sabato 27 Aprile 2024

Il Tar del Lazio ha annullato il Daspo contro Stefano Puzzer

Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio ha annullato la misura imposta dalla questura di Roma al portuale Stefano Puzzer, il quale aveva ricevuto un foglio di via e il divieto di rientro di un anno nella capitale per aver partecipato a una manifestazione. La misura imposta ai danni dell’uomo, leader dei lavoratori portuali di Trieste in lotta contro la misura del green pass, sarebbe infatti stata giudicata illegittima. Il Ministero dell’Interno è anche stato condannato a pagare le spese legali al portuale.

Era il 2 novembre 2021 quando Stefano Puzzer, leader del movimento di protesta contro il green pass dei portuali di Trieste, si era recato in Piazza del Popolo, a Roma, per protestare contro l’imposizione della certificazione sanitaria sul luogo di lavoro. In seguito a quei fatti, la questura di Roma gli aveva imposto il rientro a Trieste entro le ore 21.00 del giorno successivo e aveva deciso di denunciarlo per manifestazione non preavvisata, disponendo il divieto di soggiorno per un anno nella capitale e il foglio di via. Oggi il Tar del Lazio ha annullato il provvedimento, imponendo anche al Ministero dell’Interno il pagamento “delle spese di giudizio in favore del ricorrente e le liquida nella misura di euro 1000 oltre accessori di legge”.

La valutazione del Tar del Lazio è, infatti, che i provvedimenti adottati dalla Questura fossero eccessivi e infondati, in quanto la “manifestazione non autorizzata” risultava “non accertata in maniera definitiva” e ad ogni modo non può da sola “reggere la misura, in assenza di ulteriori e concreti elementi di fatto”. Puzzer si era recato da solo a Roma per protestare contro le istituzioni, ma era stato raggiunto da una gran folla di persone che sostenevano la sua causa.

[di Valeria Casolaro]

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2 Commenti

  1. La follia che ancora sta imperando nella nostra nazione, si può riassumere nelle righe finali di questo articolo. Una reazione ad un sopruso tanto iniquo quanto folle ha un costo nell’alveo dei diritti di soli 1000 euro. L’aggressore, in questo caso lo Stato, se la cava con un buffetto sulla mano, per aver redarguito un suo cittadino che voleva solamente ribadire concetti sanciti dalla Costituzione. Ora come ora anche questa notizia si impilerà fra le altre che fanno scricchiolare sempre di più la torre narrativa di questi due lunghissimi anni di aberrazioni giuridiche. Da novembre ad oggi abbiamo un susseguirsi di scivoli verso il ridicolo delle istituzioni al limite del grottesco. Abili ormai a nascodere l’elefante nella stanza dei diritti calpestati.

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