sabato 27 Aprile 2024

La rivolta dei piccoli agricoltori contro Onu e World Economic Forum

In risposta al Food Systems Summit (UNFSS) delle Nazioni Unite, il cui pre-vertice si è tenuto a Roma a fine luglio 2021 e il cui vertice vero e proprio si svolgerà a New York il mese prossimo, si è creato una massiccia contro-mobilitazione.

A lanciare l’iniziativa è stato il Meccanismo della società civile e dei popoli indigeni (CSM). Questa organizzazione, che comprende attori provenienti dal mondo agricolo ma anche indigeni, donne, consumatori e cittadini, ha criticato molto decisamente l’iniziativa. Secondo le loro analisi, il summit non avrebbe alcuna legittimità, a causa della piega neoliberista presa dal momento in cui il World Economic Forum (WEF) è stato incluso nel programma del vertice. Anziché un’occasione per congiungere le voci di tutti, anche dal basso, l’UNFSS quindi sarebbe un altro esempio di imposizione della logica di mercato a discapito di chi dai problemi di sicurezza alimentare e malnutrizione è colpito veramente.

A partire dall’ottobre del 2020, il CMS ha poi lanciato una piattaforma, aperta sia ad associazioni che ad individui, per unire le forze e creare una base di resistenza contro il vertice. La piattaforma, chiamata Autonomous People’s Response to the UNFSS, è stata un luogo di scambio tra realtà eterogenee, provenienti da ogni angolo del globo. Realtà che in comune hanno una semplice richiesta: che il sistema agroalimentare rispetti i diritti fondamentali di produttori e consumatori. Questa resistenza si è concretizzata nell’iniziativa di un contro-vertice, organizzato tra il 25 e il 27 luglio nella forma di un incontro (online) in cui i vari attori hanno potuto protestare, criticare, ma anche scambiarsi idee per il futuro e discuterle.

L’UNFSS e il CMS

L’UNFSS è il vertice Onu sui sistemi alimentari, organizzato per affrontare i problemi legati alla malnutrizione e all’insicurezza alimentare a livello globale. Nel 2021, il vertice è stato organizzato con l’obiettivo dichiarato di unire in un’unica lotta lo sviluppo agroalimentare e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile elaborati dalle Nazioni unite e considerati target da raggiungere entro il 2030 (la cosiddetta “Agenda 2030”). Insomma, l’UNFSS del 2021 inaugurerebbe nuovi impegni e nuovi progetti – secondo il segretario delle Nazioni Unite António Guterres, questo summit sarebbe un summit “del popolo”, in grado di coinvolgere una varietà di voci provenienti anche dal basso.

Le grandi istituzioni transnazionali come le Nazioni Unite hanno storicamente difficoltà ad includere voci provenienti dal basso. Proprio per questo esiste il CMS.

Si tratta di una realtà nata nel 2010, all’interno del sistema delle Nazioni Unite, quando il Comitato per la sicurezza alimentare decise di dare una voce ai più colpiti dalla malnutrizione e dall’insicurezza alimentare. È quindi un meccanismo interno che garantisce un’apertura verso attori provenienti dalla società civile, da movimenti sociali e indigeni, fino ad includere contadini, pescatori, ma anche consumatori.

Le critiche del CMS alle Nazioni Unite

Il CMS si è espresso molto criticamente sull’iniziativa dell’UNFSS 2021. Secondo l’organizzazione, l’UNFSS è la dimostrazione che le Nazioni Unite non vogliono veramente affrontare cambiamenti sistemici, che però sono assolutamente necessari per creare un reale cambiamento ed affrontare problemi come il cambiamento climatico e la povertà. Hanno insomma espresso il timore che faccia lo stesso di sempre: greenwashing e poorwashing, tipiche strategie per “ripulire” simbolicamente un sistema largamente basato sullo sfruttamento. Politiche che solo all’apparenza aiutano le persone e il pianeta, ma che di fatto vanno solo a vantaggio del 10% dei più ricchi e potenti del mondo. Si parla degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, mentre nei fatti si stanno priorizzando le multinazionali e i loro interessi ben poco sostenibili. L’accusa di ipocrisia, insomma, è alla radice delle critiche elaborate dal contro-vertice.

A motivare queste critiche c’è il fatto che l’UNFSS 2021 ha coinvolto il World Economic Forum al posto dello storico partner, ovvero la FAO. La decisione è stata presa dal segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ma si tratta di una scelta personale, presa senza che alcun corpo internazionale avesse accordato un permesso e, quindi, ai fatti, illegittima.

