giovedì 14 Novembre 2024

Negli Stati Uniti una donna è stata uccisa dalla polizia dopo aver chiesto aiuto

Si chiamava Sonya Massey, aveva 36 anni ed era afroamericana. Viveva a Springfield, nello Stato americano dell’Illinois. La sera del 6 luglio, Sonya chiama il 911, il numero del pronto intervento. Pensa di aver sentito un ladro in casa. Due poliziotti si recano sul posto. Quello che succederà dopo ha dell’incredibile. È riportato nella sua interezza dal video registrato dalla bodycam dei poliziotti, reso pubblico lo scorso 22 luglio. Sonya si alza per spostare una pentola di acqua bollente dal fuoco. Segue un breve scambio di battute con gli agenti. Poi, d’improvviso, uno dei due la colpisce in faccia con tre colpi di pistola. «Non volevo prendermi la ca**o di acqua bollente in faccia» dirà l’agente che l’ha uccisa subito dopo aver sparato. Sonya muore così, sul colpo. Dopo l’omicidio, la polizia cerca in ogni modo di coprire quanto accaduto. Lo riferiscono i famigliari, che chiedono giustizia, e lo confermerebbe anche un audio della polizia, del quale il Guardian sarebbe entrato in possesso. In esso, si sentirebbe uno degli agenti cercare di spiegare che le ferite di Sonya fossero «autoinflitte». Le immagini del video, tuttavia, mostrano tutt’altra realtà. L’accaduto non fa che aggiungersi alla lunghissima serie di episodi di uso eccessivo della violenza messo in atto dalla polizia statunitense, rivolta in particolare contro la comunità afroamericana.

Nel corso di una conferenza stampa svoltasi martedì, la famiglia di Sonya ha denunciato come la polizia abbia in tutti i modi cercato di far passare quanto accaduto per un probabile suicidio o per un omicidio commesso da un intruso. «Nessuno mi ha detto che c’era un poliziotto coinvolto nell’incidente fino a che mio fratello non l’ha letto su internet» ha dichiarato il padre della vittima. L’ex compagno di Sonya, una delle prime persone ad arrivare sulla scena dopo l’omicidio, ha dichiarato che «volevano farmi credere che fosse stato un vicino a ucciderla». La polizia, aggiunge, ha ripetuto la stessa versione ai medici in ospedale, che non hanno potuto far altro se non confermare il decesso. «Si è trattato di un insabbiamento sin dall’inizio» ha dichiarato.

Le immagini mostrate dal video, infatti, contraddicono in ogni modo questa versione dei fatti fornita dalla polizia. Nella sequenza incriminata, l’atmosfera sembra inizialmente tranquilla. Dopo aver controllato la casa della donna (che aveva richiesto un loro intervento per il timore che in casa vi fosse un intruso) e constatato che non c’è nessuno, il vicesceriffo Sean Grayson, 30 anni, e il collega le chiedono un documento di identità. Mentre la donna lo cerca, Grayson indica una pentola piena d’acqua in ebollizione, sul fuoco. «Non abbiamo bisogno di un incendio qui» dice. Sonya si dirige così verso i fornelli per spostare la pentola, avvicinandosi al lavandino. Nel frattempo, l’altro poliziotto si allontana. «Dove va?» chiede la donna. «Lontano dalla sua acqua bollente» risponde il poliziotto. «Lontano dalla mia acqua bollente? La rimprovero nel nome di Gesù». E qui la situazione sfugge di mano. «È meglio che non lo faccia, ca**o. Giuro su Dio, ti sparo in faccia» esclama il vicesceriffo. «Ok, mi dispiace» risponde Sonya, all’improvviso spaventata. «Lascia andare la ca**o di pentola» urla il vice un paio di volte. E così, improvvisamene, spara tre colpi in faccia alla donna, che muore sul colpo.

Subito dopo aver sparato, Grayson cerca di giustificarsi esclamando «Non volevo certo della ca**o di acqua bollente in faccia». Eppure, non vi erano indizi di un atteggiamento aggressivo da parte di Sonya. Il vicesceriffo risulta ora accusato di omicidio.

Gli episodi nel corso dei quali la polizia americana impiega un immotivato eccesso di violenza sono oggetto di cronaca pressochè quotidiana. Nel 2024, sono già 744 le persone che la polizia ha ucciso, una media di oltre tre persone al giorno. Sono solamente 10 i giorni dell’anno, fino ad ora, nei quali la polizia non ha ucciso nessuno. Numerosi sono anche gli episodi di violenza. Recentemente, uno di questi ha coinvolto anche un ragazzo italiano, Matteo Falcinelli, “incaprettato” per 13 minuti in cella dopo essere stato arrestato perchè ubriaco. È la comunità afroamericana, tuttavia, quella ad avere la maggiore probabilità di essere oggetto di violenze da parte degli agenti. Secondo le statistiche, le persone afroamericane hanno il triplo delle possibilità di essere uccise dalla polizia rispetto alle persone bianche. Un recente rapporto di Amnesty, nel quale si esamina la situazione dei diritti umani negli Stati Uniti nel 2023, riporta inoltre che «L’uso letale della forza da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere, che costituivano quasi il 18,5 per cento delle morti causate dall’uso delle armi da fuoco da parte della polizia, sebbene rappresentino all’incirca il 13 per cento della popolazione».

[di Valeria Casolaro]

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