giovedì 14 Novembre 2024

“Colpisci dove più fa male”: gli scritti inediti di Unabomber pubblicati in italiano

Di Theodore Kaczynski si è scritto tanto, eppure quasi mai si è dato spazio alla sua produzione teorica e letteraria. Troppo oltraggioso e politicamente scorretto pubblicare gli scritti del celebre “Unabomber”, l’eremita ed ex ricercatore universitario laureato ad Harvard, che per diciotto lunghi anni, dal 1978 al 1995, terrorizzò gli Stati Uniti con i suoi pacchi bomba. Un vuoto che ora colma la battagliera casa editrice “D Editore“, per i cui tipi esce oggi ‘Colpisci dove più fa male – Saggi per una rivoluzione a venire’. Una raccolta di scritti, molti dei quali inediti in Italia, per la maggior parte vergati durante la detenzione nel carcere di Florence, in Colorado, dove scontava un ergastolo a cui pose fine il 10 giugno 2023, impiccandosi con un laccio delle scarpe. Si tratta di lettere e saggi in cui analizza quello che era l’obiettivo che si prometteva di combattere con i suoi attentati: la “società tecnologico-industriale”. E se è vero che il sangue versato da Kaczynski rimarrà indelebile, lo stesso vale per la lucida attualità dei suoi scritti, capaci ancora oggi di offrire spunti di riflessione sull’intreccio tra società umana e tecnologia. Per questo accogliamo volentieri la proposta dell’editore di pubblicare, integralmente e in esclusiva per i lettori de L’Indipendente, il saggio che dà il titolo all’intera opera: Colpisci dove più fa male, scritto nel 2002. Buona lettura.

“Colpisci dove più fa male”, di Theodore Kaczynski, 2002:

“Lo scopo di questo è di sottolineare un principio molto semplice del conflitto umano, un principio che gli avversari del Sistema tecnologico-industriale sembrano aver trascurato. Il principio di cui sto parlando è che in ogni forma di conflitto, se punti alla vittoria, devi colpire dove più fa male. Mi sento in dovere di spiegare che quando parlo di “colpire dove più fa male”, non mi sto riferendo necessariamente a un’esplosione fisica, o a un’altra forma di violenza fisica. Ad esempio, in un dibattito, “colpire dove più fa male” significa affrontare gli argomenti in cui il tuo avversario è più vulnerabile. In un’elezione presidenziale, “colpire dove più fa male” significa vincere nello Stato dove il tuo avversario avrebbe potenzialmente più elettori. Nonostante ciò, per amore di chiarezza, per parlare di questo principio mi riferirò a delle analogie provenienti dal combattimento, così da offrire metafore il più vivide e chiare possibile. Se un uomo ti colpisce con un pugno, non puoi difenderti colpendo la sua mano, perché non riusciresti ad arrecargli danni significativi in quel modo. Per poter vincere la battaglia, devi colpire dove gli farà più male.

Il che vuol dire che devi andare oltre il suo pugno, colpendo le parti più sensibili e vulnerabili del corpo del tuo aggressore. Supponiamo, per puro caso, che un bulldozer di una compagnia di legname stia abbattendo gli alberi di un bosco vicino a dove vivi, e che tu voglia legittimamente fermarlo. È la lama del bulldozer a squarciare la terra e ad abbattere gli alberi, ma se volessimo fermare il bulldozer sarebbe una perdita di tempo colpire quello specifico componente. Certo, se passassi una lunga e faticosa giornata a colpire la lama con un martello, potresti riuscire a danneggiarla abbastanza da renderla inutilizzabile. Ma, se la paragoniamo al resto del bulldozer, la lama è relativamente economica e facile da sostituire.

