lunedì 25 Agosto 2025
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L’India tornerà a rilasciare visti turistici ai cittadini cinesi

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A partire da domani, l’India tornerà a rilasciare visti turistici ai cittadini cinesi. L’annuncio arriva dall’ambasciata di Nuova Delhi in Cina, e costituisce un ulteriore passo avanti nella normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Questi si erano incrinati nel 2020, a causa dell’intensificazione degli scontri militari lungo il confine conteso dell’Himalaya. In risposta, l’India ha imposto restrizioni agli investimenti cinesi, vietato centinaia di app cinesi e interrotto le rotte passeggeri; la Cina ha risposto con mosse analoghe. A partire dal 2022 le reciproche restrizioni sono state gradualmente sollevate, fino a che nel marzo di quest’anno i due Paesi hanno concordato di riprendere i voli diretti.

È stato captato un misterioso segnale radio proveniente da un satellite spento

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Nel giugno 2024 un segnale radio brevissimo, potentissimo e totalmente inatteso, ha oscurato per un istante ogni altra sorgente nel cielo. Gli astronomi australiani del Curtin Institute of Radio Astronomy, impegnati nella caccia ai cosiddetti “lampi radio veloci”, pensavano di aver trovato un oggetto esotico vicino alla Terra. Tuttavia, dopo oltre un anno di lavoro e analisi dei dati ottenuti, si è scoperta la vera origine del segnale, che ha lasciato gli scienziati ancora più sbalorditi: la causa della raffica di circa 30 nanosecondi e proveniente da soli 4.500 chilometri di distanza sarebbe un satellite abbandonato, il Relay 2, lanciato dalla NASA nel 1964 e considerato inattivo da decenni. I risultati sono stati dettagliati all’interno di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters, anche se l’esatto meccanismo che ha innescato il fenomeno è ancora dibattuto. «Quando l’abbiamo rilevato, sembrava debole. Ma ingrandendo, è diventato la cosa più luminosa del cielo radio», ha spiegato il ricercatore e coautore Clancy James.

Il segnale è stato intercettato dal radiotelescopio ASKAP (Australian Square Kilometre Array Pathfinder), una rete di 36 antenne situata nell’outback australiano progettata per studiare fenomeni transitori nello spazio profondo, come i “Fast Radio Bursts” (FRB), ovvero brevi esplosioni di onde radio spesso legate a eventi estremi come le magnetar, cioè stelle di neutroni dotate di campi magnetici intensissimi. Tuttavia, stavolta l’origine era vicina: i ricercatori hanno notato che l’immagine del segnale risultava sfocata — un indizio che la fonte si trovava nel cosiddetto “campo vicino” dell’antenna – e, analizzando i ritardi di arrivo dell’impulso tra le varie antenne, è emersa una distanza precisa: 4.500 km. Un controllo incrociato con i database orbitali, poi, ha portato al sospetto: nella stessa posizione e nello stesso momento orbitava Relay 2, un satellite sperimentale per le comunicazioni che, dopo aver trasmesso le Olimpiadi del 1964, era stato dismesso solo tre anni dopo. La natura del segnale — potentissimo e brevissimo — ha spinto il team a escludere una trasmissione deliberata: nessun sistema a bordo del satellite sarebbe in grado di generare un impulso simile, né esisteva attività operativa documentata.

L’immagine sfocata che ha lasciato perplessi gli astronomi, con il segnale visibile come un punto luminoso al centro. Credit: Marcin Glowacki

