venerdì 29 Marzo 2024

Gli ucraini non lasciano uscire un cittadino italiano: “deve andare a combattere”

È partito dal Veneto per recarsi in Ucraina il 20 febbraio, per occuparsi dei funerali del padre venuto a mancare il giorno precedente, ma non è più riuscito a far rientro in Italia. È quanto accaduto a Volodymyr, cittadino italo-ucraino di 56 anni, da oltre 30 residente in provincia di Venezia. Ha viaggiato con passaporto ucraino invece che italiano, per evitare di doversi sottoporre a 10 giorni di quarantena una volta arrivato a Kiev, secondo quanto previsto dalle leggi in vigore per l’emergenza sanitaria. Tuttavia, con lo scoppio della guerra, uscire dall’Ucraina è diventato per lui impossibile. Da un mese Volodymyr si trova bloccato a Kiev, in un appartamento di fortuna dove ha convissuto con altre due persone rimaste senza una dimora a causa della guerra. Alla frontiera le autorità ucraine non lo lasciano transitare, nonostante sia in possesso di tutta la documentazione necessaria per poter tornare in Italia. L’Indipendente è riuscito a raccogliere, in esclusiva, la testimonianza di Volodymyr e di un rappresentante di Mediterranea Saving Humans, l’associazione per la quale Volodymyr è volontario, la quale si occupa di assistere la popolazione ucraina, aiutando i profughi ad attraversare i confini.

«Ho trascorso oltre metà della mia vita in Italia, sono un cittadino italiano. Ho due figli in Italia, di 6 e 10 anni, che continuano a chiedermi quando tornerò a casa». Così si racconta a L’Indipendente Volodymyr, cittadino italo-ucraino di 56 anni, da oltre 30 residente in provincia di Venezia. In Italia Volodymyr ha casa, lavoro e famiglia, ma una circostanza avversa lo ha riportato a Kiev nel febbraio di quest’anno. «Sono venuto in Ucraina per seppellire mio padre, che è morto il 19 febbraio. Sono arrivato con un aereo il 20 e il 22 lo abbiamo sepolto. Il 24 febbraio Kiev è stata bombardata». Da allora per Volodymyr le speranze di rientrare a casa si sono fatte sempre più sfumate. «Sono entrato con il passaporto ucraino perché alla frontiera mi hanno detto che era più conveniente rispetto a quello italiano, perché per il discorso del Covid se fossi entrato con quello italiano sarei dovuto rimanere 10 giorni in quarantena, cosa che non avrei potuto fare perché dovevo seppellire mio padre. Tuttavia, con lo scoppio della guerra è entrata in vigore la legge marziale, per la quale tutti gli uomini ucraini fino ai 60 anni non possono uscire dal Paese. Alle autorità non interessa se sei cittadino di un altro Stato, ti considerano una loro proprietà».

Da oltre un mese Volodymyr si trova così in un limbo dal quale non riesce a uscire. «Ho tentato più volte di attraversare la frontiera, ma sono sempre stato respinto con la motivazione che la mia è una situazione particolare, perché la legge è stata pensata per gli uomini che vivono in Ucraina, non per gli ucraini che hanno anche la cittadinanza in uno Stato diverso. Quando mi hanno respinto, la prima e la seconda volta, ho fatto presente che qui in Ucraina non avevo niente, nemmeno un posto nel quale dormire: mi hanno risposto che sarei potuto andare in Commissariato, dove mi avrebbero fatto lavare, vestire, dato un fucile e fatto partire per il fronte, nonostante a 56 anni io sia considerato vecchio per combattere». Nel frattempo, in Italia, la vita di Volodymyr è rimasta in sospeso. «Mi preoccupa come stanno i miei figli, inoltre ho un mutuo da pagare. Qui non ho modo di mantenermi, i miei rapporti personali e professionali sono tutti in Italia, dove ho un lavoro come guida turistica e uno come decoratore artistico».

Il paradosso è che Volodymyr dispone di tutti i documenti necessari ad attestare il suo diritto ad attraversare il confine. Come ci spiega Damiano Censi, giurista e volontario dell’associazione Mediterranea Saving Humans, presente sul territorio ucraino per aiutare i profughi proprio ad attraversare le frontiere, «Noi abbiamo presentato tutta la documentazione richiesta, che attesta il fatto che lui è tutore materiale e legale dei figli residenti in Italia, che è un volontario di Saving Humans e come tale rientrerebbe nelle casistiche nelle quali è permesso uscire. Tuttavia i documenti presentati dall’ambasciata italiana che attestano quanto detto non sono stati riconosciuti. Qualsiasi documentazione aggiuntiva presentata rimane una valutazione a loro avviso non sufficiente a rilasciare un cittadino che loro considerano ucraino, in un momento nel quale può essere effettivamente chiamato al servizio militare, ai sensi della legge marziale». L’applicazione di tale legge, spiega Censi, è estremamente rigida da parte delle guardie di frontiera. «Moltissimi sono giovani, giovanissimi, vi sono anche molte donne tra di loro, eppure con Volodymyr hanno insistito moltissimo perché rimanesse a combattere per la propria terra».

«L’ultima soluzione rimasta» spiega Censi «è che venga rilasciato un nuovo documento sostitutivo del passaporto, che quindi non abbia il timbro in ingresso nel Paese, grazie al quale lui potrebbe presentarsi come cittadino italiano con diritto di transito alla frontiera. L’Ambasciata italiana sta provvedendo al rilascio di questo documento, ma poi serve che venga effettivamente rispettato dalla polizia di frontiera. Sembra che il ministro degli Esteri sia intervenuto in qualche modo, ma deve essere un intervento deciso».

«Serve qualsiasi tipo di pressione da parte della società civile, dei media, di chiunque» afferma Censi, che sottolinea: «Come il ministero degli Esteri si muove in questi casi è un tema da porre a livello nazionale. Garantisce la sicurezza dei propri cittadini, a prescindere dalle dichiarazioni di guerra? Si occupa e si preoccupa dei propri cittadini e di tutta la collettività?». Interrogativi al momento senza esito, che necessitano più che mai di una risposta urgente da parte delle istituzioni.

Mentre raggiunge l’Ambasciata italiana di Leopoli, Volodymyr afferma con rammarico: «Io non mi sarei mai potuto immaginare che sarebbe scoppiata la guerra mentre ero qua. Lo stesso Zelensky diceva che non sarebbe scoppiata la guerra, nonostante numerosi giornali esteri affermassero il contrario. Se avessi anche solo potuto immaginarlo non sarei entrato con i documenti ucraini, avrei usato quelli italiani».

AGGIORNAMENTO ore 16.00, lunedì 4 aprile. Con un breve messaggio Damiano Censi ci ha comunicato che il tentativo fatto è andato a buon fine: Volodymyr è riuscito ad attraversare la frontiera e si trova al momento in viaggio verso l’Italia.

[di Valeria Casolaro]

 

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