martedì 10 Dicembre 2024

Alla fine è successo: Germania, il tracciamento Covid usato per scopi di polizia

Magonza, cittadina poco distante da Francoforte, ha infine ceduto al peccato capitale del tracciamento del coronavirus: ha usato l’app sanitaria locale, Luca, per rintracciare i cittadini a scopi polizieschi. Si tratta di una mossa che infrange apertamente la posizione dei Governi europei, i quali hanno sempre promesso di usare i software di monitoraggio della pandemia esclusivamente per il loro scopo originale, con massima attenzione alla tutela della privacy degli utenti.

Inutile dire che si sta già sollevando un polverone attorno a coloro che hanno dato il via a questo disastro politico-amministrativo, se non altro per le dinamiche dubbie che sono state applicate per aggirare le regole. Tutto è partito da un possibile omicidio: il 29 novembre, un uomo è crollato al suolo uscendo da un ristorante, ricoverato in ospedale è morto dopo appena undici giorni di terapia intensiva a causa delle gravi ferite subite. Nel tentativo di risolvere i punti rimasti in sospeso, a dicembre la polizia ha cercato di rintracciare testimoni appoggiandosi a un comunicato stampa, ma il successo di un tale sforzo dev’essere stato tanto scarso poiché gli investigatori hanno immediatamente deciso di cercare controverse soluzioni alternative.

Secondo le prime ricostruzioni, l’azienda sanitaria di Magonza, su richiesta della polizia, avrebbe contattato il gestore del ristorante direttamente tramite l’app per chiedere i dati di coloro che erano presenti in sala la notte del presunto delitto. Tutte ricostruzioni ufficiose, visto che gli unici che non hanno ancora voluto commentare la dinamica dei fatti sono proprio le Forze dell’ordine. Quello che è certo è che la Procura di Magonza ha confermato la richiesta dei dati dell’app Luca e che questo abbia portato a rintracciare 21 potenziali testimoni.

Culture4life, l’azienda che ha sviluppato l’app, sostiene di essere contattata «quasi quotidianamente» dalla polizia tedesche perché i dati di tracciamento vengano usati a fini investigativi, ma l’impresa non potrebbe fornire loro alcun dato neanche volendo, visto che tutte le informazioni vengono criptate attraverso un codice gestito dalle autorità sanitarie. Per questo motivo si ipotizza che, su suggestione poliziesca, il Servizio Sanitario abbia simulato un caso di contagio per recuperare le informazioni sensibili degli avventori del locale, aggirando i sistemi di controllo che dovrebbero evitare proprio questo genere di abusi.

Le leggi sulla privacy indicano che le app quali Luca e Immuni non possano essere adoperate per denunce e persecuzioni legali, una violazione di questo tipo viene pertanto vissuta al pari di un terribile precedente e, soprattutto, come una prova tangibile che le preoccupazioni di coloro che urlano alla minaccia della sorveglianza digitale non sono poi così tanto delle fobie. La pandemia ha innegabilmente limitato le libertà degli individui, inoltre molte Amministrazioni stanno gestendo la crisi fomentando una scissione nel tessuto sociale dei rispettivi Paesi, le tensioni sono alle stelle e una simile “gaffe” non potrà che acuire le già incolmabili distanze tra establishment e voci d’opposizione.

Quello di Magonza è per l’Europa un caso più unico che raro, tuttavia sarà ora importante capire come questo grave abuso verrà gestito dalla Germania e dall’Unione Europea, ovvero se questi sarà condannato con voce ferma o se si cercherà di sminuire la portata, col rischio che questo stratagemma possa un giorno essere replicato altrove.

[di Walter Ferri]

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