La Disney ha annunciato che “Jimmy Kimmel Live!” tornerà in onda martedì, sei giorni dopo la sospensione decisa a seguito di un monologo del conduttore in cui aveva accusato il movimento MAGA di aver strumentalizzato la morte dell’attivista conservatore Charlie Kirk. La decisione era arrivata dopo le pressioni da parte della Casa Bianca e di Brendan Carr, presidente della Federal Communications Commission (FCC), che aveva condannato pubblicamente le affermazioni di Kimmel, avvertendo Disney e ABC che sarebbero potute arrivare conseguenze regolatorie se non fossero stati presi provvedimenti. Disney afferma che il ritorno dello show è stato deciso dopo “conversazioni approfondite” con Kimmel. Turning Point USA, l’organizzazione fondata da Charlie Kirk, ha criticato la scelta della rete di far tornare lo show sugli schermi, denunciando una resa alle pressioni. Il caso ha acceso un dibattito sulla libertà di espressione nei media, sui limiti del commento satirico politico e sul ruolo delle emittenti nel gestire contenuti controversi.
Dieci nuovi Paesi riconoscono la Palestina: l’Italia rimane quasi sola in difesa di Israele
Con l’avvio dell’ottantesimo ciclo dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite altri dieci Paesi si sono uniti alla lista degli Stati che riconoscono la Palestina. Si tratta di Andorra, Australia, Belgio, Canada, Francia, Lussemburgo, Malta, Monaco, Portogallo e Regno Unito, a cui nei prossimi giorni potrebbero seguire altri Stati. Tra questi ultimi, tuttavia, non figura l’Italia: davanti a una platea di rappresentanti che annunciavano il proprio riconoscimento della Palestina, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che «l’Italia supporta con forza il sogno del popolo palestinese di avere uno Stato»; l’ennesima dichiarazione verbale priva di reale contenuto, volta a mostrare il sostegno italiano alla causa palestinese solo attraverso slogan e frasi fatte, rilasciata mentre nelle piazze di tutto il Paese centinaia di migliaia di persone manifestavano il proprio supporto concreto alla Palestina.
Gli ultimi riconoscimenti della Palestina da parte degli Stati dell’ONU sono stati inaugurati domenica 21 settembre da Canada, Portogallo e Regno Unito. Ieri, si sono uniti all’appello anche gli altri sette Paesi, che hanno così portato il numero di Stati membri dell’ONU che riconoscono la Palestina a 157 su un totale di 193, tra cui figurano anche i tre membri del G7 appena aggiuntisi (Canada, Francia e Regno Unito). Il ministro degli Esteri del Belgio ha spiegato alla emittente RTL Info che riconoscerà la Palestina in due fasi: prima «politicamente» per dare «un forte segnale diplomatico» nell’attuale momento di crisi; poi arriverà «il momento della formalizzazione giuridica tramite decreto reale». Gli annunci dei dieci Paesi arrivano dopo quello rilasciato dal presidente francese Macron lo scorso luglio, che ha dichiarato che la Francia avrebbe riconosciuto la Palestina con l’avvio del nuovo ciclo dell’Assemblea Generale dell’ONU. Le dichiarazioni di Macron hanno aperto la porta ad analoghi annunci, che si stanno lentamente concretizzando. Tra i Paesi che stanno valutando il riconoscimento della Palestina figurano ancora almeno Lichtenstein, Nuova Zelanda e San Marino.
