pompieri siano pronti ad esprimere il loro dissenso nei confronti della vaccinazione obbligatoria: la Federazione Autonoma dei Vigili del Fuoco Professionisti e del Personale Amministrativo e Tecnico Specializzato (FA/SPP-PATS), ossia uno dei principali sindacati francesi dei Vigili del Fuoco, ha annunciato di aver presentato alle istituzioni un avviso riguardante uno sciopero nazionale. Anche esso, come quello della Cgt, sarà a tempo indeterminato ed avrà inizio il 9 agosto.

[di Raffaele De Luca]

Afghanistan: talebani conquistano secondo capoluogo in meno di 24 ore

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In Afghanistan, i talebani hanno conquistato la città di Sheberghan, situata nella provincia nordoccidentale di Jawzjan: si tratta del secondo capoluogo di provincia a cadere sotto il controllo di questi ultimi in meno di 24 ore. Nella giornata di ieri, infatti, i talebani avevano preso il possesso anche della città di Zaranj, capoluogo della provincia di Nimroz.

Il primo giorno del mondo

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E se oggi fosse il primo giorno della nostra terra? Un pianeta in cui esisterebbero già centinaia di lingue, migliaia di dialetti e di parlate, una apparente torre di Babele. Terra, plasmata in mille modi, esattamente come gli esseri viventi, terre di tutti i colori, di tutte le formule fisico-chimiche, di tutte le profondità e densità. Terra, aria, acqua e fuoco: le sostanze della natura, il nostro orizzonte. La semina e il raccolto, il respiro, la sete, il calore e la passione… Quasi una poesia di Emily Dickinson.

La storia non esisterebbe ancora, il passato si comincerebbe a formare lentamente, tutti però avrebbero già una certa età senza conoscere la loro data di nascita, senza sapere cosa vuol dire nascere. Saremmo inevitabilmente tutti diversi. Ma già capaci di muoverci e compiere le azioni necessarie senza capire dove le avessimo imparate.

Trovarsi attorno qualcuno di cui conosceremmo già il nome, sapendo magari che è nostro padre, madre, nostra sorella o fratello. L’oggi che senso avrebbe? E il primo tramonto, la prima pioggia, i primi fiori, e gli animali? Imparare dalla vita, processo immediato e lento. Guardarsi attorno, nessuno che ci potrebbe dire come vanno esattamente le cose. Un mondo ancora senza esperienza, senza verità, dove ci si comincia a fidare, dove si comincia ad ascoltare, a scoprire, aggiungendo conoscenza a conoscenza, come un allievo della vita, come uno scienziato ingenuo e puro.

La fantascienza scommette sulle alterazioni delle leggi naturali, scommette sul collasso del tempo, sull’arrivo di esseri non umani. Ma per creare un alieno basta il secondo giorno di una terra così, quando cominci a non essere capito, quando avviene l’imprevedibile. Capire, l’azione più difficile, che ti allena alla solitudine e all’amicizia.

Pensiamo anche all’utopia, alle infinite possibilità del sentimento collettivo e della ragione di ognuno. Per l’utopia bisogna immaginare, desiderare, sognare, bisogna che passi qualche notte sulla terra, che il tempo diventi ciclico, come volevano i Greci, un tempo dal tramonto all’alba, un altro dall’alba al tramonto. Un tempo per l’immaginazione, per il sogno, un altro per le attività, per il lavoro, uno per il cambiamento, l’altro per la ripetizione. Qualcosa che dobbiamo tornare a riprenderci, come l’avvicendarsi dei giorni, degli amori, delle stagioni, dei governi, delle compagnie. Con la certezza del sonno e del risveglio, ammirando, salutando, sopportando, noi esseri umani, sempre, se siamo degni di questo nome, quando assomigliarsi contiene, luminosa o sfuocata, una sorpresa e una speranza.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

Camorra: arrestata a Roma la boss Maria Licciardi

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I carabinieri del Ros hanno notificato un provvedimento di fermo per Maria Licciardi, boss dell’omonimo clan. La donna è stata bloccata poche ore fa mentre si trovava all’aeroporto di Roma-Ciampino; il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli. Il DDA di Napoli considera Maria Licciardi – a capo dell’omonimo clan – ai vertici del cartello camorristico chiamato “Alleanza di Secondigliano”. Maria Licciardi è accusata di diversi reati – aggravati da finalità mafiose – quali estorsione, associazione di tipo mafioso, ricettazione di denaro di provenienza illecita, turbativa d’asta.

