giovedì 12 Dicembre 2024

Le elezioni scuotono il Libano: Hezbollah perde la maggioranza

Secondo i risultati ufficiali delle elezioni parlamentari che si sono tenute domenica 15 maggio in Libano, il gruppo sciita Hezbollah e i suoi alleati hanno perso la maggioranza dei seggi in parlamento, un risultato che segnerà necessariamente il prossimo futuro di uno dei paesi più instabili del medio oriente, segnato negli ultimi anni da una pesante crisi economica e politica. Non è ancora ufficiale il numero dei seggi dei quali Hezbollah disporrà nel prossimo parlamento, ma è certo che saranno meno dei 70 su 128 che nell’ultima legislatura hanno garantito la maggioranza alla “Alleanza dell’8 marzo” del quale il movimento è parte. Una battuta d’arresto per il gruppo paramilitare sciita alleato dell’Iran e del presidente siriano Assad, che ha costruito la propria autorità in Libano grazie all’assistenza agli strati popolari e alla reputazione militare, costruita dando un contributo decisivo nella guerra del 2006 contro Israele.

La formazione del nuovo governo sarà lunga, per diverse ragioni. L’attuale situazione in cui versa il Libano presenta diverse criticità, dovute soprattutto agli eventi degli ultimi anni, che hanno lasciato danni permanenti nel paese. Parliamo, ad esempio, delle proteste del 2019 e della crisi economica che ha lasciato tre quarti della popolazione libanese sotto la soglia di povertà. A questo si somma l’eccessiva inadeguatezza e corruzione della classe politica, lacerata da una frammentazione che di fatto rispecchia anche la composizione interna del paese. In Libano infatti convivono ben 18 credi religiosi (tra cui una comunità cristiana molto numerosa, che ha dato vita anche ad un partito politico) che danno vita a divisioni storiche e inaspettate alleanze, come quella tra i cristiani del Movimento Patriottico Libero e dei musulmani sciiti radicali di Hezbollah che hanno governato assieme negli ultimi anni.

Il fatto che la religione costituisca un tassello fondamentale nella realtà statale, si vede anche nella composizione governativa, che più che seguire manifesti elettorali o programmi politici, si basa sul credo di questo o quel gruppo, con precise quote assegnate ad ognuno di essi. Un sistema, dunque, che potremmo definire “confessionale” e che è stato previsto nel Patto Nazionale istituito nel 1943, con l’indipendenza del Paese. La costituzione libanese prevede di fatto che il Parlamento sia suddiviso tra le religioni, con un’iniziale predominanza cristiana: secondo un censimento degli anni ’30 del ‘900 (l’ultimo fatto) risultavano essere la comunità più presente in Libano. Con il tempo tuttavia la composizione demografica ha subito delle modifiche e la popolazione musulmana, ad esempio, è diventata sempre più numerosa. Questa discrepanza ha portato a numerosi scontri, alcuni sfociati in una vera e propria guerra interna.

Dopo una serie di patti e alcune piccole modifiche apportate all’accordo Nazionale, ad oggi il regolamento prevede, tra le altre cose, che il presidente della Repubblica sia sempre un cattolico di confessione maronita e che il primo ministro sia sempre un musulmano sunnita. Considerando tutte le altre cariche, in pratica dei 128 deputati di cui è composto il Parlamento libanese, 64 devono essere cristiani e 64 devono essere musulmani o drusi (seguaci di una dottrina monoteista di derivazione musulmana sciita). Un Parlamento che non rispetta questa suddivisione non può esistere. Per questo negli anni per “smuovere le acque” si sono susseguiti diversi omicidi politici (come nel 2005, con l’assassinio del primo ministro Rafiq Hariri) ed è raro che un governo termini tutti e 4 gli anni di legislatura.

A prescindere dal risultato delle elezioni, la forza politica più importante negli ultimi anni è stata appunto quella di Hezbollah, che ha visto la sua ascesa proprio nel più alto periodo di scontri tra cristiani e musulmani. Hezbollah significa letteralmente in arabo “Il partito di Dio”, e può essere definita come un’organizzazione politica e militare di stampo sciita (corrente musulmana che riconosce come soli eredi di Maometto i discendenti maschi di suo genero, il califfo Alì). La sua nascita, avvenuta attorno agli anni ’80, è strettamente legata all’Iran, che ne ha supportato l’ascesa anche in termini economici per contrastare l’invasione del sud del Libano da parte di Israele. Infatti, alla base del programma politico di Hezbollah c’è proprio la liberazione di tutti i territori occupati da Israele.

[di Gloria Ferrari]

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