Per questo motivo, è ancora in corso un dibattito circa le cause esatte che hanno portato alla trasmissione del segnale, anche se secondo gli autori esiste un’ipotesi più probabile: secondo gli esperti, infatti, è possibile che il segnale sia stato causato da una scarica elettrostatica (electrostatic discharge, ESD), cioè una scintilla innescata dall’accumulo di carica elettrica sulla superficie metallica del satellite. «È esattamente come quando si strofinano i piedi sul tappeto e si tocca un amico con il dito», spiega James, aggiungendo che si tratta di scariche note per danneggiare i veicoli spaziali già osservate in passato, ma mai con una tale brevità: 30 nanosecondi in tutto – di cui solo tre nanosecondi per la parte principale – al limite stesso della capacità di rilevazione dello strumento. C’è un’ipotesi alternativa però, nonostante sia considerata meno probabile, che è quella per cui un micrometeorite potrebbe aver colpito il satellite generando plasma e quindi un’emissione radio. Gli scienziati concordano però che qualunque sia l’origine esatta, l’evento mostra come perfino detriti spaziali dismessi possano interferire con le osservazioni astronomiche, aggiungendo che con decine di migliaia di satelliti in orbita e milioni di frammenti ad altissima velocità, il rischio che segnali simili vengano scambiati per fenomeni cosmici reali è destinato a crescere. «Stiamo cercando raffiche che arrivano da galassie lontane, ma se anche i satelliti possono produrle, dobbiamo essere molto cauti», avverte James, concludendo che il suo team suggerisce di sviluppare strumenti più piccoli ed economici per monitorare queste scariche, sia per proteggere i satelliti attivi, sia per evitare falsi allarmi negli esperimenti astrofisici.

Il governo ha approvato il nuovo piano carceri

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Al termine della seduta del Consiglio dei Ministri, svoltosi nella serata di martedì 22 luglio, il governo ha annunciato un nuovo pacchetto di misure volto a rendere più efficiente la gestione delle carceri e risolvere l’annoso problema del sovraffollamento. I piani sono, in particolare, di costruire nuovi edifici destinati a ospitare i detenuti, oltre ad ampliare quelli già esistenti, velocizzare le procedure di scarcerazione anticipata e «offrire concrete possibilità di riabilitazione ai detenuti con dipendenza da stupefacenti o da alcol». A fronte del tasso di sovraffollamento medio superiore al 130% (che in alcuni istituti arriva a sfiorare il 200%), l’esecutivo propone dunque misure emergenziali che, secondo le associazioni di tutela dei diritti dei detenuti, si riveleranno presto inefficienti – come successo ogni volta che si è proposta l’edilizia come soluzione all’emergenza carceraria.

In particolare, il governo ha approvato un ddl che introduce disposizioni per disporre la detenzione in strutture socio-sanitarie residenziali per il recupero dei detenuti tossicodipendenti cui rimangano da scontare non più di 8 anni di pena (4 nel caso di reati con pericolosità sociale). Si tratta di realtà che esistono già nel sistema attuale, motivo per il quale l’annuncio del governo ha suscitato perplessità in merito alla natura delle nuove strutture e il timore che, nei piani dell’esecutivo, vi sia quello di delegare la problematica a istituti privati (in maniera analoga a quanto già accade con i Centri di Permanenza e Rimpatrio).

Su proposta del ministro della Giustizia Nordio, inoltre, sono state approvate modifiche al decreto presidenziale n.230 del 30 giugno 2000, con l’introduzione di procedure più rapide per ottenere la scarcerazione anticipata e aumentare il numero di colloqui telefonici settimanali e mensili. Per il biennio 2025-2027 sono inoltre previsti lavori di edilizia penitenziaria, con interventi finalizzati alla costruzione di nuove strutture e al recupero di quelle esistenti, con l’obiettivo di «aumentare la capienza complessiva del sistema penitenziario». Sono 60, in tutto, gli interventi in programma: 3 sono già conclusi, 27 sono in corso e altri 30 sarebbero «prossimi all’avvio». In questo modo, secondo l’esecutivo, in due anni saranno creati 3.716 nuovi posti grazie agli ampliamenti, mentre altri 5.980 si otterranno grazie alle ristrutturazioni e alla manutenzione, per un totale di 9.696 posti.