Il recente slancio dei Paesi occidentali nel riconoscimento dello Stato di Palestina arriva dopo un primo moto avviato l’anno scorso da diversi altri Stati tra cui figurano Irlanda, Slovenia e Spagna. Con queste nuove aggiunte, la maggioranza dell’UE riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina; tra i maggiori Paesi comunitari, continuano tuttavia a mancare all’appello l’Italia e la Germania, altri due membri del G7. Le parole usate ieri da Tajani sono in linea con le dichiarazioni rilasciate negli ultimi due anni dal governo italiano: forti nei toni, vuote nei fatti. L’Italia, ha detto il ministro, crederebbe fortemente nella soluzione a due Stati e appoggerebbe l’istituzione di uno Stato palestinese; nonostante ciò, non ha intenzione di riconoscerlo. L’esecutivo ha spesso sostenuto che un riconoscimento formale della Palestina sarebbe controproducente schierandosi più volte a favore di un riconoscimento soggetto al benestare e alle condizioni israeliane. Per quanto gli altri Paesi abbiano fatto passi avanti formali nel riconoscimento della Palestina, le condizioni italiane non differiscono troppo da quelle degli altri Stati. La Palestina che è stata riconosciuta dalla Francia è infatti uno Stato soggetto a supervisione politica e militare esterna, e ancora lontano dall’esistenza di fatto; per permettere realmente l’istituzione di una entità palestinese, andrebbe infatti fermato il genocidio in Palestina, attraverso misure concrete contro lo Stato di Israele, come sanzioni, embargo e sospensioni degli scambi commerciali e istituzionali.
‘Ndrangheta, maxi blitz contro i Piromalli: 26 arresti, il boss in manette
Ventisei persone sono state arrestate nell’operazione “Res Tauro” contro la potente cosca Piromalli, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dai carabinieri del Ros. Tra i fermati figura il boss ottantenne Pino Piromalli, detto “Facciazza”, già detenuto per 22 anni al 41 bis e scarcerato nel 2021, ora indicato come capo e promotore del clan di Gioia Tauro. Gli indagati devono rispondere di associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, armi e altri reati aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta, guidata dal procuratore aggiunto Stefano Musolino, ha ricostruito gli assetti della cosca.
“Droni non identificati” in Danimarca e Norvegia: chiusi gli aeroporti
Nella sera di ieri, lunedì 22 settembre, Danimarca e Norvegia hanno detto di avere registrato la presenza di droni non identificati nel proprio spazio aereo. Il primo rilevamento è avvenuta attorno alle 20:30, presso l’aeroporto della capitale danese, Copenaghen; le autorità sostengono di avere registrato l’attività di due o tre droni senza riuscire a identificarli e hanno disposto la chiusura dell’aeroporto, che ha sospeso le proprie attività per circa quattro ore. Il secondo rilevamento è avvenuto verso mezzanotte nella capitale norvegese, Oslo, dove sarebbe stato presente un drone; anche in questo caso, l’aeroporto è stato chiuso. Le autorità dei due Paesi stanno collaborando nelle indagini sulla provenienza dei velivoli.
Bruxelles, terzo giorno di disagi per cyberattacco all’aeroporto
Terzo giorno di disagi all’aeroporto di Bruxelles Zaventem dopo il cyberattacco che sabato ha bloccato il sistema di check-in Muse di Collins Aerospace. Oggi risultano già cancellati 30 voli e 80 sono in ritardo, con forti ripercussioni anche sui collegamenti con l’Italia: soppressi i voli per Linate e Fiumicino in mattinata, e in serata quelli per Malpensa e Roma operati da Brussels Airlines ed EasyJet. La Commissione Ue ha richiamato l’urgenza di applicare la direttiva NIS2 sulla sicurezza informatica. Collins Aerospace ha assicurato che gli aggiornamenti del sistema saranno completati entro domani.
Secondo uno studio gli smartphone prima dei 13 anni potrebbero danneggiare la salute mentale a lungo termine
Ricevere uno smartphone da bambini, nonostante sembri ormai una pratica sempre più frequente, potrebbe rivelarsi un dettaglio tutt’altro che innocuo e impattare significativamente sulla salute mentale anche in età adulta. È quanto emerge da un recente studio realizzato da un team internazionale di ricercatori, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Human Development and Capabilities. Estrapolando e analizzando i dati ottenuti da un database globale, gli autori hanno scoperto che i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che avevano ricevuto un dispositivo a 12 anni o prima riferiscono più spesso pensieri suicidi o riguardanti aggressività, distacco dalla realtà e ridotta capacità di controllare le emozioni. «L’uso precoce di uno smartphone e l’accesso ai social media che ne consegue sono associati a un cambiamento profondo del benessere mentale nella prima età adulta», afferma la neuroscienziata e coautrice Tara Thiagarajan, aggiungendo che il fenomeno appare coerente in culture e lingue differenti e che servirebbero azioni concrete per proteggere le generazioni future.
