È morto nella notte, all’età di 78 anni, lo storico leader del Movimento No Tav Alberto Perino, stroncato da una lunga malattia. Prima impiegato di banca e poi sindacalista della CGIL – organizzazione per la quale ha rivestito un ruolo dirigenziale –, Perino è stato in prima linea fin dalla fine degli anni Ottanta contro l’edificazione della linea ad alta velocità Torino-Lione, distinguendosi come insostituibile punto di riferimento all’interno del network di sigle e associazioni che, ancora oggi, portano avanti la battaglia.
“Discepolo” degli insegnamenti del Mahatma Gandhi e di don Viglongo, Perino ha sin da subito combinato il suo spirito pacifista con un impeto intrinsecamente battagliero e dedito al rifiuto del compromesso al ribasso. Dopo essere stato bersaglio dell’ennesimo avviso di garanzia, nel giugno del 2011, aveva dichiarato: «Mettiamo in conto anche la prigione ma resistiamo. Quando una legge è ingiusta, opporsi non è solo un diritto ma un dovere». Durante i momenti di maggiore tensione nell’ambito delle proteste No Tav, si è molto spesso trovato a esercitare il ruolo di mediatore tra manifestanti e forze dell’ordine. Poco più di tre mesi fa, il 15 giugno, Perino – seduto su una carrozzina e mostrando segnali di debolezza a causa della malattia che lo affliggeva – aveva personalmente preso parte alla manifestazione contro il Tav e le mafie che era andata in scena a Susa, parlando al microfono alla folla. È stata la sua ultima partecipazione pubblica.
Conosciuto a livello nazionale e anche internazionale per il suo strenuo impegno nella lotta contro il TAV Torino-Lione, nel 2015 Perino ottenne anche un voto in parlamento nelle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica. I funerali, come da volere della sua famiglia, si svolgeranno in forma strettamente privata.
[di Stefano Baudino]