sabato 27 Aprile 2024

Vittorio Sgarbi, il collezionista di incarichi pubblici e stipendi

Vittorio Sgarbi è uno dei personaggi mediatici più noti d’Italia, famoso per le poco tranquille apparizioni televisive, gli interventi sul mondo dell’arte e una carriera politica figlia del suo tempo. Più volte membro del Parlamento e di diverse amministrazioni comunali, Sgarbi sui media tende a far parlare di sé più per le discusse prestazioni di avanspettacolo, l’ultima delle quali – pochi giorni fa al Maxxi – ha provocato accuse di sessismo e richieste di dimissioni. Tuttavia, parlarne solo come personaggio televisivo offusca le sue capacità politiche, evidenti soprattutto nella qualità fuori dal comune di collezionare poltrone e stipendi. Il governo Meloni l’ha nominato lo scorso ottobre sottosegretario alla Cultura, carica entrata in conflitto qualche mese dopo con l’elezione a consigliere regionale della Lombardia. Dopo che il Pirellone ha preso atto dell’incompatibilità, Sgarbi ha avuto dieci giorni per decidere tra le due cariche, puntando alla fine su Palazzo Chigi. Poco male: il critico d’arte è anche Prosindaco di Urbino, Assessore alla bellezza di Viterbo e sindaco di Arpino.

Nel 2019, Vittorio Sgarbi ha dichiarato un reddito complessivo di 475.653 euro. All’epoca sedeva tra i banchi di Montecitorio come deputato di Forza Italia (salvo passare in un secondo momento al gruppo misto), guadagnando un’indennità lorda di circa 11 mila euro, una diaria di 3.503 euro e un rimborso spese da 3.690 euro. Alle elezioni del 2022, Sgarbi non è riuscito a confermare il ruolo parlamentare, cedendo il collegio senatoriale di Bologna a Pier Ferdinando Casini. Qualche giorno dopo è stato però scelto dal governo Meloni per ricoprire la carica di sottosegretario alla Cultura, a cui corrisponde una retribuzione superiore ai 130 mila euro lordi all’anno: secondo l’Osservatorio dell’Associazione Italia Futura, lo stipendio medio di un sottosegretario di Stato è di 10.697 euro lordi al mese. Tale carica è entrata in conflitto con la successiva nomina a consigliere regionale della Lombardia, che assicura uno stipendio mensile tra i 10 e i 13 mila euro lordi. Nessun problema, invece, per i ruoli di assessore alla bellezza di Viterbo e sindaco di Arpino con cui Sgarbi guadagna rispettivamente 4.806 e 2790 euro mensili. Per la carica di prosindaco di Urbino è difficile stimare una retribuzione esatta, dal momento che dipende dalle presenze in Consiglio.

Alle 4 cariche pubbliche si aggiungono diversi impegni negli organi direttivi di diverse realtà, come la Fondazione Canova o il Museo dell’Alto Garda (MAG). Sgarbi è stato poi nominato Commissario alle Belle Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte e Presidente del Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART).

«Ho sempre pensato che le incompatibilità fossero un pretesto per lavorare poco», ha dichiarato il critico d’arte in un’intervista a La Repubblica. Non sono dello stesso avviso i cittadini che da anni denunciano un disimpegno sistematico dai propri mandati locali. Sgarbi continua però sulla sua strada, puntando ai 50 incarichi pubblici ricoperti durante la carriera politica: l’elogio della quantità a discapito della qualità.

La vita politica di Sgarbi

Vittorio Sgarbi inizia la sua carriera politica nel 1975, con l’iscrizione alla Federazione giovanile de L’Unione Monarchica Italiana. “Il più grande trasformista d’Italia” dà prova della sua visione politica già nelle amministrative del 1990, quando si candida contemporaneamente nelle liste del Partito Comunista e del Partito Socialista. Due anni dopo, sostenuto da Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano, diventa sindaco di San Severino Marche. Sempre nel 1992, Sgarbi viene eletto in Parlamento con il Partito Liberale. Poi la caduta della Prima Repubblica, le elezioni anticipate e l’ennesimo cambio di casacca, a favore questa volta dell’astro nascente della politica nostrana: Forza Italia di Silvio Berlusconi. Così Sgarbi torna a Montecitorio nel 1994, l’anno della celebre rissa con Umberto Bossi, leader della Lega Nord. La casacca azzurra veste stretta e il critico d’arte sul finire del millennio fonda il proprio movimento: I Liberal-Sgarbi. È l’inizio del suo leitmotiv politico, fatto di partiti personali, liste civiche e continui cambi di casacca che per anni in Parlamento hanno seguito la direzione Forza Italia-gruppo misto. Segni di una carriera volta al compromesso e al trasformismo, ormai tipici di una politica – e di riflesso società -estremamente quantitativa, che esalta il “multitasking” senza porsi alcun interrogativo.

[di Salvatore Toscano]

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