Un nuovo, prepotente partner: il World Economic Forum

Il World Economic Forum è una piattaforma creata dalle 1000 maggiori multinazionali del globo. Secondo il CMS, la sua influenza sul summit non ha tardato a manifestarsi: il WEF e i suoi affiliati ne hanno controllato la struttura, il design, i processi, la governance, fino ai contenuti discussi. Le persone che sono state appuntate per i ruoli chiave all’interno del summit, per esempio, sono difensori dei diritti delle imprese e dell’uso di tecnologia e intelligenza artificiale per ottimizzare la produzione a discapito dei lavoratori.

Finché era collegato alla FAO, l’UNFSS aveva qualche speranza di intercettare realmente le persone vere e i loro reali bisogni, ma se la partnership è con il WEF, il cui scopo è quello di difendere gli interessi delle multinazionali, le persone reali sono completamente messe da parte.

Come riportato in una lettera indirizzata personalmente a Guterres nel marzo 2020 – e che ad oggi non ha ricevuto risposta – la partnership con il WEF compromette l’integrità delle Nazioni Unite. Da una parte, infatti, c’è una discrepanza nei valori delle due organizzazioni, e dall’altra, la partnership permette alle multinazionali un accesso privilegiato al sistema.

Autonomous People’s Response to the UNFSS

Nell’ottobre del 2020, il CMS ha lanciato un’open call per rispondere in maniera collaborativa e organizzata a questi problemi. Si tratta di una piattaforma composta da una serie di individui e di organizzazioni provenienti da tutto il mondo. I capisaldi su cui poggia questo progetto collettivo sono i seguenti:

  • il cibo non è un semplice bene di consumo: è un diritto fondamentale
  • la “food sovereignty“, ovvero il diritto delle comunità di scegliere il proprio cibo, anziché vederselo imposto a causa delle proprie condizioni socio-economiche o geografiche o dal controllo dell’agribusiness
  • l’agroecologia, ovvero un modo olistico di pensare alla produzione alimentare e al posto dell’essere umano nella natura
  • il cibo come bene comune, non di proprietà delle aziende, ma incluso in un sistema con vari attori, pluridimensionale e circolare
  • l’importanza dei diritti umani, e con loro della parità di genere, dell’attenzione al pianeta, della democrazia, delll’autodeterminazione dei popoli e del benessere pubblico, tutte cose da anteporre alle logiche di mercato.

Tra le oltre 300 organizzazioni internazionali, regionali e locali che hanno aderito all’iniziativa, per lo più contadine e “grassroot”, figurano anche 6 realtà italiane: Cooperazione per il mondo in via di sviluppo, Focsiv, Fondazione Acra, il Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà, Slow Food Roma e Terra Nuova.

Le proposte concrete del contro-vertice

Tra il 25 e il 27 luglio 2021, si è tenuto il contro-vertice. Tre intensi giorni in cui le varie realtà facenti parte della coalizione hanno espresso il loro dissenso e hanno parlato di un mondo possibile in cui il settore alimentare sia più democratico e rispettoso dei diritti umani.

Il primo giorno, l’incontro ha preso la forma di un rally di 8 ore in cui realtà da ogni angolo del globo hanno condiviso le loro testimonianze e le loro esperienze di resistenza al mercato. Il secondo giorno è stato dedicato alle critiche: i partecipanti hanno esposto la matrice neoliberista dell’UNFSS e del potere delle multinazionali sulla governance e sulla scienza.

Il terzo giorno, voci dal Sud globale (Asia e Africa) hanno esposto le loro idee ed initiziative, sottolineando l’importanza dei progetti collettivi e solidali, delle azioni a livello popolare, familiare e sindacale. I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di creare alleanze a livello basso, senza troppe mediazioni, di garantire credito ai più poveri e di introdurre regolamentazioni per evitare le aggressioni da parte del libero mercato. Per fare questo è innanzitutto necessario creare consapevolezza tra le persone, educare e stimolare la cooperazione.

Organizzazioni tra cui La Via Campesina hanno poi parlato dell’uso di tecnologie e intelligenza artificiale nel settore agroalimentare, spesso svantaggiose per i piccoli produttori. Si è parlato anche di ecologia e dell’importanza di avere un Green New Deal a livello globale, ma anche della rilevanza dei diritti sociali e civili. Dall’Africa sono arrivate testimonianza sul cosiddetto “estrattivismo” e sull’associato neocolonialismo proveniente da Occidente, che sfrutta le risorse naturali portandole allo stremo nel nome della produttività. Sono anche stati presentati modelli alternativi, provenienti ad esempio dai Caraibi e dall’America Latina, modelli di produzione di alta qualità, gestiti a livello popolare e in maniera sostenibile.

L’evento si è concluso con ottimismo, con il 2022 come data prestabilita per un nuovo incontro globale.

[di Anita Ishaq]

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