In Sudamerica una setta cristiana sta devastando le foreste indigene

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Da quando si sono insediati, hanno dato alle fiamme almeno 135 ettari di terreno, costruito strade e inquinato le acque. Sono queste le accuse mosse da autorità ambientali e gruppi indigeni colombiani nei confronti di una delle tante comunità mennonite che sempre più spesso acquistano terreni in tutto il Sud America. I mennoniti, membri di una setta conservatrice anabattista, rifiutano ogni innovazione tecnologica, eccetto quelle in campo agricolo. Infatti, è proprio sull’agricoltura che basano la loro sussistenza. Tuttavia, non stiamo parlando di pratiche agricole tradizionali su piccola scala, quello che, d’altronde, ci si aspetterebbe da una comunità. L’agricoltura mennonita, invece, è alla stregua di quella intensiva: perlopiù disboscano dando origine a monocolture di soia, riso e mais.

Le comunità indigene locali, d’altro canto, vivono di caccia e pesca, pratiche entrambe minacciate dalla noncuranza ambientale dei mennoniti. Bruciare la terra per piantare un solo tipo di coltura, significa semplificare l’ecosistema al punto da compromettere la sua capacità di sostenere la biodiversità e di fornire servizi utili all’uomo. Come nel caso delle foreste a galleria, che crescono vicino a fiumi e torrenti e proteggono l’ecosistema nei periodi di siccità, della regione dell’Orinoquía, nella Colombia orientale. «Queste foreste – ha spiegato a Mongabay la biologa colombiana Tania González – forniscono acqua dolce e generano sostanze nutritive per la fauna e la flora che abitano la regione». Queste foreste, ora compromesse dall’agricoltura mennonita, quindi, supportano le risorse di cui gli indigeni del luogo vivono da sempre.

Ma, quello colombiano, è un caso isolato? Affatto. Scontri culturali ed ecologici simili sono stati registrati anche in Perù, Bolivia e Messico. E le due fazioni sono sempre le stesse: mennoniti da un lato e indigeni dall’altro. Anzi, in Messico, l’impatto ambientale dell’agricoltura mennonita è ancor di più evidente. È proprio qui che i discendenti di immigrati tedeschi e olandesi diedero origine alle prime comunità. Ad oggi, nelle colonie di tutto il Messico, vivono almeno 100 mila mennoniti. «E la storia è sempre la stessa. In vaste aree dello Yucatán, un tempo forestali, tutte le piante native sono scomparse, gli animali non ci sono più e si è diffusa una nuova specie: la soia transgenica». Ha denunciato a National Geographic Everardo Chablék, un apicoltore maya la cui stirpe è in conflitto con i mennoniti dagli anni ’80. E in particolare dal 2007. Anno in cui il governo messicano, col tentativo di ridurre il proprio deficit commerciale, ha iniziato ad incoraggiare la produzione di soia. Poco dopo, riguardo a quella geneticamente modificata, ne è stata consentita la vendita da parte della multinazionale Monsanto. E i mennoniti, potendo permettersi terreni e macchinari necessari per la coltivazione della soia GM, non mancarono l’occasione.

Come se non bastasse, oltre al disboscamento di foreste da sempre reclamate dagli indigeni, in Messico la situazione appare ancor più grave. Come è noto, la soia transgenica è stata concepita proprio per resistere al glifosato, il principio attivo di un’erbicida brevettato dalla stessa Monsanto, oggi acquisita dalla tedesca Bayer. Il prodotto che, per l’appunto, elimina ogni organismo vegetale che non sia la soia GM, è ampiamente dibattuto alla luce dei suoi effetti nocivi su salute umana e ambiente. Ma a questo i mennoniti non ci credono e ne abusano. Il risultato? Le colonie di api gestite dai maya, che da secoli producono un miele pregiato, sono in pericolo. Non a caso, la tossicità dei pesticidi sugli impollinatori è nota e le evidenze si accumulano ogni giorno che passa. Per questo, o forse perché esasperati, nel 2012 gli apicoltori indigeni hanno deciso di fare causa al governo. E quattro anni fa la buona notizia: la corte suprema messicana ha vietato la soia transgenica. Tuttavia, non è cambiato molto. I conservatori e tradizionalisti mennoniti, come se nulla fosse, ammettono di coltivare ancora soia GM e di trattarla col glifosato.

