giovedì 18 Aprile 2024

La Nuova Zelanda mette al bando l’esportazione via mare di animali vivi

In Nuova Zelanda, a partire dal 30 aprile 2023, le esportazioni di animali vivi via mare saranno vietate: è questo l’oggetto di un disegno di legge che negli scorsi giorni ha ricevuto il via libera da parte del Parlamento del Paese e che ha come fine quello di «proteggere la reputazione della Nuova Zelanda» in ottica benessere animale. Ad illustrare tale scopo è stato il ministro neozelandese dell’agricoltura, Damien O’Connor, il quale ha sottolineato che il governo aveva avviato una revisione del commercio basato sull’esportazione di bestiame nel 2019 proprio in virtù della possibilità per cui lo stesso avrebbe potuto rappresentare un rischio per la reputazione del Paese. Del resto, come precisato dal ministro «la lontananza della Nuova Zelanda fa sì che gli animali siano in mare per lunghi periodi, aumentando la loro suscettibilità allo stress da calore e ad altri rischi associati al benessere».

Non è un caso, dunque, il fatto che «gli operatori del settore abbiano apportato miglioramenti negli ultimi anni», tuttavia secondo il ministro «nonostante le misure di regolamentazione che si potrebbero mettere in atto, i tempi di viaggio e il percorso attraverso i tropici verso i mercati dell’emisfero settentrionale imporranno sempre delle sfide». A quanto pare è per questo, quindi, che si è scelto di imporre tale divieto, la cui approvazione è stata però velocizzata dal tragico affondamento della nave Gulf Livestock 1, che come specificato da O’Connor ha «evidenziato i rischi reali» delle esportazioni. Nel 2020 infatti la nave, partita dalla Nuova Zelanda, si capovolse al largo del Giappone causando la morte di 41 membri dell’equipaggio e dei quasi 6.000 bovini a bordo. Un caso non di certo unico nel suo genere – visto che negli ultimi anni si sono verificati anche altri eventi simili in giro per il mondo – ma che inevitabilmente ha contribuito ad imporre il divieto nel Paese.

Quest’ultimo, se da un lato è stato accolto con grande entusiasmo dal partito dei Verdi – che da tempo lottava per tutelare in maniera maggiore il benessere degli animali – dall’altro non è stato accettato di buon grado dal partito di opposizione National. Infatti mentre la portavoce dei Verdi per il benessere degli animali, Chlöe Swarbrick, commentando la notizia ha ricordato che «gli animali hanno sofferto per anni a causa dell’esportazione da vivi», la portavoce di National per il benessere degli animali, Nicola Grigg, ha definito il divieto come una risposta «tanto sproporzionata quanto ideologica» al «tragico disastro marittimo» che coinvolse la Gulf Livestock 1, sostenendo che lo stesso rappresenterà un danno economico per il Paese. Una tesi che tuttavia sembra contrastare con quella sostenuta dal ministro dell’agricoltura Damien O’Connor, secondo cui il disegno di legge renderebbe la sicurezza economica neozelandese «a prova di futuro in un contesto di crescente controllo da parte dei consumatori sulle pratiche di produzione». Del resto, ha precisato il ministro, «l’impatto sul flusso delle esportazioni sarà modesto nel contesto delle esportazioni totali del settore primario», visto che «l’anno scorso le esportazioni di animali vivi via mare hanno rappresentato circa lo 0,6% di quelle del settore primario».

[di Raffaele De Luca]

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