Dagli anni Duemila i cosiddetti telefoni intelligenti – computer tascabili e connessi a internet – hanno trasformato l’adolescenza: permettono contatti immediati, apprendimento continuo e intrattenimento illimitato, anche se d’altra parte espongono anche a contenuti dannosi amplificati dagli algoritmi. Le principali piattaforme social, spiegano gli esperti, fissano a 13 anni l’età minima di registrazione, tuttavia il controllo è spesso assente e l’età reale di primo accesso sembra continuare a scendere. In parallelo, le scuole e i governi oscillano fra divieti parziali e libertà totale: Francia, Paesi Bassi e Italia hanno introdotto limiti d’uso in classe, mentre New York e altri stati americani hanno appena adottato norme restrittive. La letteratura scientifica sul tempo davanti allo schermo e sulla salute mentale, inoltre, offre risultati talvolta discordanti: alcuni studi parlano di effetti negativi, mentre altri non trovano correlazioni forti, spesso – secondo gli autori – perché si concentrano solo su sintomi classici come ansia e depressione, trascurando segnali diversi come aggressività o disconnessione dal reale. Per chiarire il quadro, è stato avviato il Global Mind Project, un database planetario che raccoglie profili psicologici e dati di contesto, misurando con il Mind Health Quotient (MHQ) – un indice che integra funzioni sociali, emotive, cognitive e fisiche – la condizione mentale su una scala che va da –100 (grave disagio) a +200 (pieno benessere).
Dall’analisi di oltre 100.000 persone tra 18 e 24 anni emerge un andamento netto: chi possedeva il primo smartphone a 13 anni ottiene un punteggio medio MHQ di 30, che precipita a 1 per chi lo aveva già a cinque anni. Le percentuali di soggetti “in difficoltà” aumentano del 9,5% fra le donne e del 7% fra gli uomini, e i sintomi più associati all’uso precoce includono pensieri suicidi, aggressività e sensazione di essere staccati dalla realtà, mentre fra le funzioni più compromesse figurano autostima, immagine di sé, calma emotiva ed empatia. Circa il 40% dell’associazione negativa è spiegato dall’accesso anticipato ai social media mentre contribuiscono anche relazioni familiari problematiche (13%), cyberbullismo (10%) e disturbi del sonno (12%). «La portata del potenziale danno è troppo grande per essere ignorata», sottolinea Thiagarajan, aggiungendo che i politici dovrebbero adottare quattro misure: alfabetizzazione digitale e mentale obbligatoria, applicazione rigorosa dei limiti d’età con responsabilità delle aziende tecnologiche, restrizione dell’accesso alle piattaforme social sotto i 13 anni e un sistema di “telefoni per ragazzi” con funzioni ridotte. Infine, pur riconoscendo che la causalità diretta non è ancora dimostrata, il gruppo di autori ritiene necessario agire in via precauzionale, in quanto «attendere prove inconfutabili rischia di farci perdere la finestra temporale per un intervento preventivo».
Il governo italiano verso l’accordo con Musk e i satelliti Starlink
A inizio 2025, Bloomberg aveva lanciato uno scoop: il governo italiano stava valutando di siglare un contratto da 1,5 miliardi di euro con SpaceX per poter usufruire per cinque anni dei satelliti Starlink. La notizia era diventata un caso politico e l’Amministrazione Meloni si era trovata ad affidare al Comitato Interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e alla Ricerca Aerospaziale (COMINT) il compito di vagliare alternative al servizio statunitense. A distanza di mesi, il responso non lascia spazio a dubbi: Starlink rappresenta l’unica via percorribile e va intrapresa il prima possibile.
Il rapporto governativo riservato, anticipato da Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano, ha dei toni da profezia autoavverante. Il COMINT, gruppo presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, era stato originariamente chiamato a sviluppare uno studio di fattibilità che vagliasse la possibilità di una costellazione satellitare nazionale, un’opzione impraticabile per molteplici motivi. Con simili premesse, le alternative sul tavolo sono due: attendere il completamento del progetto satellitare europeo Iris2, che nel migliore dei casi entrerà in funzione nel 2030, o usufruire sin da subito dei satelliti a bassa quota messi in campo da Starlink. “In tutta evidenza la Ue non potrà prescindere – a parità di prestazioni ed immediatezza delle stesse – da una stretta partnership con gli Usa in settori strategici quali le Telecomunicazioni satellitari”, recita il documento.
