lunedì 29 Aprile 2024

Chi sono e come agiscono i lobbisti del cibo?

Innanzitutto va spiegato cosa sia il lobbismo: il termine deriva da una parola inglese, lobby, che si traduce in italiano come “gruppo di pressione”. Un gruppo di pressione è un gruppo organizzato di persone o di aziende che cerca di influenzare con varie strategie e dall’esterno, le istituzioni politiche, per favorire particolari interessi, la cui influenza può far leva su elementi immateriali, come il prestigio di cui il gruppo gode, o su elementi materiali, come il denaro di cui dispone.

Partendo dal presupposto che oggi l’opinione pubblica abbia bisogno di sapere cosa e soprattutto chi si nasconde dietro una lattina di bevanda, dietro dei cereali per la colazione e tutto il resto del cibo che assumiamo ogni giorno, ho deciso di fare un articolo sui lobbisti del cibo, per spiegare innanzitutto se esistono, chi sono e come agiscono in modo subdolo dietro le quinte. Le multinazionali alimentari e della chimica agricola hanno un enorme potere di controllo praticamente su ogni aspetto del sistema di norme e regolamenti alimentari, cioè sulle regole che governano il sistema. È molto importante che l’opinione pubblica conosca i processi di creazione delle norme in campo alimentare, dal momento che ogni prodotto alimentare (e di conseguenza ogni nostra scelta di consumo) ha sempre più delle ripercussioni non soltanto sanitarie sulla nostra salute, ma anche politiche, economiche, ambientali e sociali in ogni angolo del pianeta. Per esempio si pensi a quanti risvolti politico-sociali, sanitari, economici, e persino religiosi ha la produzione della Coca-Cola in Messico e in Italia, oggetto anche di inchieste televisive recenti. Il consumatore medio è ancora alquanto ignaro di come il cibo che trova in commercio sia frutto in realtà più di logiche politiche legate al profitto delle multinazionali, che di esigenze di protezione della salute pubblica e rigorosa produzione di cibo sano.

Il blocco dei produttori del sistema agroalimentare (chiamato anche Big Food) esercita un potere di pressione e condizionamento dei processi decisionali nell’arena politica, utilizzando una varietà di tattiche: dall’attività di lobbying sui responsabili politici europei e dal finanziamento di campagne politiche, al finanziamento di organizzazioni di ricerca e non profit. E lo fa in modo opaco e non del tutto trasparente. 

Il lobbismo prolifera dentro l’Unione Europea

[Parlamento europeo con sede a Strasburgo]
Per capire meglio questo aspetto politico del lobbismo bisogna parlare dell’Unione Europea, perché è a questo livello che oggi si decidono le normative sul cibo. La domanda effettiva da porsi allora è: chi decide davvero a Bruxelles (sede della Commissione europea) e al Parlamento europeo di Strasburgo? Per chi lavorano gli eurodeputati eletti dai popoli europei? Per i cittadini e i loro interessi oppure per certe élite e aziende multinazionali? Ebbene, lasciamo che siano gli stessi eurodeputati a spiegarcelo. Infatti in una comunicazione ufficiale del Parlamento europeo del 2008 si legge che sono oltre 15000 i lobbisti che incontrano fisicamente funzionari e deputati dell’Unione europea. E 7 anni dopo, in un articolo del 8 Maggio 2014, il quotidiano inglese The Guardian rivela che il numero sarebbe salito a più di 30000. Questi lobbisti lavorano per ogni tipo di multinazionali: banche, industria dell’acciaio, costruttori di automobili, edilizia, industria alimentare, produttori di additivi, pesticidi, plastica, tabacco, ecc.

Secondo lo scrittore francese Christophe Brusset, autore del libro “E allora cosa mangio” ed ex manager dell’industria alimentare, i deputati europei riconoscono senza alcuna titubanza che i lobbisti «Sono rappresentanti di gruppi di interesse il cui lavoro consiste nell’influenzare le decisioni europee in una direzione a loro favorevole». Quindi non è più possibile pensare ingenuamente che le decisioni dei politici europei siano prese solo nell’interesse dei cittadini europei. Eppure, il Parlamento europeo non è per niente urtato dal fatto che si tenti di manipolarlo e influenzarlo. Al contrario, afferma chiaramente che “il lobbismo fa legittimamente parte del sistema democratico”, anche se riconosce chele informazioni dei lobbisti sono soggettive”. Dunque oggettivamente parliamo di informazioni di parte, tendenziose e spesso menzognere finalizzate a massimizzare interessi e profitti economici delle multinazionali. La realtà è dunque questa: che la versione europea di democrazia è “un vasto sistema organizzato di influenza e di promozione degli interessi di gruppi privati di contro all’interesse generale”.