L’investimento complessivo, fa sapere Meloni, è di oltre 750 milioni di euro. «Stiamo lavorando per aggiungere altri 5 mila posti, in modo da poter colmare il divario esistente tra le presenze e i posti disponibili. In passato si adeguavano i reati al numero di posti disponibili nelle carceri, noi invece riteniamo che uno Stato giusto debba adeguare la capienza delle carceri al numero di persone che devono scontare una pena». Un ragionamento perfettamente in linea con la logica di questo esecutivo, il quale, con provvedimenti quali il decreto Cutro o il decreto Sicurezza, ha enormemente aumentato il numero di reati per i quali è prevista la pena detentiva, oltre che aggravato le pene per molti di quelli già esistenti. Per Meloni questo significa garantire, «finalmente, la certezza della pena». In parallelo è previsto un piano per aumentare gli agenti di polizia penitenziaria, con l’obiettivo di prevedere ulteriori mille assunzioni con la prossima legge di bilancio.

In Italia sono 190 gli istituti penitenziari esistenti, per un totale di 51.300 posti disponibili. Tuttavia, i detenuti presenti, al 30 giugno 2025, ammontano a 62.728. A questi, specifica l’associazione per i diritti dei detenuti Antigone nel suo ultimo rapporto, vanno aggiunti gli oltre 4 mila posti non disponibili, che portano a circa 16 mila i detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare delle carceri – con un tasso di sovraffollamento medio pari ad oltre il 130%. Di questi, solamente 47.302 stanno scontando una condanna definitiva, mentre sono sono 9.307 (il 15%) le persone sottoposte a misura cautelare preventiva in carcere (e quindi ancora in attesa del primo giudizio), mentre altre 5.776 sono in attesa di una condanna definitiva. Un terzo del totale (21.490) si trova in carcere per reati legati alla droga.

In questo contesto, nel 2024, 91 persone si sono tolte la vita in carcere, il dato peggiore di sempre, mentre nel 2025 i suicidi ammonterebbero già a 44. Un ultimo dato da tenere in considerazione è quello per il quale, nel 2024, il tasso di recidiva era al 60%: per oltre la metà dei detenuti, insomma, il sistema carcerario si è dimostrato fallimentare nel suo proposito di rieducazione e reinserimento in società.

Secondo il parere di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione per i diritti dei detenuti Antigone, rivolgersi all’edilizia per risolvere i problemi delle carceri è un escamotage di lunga data, che rischia di «aggravare la situazione del sistema penitenziario». Dall’insediamento del governo Meloni, il numero dei detenuti è cresciuto rapidamente (sono 5 mila in più negli ultimi tre anni): se tale tendenza rimane costante, è prevedibile che, nel 2027, il numero dei posti eventualmente creati sia insufficiente. «Molti dei nuovi posti poi saranno in container, strutture totalmente inadeguate ad ospitare persone detenute anche per lunghi periodi. Generalmente queste vengono utilizzate per affrontare emergenze e non come soluzioni definitive, come invece sembra ovvio nel piano carceri del governo. Piano carceri che, peraltro, non fornisce alcuna informazione sul personale che sarà necessario a gestire le nuove strutture, quando già oggi si registra un drammatico sotto-organico in tutti i ruoli: direttori, educatori, poliziotti, medici, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, personale amministrativo», specifica Gonnella, che critica anche la mancanza di chiarezza sul funzionamento della detenzione differenziata per detenuti tossicodipendenti. «Il governo è interessato agli istituti di pena solo in termini edilizi e di custodia di corpi, senza alcuna visione moderna e umana della pena», conclude Gonnella.

Ricorrere all’edilizia penitenziaria, come sottolinea la stessa Antigone, è una soluzione di tipo emergenziale che, dal 2000 in poi, si è rivelata fallimentare proprio per via della rapida saturazione dei nuovi posti. Anche la Corte dei Conti ha criticato questa strategia, sottolineando come, a fronte dell’ingente consumo di risorse finanziarie, non vi siano miglioramenti nella vita dei detenuti proprio a causa del rapido esaurirsi dei posti disponibili.