L’avvicinamento del governo a SpaceX risale ormai all’Amministrazione Draghi, una mossa che viene attribuita a uno sgarbo politico ed economico di portata internazionale. Secondo la relazione, nel contesto di Iris2, l’industria italiana è “sottorappresentata rispetto al potenziale, sollevando interrogativi sulla necessità di un maggiore allineamento tra ambizioni nazionali e partecipazione industriale europea”. Urso ritiene che l’infrastruttura controllata da Elon Musk sia “nettamente superiore” alla futura alternativa europea, se non altro perché questa non è “ancora disponibile” ed è “di respiro meno ambizioso”. La valutazione del governo italiano è chiara: per esigenze immediate di comunicazione, soprattutto in ambito istituzionale e militare, bisogna affidarsi agli Stati Uniti.
“Purtroppo il tutto ha preso una piega molto poco tecnica e molto politica, con dubbi legittimi riguardo a sovranità e sicurezza”, ha fatto notare Andrea Stroppa, personaggio ritenuto il ponte degli interessi di Musk in Italia, ai microfoni di Open. “Molte persone hanno lavorato curandosi di questi temi, per non rimanere dipendenti nei confronti di un’azienda americana. Ma al momento l’opzione dei satelliti di SpaceX è la migliore, non se ne può fare a meno”. Considerando che nessuno contesta il ruolo dominante dell’azienda statunitense, è in effetti evidente che le perplessità siano prettamente di natura politica, soprattutto in un contesto in cui l’Unione Europea ha lungamente fantasticato di poter gestire in prima persona le sue infrastrutture digitali essenziali.
Starlink, divenuto ormai essenziale per le comunicazioni dell’esercito ucraino, è incappato più volte in blackout dalle cause vaghe, non opportunamente chiarite, e in episodi di geofencing che hanno limitato le opportunità tattiche del governo di Kiev. I rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea non stanno inoltre vivendo un periodo felice, quindi è legittimo temere che un’ulteriore dipendenza dagli strumenti americani possa minare ancor più la resilienza UE. Non a caso, Cina e Russia stanno confidando entrambe in soluzioni satellitari, presenti o future, che siano in grado di porsi come alternativa a quanto imbastito dagli USA. Una scelta strategica che evidenzia la necessità dei due governi di mantenere un certo grado di indipendenza tecnica, ma che assume anche la forma di hard power attraverso cui creare legami con quelle nazioni che son fin troppo spesso relegate alla periferia del mondo.
Lo sciopero per la Palestina ha bloccato le città di tutta Italia
È iniziato lo sciopero generale per la Palestina. Lo sciopero riguarderà l’intera giornata e coprirà tutti i settori del pubblico e del privato. Per la giornata di oggi sono previste manifestazioni in oltre 80 città. I nostri aggiornamenti in diretta.
Ore 19.25 – Da nord a sud iniziano i cortei pomeridiani
In tutta Italia stanno iniziano i nuovi cortei per la Palestina. Alle 19, a Brescia è partito un corteo da Piazza del Duomo; alla stessa ora, è iniziato un presidio a Cesena, mentre alle 19:15 è partito un corteo a Torino, che in questo momento sta percorrendo corso Giulio Cesare. Marce anche a Bergamo, Cosenza e Genova.
Ore 18.00 – Milano: oltre 10 fermi e 60 feriti
A Milano è trapelato un primo bilancio parziale della giornata di mobilitazioni di oggi. Secondo l’agenzia di stampa Ansa, nel capoluogo meneghino, dopo gli scontri in stazione, ci sarebbero stati oltre una decina di fermi e almeno 60 feriti; in città, intanto, prosegue un presidio stradale in via Vittor Pisani. Fermi anche a Bologna, dove la polizia avrebbe arrestato almeno 8 persone dopo una serie di scontri sulla tangenziale.