In pratica, questo significa che più lobbisti professionisti le multinazionali avranno a disposizione, più campagne di comunicazione faranno ai politici di turno nelle sedi UE, più studi e dati pilotati presenteranno a Bruxelles riguardo i loro prodotti o servizi, e più la loro influenza e potere saranno grandi. La loro influenza è direttamente proporzionale alla loro potenza finanziaria. 

I semplici cittadini invece, per farsi ascoltare, dovranno organizzarsi in associazioni prive di mezzi finanziari o quasi. Il famoso vaso di coccio che va in pezzi in mezzo ai vasi di ferro. Il semplice buon senso ci dice che un simile sistema è guasto alla radice, che le decisioni politiche devono essere prese su basi solide e giuste, devono fondarsi su studi e pareri di esperti indipendenti, e non sul lobbismo delle multinazionali. 

I Monsanto Papers

Magari sono io che sono troppo diffidente e invece in realtà l’azione delle lobby è benefica e utile alla democrazia, come ci assicura il Parlamento europeo stesso? Allora analizziamo un caso simbolo per quanto riguarda il settore agroalimentare, quello della multinazionale Monsanto, gigante della chimica agroalimentare che produce il famoso diserbante pesticida Roundup, a base di glifosato. 

Il Roundup venne presentato dalla Monsanto come il primo diserbante “biodegradabile” con una pubblicità in TV in cui veniva detto che il Roundup non inquina né la terra né l’osso di Rex”. Rex era un cane, grazioso ma poco furbo, che aveva sotterrato il suo osso sotto delle erbacce trattate e uccise col Roundup. Il suo osso era stato quindi più o meno impregnato dal prodotto, ma dato che, secondo la Monsanto, non era pericoloso, Rex poteva goderselo tranquillamente. Sfortunatamente la Monsanto è stata condannata negli Stati Uniti e in Francia per pubblicità ingannevoleE nel 2015 il glifosato è stato indicato come probabilmente cancerogeno dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC), che dipende dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La multinazionale però non si è data per vinta e dal momento che i politici di Bruxelles volevano delle informazioni sul prodotto per valutarne l’ammissione o meno nel mercato europeo, ha redatto essa stessa dei testi in cui si diceva che il glifosato non era affatto cancerogeno. E perché la cosa fosse più credibile, seria e inattaccabile, ha fatto firmare questi testi da alcuni scienziati poco scrupolosi che hanno accettato di fare da ghostwriter per la multinazionale. Questo è lo scandalo conosciuto nelle cronache col nome di The Monsanto Papers.

E qui la domanda viene spontanea: chi sarebbe così sprovveduto da credere alle informazioni fornite dal fabbricante stesso? Lo hanno fatto le agenzie regolatrici come l’EFSA in Europa e il suo equivalente FDA negli USA, che sono incaricate di valutare la pericolosità dei prodotti messi sul mercato. E questo ha fatto molto comodo agli eurodeputati, che nel Novembre 2017 si sono affrettati a rinnovare l’autorizzazione del glifosato per altri cinque anni. Quindi hanno votato questa autorizzazione nonostante si parlasse in tutti i giornali del mondo dello scandalo dei Monsanto Papers e del fenomeno del ghostwriting della Monsanto. Inoltre sono andati contro il parere dell’IARC che abbiamo appena ricordato. E il principio di precauzione? E la salute dei consumatori? E l’interesse dei cittadini? Suvvia siate sportivi e riconoscete che i lobbisti della multinazionale hanno fatto molto bene il loro lavoro. Hanno appunto “legittimamente e democraticamente informato” i nostri deputati UE in “una direzione a loro favorevole”

L’azione delle lobby attraverso EUFIC

Bisogna anche sapere che, per essere più efficaci e credibili,  le lobby operano anche mascherate. Vale a dire che si sono dotate di un sistema di pervasività che si avvale di “istituti” e “centri di ricerca” che mirano a far passare la loro propaganda menzognera per informazione obiettiva, di alto valore scientifico.

L’EUFIC ne è un ottimo esempio. L’acronimo sta per European Food Information Council, ovvero Consiglio europeo dell’informazione sull’alimentazione, con sede a Bruxelles. Nelle parole stesse del Consiglio, questo ente si definisce come un’organizzazione senza scopo di lucro orientata ai consumatori, fondata per rendere la scienza alla base dell’alimentazione e della salute più accessibile e più facile da capire tra il pubblico. La nostra missione è produrre contenuti basati sulla scienza per ispirare e potenziare diete e stili di vita più sani e sostenibili tra i cittadini europei. Fondato nel 1995, l’EUFIC ha modificato la propria mission negli anni. All’inizio l’obiettivo sbandierato era quello di “fornire informazioni sull’alimentazione e su questioni che riguardano la nutrizione ai professionisti della salute e della nutrizione, agli insegnanti, agli opinion leader e ai media, basandosi su ricerche scientifiche e badando che queste informazioni possano essere comprese dal grande pubblico”.

