venerdì 19 Aprile 2024

La Norvegia vieta l’import di prodotti provenienti dai territori palestinesi occupati

La Norvegia ha annunciato ieri, mercoledì 26 aprile, che imporrà il divieto di importazione di merci e servizi provenienti da aziende che «contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale». Oslo aveva già preso una decisione in questa direzione nel giugno del 2022, quando aveva stabilito che l’etichetta “made in Israel” sarebbe stata autorizzata solo per i prodotti realizzati effettivamente in Israele e non per quelli provenienti dai territori occupati illegalmente nel 1967, tra cui le alture del Golan e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est. Questi territori, infatti, furono occupati da Israele durante la guerra dei Sei Giorni e, nonostante la risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite imponga a Israele di ritirarsi dalle zone conquistate, lo Stato ebraico ha confiscato la terra ai palestinesi nelle aree occupate per costruire illegittimamente insediamenti in cui solo i cittadini ebrei israeliani possono vivere, cacciando e ghettizzando i palestinesi. «I prodotti alimentari provenienti da aree occupate da Israele devono essere etichettati con l’area di provenienza e devono indicare che vengono da un insediamento israeliano», si legge nella nuova normativa di Oslo.

Nel dicembre del 2022, il fondo sovrano norvegese aveva annunciato che avrebbe potuto rivedere i suoi investimenti in Israele interrompendoli a causa del coinvolgimento delle banche israeliane con aziende che operano nei territori occupati, specialmente in Cisgiordania. La notizia, riportata dal Time of Israel, è particolarmente rilevante anche perché il fondo sovrano norvegese è il più grande del suo genere al mondo, possedendo circa l’1,3% delle società quotate in borsa: esso gestisce e investe i proventi delle risorse naturali del paese a beneficio del budget per lo sviluppo del governo e vale circa 1,3 trilioni di dollari. Il fondo aveva investito in circa 80 aziende israeliane, ma successivamente ha ceduto numerose società in tutto il mondo per attività che considerava non etiche, comprese diverse società israeliane con insediamenti nella Cisgiordania.

Il processo di disinvestimento in Israele del fondo norvegese è stato ulteriormente accelerato dall’elezione di Benjamin Netanyahu, il cui governo comprende diversi ministri e forze politiche ferocemente antipalestinesi. Lo ha riferito il canale israeliano Channel 12, citando un funzionario anonimo a conoscenza della questione, il quale ha dichiarato che «I nostri sforzi per dissuadere il fondo da questa azione saranno difficili da portare a buon fine di fronte alle politiche dichiarate del [nuovo] governo riguardo ai territori [occupati]». L’amministrazione di Netanyahu, infatti, con una forte componente sionista religiosa, intende muoversi verso l’annessione integrale della Cisgiordania, come ha riferito sempre Channel 12. L’impegno afferma apertamente che il popolo ebraico «ha un diritto naturale sulla Terra di Israele» e quindi «il primo ministro guiderà la formulazione e l’avanzamento delle politiche nel quadro dell’applicazione della sovranità in [Cisgiordania]». Riguardo al potenziale disinvestimento del fondo norvegese, il ministro degli Esteri israeliano ha affermato che «siamo consapevoli di questo grave problema e lo stiamo gestendo».

L’annuncio del governo di Oslo sul divieto di importare beni provenienti dalle aree occupate della Palestina segue di pochi giorni quello della città belga di Liegi, che ha votato per porre fine a tutti i legami con Israele citando il suo regime di «apartheid, colonizzazione e occupazione militare» contro i palestinesi, e di pochi mesi quello della sindaca di Barcellona, Ada Colau, che ha rotto il gemellaggio istituzionale della città catalana con Tel Aviv. La sindaca aveva motivato la decisione con la condanna del regime di apartheid che subiscono i palestinesi, cacciati dalle loro terre dai coloni israeliani. Non è mancata l’accusa di «antisemitismo sofisticato» nei confronti della decisione di Colau da parte di Israele e della Federazione delle comunità ebraiche di Spagna. Fatto che, in ogni caso, non ha intaccato la scelta della prima cittadina di Barcellona.