[di Simone Valeri]

Olimpiadi Tokyo: storico oro dell’Italia in staffetta 4×100

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L’Italia ha vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo. Il quartetto italiano, composto da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu, ha terminato la gara davanti alla Gran Bretagna ed ha ottenuto un risultato storico. La staffetta azzurra ha corso in 37”50: si tratta del nuovo record italiano, essendo stato superato quello di 37”95 stabilito durante la semifinale svoltasi nella giornata di ieri.

Nuovo decreto Green Pass: il governo prova a introdurre un obbligo vaccinale mascherato

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Nella giornata di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto-legge che prevede l’estensione del Green Pass, a partire dal primo settembre, per i trasporti a lunga percorrenza (come treni, aerei e navi), nonché per gli studenti universitari ed il personale scolastico e universitario. Il mancato rispetto di tale requisito da parte dei componenti dello stesso sarà considerato assenza ingiustificata ed a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro verrà sospeso così come la relativa retribuzione. Tali misure andranno ad aggiungersi a quelle, stabilite dal decreto legge n. 105/2021, che oggi sono entrate in vigore in Italia e che prevedono l’obbligo di munirsi del Green Pass per svolgere diverse attività: nello specifico, esso servirà per sedersi ai tavoli di ristoranti e bar al chiuso, nonché per accedere a cinema, teatri, musei, palestre, piscine, stadi, congressi, sagre, fiere e grandi eventi. Potranno ottenerlo tutti i cittadini di età superiore ai 12 anni che abbiano ricevuto almeno una dose del vaccino anti Covid o che siano risultati negativi al tampone nelle 48 ore precedenti o che, ancora, siano guariti dal virus nei 6 mesi precedenti.

Detto ciò, va tuttavia sottolineato come dietro tali misure si celino diversi problemi di natura sia giuridica che scientifica. In tal senso, innanzitutto bisogna ricordare che i soggetti che per ottenere il Green Pass sceglieranno di sottoporsi al test anti Covid dovranno pagare per rifarsi a tale opzione. E seppur, come annunciato dal Ministro della Salute Roberto Speranza, il prezzo dei tamponi rapidi sarà ridotto ad 8 euro per i ragazzi dai 12 ai 18 anni e 15 euro per quelli dai 18 anni in su, ciò non impedisce comunque di dare luogo ad una evidente discriminazione tra le persone vaccinate e quelle che decidono, legittimamente, di non vaccinarsi. I primi infatti non dovranno personalmente sostenere alcuna spesa per ottenere il Green Pass, mentre i secondi saranno obbligati a sborsare tale cifra ogni 48 ore. Ciò potrebbe essere anche in contrasto con il regolamento n. 935/2021 dell’Ue che definisce il quadro giuridico alla base del lasciapassare sanitario a livello europeo. A tal proposito, al suo interno si legge che gli Stati devono evitare la discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone non vaccinate (anche per scelta) e che il regolamento «non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati». Obbligo che però in Italia, in base a quanto appena detto, sembra essere stato introdotto in maniera non ufficiale essendo i soggetti vaccinati “privilegiati”.

Inoltre, anche dal punto di vista della legittimità costituzionale sembrano esservi dei punti critici: basi pensare che nelle scorse settimane la Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Ginevra Feroni, aveva dichiarato che il il green pass in salsa francese fosse «costituzionalmente irricevibile» e che, se si fosse proceduto in tal modo, sarebbero stati «gravissimi gli effetti sui diritti e sulle libertà dei cittadini». Eppure ora, ad alcune settimane da tale affermazione, l’Italia ha deciso di introdurre delle misure in gran parte simili a quelle imposte in Francia. Dunque, c’è da chiedersi se l’utilizzo stabilito dal governo di tale strumento sia realmente compatibile con la Costituzione, ad esempio con l’articolo 2 che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, alcuni dei quali, però, adesso sembrano essere subordinati al possesso del lasciapassare sanitario.

Infine, le decisioni dell’esecutivo non sembrano neanche fondarsi su solide evidenze scientifiche. Basterà innanzitutto notare l’ambiguità della scelta di imporre il pass in vari luoghi al chiuso ma non in tutti: nelle chiese e negli oratori infatti non vi è l’obbligo di munirsi del lasciapassare, dunque ci si chiede quale sia la differenza (per ciò che concerne la possibilità di contagiarsi) tra tali strutture e quelle sopracitate. Inoltre, non si può non notare come la mancanza di scientificità di queste misure sia stata recentemente sottolineata anche da Andrea Crisanti, noto volto televisivo nonché direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, il quale ha sottolineato come il Green Pass sia, più che altro, un semplice «strumento per convincere le persone a vaccinarsi: una decisione politica».

[di Raffaele De Luca]