Ore 17.20 – Roma: bloccata la tangenziale, manifestanti entrano alla Sapienza
Il corteo pro Gaza partito da piazza Cinquecento ha attraversato Roma fino a bloccare la tangenziale est. Nei pressi del Verano il corteo ha invaso anche la corsia opposta della tangenziale, paralizzando il traffico cittadino. Decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato al grido «fuori il sionismo dall’università», entrando anche alla Sapienza con lo striscione “block the university, all eyes on the Flotilla”.
Ore 16:40 – Genova, chiuso casello A7 causa corteo
Il casello di Genova Ovest sull’autostrada A7 è stato chiuso in entrambe le direzioni per un corteo organizzato dai sindacati di base. Autostrade per l’Italia ha segnalato la chiusura del tratto tra il bivio A7/A10 e Genova Ovest, consigliando l’uscita a Genova Bolzaneto per chi proviene da Milano. Si registrano due chilometri di coda tra i raccordi A7/A12 e A7/A10. La protesta degli attivisti sta causando forti disagi al traffico urbano, in particolare lungo le direttrici che portano al nodo di San Benigno.
Ore 16:10 – Salvini e Tajani contro gli attivisti: “Violenti”
Il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha accusato su X gli attivisti pro-Pal: «Altro che sciopero, questa è violenza: scontri e attacchi alle Forze dell’Ordine, stazioni prese d’assalto e assediate, sassi sui sui binari, migliaia di lavoratori bloccati e arrabbiati. Questi sono i ‘pacifisti’ di sinistra», ha scritto. È intervenuto anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «solidarietà alle forze dell’ordine», definendole «bersaglio incolpevole di questa violenza».
Ore 15:40 – Milano, scontri tra manifestanti e forze dell’ordine
In questi minuti, l’area della Stazione Centrale di Milano è teatro di forti tensioni legate al corteo pro Palestina. La polizia ha bloccato gli ingressi per impedire l’accesso ai manifestanti, con momenti di scontro. Gli attivisti hanno divelto vetrine e lanciato oggetti. Centinaia di persone sono rimaste nell’area esterna con chioschi e negozi, senza entrare nella struttura. In via Vittor Pisani gli agenti hanno usato fumogeni per disperdere il corteo. Tutti i negozi interni sono stati chiusi e la stazione presidiata da poliziotti in assetto antisommossa.
Ore 15:20 – Venezia, la polizia usa gli idranti sui manifestanti
Al porto di Marghera, a Venezia, la manifestazione pro-Palestina è stata respinta dall’intervento delle forze dell’ordine. Blindati e idranti hanno costretto i manifestanti ad arretrare di circa cento metri. I dimostranti hanno gridato slogan come «Vergogna!» e intonato cori per la Palestina. La ritirata si è fermata quando un gruppo di partecipanti si è seduto sulla carreggiata, gambe incrociate e mani alzate, creando una barriera simbolica davanti alla folla in arretramento.

Ore 13:25 – Torino: almeno 10mila in protesta, studenti bloccano i binari
A Torino circa diecimila persone stanno partecipando alle proteste. Il corteo, partito dalla stazione di Porta Nuova, sta attraversando il centro città sfilando lungo via Madama Cristina. L’ingresso principale dello scalo ferroviario è stato chiuso dalle forze dell’ordine per motivi di sicurezza. Durante la mobilitazione, un blocco studentesco si è staccato dal corteo principale occupando i binari del treno. L’iniziativa ha causato tensioni e disagi alla circolazione ferroviaria.

Ore 12:50 – Brescia, bloccata stazione della metro
A Brescia i manifestanti hanno occupato la stazione Vittoria della metropolitana cittadina, bloccando l’accesso ai viaggiatori e il traffico dei treni per circa 15 minuti. Sono in centinaia davanti all’ingresso dello scalo e all’interno della stessa fermata. Gli studenti, che hanno guidato la protesta, hanno urlato slogan in difesa della popolazione palestinese, contro il governo israeliano e anche contro l’esecutivo Meloni. Attimi di tensione con le forze dell’ordine.
