sabato 7 Dicembre 2024

Come il turismo di massa sta annientando la città di Venezia

«In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato; quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, scacciando gli autoctoni e i loro dèi; o, infine, quando gli abitanti perdono la memoria di sé, e senza nemmeno accorgersene diventano stranieri a sé stessi, nemici di sé stessi». Sono queste le parole con cui Salvatore Settis inizia il proprio saggio Se Venezia muore. Ed è proprio al terzo dei pericoli elencati da Settis che Venezia va incontro nella sua guerra senza tempo contro il turismo di massa. Tra cambiamento del mercato del lavoro, intensificazione della crisi ...

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4 Commenti

  1. Devo dire che pensavo peggio. Pensavo che a Venezia, di residenti, non ce ne fossero proprio più. E’ da tanto che si è trasformata in una città museo, una città morta. Bellissima, ma morta. Una meravigliosa giostra. Una Disneyland. Quello che sta diventando Roma, almeno, il centro e dintorni. Mi domando se non sia il caso di prenderne atto. La stessa fruizione dei luoghi, da parte dei turisti, non ha proprio più niente a che fare, nè con la storia, nè con la cultura, nè con la conoscenza e l’esperienza del nuovo. Il turista si muove nelle città come si muoverebbe in un mondo virtuale, creato a suo uso e consumo. Così è.

  2. Il turismo di massa ucciderà tutte le realtà antropico-ambientali (aree urbane, costiere, alpine e lacustri) se il legislatore non metterà un freno al suo dilagare. E non tramite l’aumento forzoso dei costi dei servizi favorendo il turista benestante a discapito del turista intelligente…

  3. Il destino di Venezia e altre città in Italia, in Europa e nel mondo è purtroppo lo stesso che chi comanda le sorti dell’umanità vuole riservare a tutti noi, a tutti i livelli. Perdita d’identità, omologazione, cancellazione di ogni tradizione, consumo senza freni.

  4. Grazie Dario per questo sentito articolo sulla mia città.
    Devo purtroppo segnalare che, se pur è innegabile al giorno d’oggi l’incombere del terzo pericolo del Settis, lo è anche, e soprattutto, a causa dei primi due, che si sono tristemente già compiuti e reiterati nel 1797 e nel 1866.

    Danir

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