La lama è nient’altro che il “pugno” con cui il bulldozer colpisce la terra e gli alberi. Per sconfiggere la macchina devi andare oltre il “pugno”, devi colpire le parti vitali del bulldozer. Il motore, per esempio, può essere danneggiato con un piccolo investimento di tempo e fatica, attraverso semplici strumenti ben noti a molti movimenti radicali. A questo punto, devo essere chiaro sul fatto che non sto raccomandando a nessuno di danneggiare un bulldozer (a meno che non sia di sua proprietà). Né alcuna parte di questo articolo dovrebbe essere interpretata come un suggerimento per attività illegali di ogni tipo. In questo momento sono un prigioniero, e se questo articolo suggerisse di compiere qualsiasi tipo di attività illegali chiaramente non mi sarebbe permesso di inviarlo al di fuori della mia cella. Sto usando i bulldozer solo e semplicemente come analogia, perché è un’immagine chiara e vivida, e perché so che verrà apprezzata dai movimenti radicali.

La tecnologia è l’obiettivo

Theodore Kaczynski nel momento dell’arresto, il 3 aprile 1996

È da più parti riconosciuto che una delle «variabili fondamentali in grado di determinare il processo storico contemporaneo è rappresentata dallo sviluppo tecnologico». La tecnologia, sopra ogni cosa, è responsabile per l’attuale condizione del mondo ed è in grado di controllare il suo sviluppo futuro. Quindi, il “bulldozer” che abbiamo distrutto rappresenta la tecnologia moderna. Molti radicali sono coscienti di ciò, e forse hanno realizzato che l’obiettivo finale è l’eliminazione totale dell’intero Sistema tecnologico-industriale. Ma sfortunatamente non hanno compreso appieno il bisogno di colpire il Sistema dove più potrà fargli male.

Distruggere un ristorante McDonalds o un punto vendita Starbucks è inutile. Non che mi dispiaccia se qualcosa del genere accada a un McDonalds o a uno Starbucks. Non mi rattristerò se qualcuno vorrà distruggere un loro punto vendita. Ma colpire un semplice negozio non è un’azione rivoluzionaria. Anche se ogni singolo punto vendita di ogni singola catena di fast food del mondo venisse spazzata via, il Sistema tecnologico-industriale verrebbe danneggiato solo in minima parte, dato che potrebbe facilmente sopravvivere senza catene di fast food. Quando attacchi McDonalds o Starbucks, non stai colpendo dove più fa male.

Alcuni mesi fa, ho ricevuto una lettera da un ragazzo dalla Danimarca convinto che il Sistema tecnologico-industriale debba essere eliminato. Questo giovane uomo era infatti preoccupato, per usare le sue stesse parole, di «Cosa accadrà se andiamo avanti in questo modo». A quanto pare, tuttavia, la sua forma di attività “rivoluzionaria” consisteva nel liberare gli animali negli allevamenti di animali da pelliccia. Come mezzo per indebolire il Sistema tecnologico-industriale questa attività è assolutamente inutile. Anche se gli attivisti per i diritti degli animali riuscissero a eliminare completamente l’industria delle pellicce, non farebbero alcun danno serio al Sistema, perché il Sistema può andare avanti molto bene anche senza pellicce. 

Concordo ovviamente con il fatto che tenere animali selvaggi in gabbia sia intollerabile, e che rischiare in prima persone con questo tipo di pratiche sia una nobile. Ma vi sono moltissime altre cause altrettanto nobili, come prevenire gli incidenti stradali, provvedere a dei rifugi per i senzatetto, la promozione del riciclaggio, aiutare le persone anziane ad attraversare la strada. Eppure nessuno è così sciocco da pensare che queste attività siano rivoluzionarie, o da illudersi che stiano facendo qualcosa per indebolire il Sistema.

L’industria del legname è una questione secondaria

Per fare un altro esempio, nessuno sano di mente potrebbe credere che qualcosa che possa anche vagamente avvicinarsi alla natura selvaggia possa sopravvivere a lungo se il Sistema tecnologico-industriale continuerà a esistere. Molti ambientalisti radicali concordano che questo sia un motivo sufficiente per desiderare il collasso del Sistema. Ma le loro attività pratiche si limitano ad attacchi verso le industrie di legname.

