martedì 8 Luglio 2025

PFAS in Veneto, sentenza storica: condanne fino a 17 anni di carcere ai dirigenti Miteni

Una sentenza storica ha chiuso in primo grado uno dei più gravi casi di inquinamento ambientale mai registrati in Italia. La Corte d’Assise di Vicenza ha infatti condannato undici ex dirigenti della Miteni di Trissino (Vicenza) per il disastro provocato dai PFAS – composti perfluoroalchilici altamente inquinanti – che hanno contaminato per decenni le acque e i territori delle province di Vicenza, Verona e Padova, mettendo a rischio la salute di oltre 350mila persone. Le pene inflitte superano di vent’anni le richieste dell’accusa, arrivando complessivamente a 141 anni di carcere contro i 121 chiesti dalla Procura.

Ai principali imputati sono state inflitte condanne pesanti: 17 anni per Patrick Fritz Hendrik Schnitzer, Achim Georg Hannes Riemann (entrambi Icig), Brian Anthony McGlynn e Luigi Guarracino (Miteni). A 16 anni sono stati condannati anche Naoyuki Kimura e Yuji Suetsune (Mitsubishi Corporation) e Alexander Nicolaas Smit (Miteni). Seguono Maki Hosoda (11 anni), Antonio Alfiero Nardone (6 anni e 4 mesi), Martin Leitgeb (4 anni e 6 mesi) e Davide Drusian (2 anni e 8 mesi). Sono invece stati assolti quattro imputati: Kanji Ito, Mario Fabris, Mauro Cognolato e Mario Mistrorigo, per i quali è stato riconosciuto che, pur a conoscenza dell’inquinamento, non avevano potere per impedirlo. Le condanne arrivano al termine di un processo durato cinque anni, con 134 udienze e centinaia di parti civili coinvolte. La Corte ha riconosciuto risarcimenti milionari: 58 milioni di euro al Ministero dell’Ambiente, 6,5 milioni alla Regione Veneto, 800mila euro ad Arpav, e tra i 15 e i 20mila euro a singoli cittadini e associazioni, comprese le «Mamme No Pfas», in prima fila nella battaglia per la verità. Tuttavia, sono rimasti esclusi dai risarcimenti i lavoratori dell’ex Miteni, nonostante le denunce sindacali sulle possibili correlazioni tra esposizione ai PFAS e malattie, tema su cui sono in corso altri procedimenti.

Secondo la sentenza, le aziende che si sono avvicendate nella gestione dello stabilimento Miteni hanno contaminato in modo doloso con sostanze chimiche, anche cancerogene, l’acqua della seconda falda acquifera d’Europa, mettendo a rischio centinaia di migliaia di persone, compromettendo anche la catena alimentare e rendendo inutilizzabili le acque per uso potabile e irriguo in un’area estesa oltre 180 chilometri quadrati. Il sito produttivo ha scaricato per decenni sostanze tossiche come C604 e GenX nelle acque superficiali e sotterranee, inquinando fiumi come il Fratta Gorzone, il Bacchiglione, il Retrone e l’Adige. Legambiente, costituitasi parte civile, ha accolto con entusiasmo la sentenza. «La conferma da parte della Corte dell’ipotesi accusatoria della Procura per tutti gli imputati e, soprattutto, la conferma della natura dolosa dei reati contestati rende finalmente giustizia alle parti civili ed a centinaia di migliaia di persone, contaminate a loro insaputa per decenni», ha dichiarato il presidente nazionale Stefano Ciafani. Ora si guarda alla bonifica: il Comune di Trissino ha appena approvato il documento di analisi del rischio, passo preliminare al piano di risanamento del sito industriale, che dovrà essere presentato entro sei mesi. Resta invece in sospeso la questione della falda contaminata, per cui non esiste ancora un piano concreto.

La vicenda giudiziaria legata all’inquinamento da PFAS in Veneto è iniziata nel 2013 con la scoperta della contaminazione di una vasta falda acquifera che ha coinvolto circa 350mila cittadini nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Tra il 2015 e il 2016, rilevazioni a campione spinte da associazioni ambientaliste hanno evidenziato livelli elevati di PFAS nel sangue dei residenti, portando nel 2018 alla dichiarazione dello stato di emergenza e all’istituzione di una zona rossa in 30 comuni, con divieto di utilizzo dell’acqua potabile. Uno studio dell’Università di Padova, pubblicato su Environmental Health, ha rilevato in quest’area un aumento di mortalità per malattie cardiovascolari e neoplastiche tra il 1985 e il 2018. A maggio 2024, il TAR del Veneto ha stabilito che anche Mitsubishi Corporation debba sostenere i costi della bonifica, ritenendo tutte le società che hanno controllato l’ex stabilimento Miteni corresponsabili dell’inquinamento.

I Pfas sono un gruppo che raccoglie oltre 10mila molecole sintetiche non presenti in natura, utilizzate in vari processi industriali per la fabbricazione di prodotti come le padelle antiaderenti o qualche imballaggio alimentare. Essendo molecole fortemente stabili, esse non vengono degradate brevemente nell’ambiente e sono state definite “inquinanti eterni”. L’esposizione ai Pfas è stata associata a problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e ad impatti negativi sulla fertilità. Da novembre 2023, le sostanze sono state riconosciute anche come cancerogene.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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