sabato 9 Novembre 2024

La Spagna ha chiuso i propri porti alle armi dirette in Israele

Il governo spagnolo, guidato dal premier Pedro Sánchez, ha deciso di negare l’autorizzazione d’attracco nei porti iberici alle imbarcazioni che trasportano armi dirette a Israele. È accaduto per la prima volta quando la Marinne Danica, nave battente bandiera danese partita dall’India una quarantina di giorni fa, ha richiesto l’autorizzazione all’attracco alle autorità spagnole, che però nei giorni scorsi si sono opposte. La nave trasportava un carico di 27 tonnellate di materiale esplosivo e avrebbe dovuto fare scalo nel porto sud-orientale di Cartagena il 21 maggio, per poi proseguire verso Haifa. La decisione è stata formalmente presa dal ministro dei Trasporti e dal ministro degli Esteri di Madrid. Tra i paesi europei, la Spagna è attualmente la voce più critica nei confronti delle azioni del governo Netanyahu: dopo aver sospeso le vendite di armi a Tel Aviv, è fortemente impegnata nel riconoscimento dello Stato di Palestina, che dovrebbe essere formalizzato a giorni.

Il diniego del governo spagnolo all’attracco dell’imbarcazione Marinne Danica rappresenta un precedente significativo. «È la prima volta che facciamo questo perché è la prima volta che abbiamo rilevato una nave che trasporta un carico di armi a Israele e che vuole fare scalo in un porto spagnolo», ha dichiarato alla stampa a Bruxelles il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares. «Questa sarà una politica valida per qualsiasi nave che porta armi a Israele e che voglia fare scalo nei porti spagnoli», ha aggiunto. «Il ministero degli Esteri rifiuterà sistematicamente questi scali per una ragione ovvia: il Medio Oriente non ha bisogno di più armi, ha bisogno di più pace». Ha poi spiegato: «La politica del governo è di non concedere nuove licenze per materiale bellico diretto in Israele, e questa decisione è coerente con tale linea».

Nei giorni scorsi, all’interno della coalizione di governo, si era sollevata una disputa riguardo un’altra nave, la Borkum, che avrebbe dovuto attraccare ieri in Spagna, sempre a Cartagena. Dopo le proteste dei movimenti sociali pro-Palestina, che sostenevano che anche questa imbarcazione stesse trasportando materiale militare verso lo Stato Ebraico, l’alleanza di sinistra radicale Sumar – insieme al partito Podemos, che è fuori dalla maggioranza – aveva chiesto che fosse allontanata dalle acque spagnole. Tuttavia, il ministero dei Trasporti aveva dichiarato che le armi presenti sulla nave fossero destinate alla Repubblica Ceca. Ad ogni modo, ieri la Borkum ha deciso di non fare scalo a Cartagena, pur avendone il permesso.

Insieme all’Irlanda, la Spagna sta guidando il fronte delle realtà europee che si oppongono in maniera più esplicita ai massacri di Israele a Gaza e ai piani militari di Netanyahu. Già a inizio marzo, in occasione di un viaggio ufficiale in Medio Oriente, conversando informalmente con alcuni giornalisti, il premier Sánchez aveva annunciato che il governo di Madrid avrebbe riconosciuto lo Stato di Palestina «entro questa legislatura», per poi accorciare i tempi e confermare pubblicamente che ciò sarebbe avvenuto prima dell’estate. Nell’ultima settimana era trapelato che Spagna, Irlanda e altri paesi europei potessero riconoscere la Palestina già il prossimo 21 maggio, ma lo stesso Sánchez ha dichiarato che occorrerà attendere qualche giorno in più, poiché l’obiettivo è quello di coinvolgere «altri alleati europei». Come ormai sta accadendo in praticamente tutti i paesi occidentali, anche in Spagna si moltiplicano le proteste pro-Palestina all’interno delle università, con “acampadas” che coinvolgono gli studenti di varie città – tra cui in particolare Granada, Siviglia e Malaga – i quali chiedono di recidere i legami con lo Stato israeliano e i suoi istituti di istruzione superiore. Se in molti stati è in atto una vera e propria repressione contro gli universitari che manifestano a favore della Palestina, il governo iberico si è detto «orgoglioso» delle iniziative degli studenti, i quali, come ha dichiarato la ministra dell’Università spagnola Diana Morant, «esercitano il loro pensiero critico e lo trasmettono alla società».

[di Stefano Baudino]

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2 Commenti

  1. Un plauso al governo spagnolo che si rifiuta, difronte alla mattanza in atto a Gaza, di lascair atttraccare navi che trasportano armi in quella zona. Plauso per sostenere la legittima rivendicazioni dei suoi studenti . Mi viene da pensare che la Spagna ha conosciuto una guerra civile sanguinosa cui sono seguiti anni di dittatura Franchista, ma si sono risparmiati i “liberatori” .

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