venerdì 26 Aprile 2024

Canada: Trudeau invoca leggi speciali contro i camionisti, ma la protesta non arretra

Il 23 gennaio scorso un gruppo di camionisti si è messo in marcia da diverse regioni del Canada per arrivare a Ottawa e protestare contro le misure restrittive attuate dal Governo per contrastare la pandemia di Covid-19. Da quel giorno migliaia di manifestanti si sono mobilitati, scatenando la reazione dell’esecutivo guidato da Justin Trudeau che, il 14 febbraio, ha annunciato l’intenzione di invocare l’Emergencies Act, un provvedimento che autorizzerebbe il Governo ad adottare “misure temporanee speciali per garantire la sicurezza durante le emergenze nazionali e per modificare altre leggi in conseguenza di ciò”. Nonostante la volontà di applicare la norma, che dovrà essere approvata dal Parlamento, le proteste a Ottawa non sembrano arrestarsi.

Il gruppo di camionisti, ribattezzato Freedom Convoy, è arrivato il 29 gennaio nella capitale canadese, di fronte alla sede del Parlamento, chiedendo la disapplicazione dell’obbligo vaccinale per i lavoratori che devono attraversare la frontiera. Alla manifestazione si sono uniti vari gruppi con rivendicazioni diverse, ampliando così le proteste a tutte le misure adottate dal governo contro la pandemia. Dopo una settimana la contestazione ha assunto le forme della rivolta, con migliaia di persone in strada e “circa 500 camion associati alla manifestazione presenti all’interno della zona rossa”, così come riportato dalla polizia. Le autorità hanno bollato la protesta come un’occupazione ben organizzata, instabile e pericolosa, annunciando l’impiego di tutte le risorse di Ottawa per contrastarla. Così il giorno successivo il sindaco della capitale, Jim Watson, ha dichiarato lo stato di emergenza. Mentre le proteste dilagavano al di fuori dei confini della capitale, dall’Ontario è arrivata una prima vittoria per i camionisti: il primo ministro, Doug Ford, ha annunciato che il Covid pass verrà revocato nella provincia canadese a partire dal primo marzo. La misura è stata confermata il 14 febbraio, un giorno dopo la riapertura del ponte che collega Ontario e Michigan, l‘Ambassador Bridge, avvenuta tramite sgombero della polizia. I giorni di occupazione sono costati all’industria dell’auto, secondo i calcoli della società Anderson Economic Group, 300 milioni di dollari. Nel frattempo la capitale resta paralizzata, il capo della polizia Peter Sloly si è dimesso e Trudeau, il 14 febbraio, ha dichiarato lo stato di emergenza pubblica nazionale.

L’Emergencies Act è stato adottato in tempi di pace soltanto in un unico precedente: era il 1970 e il Governo guidato da Pierre Trudeau, padre dell’attuale primo ministro, si trovò a gestire in Quebec la Crisi di Ottobre. Tecnicamente il provvedimento adottato in quel caso fu la War Measures Act, sostituita nel luglio del 1988 proprio dallo stato di emergenza pubblica nazionale. La differenza sostanziale è il rispetto da parte del Governo della Carta canadese dei diritti e delle libertà e la Carta dei diritti canadese, nonostante le prerogative esclusive ed eccezionali assegnatogli. Tra queste si ricordano la possibilità di regolamentare, e vietare, “qualsiasi assemblea pubblica che possa portare ragionevolmente a una violazione della pace”, lo spostamento da e verso aree specifiche e l’uso, in alcuni casi, della proprietà privata (confisca di beni). Quest’ultima misura è già in linea con quanto accaduto nei giorni scorsi quando, su pressione delle autorità governative e della polizia di Ottawa, è stata bloccata la raccolta fondi su GoFundMe che stava aiutando i camionisti a coprire i costi per il cibo, il carburante e l’alloggio. Così i 10 milioni di dollari canadesi (circa 6 milioni di euro) sono stati congelati e dovrebbero essere restituiti ai donatori nelle prossime settimane. Anche la TD Bank ha seguito la strada tracciata dal Governo, congelando due conti in cui erano stati depositati 1,4 milioni di dollari canadesi a supporto dei manifestanti. Le restrizioni non fanno però arretrare la parte di popolazione che continua ad aiutare, sia con beni materiali sia con parole di conforto, chi sta protestando da ormai 3 settimane.

Allo stesso tempo la notizia della volontà di ricorrere all’Emergencies Act non sembra suscitare nuove preoccupazioni fra i manifestanti, con l’organizzatrice del convoglio Tamara Lich che li esorta a mantenere la loro posizione. «Non ci sono minacce che ci spaventeranno. Terremo la linea. L’amore sconfiggerà sempre l’odio» ha affermato lunedì in una conferenza stampa. Trudeau ha dichiarato invece di non voler ricorrere all’esercito, affermando di «non star impedendo alle persone di esercitare il loro diritto di protestare legalmente ma di star rafforzando i principi, i valori e le istituzioni che mantengono liberi tutti i canadesi».

[di Salvatore Toscano]

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