domenica 15 Dicembre 2024

Nelle acque profonde delle Galápagos sono state scoperte due nuove barriere coralline

Durante la mappatura del fondale marino tramite un veicolo telecomandato, un gruppo di ricercatori dotato di scanner laser ha scoperto due barriere coralline incontaminate nelle acque al largo delle isole Galápagos, un arcipelago vulcanico dell’Oceano Pacifico, considerato una delle principali destinazioni al mondo per l’osservazione di specie animali e vegetali uniche e una delle aree marine protette più grandi al mondo. Con molta probabilità le due barriere, habitat di numerose specie viventi, si sono formate migliaia di anni fa. Tuttavia gli studi sulle strutture coralline situate in acque profonde sono meno diffusi di quelli redatti su quelle più superficiali. Le conoscenze raccolte fino ad oggi dicono però che le prime, nonostante siano più fredde, buie e profonde rispetto alle seconde, che prosperano grazie alla luce solare, ospitino in realtà la maggior parte di tutte le specie di coralli e fungano da rifugio per moltissimi animali. Motivi che hanno spinto Stuart Banks, scienziato marino che si occupa della ricerca sulla conservazione nelle Galápagos, a sottolineare che «trovare una barriera corallina così profonda e longeva è un grande passo in avanti verso la protezione delle diversità oceaniche più nascoste e verso la comprensione del ruolo che gli habitat meno conosciuti svolgono nel mantenimento della salute del nostro oceano».

Già lo scorso aprile il ministro dell’Ambiente delle Galapagos, José Dávalos, aveva annunciato che una spedizione scientifica che stava perlustrando le acque della Riserva marina dell’arcipelago equadoriano si era imbattuta in una barriera corallina totalmente incontaminata e sconosciuta, a 400 metri di profondità e lunga approssimativamente due chilometri, «con abbondante vita marina e oltre il 50% dei coralli vivi».

Entrambe le scoperte sono estremamente significative, dal momento che fino a poco tempo fa si riteneva che la barriera corallina Wellington, sita al largo della costa di Darwin, fosse l’unica sopravvissuta agli effetti del catastrofico Niño – fenomeno ciclico legato al riscaldamento delle acque del Pacifico equatoriale orientale – del 1982-1983. Invece i rinvenimenti, oltre al allontanare i cattivi presagi, hanno mostrato che le barriere coralline delle Galapagos sono «antiche, indisturbate per secoli o migliaia di anni, ed essenzialmente incontaminate, a differenza di altre che si trovano in molte altre parti degli oceani del mondo».

In effetti la condizione di quelle situate altrove non è sempre così rosea. per esempio nel 2022, la Grande Barriera Corallina australiana, che si estende per più di 2mila chilometri, ha vissuto il suo sesto evento di sbiancamento di massa, il quarto in appena sei anni. L’evento, causato dall’aumento della temperatura delle acque, che provoca la morte delle alghe – che vivono in simbiosi con la barriera e la nutrono -, ha confermato una tendenza che negli ultimi trent’anni ha portato ad una diminuzione drastica della popolazione di piccoli, medi e grandi coralli dell’area. Un enorme danno considerato che questi sono fondamentali per la sopravvivenza di pesci e crostacei – e quindi anche, indirettamente, della nostra. Per questo motivo sono stati molti, negli anni, i tentativi in tutto il mondo di arginare il danno.

Nel parco marino di Hoi Ha Wan, colpito nel 2018 da un tifone che ha distrutto l’80% della zona protetta, i ricercatori dell’Università di Hong Kong hanno per esempio sistemato delle piastrelle in terracotta stampate in 3D, con lo scopo di ricreare barriere artificiali che senza alcuna influenza umana avrebbero impiegato decenni prima di rigenerarsi naturalmente. Con il loro intervento, gli scienziati marini aiutano i coralli a sopravvivere creando per loro supporti a cui attaccarsi. Un altro tentativo rivelatosi un successo è stato portato a termine proprio in Australia, dove alla fine del 2020 la prima fecondazione artificiale dei coralli ha dato alla luce organismi in grado di sopravvivere agli eventi di sbiancamento.

[di Gloria Ferrari]

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