La Polonia annuncia un rimpasto di governo

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Il primo ministro della Polonia, Donald Tusk, ha annunciato cambiamenti all’interno dell’esecutivo. «Una Polonia sicura è la priorità di tutti», ha detto il primo ministro. «Questo governo si concentrerà sulla garanzia della sicurezza con coraggio, creatività e in collaborazione con gli alleati». I cambiamenti prevedono un taglio al numero dei viceministri e dei ministri, che passeranno da 26 a 21, e una serie di sostituzioni, fusioni di gabinetto, e riassegnazioni di incarico. I cambi più rilevanti saranno effettuati al ministero della Giustizia e al ministero degli Interni, che assumerà un incarico speciale per contrastare l’immigrazione irregolare. Il ministro degli Esteri, Radosław Sikorski, assumerà anche la carica di viceministro.

Zelensky smantella l’apparato anticorruzione e mette le forze dell’ordine sotto il suo controllo

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Il 22 luglio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo l’approvazione del Parlamento, ha firmato un importante disegno di legge che di fatto elimina l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione del Paese. Nello specifico, la normativa prevede la subordinazione dell’Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) e della Procura Speciale Anticorruzione (SAPO) al Procuratore generale. Secondo gli attivisti e gli esponenti dell’opposizione, ciò renderà impossibile per queste agenzie indagare sui funzionari in carica di alto livello senza l’approvazione dell’amministrazione Zelensky, subordinando così le forze dell’ordine al controllo del governo. La firma del disegno di legge ha suscitato forti proteste in tutto il Paese: si tratta delle prime proteste a livello nazionale dall’inizio della guerra con la Russia nel 2022. Le manifestazioni si sono svolte in diverse città importanti dell’Ucraina, tra cui Kiev, Leopoli, Dnipro e Odessa. Diversi legislatori e esperti ritengono che con questa legge l’Ucraina si sia diretta verso l’autoritarismo e l’illegalità.

Il disegno di legge è stato approvato con il sostegno di 263 deputati, con 13 voti contrari e 13 astenuti e le proteste dei cittadini erano già in corso mentre Zelensky ha firmato il testo. Le due agenzie (l’Ufficio Nazionale Anticorruzione e la Procura Speciale Anticorruzione) erano state create nel 2015, in seguito alla Rivoluzione di Maidan, come parte delle riforme filo-Occidentali, ma quasi subito i governi filoeuropei che hanno guidato l’Ucraina dopo la rimozione dell’ex presidente Viktor Yanukovic, hanno cercato di limitarne i poteri. Solo Zelensky però è riuscito pienamente nell’intento con la firma di un disegno di legge apposito. In particolare, compito della NABU era indagare sulla corruzione ai vertici politici e, successivamente, i suoi casi venivano giudicati dall’Alta Corte Anticorruzione. La nuova legge conferirebbe al procuratore generale l’autorità legale di interferire nel lavoro della NABU e della SAPO e di sottrarre loro qualsiasi caso se lo riterrà opportuno, secondo quanto ha riferito al Kyiv Independent Olena Shcherban, esperta dell’Anti-Corruption Action Center. In Ucraina, il procuratore generale è una figura politica, nominata dal presidente e approvata dal parlamento controllato dal partito di maggioranza.

Secondo alcune testimonianze, il disegno di legge è stato approvato con violazioni procedurali. In particolare, secondo Shcherban, i parlamentari non hanno ricevuto il testo del disegno di legge in tempo utile per visionarlo. «Quello che è successo oggi in aula è stato scioccante», ha dichiarato al Kyiv Independent Inna Sovsun, deputata del partito Holos. «Il disegno di legge è stato approvato nonostante evidenti violazioni procedurali e i deputati del partito Servo del Popolo [il partito di Zelensky, N.d.R.] hanno applaudito». Anche Anastasia Radina, presidente della commissione parlamentare anticorruzione dello stesso partito di Zelensky, ha affermato che l’atto è stato approvato con gravi violazioni procedurali. Inoltre, l’approvazione della legge è avvenuta dopo le perquisizioni a tappeto condotte dalle forze dell’ordine presso le sedi di NABU e SAPO il 21 luglio, proprio nel periodo in cui si sta svolgendo un procedimento penale contro Vitaly Shabunin, uno dei principali attivisti anticorruzione in Ucraina e critici di Zelensky.