Ovvio, non ho di certo obiezioni ai loro attacchi a queste e ad altre industrie. Anzi, questa è una causa che occupa uno spazio importante nel mio cuore, e sono felice per ogni successo che gli ambientalisti radicali riescono a portare a segno contro l’industria del legname. Inoltre, per ragioni che non ho bisogno di spiegare, l’industria del legno dovrebbe essere uno degli obiettivi da colpire nella strategia di rovesciare il Sistema. Ma, da solo, l’attacco all’industria del legno non è particolarmente efficace nella lotta al Sistema, perché anche nell’improbabile ipotesi in cui gli ambientalisti radicali riuscissero a fermare l’intera catena legata al disboscamento, in ogni parte del mondo, questo non fermerebbe il Sistema. E neppure salverebbe una volta per tutte la natura selvaggia. Prima o tardi, la politica climatica cambierà, e nascerebbe un’industria del legno basata su altri sistemi produttivi. Anche se il disboscamento non riprendesse mai, ci sarebbero altri modi con cui la natura selvaggia verrebbe distrutta o quantomeno domata e addomesticata. L’esplorazione mineraria, le trivellazioni e i carotaggi, le piogge acide, il cambiamento climatico e l’estinzione di miriadi di specie animali e vegetali sono tutte cause di distruzione della natura selvaggia; la natura selvaggia viene domata e addomesticata attraverso attività ricreative, studi scientifici e gestione delle risorse, compreso, tra le altre cose, il monitoraggio elettronico degli animali, il rifornimento dei corsi d’acqua con pesci allevati in vivaio e la piantumazione di alberi geneticamente modificati.

La natura selvaggia può essere salvata permanentemente solo eliminando il Sistema tecnologico-industriale, e non puoi eliminare il Sistema tecnologico-industriale limitandoti ad attaccare l’industria del legno. Il Sistema sopravviverebbe facilmente alla morte di quella particolare industria, perché i prodotti derivati dal legno, sebbene utili al Sistema, possono essere rimpiazzati da altri materiali. Di conseguenza, se si attacca l’industria del legname, non stai colpendo il Sistema dove più fa male. L’industria del legno è, ancora una volta, solo il “pugno” (o meglio: uno dei pugni) con cui il Sistema distrugge la natura selvaggia e, proprio come in una scazzottata, non puoi vincere se ti limitassi a colpire le mani dell’avversario. Devi andare oltre i pugni, e colpire i più sensibili organi vitali del Sistema. Con mezzi legali, ovviamente, come proteste pacifiche.

Perché il Sistema è così difficile da distruggere?

Il Sistema tecnologico-industriale è eccezionalmente difficile da distruggere grazie alla sua struttura (per così dire) “democratica” e alla flessibilità che ne consegue. Essendo che i sistemi dittatoriali tendono a essere più rigidi, le tensioni sociali e le resistenze possono crescere al punto di danneggiare o indebolire il Sistema, portando addirittura alla rivoluzione. Ma nei sistemi “democratici”, quando le tensioni sociali e le resistenze crescono a livelli pericolosi, il Sistema ha la possibilità di indietreggiare e scendere a compromessi quel tanto che basta a far scendere le tensioni a un livello di sicurezza. Negli anni Sessanta, le persone per la prima volta iniziarono a prendere coscienza che l’inquinamento ambientale era diventato un problema serio, e questo perché stava diventando possibile vedere a occhio nudo l’inquinamento ed era sentirne l’odore nell’aria nelle città più grandi, che iniziava a compromettere il benessere della gente. Ci furono alcune proteste, sufficienti a convincere il Sistema a creare un ente, l’Environmental Protection Agency, e a prendere altre misure per alleviare il problema. Certo, sappiamo tutti che la questione dell’inquinamento è davvero molto, molto lontana dall’essere risolta. Ma è stato fatto quel poco che bastava per far sì che le proteste di alcuni gruppi persone si calmassero, riducendo la pressione sul Sistema per un buon numero di anni. 