Una posizione – quella di Oslo, Liegi e Barcellona – molto distante da quella assunta dal governo italiano, dichiaratamente sionista e i cui partiti di maggioranza sono tra i più filoisraeliani d’Europa. Secondo una classifica stilata dalla Coalizione europea per Israele, infatti, la Lega è il primo partito italiano quanto a votazioni in favore di Israele all’Europarlamento e il quarto in Europa, con una percentuale pari al 96,3%, seguito da Fratelli d’Italia con l’84,4%. Il legame dei partiti italiani con Israele è foriero di un doppio standard che porta a condannare le violazioni dei diritti umani solo dove c’è un tornaconto politico, soprassedendo o ignorando del tutto, invece, quelle che avvengono da parte dei Paesi “amici”. Al contrario, le tre città europee citate stanno cercando – almeno sulla carta – di porre fine alla complicità nelle gravi violazioni dei diritti umani da parte dello Stato ebraico.

[di Giorgia Audiello]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Senza offesa, le tue esternazioni, per ciò che dici e come lo scrivi, appaiono più come uno sfogatoio personale. Bisogna comunicare la questione -apartheid e colonizzazione come parte del progetto sionista nei confronti del popolo palestinese e azioni volte a contrastarlo- facendo molta attenzione alle parole che si utilizzano e documentandosi. Il rischio altrimenti è quello di dare credito a chi ingloba strumentalmente la critica alle politiche di Israele con l’antisemitismo.

    • Comprendo bene il tuo (dis)appunto sul mio commento. E’ sottointeso il “Per me” ad inizio. E non c’è alcuna intenzione di generalizzare.
      Sarebbe come dire che negli anni 30 gli italiani erano tutti fascisti e i tedeschi dei pazzi nazisti. Ho scritto di governo e militari al potere e (parte di) popolo che sostiene e diffonde tali idee ed azioni. E’ innegabile, se si conosce un po’ della mentalità e della magnifica cultura e sapienza ebraica, che vi è, anche in questo caso, un radicato attecchimento di una certa ipnosi di massa, soprattutto negli ambienti più chiusi ed elevati della loro società, ma non solo in quelli, su sentimenti (inconsci?) di superiorità e di diritto “divino” innato.
      Criticare la politica di Israele ed argomentare in maniera storicamente orizzontale e materialista è quindi, per me, piuttosto irrilevante. Un po’ come con la questione Covid/vaccino. E come la questione Gay/transgender/transumanesimo. Sono questioni essenzialmente esoteriche: “spirituali”. Sia per il singolo che per la massa, che per il pianeta. Scusa la divagazione.
      E certo, migliorare le condizioni contingenti delle persone, dei popoli, e prendere posizioni critiche, e supportare azioni concrete serve, ed è importante. Non avrei fatto il commento e i complimenti (simbolica con-di-visione) a Norvegia e città che hanno preso tali provvedimenti nei confronti di Israele.
      Ma per me, la sostanza non cambia. Ed è importante qui, ogni tanto, lanciare un sassolino..
      L’ultima frase del tuo commento, poi, è emblematica e molto corretta. Conferma la mia penultima del commento precedente.
      Questo fa capire un poco quanto sia forte l’ipnosi esercitata dai centri di potere, specie di informazione, su tali questioni. Bisogna sempre premettere che non si è anti- …, razzisti, fobici, bla, bla … anzi, ho un amico che … conosco … ecc….
      Forse sono proprio chi stai andando a criticare i veri ….. !
      Scusa se mi sono dilungato.
      Cordiali saluti.

  2. Gli Israeliani (governo, militari e popolo sostenitore) sono i “nuovi” nazisti! Aggressioni militari, annessioni, violenze sui civili non ebrei… E connessioni, per usare un eufemismo, con le famiglie storiche dell’elite del governo mondiale. Senza andare a pescare nell’esoterismo maligno; solo alcuni pazzi hanno scritto e denunciato pubblicamente. Comunque, se non sei loro amico sei un “fuori di testa” complottista o semplicemente un subdolo antisemita.
    Complimenti per l’articolo e meno male che c’è ancora qualche paese etico e coraggioso!

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI