lunedì 2 Dicembre 2024

In Italia c’è un problema con la repressione, da ben prima dei manganelli di Pisa

Alla fine, la repressione del dissenso è diventata materia buona per alimentare lo scontro politico. Quanto avvenuto a Pisa lo scorso sabato, con la polizia che ha manganellato senza alcun motivo gli studenti in corteo, ha fornito il giusto appiglio a opposizioni e giornalisti della sinistra liberale per lanciare un attacco al governo, come se quanto accaduto rappresentasse quasi qualcosa di inusuale e inaspettato. Eppure, episodi di questo genere sono tutt’altro che isolati. Al contrario, essi si inseriscono in un contesto di repressione del dissenso violenta tanto sul lato attuativo quanto su quello legislativo. Dalle manifestazioni vietate alla creazione di reati ad hoc per colpire la disobbedienza civile pacifica, dai manganelli in piazza ai processi per reati d’opinione, la repressione del dissenso è un fenomeno di lunga data nel nostro Paese, che si manifesta nelle forme più svariate e creative e che limita sempre più la possibilità dei cittadini di protestare contro le scelte imposte dall’alto.

Torino, 28 gennaio 2022. Al governo c’è Mario Draghi. In piazza Arbarello si sono radunati gli studenti dei licei, per protestare contro la morte di Lorenzo Parelli, 18 anni. Sono per la maggior parte minorenni. Siamo ancora in periodo pandemico: con la scusa dell’ipotetico rischio di contagio, le manifestazioni sono autorizzate solamente “in forma statica”. Gli studenti si avvicinano ai poliziotti in cordone intorno alla piazza per chiedere di poter marciare attraverso le strade del centro di Torino. Lì, secondo i testimoni senza alcun motivo, i poliziotti iniziano a manganellare tutti: in tanti hanno il cranio aperto, i volti sanguinanti, una ragazza è stata portata via da un’ambulanza priva di sensi. Nessun giornale ritiene che un tale abuso meriti uno spazio in prima pagina. Politicamente, il caso non è di interesse. D’altronde, una cosa è certa, in quel periodo: non esiste, sulla stampa mainstream, una sola voce che osi mettere in dubbio la ragione sanitaria. L’allora ministro dell’Interno, Luciana Larmorgese, si limita a definire l’episodio un semplice «cortocircuito».

Trieste, 18 ottobre 2021: nel porto si svolge una manifestazione pacifica contro il green pass e le regole sanitarie imposte dal governo (allora presieduto da Giuseppe Conte). I poliziotti cercano di disperdere la folla aprendo a più riprese (e senza preavviso) gli idranti, ma non funziona. Così, nel pomeriggio, si decide di optare per le cariche e il lancio di lacrimogeni. Niscemi, 7 agosto 2022. Il governo di Mario Draghi sta per volgere al termine. I manifestanti di fronte ai cancelli della sede del terminale MUOS (il sistema di telecomunicazioni militari USA) sono appena 300 e si muovono in un corteo pacifico, ma la polizia decide comunque di disperderli utilizzando prima gli idranti e poi i lacrimogeni, lanciati ad altezza uomo (alcuni colpiranno i manifestanti alla schiena). La combinazione è micidiale, in quanto per via della grande quantità d’acqua liberata, i gas non si disperdono correttamente nell’aria, formando una nube tossica ad altezza uomo. Una conseguenza che difficilmente i tutori dell’ordine possono aver ignorato. Sempre a Torino poi, nel febbraio 2023, una donna viene condannata a 8 mesi di carcere per aver cercato di appendere uno striscione all’esterno del tribunale di Torino. A emettere la sentenza è il giudice del tribunale di Sorveglianza Elena Bonu, la stessa che impose due anni di detenzione all’attivista no Tav Dana Lauriola per aver parlato in un megafono nel corso di una manifestazione. Lo stesso destino toccato a Sara, appena ventenne, che ha trascorso 7 mesi ai domiciliari per un motivo analogo. Lo scorso dicembre, poi, decine di attivisti sono stati colpiti da misure cautelari, tra fogli di via ed obblighi di dimora, per azioni di disobbedienza civile pacifica. Alcuni di essi, prima che ai loro legali fossero comunicati i capi di imputazione, hanno dovuto trascorrere alcuni giorni in carcere. Il tutto, per essersi seduti per terra in mezzo alla strada e aver bloccato il traffico. In Val di Susa, dove gli episodi repressivi non si contano più, i fogli di via sono stati consegnati anche a chi alle proteste non ha presenziato. E questi sono solo alcuni delle decine di episodi che abbiamo trattato su L’Indipendente.

La violenza della piazza è solamente la più evidente tra le modalità con le quali si cerca di reprimere le voci in contrasto con il potere. A legittimarne l’azione è l’apparato legislativo, che sostituisce ai manganelli norme volte a criminalizzare le voci del dissenso. Così, per contrastare gli episodi di disobbedienza civile vengono inventati nuovi reati ad hoc. A fronte dell’aumento dei casi di disobbedienza civile da parte degli attivisti per l’ambiente come quelli di Ultima Generazione, per esempio, il governo si è letteralmente inventato nuove fattispecie di reato pur di poterli reprimere: l’introduzione del reato di danneggiamento di beni culturali e artistici e l’inserimento dei reati di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni che appartengono al patrimonio artistico e culturale tra quelli che prevedono l’arresto facoltativo in flagranza. Vengono poi varate misure amministrative creative come il Daspo urbano (introdotto dal decreto Minniti del 2017 e declinato dai vari governi nelle forme più fantasiose e disparate, da quello universitario a quello ferroviario). E poi il dl Caivano, che riempie le carceri di detenuti minorenni senza risolvere il problema del disagio giovanile, i tentativi di abolizione del reato di tortura per poter “tutelare” i poliziotti, che grazie a questo governo possono essere autorizzati a portare armi senza licenza anche quando non sono in servizio.

Le forme di controllo della piazza si moltiplicano, mentre chi è preposto a tale controllo gode di sempre maggiore libertà d’azione. L’Italia è infatti uno dei pochissimi Paesi europei che ancora non dispone dei codici identificativi sui caschi degli agenti, per renderli immediatamente riconoscibili in caso di uso eccessivo della forza. La repressione del dissenso in forma violenta non è una novità di quest’ultimo periodo, ma piuttosto una prassi sempre più consolidata, che priva il popolo del suo diritto a dissentire dalle decisioni imposte dall’alto.

[di Valeria Casolaro]

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11 Commenti

  1. La guerra tra fascisti e santi protettori!! L’unica cosa concreta che fanno è protestare contro i fascisti dimenticandosi delle stragi che hanno fatto in nome della libertà e la non violenza. Mi piace tutta questa brava gente che sta dalla parte dove tira il vento, salvo poi godere di quel che viene fatto dai disprezzati per risonanza, non certo per capacità di scelta. Continuo a pensare che chi predica bene, ma razzola male prima o poi finirà per raccoglierne i frutti, come è già molto evidente dai
    risvolti economici, ma dare la colpa ai fascisti fa comodo per declinare le responsabilità del cattivo operato di certe politiche troppo permissive, a discapito di tutta la popolazione. Non mi spiego perché certe frange politiche hanno il diritto di dissentire e accusare e altre sono tacitate a prescindere, vedesi il caso del Generale Vannacci messo alla gogna per avere espresso un pensiero, che chi lo disprezza non ha nemmeno letto, questo la dice lunga sulle capacità intellettive di certe penne.

  2. La violenza usata per reprimere il dissenso è ignobile e inaccettabile, esattamente come le guerre (anche l’Italia è cobelligerante). Che l’Italia sia un paese fascista e che le persone, i cittadini mediamente vogliano quel tipo di ordine, che aspirino ad un regime, perchè diversamente non riescono ad essere attivi e responsabili, a gestire sè stessi, ad obbedire a semplici regole di convivenza e rispetto degli altri e dell’ambiente, è altrettanto vero. Da un lato vediamo che il cittadino medio non sembra interessato al bene comune, sporca, non rispetta le regole e non ci sono efficaci azioni per costringere o ancor meglio per educare le persone per esempio a tenere pulito l’ambiente: basti guardare il degrado e il zozzume di una città medio-grande. Dall’altro lo stesso cittadino vorrebbe più ordine, e guide forti, autoritarie, insomma un regime, per tenerlo irreggimentato e produttivo, per arginare il degrado contro lui non riesce a fare nulla, senza capire che solo la cultura, l’educazione e l’autoresponsabilizzazione consentirebbero di vivere realmente in una democrazia dove la violenza è bandita e c’è il rispetto degli altri e dell’ambiente. E allora perchè durante le manifestazioni il Potere reprime con la violenza? Perchè lì si mette in dubbio un Potere che non si regge su presupposti democratici, ma un Potere debole che tutela solo sè stesso e obbedisce ad ordini dall’alto, senza il minimo rispetto di quello che sarebbe il bene comune: vedi p. es. la TAV Torino-Lione, i Rigassificatori, il Green Pass, l’alternanza Scuola-Lavoro. Occorrono nuove forme di opposizione e manifestazione sempre non violente, ma ancor meno fisiche e più giocate su un livello culturale e spirituale, terreno in cui il Sistema e con esso le Forze del Male non riuscirebbero a competere.

    • Poi l’articolo è ben fatto ma eccessivo quando a proposito della manifestazione a Torino del 28/01/2022 scrive “in tanti hanno il cranio aperto”. Non mi risulta, fortunatamente, siano arrivati ad “aprire dei crani”. Suggerisco di verificare e soppesare il lessico, altrimenti si rischia di vanificare la credibilità di tutto il pezzo da parte di chi parte già schierato col Sistema e per chi invece è critico di alimentare ulteriormente e inutilmente una energia di violenza.