Vista esteriore dell’Enviromental Protection Agency a Washinghton DC. L’Agenzia fu creata su proposta del presidente Nixon e divenne operativa dal 2 dicembre 1970

Attaccare il Sistema è come colpire un muro di gomma. Una martellata può frantumare una lastra di ghisa, perché la ghisa è rigida e fragile. Ma si può colpire un muro di gomma all’infinito senza apportare danni, perché la gomma è flessibile: prima che quei colpi abbiano effetto, sarà la protesta a cedere, e cederà quel tanto che basta affinché la protesta perda forza e slancio. Poi, il Sistema tornerà ad agire come sempre ha fatto. Dunque, affinché noi possiamo colpire il Sistema dove più fa male, dobbiamo selezionare questioni e problemi su cui il Sistema non può arretrare, per cui lotterà fino alla fine. Per questo è necessario non scendere a compromessi con il Sistema, ma lottare fino alla morte.

È inutile attaccare il Sistema con il filtro dei suoi valori

È assolutamente essenziale attaccare il Sistema evitando di assecondare i suoi valori, quindi assecondando quei valori legati alle questioni tecnologiche, ma usando una griglia di valori non coerente quelli del Sistema. Finché si continuerà ad attaccare il Sistema restando nella sua griglia di valori, non si riuscirà a colpire dove più fa male, e il Sistema avrà ancora le opportunità di indebolire la protesta semplicemente facendo concessioni su qualche punto, semplicemente concedendo qualcosa. Ad esempio, se si attaccasse l’industria del legname principalmente sulla base del fatto che è importante salvare le foreste per preservare le risorse idriche e le opportunità ricreative, allora il Sistema potrebbe facilmente reagire trovando un compromesso per disinnescare la protesta senza compromettere i propri valori: le risorse idriche e le attività ricreative sono pienamente coerenti con i valori del Sistema, e se il Sistema fa marcia indietro, se limita il disboscamento in nome delle risorse idriche e delle attività ricreative, allora farà solo una ritirata tattica e non subirà una sconfitta strategica per il suo codice di valori.

Se poi affrontassimo punti e lotte legati alle discriminazioni (come razzismo, sessismo, omofobia o povertà) non staremmo sfidando i valori del Sistema, e non staremmo neppure forzando il Sistema a retrocedere o a scendere a compromessi. Anzi, staremo aiutando direttamente il Sistema. Tutti i più saggi sostenitori del Sistema riconoscono che razzismo, sessismo, omofobia e povertà sono dannosi per il Sistema, ed è per questo che il Sistema stesso lavora per combattere queste e altre forme di discriminazione. Lo sfruttamento e il caporalato, con i loro bassi salari e le miserevoli condizioni di lavoro, possono portare profitto a certe aziende, ma i più saggi sostenitori del Sistema sanno bene che il Sistema nel suo complesso funziona meglio quando i lavoratori sono trattati in modo decente. Se ti focalizzi unicamente sul tema dello sfruttamento lavorativo, stai facendo il gioco del sistema, non lo stai indebolendo.

Molti movimenti radicali cadono nella tentazione di focalizzarsi su singole questioni che da sole sono inessenziali come razzismo, sessismo, sfruttamento del lavoro, perché ognuno di questi, presi da soli, sono problemi relativamente facili da analizzare e comprendere. Si prende una questione su cui il Sistema può permettersi un compromesso di tanto in tanto, e su cui si può godere del supporto di persone come Ralph Nader, Winona La Duke, di sindacati e da vari “riformisti rosa”. Forse il Sistema, sotto pressione, potrebbe anche cedere rispetto alle sue posizioni iniziali, facendo sì che gli attivisti e le attiviste, raggiungendo almeno alcuni risultati, si sentirebbero soddisfatti e soddisfatte dell’illusione di aver combinato qualcosa. Ma in realtà, non hanno ottenuto nessun passo verso l’eliminazione del Sistema tecnologico-industriale.

