giovedì 28 Marzo 2024

Tra USA e Iran è iniziata la guerra delle petroliere

Si alza il livello dello scontro nel Golfo Persico come conseguenza della faida delle petroliere tra Iran e Stati Uniti con questi ultimi che hanno deciso di rafforzare le operazioni della flotta statunitense nell’area, come risposta a quelle che definiscono azioni “illegali” da parte dei primi. In un momento di elevatissima tensione internazionale che vede l’Iran schierato dalla parte della Russia nella contrapposizione con l’Occidente, mentre le relazioni tra il paese sciita e l’Arabia Saudita sembrano riprendere un certo slancio, rischiando di cambiare drasticamente gli equilibri mediorientali, gli Stati Uniti scelgono di alzare la tensione nel Golfo Persico e cercano di mettere sottopressione il governo di Ebrahim Raisi.

Il vice ammiraglio Brad Cooper, capo del comando centrale delle forze navali statunitensi, ha affermato: «Il sequestro e le molestie ingiustificati, irresponsabili e illegali dell’Iran alle navi mercantili devono finire». Per bocca del portavoce della Casa Bianca, John Kirby, l’esercito statunitense è al lavoro per rafforzare la posizione difensiva nella regione del Golfo Persico dopo il sequestro da parte dell’Iran di navi commerciali negli ultimi mesi. «Gli Stati Uniti non permetteranno alle potenze straniere o regionali di mettere a repentaglio la libertà di navigazione attraverso le vie navigabili del Medio Oriente, incluso lo Stretto di Hormuz», ha affermato Kirby.

Sarebbero addirittura 15 i natanti sequestrati dall’Iran negli ultimi due anni – spesso poi rilasciati – tra petroliere, droni e altri vascelli. La Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti, che ha la propria sede in Bahrain, ha dichiarato di essere al lavoro con gli alleati regionali per aumentare la rotazione delle navi e degli aerei che pattugliano lo Stretto di Hormuz. Un portavoce del Comando Centrale dell’esercito statunitense con sede in Florida, che sovrintende alle forze americane in Medio Oriente, ha detto che gli Stati Uniti stanno discutendo tutte le opzioni possibili da intraprendere in risposta alle azioni iraniane: «Qualsiasi decisione sulla postura della forza sarà presa dopo aver consultato i nostri alleati e sarà coerente con il desiderio collettivo di garantire la sicurezza e la libertà di navigazione per tutta la nazione», ha detto il portavoce militare.

L’escalation dello “scontro” navale tra Iran e Stati Uniti si è verificata dopo che, a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, l’Iran ha sequestrato due petroliere, la prima battente bandiera delle Isole Marshall e la seconda battente bandiera di Panama, entrambe dirette negli USA. Per quanto concerna la petroliera con bandiera delle Isole Marshall, Advantage Sweet, la televisione di stato iraniana ha mostrato il filmato del commando della marina che abborda la nave col fine di sequestrarla. Secondo le autorità iraniane, il sequestro sarebbe avvenuto a seguito di un urto della suddetta petroliera con un’altra imbarcazione – che avrebbe causato dei feriti – senza fermarsi a prestare il dovuto soccorso. «Abbiamo ripetutamente chiesto alla nave di fermarsi in modo da poter condurre un’indagine più completa, ma non c’è stata cooperazione», ha detto Mostafa Tajodini, vice per le operazioni presso la marina iraniana.

Come spiegato da Al Jazeera, la mossa iraniana sarebbe stata invece una contromossa a più tentativi statunitensi, avvenuti negli ultimi mesi, di sequestrare navi con carichi di greggio destinati all’Iran. Nell’agosto dello scorso anno, il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran (IRGC) aveva sequestrato un drone marittimo statunitense cercando di rimorchiarlo prima di abbandonarlo in mare dopo che sul posto stavano intervenendo una nave da guerra e un elicottero della Marina degli Stati Uniti.

Washington torna così ad alzare la pressione sull’Iran, alleato della Russia, entrambi sotto sanzioni – in una zona geostrategicamente importante, sia sul piano commerciale che su quello militare, specie in questo momento in cui lo scacchiere mediorientale sembra ridisegnarsi ed in cui il conflitto in Ucraina accelera dinamiche geopolitiche mondiali.

[di Michele Manfrin]

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