    • Il tono del commento di Iron magari è un pò eccessivo, ma coglie nel segno: in Italia la maggioranza della popolazione è assolutamente a favore di questo clima autoritario, repressivo, che impone una guida dall’alto (oggi è di destra, quindi è tutto più facile, ma come ricordato nell’articolo non è che gli altri governi si siano mostrati più tolleranti, soprattutto in periodo pandemico quando hanno goduto di totale immunità per “motivi sanitari”), non accetta proteste e reprime ogni forma di dissenso.
      Il paese è (mediamente) vecchio, ignorante, stanco e deluso, tutti ‘sti giovani che protestano, ‘sti lavoratori che scioperano, che fastidio…
      Diamogli due manganellate e via!

  3. Italia di polizia:
    22 Novembre 2023 – Firenze: la polizia manganella gli studenti in presidio per la Palestina
    27 Novembre 2023 – Salvini vieta ancora gli scioperi e ricorre alla precettazione
    1 dicembre 2023 – Torino, vietato protestare contro l’industria bellica: denunce e fogli di via per gli attivisti
    2 dicembre 23 – La questura di Roma diffida l’associazione Meglio Legale di organizzare un sit-in per promuovere una proposta di legge per legalizzare la cannabis; chi partecipa rischia 6 mesi di reclusione
    5 dicembre – Dodici attivisti climatici di Ultima Generazione arrestati per un blocco stradale
    5 dicembre – A Torino, una violenta carica della polizia ha colpito gli studenti dell’università che volantinavano contro la presenza in ateneo del gruppo neofascista FUAN. Si contano diversi feriti, tra cui anche due professori.
    5 dicembre – A Catania, è stato sgomberato con la forza dalle forze dell’ordine lo studentato occupato “95100”, in cui trovava sede il consultorio autogestito da associazioni che combattono contro la violenza di genere, tra cui “Mi cuerpo es mio” e “Non una di meno”.
    7 dicembre – A Bologna squadre di polizia in tenuta antisommossahanno hanno più volte caricato e manganellato i membri del presidio sociale intervenuto a supporto dei nuclei familiari sgomberati. Alcune persone sono rimaste ferite.
    8 dicembre – Alla stazione di Torino Porta Nuova, si sono verificate violente cariche da parte della polizia nei confronti di decine di attivisti No Tav che cercavano di raggiungere la marcia dell’8 dicembre in Val di Susa.
    30 gennaio – Repressione contro i No Tav: oltre cinquanta Fogli di Via recapitati dalla questura ai militanti No Tav della Val di Susa tra dicembre e gennaio, anche a chi non era presente in corteo.
    6 febbraio – È stato anche licenziato il giovane assistente all’educazione algerino di una scuola di Roma che tre settimane fa era stato sospeso dal lavoro per aver pubblicato alcuni post a favore della Palestina.
    9 febbraio – Milano, a processo per aver pubblicato post pro-Palestina; indagato per art. 270 bis c.p. (associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico), antisemitismo e incitamento alla jihad (o guerra santa).

  4. Un governo fascista non può che commettere atti fascisti (ricordiamoci anche Fini, da ministro, nella cabina di regia a Genova al G8 a guidare in diretta lo scempio compiuto dalle forse dell’ordine).
    Ma l’articolo fa bene a ricordare gli episodi durante i governi Conte e Draghi. Negli ultimi decenni il livello di tolleranza delle manifestazioni pacifiche di è molto abbassato. Un processo graduale e quindi a volte difficile da cogliere, ma se guardiamo agli ultimi quarant’anni, di manifestazioni di piazza, è evidente che l’intolleranza da parte delle forze dell’ordine è cresciuta sensibilmente

    • Mi sembra che sia cresciuto anche il livello di inciviltà dei manifestanti che scendono in piazza per protestare, non comprendo perché pensano che calpestare con certe manifestazioni i diritti altrui di esistere sia una cosa che va tollerata a prescindere. Stiamo ancora combattendo il fascismo caduto da 70 anni come regime, il diritto di protestare comportandosi come i fascisti non va messo in discussione, sempre due pesi e due misure alla fine. Chi può offendere e chi deve subire

    • Questa dicotomia fascismo antifascismo è fuori luogo e fuorviante. L’articolo dimostra una cosa semplice: l’intento di scoraggiare la massa dal disturbare, con manifestazioni pubbliche, chi sta al comando. E anche di deviare l’attenzione da scelte che vanno contro gli interessi della collettività, contro la difesa del bene comune.

  5. L’Italia causa presenza del Vaticano è portata al fascismo e ad uno solo al comando, se poi questo è una di probabile discendenza dai Goti che in quanto sempre a cavallo, piccoli di statura e talmente ignorante da non capire nemmeno di non essere di origine Latina, ma quella che i Latini ha ammazzato e derubato, beh l’avete votata, tenetevela.

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