La questione della globalizzazione non è di certo irrilevante rispetto al problema della tecnologia. L’insieme delle misure economiche e politiche che noi chiamiamo “globalizzazione” ha lo scopo di promuovere la crescita economica e, conseguenzialmente, il progresso tecnologico. Ma allo stesso tempo, quello della globalizzazione è un problema di marginale importanza e non è un obiettivo saggio da prendere in considerazione per un’azione rivoluzionaria. Senza cedere troppo sul tema della globalizzazione in sé, il Sistema può però fare compromessi per mitigare gli effetti negativi della globalizzazione, come quelli legati alla distribuzione delle risorse e all’ambiente, così da disperdere almeno parte delle proteste. Addirittura, in casi limite, il Sistema potrebbe anche permettersi di rinunciare del tutto alla globalizzazione

Crescita e progresso potrebbero proseguire ugualmente il loro percorso. Lo farebbero semplicemente a un ritmo leggermente inferiore. Dunque, quando lotti contro la globalizzazione, non stai lottando contro i valori fondanti del Sistema (il Sistema, per la sua sopravvivenza, non può permettersi di lasciare che l’ambiente si degradi eccessivamente). Di conseguenza, se lotti contro la globalizzazione, non è detto che tu stia colpendo il Sistema dove più fa male. I tuoi sforzi potrebbero promuovere riforme, ma sarebbero inutili per lo scopo di rovesciare il Sistema tecnologico-industriale.

I movimenti radicali devono attaccare il Sistema nei suoi punti decisivi

Morto all’età di 81 anni nel nella sua cella del carcere federale di Butner in Carolina del Nord. Fu condannato all’ergastolo per aver inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone in un periodo di quasi diciott’anni, provocando 3 morti e 23 feriti

Per far sì che gli sforzi per eliminare il Sistema industriale-tecnologico siano efficienti, i movimenti rivoluzionari devono attaccare il Sistema nei punti in cui non può cedere neppure un centimetro. Gli attacchi devono essere portati agli organi vitali del Sistema. Certo, quando uso la parola “attacco” non mi sto riferendo ad azioni fisiche e violente, che sarebbero illegali, ma solo a forme assolutamente legali di azione come proteste e azioni di resistenza.

Alcuni esempi di obiettivi vitali per il Sistema sono:

  1. L’industria dell’energia elettrica. Il Sistema è strettamente dipendente dalla rete dell’energia elettrica;
  2. L’industria delle comunicazioni. Senza rapide comunicazioni, senza il telefono, la radio, la televisione, le email, e via dicendo, il Sistema non può sopravvivere;
  3. L’industria dei computer. Sappiamo tutti che senza computer il Sistema molto probabilmente collasserebbe;
  4. L’industria della propaganda. L’industria della propaganda comprende l’industria dell’intrattenimento, il sistema educativo, il giornalismo, la pubblicità, le pubbliche relazioni e gran parte della politica e dell’industria della salute mentale. Il Sistema non può funzionare senza che le persone siano sufficientemente docili, conformi e che abbiano accortezza di ciò che chiede loro il Sistema. È l’industria della propaganda che insegna alle persone quali sono i pensieri e i comportamenti che devono avere.
  5. L’industria biotecnologica. Il Sistema non è ancora (per quanto ne sappia) eccessivamente dipendente dagli sviluppo della biotecnologia. Eppure, il Sistema non può permettersi di rinunciare allo sviluppo della biotecnologia, che sarà strategicamente e criticamente importante per il futuro del Sistema, come spiegherò a breve.

Devo ripetermi: quando attacchi uno o più di questi organi vitali del Sistema, è essenziale farlo senza ricadere nel suo spettro di valori, ma nei termini che sono incompatibili con quelli del Sistema. Per esempio, se si attacca il l’industria dell’energia elettrica focalizzandosi sulla questione dell’inquinamento ambientale, il Sistema può far sì che la protesta si dissolva semplicemente sviluppando metodi più puliti di creare energia elettrica. In casi estremi, il Sistema potrebbe addirittura convertirsi completamente all’energia solare o eolica. Questo potrebbe ridurre enormemente i danni all’ambiente, ma non metterebbe fine al Sistema tecnologico-industriale. E neppure rappresenterebbe una sconfitta dei valori fondamentali per il Sistema. Per avere dei reali risultati nella lotta al Sistema, è necessario attaccare il principio stesso della produzione di energia elettrica, in quanto la dipendenza dall’elettricità rende le persone dipendenti dal Sistema. Questo è un campo di battaglia incompatibile con i valori del Sistema. 