Ore 12:20 – Pisa, migliaia di manifestanti invadono la superstrada
A Pisa migliaia di manifestanti pro-Gaza hanno invaso la Sgc Firenze-Pisa-Livorno, bloccando completamente la carreggiata in direzione mare. Il corteo è entrato sulla superstrada dallo svincolo vicino all’aeroporto, paralizzando la circolazione e costringendo numerosi automobilisti a fermarsi. In direzione Firenze il traffico, seppur rallentato dalla curiosità dei passanti, continua a scorrere.
Ore 11:47 – Protesta del corteo davanti al consolato israeliano di Bari
Il corteo organizzato a Bari dai sindacati di base, che conta circa duemila persone, è arrivato davanti al consolato di Israele, dove è schierata la polizia in assetto anti sommossa. I manifestanti hanno protestato urlando «Assassini», «vergogna», «Israele fascista, Stato terrorista» sotto la struttura. Fra loro ci sono moltissimi giovani, che hanno issato le bandiere della Palestina. Il corteo si sta ora muovendo, proseguendo il suo percorso autorizzato.
Ore 11:15 – Bloccata la stazione centrale di Napoli
Lo sciopero è arrivato anche nella stazione centrale di Napoli, che è stata bloccata dalle manifestazioni. Nel frattempo, è stato bloccato anche il porto di Trieste e a Milano migliaia manifestanti sono partiti in corteo.
Ore 10:45 – Le principali manifestazioni continuano a crescere
I principali presidi e cortei del Paese iniziano a mobilitarsi e a vedere crescere il numero dei partecipanti. A Venezia è iniziato il concentramento di Marghera, dove si stanno riunendo persone da tutto il nord-est Italia; a Torino sono partiti i cortei dall’università e da Piazza Arbarello; a Genova, migliaia di persone sono arrivate in presidio davanti al Varco San Benigno del porto; nel fiorentino, presso Calenzano, è stata bloccata la A1, e il corteo si è mosso in direzione Campi Bisenzio e Capalle; a Bologna sono partiti i cortei studenteschi verso piazza Verdi.
Intanto, al porto di Livorno, sono arrivati ancora più manifestanti, che si sono diretti verso le banchine dell’Alto Fondale, mentre è partito un corteo anche Pisa; porto bloccato anche a Salerno.
Ore 9:55 – Nuovi presidi a Milano, Potenza, Ravenna e in Veneto
In Veneto è stato inaugurato il primo concentramento regionale. I manifestanti si sono riuniti a Padova, dove hanno rilanciato la più ampia mobilitazione di Marghera, che dovrebbe iniziare a momenti. In Romagna, a partire dalle 9, i manifestanti si sono riuniti in presidio presso Piazza del Popolo, mentre in Basilicata, a Potenza, è iniziato un corteo cittadino. Nonostante la pioggia, i manifestanti stanno iniziando a radunarsi anche a Milano, in piazza Cadorna, dove a breve dovrebbe partire una marcia verso la stazione.

Ore 9:45 – Ancora blocchi studenteschi: Bologna, Brescia, Genova, Lecce e Torino
Gli studenti di Cambiare Rotta hanno bloccato anche l’Università di Lecce, e la sede centrale dell’Università di Bologna; sempre a Bologna, docenti e studenti si sono riuniti davanti alla sede dell’ufficio scolastico regionale. A Genova è stata bloccata una seconda sede e gli studenti sono partiti in corteo. A Brescia, gli studenti e le studentesse delle scuole superiori si sono radunati in Piazzale Cesare Battisti, da dove partiranno alla volta del Duomo. A Torino gli studenti hanno organizzato picchetti in diversi istituti e si sono mossi verso Piazza Arbarello dove è previsto un concentramento studentesco.
Ore 9:30 – Trasporti: a Milano chiusa la M4
Lo sciopero ha iniziato a interessare anche il settore dei trasporti. A Milano la linea 4 della metropolitana (che collega la città all’aeroporto di Linate) è chiusa, mentre le altre linee sotterranee sembrano continuare circolare. Nel capoluogo meneghino la fascia non garantita proseguirà fino alle 15; il servizio riprenderà per tre ore e potrebbe subire ulteriori interruzioni a partire dalle 18. Anche il personale ATAC, di Roma, è in sciopero; nella capitale la fascia garantita è prevista dalle 17 alle 20 e le autorità hanno disposto la chiusura della stazione Termini in vista della manifestazione, che inizierà alle 11.