Da parte sua, il capo della NABU, Kryvonos, ha esortato senza successo Zelensky a porre il veto al disegno di legge e ha dichiarato di non essere stato contattato dal presidente per discutere dell’intenzione di approvare la nuova normativa. La decisione del governo ucraino rappresenta un ostacolo per le aspirazioni dell’ex Stato sovietico di adesione all’UE, le cui condizioni per l’ingresso comprendono progressi nelle riforme anticorruzione. «Lo smantellamento delle principali garanzie a tutela dell’indipendenza della NABU rappresenta un grave passo indietro», ha affermato Marta Kos, commissaria europea per l’allargamento.

Nel frattempo, è esplosa anche la rabbia degli ucraini: in migliaia sono scesi in piazza dopo la decisione della Verchovna Rada (il parlamento monocamerale ucraino) di smantellare le agenzie anticorruzione, nonostante la legge marziale che vieta gli assembramenti pubblici. Nella capitale, i manifestanti – che comprendevano veterani, soldati in servizio e civili –  con bandiere e cartelli gridavano «Giù le mani da NABU e SAP», «Porre il veto alla legge» e «Nessuna corruzione nel governo». A Leopoli diverse centinaia di persone si sono radunate per esternare la loro indignazione e difendere l’indipendenza delle agenzie anticorruzione. Attorno alla statua del poeta più acclamato dell’Ucraina, Taras Shevchenko, i dimostranti hanno esposto cartelli con cui chiedevano al presidente di bloccare la legge. Anche a Kiev, il coro principale, ripetuto più volte, era rivolto al presidente: «Porre il veto alla legge». Secondo alcuni manifestanti, non porre il veto alla legge equivale a calpestare la memoria di tutti coloro che sono morti al fronte. Con questo atto normativo, il governo ucraino si avvia sempre più sulla strada dell’autoritarismo, contraddicendo quelle presunte aspirazioni democratiche che avrebbero spinto l’Ucraina e lo stesso partito di Zelensky (Servo del popolo) ad avvicinarsi all’UE e ad allontanarsi dalla Russia fin dalle proteste di Maidan del 2014.

L’ambasciata di Tel Aviv ha premiato Matteo Salvini come miglior amico di Israele

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Ieri, mentre l’esercito di Tel Aviv eseguiva l’ennesimo massacro nella Striscia di Gaza, Matteo Salvini veniva premiato come migliore amico di Israele in Italia. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti vinto il premio Israele-Italia 2025, istituito quest’anno da una rete di associazioni vicine allo Stato ebraico. Alla cerimonia di consegna — svoltasi alla Camera dei Deputati — ha presenziato l’ambasciatore di Tel Aviv a Roma, Jonathan Peled, che ha lodato Salvini e il suo «coraggio» di schierarsi al fianco di Israele in ogni situazione. Soltanto pochi mesi fa, sfidando il mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale (CPI), il vicepremier e segretario della Lega aveva invitato Benjamin Netanyahu a Roma. A febbraio Salvini ha rincarato la dose, organizzando una visita istituzionale in Israele per denunciare «l’indecenza» della CPI. Ieri, nel corso del discorso di ringraziamento, non ha speso una parola su Gaza e sui massacri dell’esercito israeliano, incolpando Hamas del genocidio in corso.