La biotecnologia potrebbe essere il miglior obiettivo politico per un attacco

Probabilmente, il più promettente obiettivo politico per un attacco mirato è l’industria biotecnologica. Sebbene le rivoluzioni siano generalmente portate avanti da minoranze, è molto utile avere un certo grado di sostegno, simpatia o almeno condiscendenza da parte della popolazione generale. Ricevere questo tipo di aiuto o sostegno è uno degli obiettivi dell’azione politica. Se ci si concentra sugli attacchi all’industria dell’energia elettrica, per esempio, sarebbe estremamente difficile riuscire ad avere il sostegno di altri gruppi radicali o dalle minoranze, perché la maggior parte delle persone resiste al cambiamento del loro stile di vita, specialmente ai cambiamenti che riducono il livello del nostro comfort. Per questa ragione, in pochi sarebbero disposti a rinunciare all’energia elettrica.

Ma le persone comuni non sentono ancora di essere dipendenti dagli sviluppi della biotecnologia così come lo sono dall’elettricità. Eliminare l’industria biotecnologica non cambierà radicalmente le loro vite. Al contrario, renderà possibile mostrare alle persone che il continuo sviluppo della biotecnologia trasformerà il loro stile di vita e minaccerà i cari e vecchi valori umani. Dunque, per sfidare la biotecnologia, i movimenti radicali dovrebbero essere in grado di mobilizzare in loro favore la naturale tendenza degli esseri umani di resistere al cambiamento. 

E la biotecnologia è un punto su cui il Sistema non può permettersi di perdere. Si tratta di un punto in cui il Sistema dovrà lottare fino alla fine, il che è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Ma – per ripetermi ancora una volta – è essenziale attaccare l’industria biotecnologica non sul campo di valori del Sistema, ma sul campo di battaglia di valori incompatibili con quelli del Sistema. Per esempio, se si attacca l’industria tecnologica principalmente sul tema della sostenibilità ambientale, o sulle conseguenze sulla salute del cibo geneticamente modificato, allora il Sistema potrebbe facilmente schivare l’attacco cedendo terreno o scendendo a compromessi – per esempio, introducendo una maggiore supervisione sulla ricerca genetica e regolamentazioni e test più severi sulle sementi geneticamente modificati. L’ansia delle persone scemerebbe, e le proteste perderebbero intensità.

L’intera industria biotecnologica deve essere attaccata come questione di principio

Dunque, invece di protestare contro una qualsiasi delle conseguenze della biotecnologia, è necessario attaccare la moderna industria biotecnologia nel suo insieme come questione di principio, restando fermi sul fatto che: 

  1. è un insulto a ogni essere vivente;
  2. mette troppo potere nelle mani del Sistema;
  3. cambierà radicalmente i valori umani fondamentali che sono esistiti per migliaia di anni…

E altri simili temi, incompatibili con la rosa di valori del Sistema. In risposta a questo tipo di attacco, il Sistema non può far altro che mantenere la posizione e combattere. Il Sistema non può permettersi di attutire gli attacchi semplicemente arretrando su alcune posizioni, e questo perché la biotecnologia è troppo centrale per l’intera missione del progresso tecnologico. Arretrando su uno di questi punti, il sistema non starebbe solo arretrando tatticamente, ma subirebbe una grande sconfitta strategica proprio sul suo codice di valori.

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti è la camera bassa del Congresso degli Stati Uniti con sede al Campidoglio, a Washington, dove ha sede anche la camera alta, il Senato.