[EUFIC è un ente cofinanziato dall’Unione Europea]
Consiglio europeo dunque. Il nome suona serissimo e lascia pensare di avere a che fare con una struttura ufficiale dell’Unione Europea incaricata di un compito di servizio pubblico: fornire ai cittadini consigli per mangiare sano e vivere in buona salute. L’ente è infatti cofinanziato dall’Unione Europea, come si legge nel sito ufficiale di EUFIC (in basso, come ultima dicitura della homepage), e dunque vanta un legame stretto con la UE. Ma è co-finanziato, appunto, perché l’altra parte di finanziamenti, la più consistente, arriva da diverse aziende dell’industria agroalimentare, ed è diretto da membri eletti. Eletti da chi? Si tratta di membri (loro nel sito si definiscono scienziati) eletti dalle aziende che finanziano EUFIC stesso. Fino ad alcuni anni fa nel sito ufficiale comparivano i nomi delle aziende finanziatrici, come dichiarato sul sito della dottoressa Gianna Ferretti biochimica e fondatrice di Trashfood, e tra essi figuravano: Barilla, Coca-Cola HBC, Coca-Cola, Ferrero, Danone, Heinz, KraftFoods, Masterfoods, McDonald’s, Nestlé, PepsiCo, Procter&Gamble, Südzucker, Unilever e Yakult. Ad oggi queste aziende finanziatrici sono state poi rimosse dal sito dove viene indicato soltanto che EUFIC è cofinanziato dall’Unione Europea.      

EUFIC è quindi chiaramente un’emanazione degli industriali, finanziata e controllata dai maggiori gruppi. E noi dovremmo credere che Coca-Cola e Ferrero finanzierebbero una struttura che ci raccomandi di non bere bibite gassate ma acqua, e di sostituire le merendine dolci con la frutta? Le lobby esistono nella maggior parte dei settori e continuano a spingere verso una sempre maggior globalizzazione e standardizzazione dei consumi e dei comportamenti. 

Le false lobby

Un’ultima riflessione da fare è quella sulle associazioni, ONG e movimenti dei consumatori che hanno contatti con la politica di Bruxelles. In effetti spesso sentirete definire questi movimenti come delle lobby: la “lobby degli anti-OGM”, la “lobby degli ambientalisti” ecc. 

In questo modo si tende a far credere che questi gruppi abbiano la stessa rilevanza delle vere lobby, quelle delle multinazionali, e che esisterebbe un equilibrio di forze (pluralismo) tra le lobby dei “buoni” e quelle dei “cattivi”, tra chi rappresenta l’industria e chi rappresenta i cittadini. Ovviamente è del tutto falso. Da una parte le lobby industriali dispongono di una potenza finanziaria incomparabilmente superiore. Dall’altra, ed è la cosa più importante, l’etichetta di lobby è inadatta e fuorviante, se riferita a queste associazioni la cui unica motivazione è la difesa dei diritti di tutti i cittadini. Esse non si battono per gli interessi di una minoranza motivata dal solo profitto, ma si mobilitano per difendere l’interesse generale e lo fanno in maniera disinteressata.

[di Gianpaolo Usai]

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12 Commenti

  1. Argomento molto interessante di cui avevo già sentito parlare. È sconfortante sapere che noi cittadini siamo attaccati su ogni fronte, cibo salute e così via…..eppure per la maggior parte delle persone sembra non accorgersene e che vada tutto bene! Grazie per il grande lavoro che state facendo.

  2. Caro Gianpaolo Usai, dovresti raccogliere in un libro tutti i tuoi articoli, perché sono interessantissimi! Io sarei la prima a comprare questo libro e a diffonderlo. Mi stai aprendo gli occhi e rendendo maggiormente consapevole in un settore fondamentale, quanto sottovalutato, quale è quellol’alimentazione Grazie

    • Buongiorno Floriana, ti ringrazio molto per le tue parole di stima e sono soprattutto felice del fatto di poter dare informazioni così importanti a tante persone attente e recettive come te! Per quanto riguarda il libro, in parte ciò è già avvenuto. Se guardi nel mio sito ciboserio.it troverai altri materiali su queste tematiche. Un caro abbraccio, buona Domenica

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