«Non c’è alcun dubbio: se c’è una persona che merita di veder riconosciuto il suo sforzo nell’impegno per i legami strategici tra Italia e Israele, quella persona è proprio Matteo Salvini», ha affermato Jonathan Peled augurandosi, per suo tramite, di poter rafforzare le relazioni tra i due Paesi. Lo stesso premio Israele-Italia — messo in piedi dall’Istituto Milton Friedman, dall’Unione delle associazioni Italia-Israele, dal Maccabi World Union, dall’Israel’s defend and security Forum e dall’Alleanza per Israele — va in questa direzione, nel tentativo di porre un freno alla caduta dell’immagine internazionale dello Stato ebraico dovuta al genocidio perpetrato in Palestina. Proprio mentre l’esercito israeliano prendeva di mira la Striscia di Gaza, tra bombe sui campi profughi e spari sulla folla in attesa di cibo e acqua, Salvini veniva riconosciuto come miglior amico di Israele in Italia. Gli oltre 60mila palestinesi uccisi dall’esercito di Tel Aviv non sono stati menzionati nel suo discorso di ringraziamento, così come il blocco degli aiuti umanitari e il mandato d’arresto internazionale pendente su Netanyahu.

«Lo stop delle ostilità dipende solo da Hamas, se rilasciano gli ostaggi all’indomani finiscono le bombe», ha detto Salvini incorniciando una cerimonia criticata dall’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, composto da circa 80 parlamentari. La sua portavoce, la pentastellata Stefania Ascari, ha così replicato all’evento: «È uno schifo. Ci sono 60mila morti a Gaza, di cui 20 mila bambini, siamo di fronte a uno Stato criminale e genocida, che compie massacri e deportazioni, e da 70 anni ha messo in piedi un regime di apartheid».

L’inchiesta sul malaffare di una cooperativa fa tremare il PD torinese

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Dopo le inchieste sull’urbanistica a Milano, un nuovo terremoto politico travolge il Partito Democratico. A Torino sono infatti stati notificati gli avvisi di conclusione indagini dell’inchiesta sulla cooperativa Rear, attiva nel settore vigilanza e accoglienza, con ramificazioni tra il capoluogo piemontese, Roma e Riva del Garda. Tra gli otto indagati c’è il deputato PD Mauro Laus – già presidente e amministratore “di fatto” della cooperativa – insieme a esponenti di punta come l’assessore Mimmo Carretta e la presidente del consiglio comunale Maria Grazia Grippo. Le accuse vanno dall’infedeltà patrimoniale alla malversazione di fondi pubblici. Al centro dell’inchiesta, appartamenti di pregio formalmente intestati alla cooperativa che sarebbero stati utilizzati dalla famiglia Laus e decine di migliaia di euro provenienti dalla cooperativa che familiari e compagni di partito avrebbero intascato senza una corrispettiva prestazione.

Il 21 luglio la Procura di Torino ha chiuso le indagini che coinvolgono Mauro Laus — deputato, già senatore ed ex amministratore delegato di Rear — e altri sette indagati, tra cui l’attuale presidente della cooperativa, Antonio Munafò, oltre a Carretta e Grippo. I reati contestati includono infedeltà patrimoniale e malversazione di erogazioni pubbliche legate all’utilizzo improprio di finanziamenti statali, anche derivanti dall’emergenza Covid, e alla distribuzione di stipendi “in assenza di prestazione lavorativa”. Secondo gli inquirenti, la famiglia del deputato avrebbe utilizzato alcuni immobili formalmente intestati a Rear, tra cui un appartamento nel cuore di Torino, un box auto, un immobile a Roma e una residenza a Riva del Garda. Secondo l’accusa, gli indagati «hanno compiuto o hanno concorso a deliberare atti di disposizione dei beni sociali», provocando «intenzionalmente» a Rear un danno patrimoniale. La vicinanza tra la cooperativa e la corrente interna del Pd guidata da Laus emerge chiaramente nelle indagini. Carretta e Grippo, suoi fedelissimi, sono stati dipendenti della Rear e hanno ottenuto finanziamenti elettorali dalla stessa cooperativa. Nel 2016, entrambi ricevettero 14.000 euro dalla Rear; nel 2021, l’attuale presidente del Consiglio comunale ha beneficiato di 7mila euro arrivati dal commercialista, Mauro Busso presidente del collegio sindacale della Rear e non indagato.