Ora, è vero che la U.S. House of Representatives ha recentemente votato per vietare la clonazione degli esseri umani, e che almeno alcuni membri del Congresso hanno fornito le giuste motivazioni per la loro scelta. Ossia, per ciò che ho letto, il motivo per cui si è optato per questo voto ricadeva all’interno di un frame di stampo religioso. Ma checché se ne pensi riguardo la sensibilità religiosa e nel suo rapporto con la politica, non dobbiamo dimenticarci che questo è proprio quel tipo di campo di battaglia che è incompatibile con le istanze e lo spettro di valori del Sistema. Ed è questo ciò che davvero conta. Il voto dei membri del Congresso sulla clonazione umana fu una sconfitta per il Sistema, e fu una sconfitta emersa in modo spontaneo. Ma si trattò di una sola, piccola, davvero piccola, sconfitta, a causa della portata limitata di questo divieto – che infatti colpisce solo una parte minore dell’industria biotecnologica – e perché nel prossimo futuro la clonazione umana sarebbe comunque di poco uso pratico per il Sistema. Ma l’azione della House of Representatives suggerisce comunque che questo può essere un punto su cui il Sistema è vulnerabile e che un vasto attacco sull’intera industria biotecnologica potrebbe infliggere un serio danno al Sistema e ai suoi valori.

I movimenti radicali non hanno ancora mai attaccato l’industria biotecnologica in modo efficace

Alcuni movimenti radicali hanno compiuto attacchi contro l’industria biotecnologica, sia in modo politico che in modo pratico, ma per quanto ne ho coscienza, i loro attacchi continuano a ruotare attorno a uno spettro di valori che è compatibile a quello del Sistema. Ossia, per lo più, i valori dei rischi ambientali o per la salute umana. Così facendo, non hanno colpito l’industria biotecnologica dove più fa male. Per usare un’altra analogia con il combattimento corpo a corpo, immagina di doverti difendere da una piovra gigante. Non riusciresti a difenderti in modo efficace se cercassi di colpire le estremità dei suoi tentacoli. Devi colpire la testa! Per quanto ne so e per quanto ho letto, i movimenti radicali attivi contro l’industria biotecnologica non stanno riuscendo a colpire la testa della piovra. Ad esempio, cercano di persuadere gli agricoltori, uno per uno, a non usare sementi geneticamente modificati. Ma solo negli Stati Uniti esistono migliaia di fattorie, e cercare di convincere ogni singolo agricoltore, individualmente, è un modo estremamente inefficiente di combattere l’ingegneria genetica. Sarebbe molto più efficace cercare di persuadere i ricercatori, coinvolti nell’industria biotecnologica, o i manager esecutivi delle aziende direttamente coinvolte come la Monsanto, di lasciare quel segmento di industria. I bravi ricercatori e le brave ricercatrici sono persone che hanno dei talenti speciali e si sono sottoposti a un’istruzione di altissimo profilo, e dunque sono elementi difficili da rimpiazzare. 

Lo stesso vale per i manager esecutivi. Se si riuscisse a convincere solo alcune di queste persone a uscire dal settore si apporterebbero più danni all’industria biotecnologica di quanti ne riusciremmo a ottenere persuadendo mille agricoltori a smettere di usare sementi geneticamente modificate. 

Colpisci dove più fa male

Resta aperto il discorso se ho ragione o meno nel pensare che l’industria biotecnologica sia il punto migliore da colpire politicamente per indebolire il Sistema. Ma è oltre ogni argomentazione che i movimenti radicali oggi stanno sprecando moltissime energie su questioni che hanno poca o nessuna rilevanza per la sopravvivenza del Sistema tecnologico-industriale. E anche se e quando indirizzeranno le loro energie verso i giusti bersagli, i movimenti radicali non riusciranno a colpire dove più fa male. Così, invece di presenziare al prossimo summit del commercio globale per protestare in modo isterico contro la globalizzazione, i movimenti radicali dovrebbero investire un po’ di tempo per cercare di pensare a come colpire il Sistema dove davvero potrebbe far più male. Restando nei limiti della legalità, ovviamente”.

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