Disagi previsti anche nelle ferrovie, dove il personale FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord di tutto il Paese (Calabria esclusa) ha aderito allo sciopero. Trenitalia riporta che le linee Torino-Alessandria e Ventimiglia-Genova sono interrotte per condizioni meteo; per 7 treni è previsto un ritardo di almeno un’ora. Per quanto riguarda le tratte regionali, la fascia garantita è prevista dalle 18 fino alle 21.
Ore 9:00 – Logistica: proteste in Piemonte e Toscana
Sono iniziate le prime proteste dei lavoratori della logistica piemontesi. A incrociare le braccia sono stati i lavoratori di BRT Torino, che, affiancati dagli studenti e da rappresentanti di Potere al Popolo, hanno dato il via a un presidio davanti a una sede dell’azienda. In Piemonte, hanno scioperato anche i lavoratori di SAFIM, altra azienda della logistica; in Toscana, invece, presso Marina di Carrara è stato lanciato un presidio davanti al Varco Levante del porto.
Ore 8:30 – Le università si mobilitano: presidi a Bari, Bologna, Genova, Milano, Roma e Torino
Anche gli studenti dell’Università La Sapienza di Roma hanno dato il via alla propria mobilitazione; gli studenti si sono trovati davanti a Piazzale Aldo Moro, sede dell’ingresso principale dell’ateneo, bloccando le entrate. A Bari, invece, gli studenti di Cambiare Rotta hanno bloccato l’entrata del plesso di lingue. A Torino, gli studenti si sono riuniti in presidio davanti al campus Einaudi; a Genova si sono mossi verso la sede centrale; a Milano hanno bloccato l’ingresso principale dell’Università degli Studi; infine a Bologna hanno interrotto le lezioni del Dipartimento di Matematica. Cambiare Rotta ha organizzato presidi in un totale di 36 università.

Ore 8:00 – Iniziano le prime manifestazioni: presidio presso il porto di Livorno
Alle 6 di questa mattina è iniziato il presidio presso il Varco Valessini del porto di Livorno. Il presidio, organizzato dal Gruppo Autonomo Portuali, è la prima manifestazione in programma per oggi delle oltre 60 previste in tutta Italia; il presidio, precisa il GAP, è iniziato in concomitanza con l’orario di avvio dei lavori al porto, e durerà tutto il giorno. Il GAP ha anche annunciato che il 24 settembre si mobiliterà contro l’arrivo di una nave israeliana carica di armi.

Il contesto
Lo sciopero generale di oggi, promosso con lo slogan “Blocchiamo tutto”, è stato lanciato dal sindacato di base USB, col fine di manifestare solidarietà verso Gaza. I lavoratori intendono chiedere la rottura con lo Stato di Israele, denunciare la corsa al riarmo, sostenere la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla e, più in generale, affermare un impegno militante, civile e politico «con la Palestina nel cuore». La mobilitazione interesserà i settori di trasporti, scuola, logistica, commercio, energia, portualità, così come i settori industriali, con la partecipazione prevista di lavoratori, studenti e cittadini.
Manila, 216 arresti durante proteste contro corruzione
A Manila oltre 80mila persone hanno manifestato contro uno scandalo di corruzione che coinvolge parlamentari e funzionari, con danni stimati in miliardi di dollari. Durante le proteste si sono registrati scontri: la polizia ha arrestato 216 persone, compresi minorenni, accusate di incendi, lanci di pietre e molotov e saccheggi, secondo quanto riferito dal Manila Times. Il segretario dell’Interno Juanito Victor Remulla ha definito i rivoltosi “anarchici” e avvertito che chi ha attaccato gli agenti rischia l’accusa di tentato omicidio. I vescovi cattolici hanno sostenuto le piazze, denunciando: “La pazienza del popolo è finita” e chiedendo riforme, processi rapidi e la fine delle dinastie politiche.