venerdì 13 Dicembre 2024

NEWSGUARD: il “factchecker” pagato dal governo USA silenzia il giornalismo indipendente

Il sito americano di informazione indipendente Consortium News si è visto etichettare tutti i propri contenuti come inaffidabili da NewsGuard, estensione per browser internet che si vorrebbe strumento super partes per aiutare gli utenti a riconoscere le fake news (ma finanziata direttamente dal governo americano). Il provvedimento ha preso le mosse da una precedente decisione di NewsGuard di etichettare come false, sulla base di criteri del tutto arbitrari, sei notizie riportate dal giornale fortemente critiche nei confronti della politica statunitense.

Gli articoli in questione sono stati censurati da NewsGuard nel settembre 2022 e riguardano, in particolare: il colpo di Stato che Washington avrebbe organizzato, nel 2014, a danni di un governo democraticamente eletto in Ucraina; le politiche genocide che il governo ucraino avrebbe adottato nei confronti delle minoranze russofone; il fatto che la NATO in Ucraina starebbe armando un regime infestato di neonazisti; il fatto che il bombardamento di Douma, in Siria, fosse una false flag sfociata poi in bombardamenti illegali e illegittimi da parte dei governi di USA, Regno Unito e Francia; il fatto che il Russiagate fosse una bufala. Come conseguenza di ciò, tutti i contenuti di Consortium News sono stati etichettati come inattendibili.

L’attività di controllo di NewsGuard consiste nel contrassegnare con un bollino verde o rosso le notizie online in base al loro grado di affidabilità. Tale attività, tuttavia, si trova ben lungi dall’essere imparziale e volta al bene collettivo. NewsGuard è infatti una società privata che vede tra i propri fondatori il colosso francese della pubblicità e del marketing Publici Groupe, una tra le cinque principali aziende del settore al mondo. Dal 2021, inoltre, la piattaforma ha siglato un contratto da 750 mila dollari con il Dipartimento della Difesa USA, nell’ambito di un programma denominato “misinformation fingerprints” (“le impronte digitali della disinformazione”). In poche parole, a costituire il filtro per discernere le notizie da bollino verde da quelle da bollino rosso sono il Pentagono e la Casa Bianca. Non stupisce, dunque, che i fact-checker finanziati dal governo americano abbiano contrassegnato come notizie false articoli fortemente critici della politica statunitense.

Eppure, Consortium News (che non accetta finanziamenti né dai governi né dagli inserzionisti, rivendicando con forza la propria indipendenza) conta tra i propri collaboratori alcuni dei giornalisti più importanti al mondo, dei veri e propri mostri del settore. La testata vede infatti la luce alla fine degli anni ’90 grazie al giornalista Robert Parry, ex reporter di Associated Press Newsweek che aveva contribuito in maniera fondamentale a smascherare alcuni dei più inquietanti retroscena dell’operazione Iran-Contra (grazie a lui, per esempio, si è venuti a conoscenza del ruolo di Oliver North, membro del Consiglio per la sicurezza nazionale, come regista della vendita di armi all’Iran per finanziare le attività dei contras, le milizie nicaraguensi che tentarono di far precipitare nel sangue la rivoluzione sandinista attraverso innumerevoli attentati terroristici). Queste inchieste sono valse a Parry il premio giornalistico George Polk. Oggi alla guida di Consortium News c’è Joe Lauria, ex penna del New York Times, del Boston News e del Wall Street Journal. Il consiglio di amministrazione può poi vantare tra i propri membri Cristopher Hedges (premio Pulitzer), Daniel Ellsberg (il più importante whistleblower della storia americana, recentemente defunto) e John Pilger (per due volte insignito del titolo di miglior giornalista d’inchiesta del Regno Unito).

Mentre si ammanta di una falsa retorica di pluralismo e libertà di espressione, dunque, l’Occidente utilizza strumenti subdoli per censurare le voci dissonanti e in contrasto con il mainstream. La questione assume dimensioni ancora più preoccupanti se si tiene conto del fatto che NewsGuard è uno strumento diffuso non solo nel mondo dei media, ma anche tra le istituzioni, incluse numerose librerie e università e, grazie ad un accordo con Microsoft, anche tra gli insegnanti e le associazioni di insegnanti. In un contesto simile, avere accesso a un’informazione libera e non condizionata da interessi di parte diventa sempre più complicato.

[di Valeria Casolaro]

Nota: questo articolo fa parte di un progetto di collaborazione con il media indipendente Ottolina TV, un interessante approfondimento video su questa vicenda si trova sul loro canale.

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