L’avvocato difensore di Laus, Maurizio Riverditi, ha minimizzato: ««Si tratta di questioni esclusivamente operative su cui è già intervenuta un’ispezione ministeriale». A intervenire con una nota è stato lo stesso Laus: «Affronto questa fase con serenità. Non cerco alibi né indulgenze – ha scritto su Instagram il deputato -. I fatti, una volta emersi con completezza, sapranno raccontare la realtà meglio di ogni congettura». Il Movimento 5 Stelle, tramite il capogruppo civico Andrea Russi, accusa il partito democratico, allontanando la prospettiva del cosiddetto “campo largo”: «Il PD torinese, lo certificano i fatti, non le opinioni, non cambia mai – ha messo nero su bianco in un post su Facebook -. È ancora ostaggio dei suoi kingmaker, dei burattinai che tirano i fili dietro le quinte. E il sindaco Lo Russo tace. Perché tace? Semplice: perché è figlio di questa politica. Cresciuto in questo vivaio, sostenuto da questo sistema alle primarie, alle urne, in consiglio comunale. Come potrebbe rinnegare ciò che lo ha fatto sindaco?».

Il caso Rear getta luce sul rapporto tra appalti, gestione delle cooperative e politica locale. La cooperativa – una realtà di 1.660 dipendenti e 30 milioni di fatturato attiva in vari luoghi simbolo del capoluogo piemontese – era stata commissariata nel 2023 dopo l’avvio delle indagini penali. La chiusura dell’indagine avvicina ora la vicenda a una fase cruciale: gli indagati hanno venti giorni per presentare memorie e documenti ai pm. Tra pochi mesi, potrebbe essere formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio.

Columbia University: sospesi 80 studenti per proteste per la Palestina

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La Columbia University ha annunciato un provvedimento disciplinare nei confronti degli studenti che hanno partecipato a due manifestazioni per i diritti del popolo palestinese. Saranno colpiti 80 studenti, ai quali verrà imposta una sospensione da uno a tre anni o l’espulsione; per alcuni è prevista la revoca della laurea. L’annuncio arriva in un momento difficile per l’ateneo, che sta negoziando con il presidente Trump per ripristinare un finanziamento federale di 400 milioni di dollari, congelato proprio a causa della gestione delle proteste contro il genocidio a Gaza, giudicata negativamente dall’amministrazione Trump.

In Sierra Leone i giovani riportano in vita le terre devastate dall’estrazione dei diamanti

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Nel distretto di Kono, nella Sierra Leone orientale, i giovani stanno trasformando terre un tempo devastate dall'estrazione di diamanti in terreni agricoli produttivi. I ragazzi, provenienti da diverse esperienze e con livelli di istruzione variabili, stanno dimostrando che è possibile passare dalla miniera alla terra, creando nuove opportunità economiche e sociali. La zona di Kono è da sempre nota per la sua industria diamantifera e per i crateri colmi d’acqua contaminata che costellano la sua superficie. Sono il risultato di decenni di estrazione di diamanti: un’attività che ha avuto effetti...

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Musica, è morto Ozzy Osbourne: aveva 76 anni

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Ozzy Osbourne, icona dell’heavy metal e fondatore dei Black Sabbath, è morto all’età di 76 anni, poche settimane dopo un concerto d’addio tenuto a Villa Park insieme ad artisti come Metallica e Guns’n’Roses. La sua famiglia ha annunciato la scomparsa, avvenuta circondato dai suoi cari. Affetto dal morbo di Parkinson e da problemi di salute aggravati da una caduta nel 2019, Osbourne è stato una leggenda del rock con successi come Iron Man, Paranoid e Crazy Train. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’ingresso nelle Hall of Fame britannica e americana.