sabato 5 Luglio 2025
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La Russia ha comunicato le proprie condizioni per la pace in Ucraina

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Dopo tre anni di conflitto, le posizioni di Russia e Ucraina continuano a essere distanti. Il memorandum presentato da Mosca durante il secondo round di negoziati con Kiev si articola in una serie di clausole e ingerenze volte al raggiungimento di una pace duratura e di un cessate il fuoco. Per la prima intesa, come rivelato dall’agenzia di stampa russa TASS, il Cremlino chiede innanzitutto il riconoscimento internazionale delle conquiste in terra ucraina nonché dei territori ancora teatro di combattimenti. Tra le altre condizioni si annoverano la neutralità di Kiev, la sua smobilitazione militare e lo svolgimento di nuove elezioni, senza che a queste corrisponda alcuna concessione da parte russa. Alla tregua di almeno 30 giorni chiesta dalla delegazione ucraina, la Russia ha risposto subordinandola al ritiro delle truppe di Kiev dal fronte. L’unico punto che ha messo d’accordo le delegazioni riunite a Istanbul è stato un nuovo accordo sul rilascio reciproco dei prigionieri gravemente feriti, malati o comunque di età inferiore ai 25 anni.

La Russia di Vladimir Putin ha messo nero su bianco le proprie condizioni per la fine del conflitto in Ucraina, facendo ordine tra le richieste avanzate negli ultimi tre anni. La bozza dell’intesa è contenuta nel memorandum presentato in Turchia, che si rivolge principalmente alle autorità ucraine ma lancia in apertura un messaggio alla comunità internazionale, chiedendo il riconoscimento della Crimea, del Donbass, di Zaporozhya e Kherson come territori russi. Si tratta dunque non solo di congelare la linea del fronte ma di allargarla a favore di Mosca. Il ritiro da queste regioni viene poi considerato dal Cremlino come una condizione necessaria per il raggiungimento di una tregua di almeno 30 giorni – evento a cui le autorità ucraine aspirano invece in modo incondizionato, tant’è che il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto all’omologo americano Donald Trump di adottare «sanzioni nei confronti della Russia per spingerla a porre fine alla guerra, o almeno a passare alla prima fase, ovvero il cessate il fuoco».

Nel memorandum rilanciato dalla TASS appare anche una seconda opzione per il raggiungimento di una tregua, che passa per dieci punti-clausole alla sovranità ucraina, tra cui la fine delle forniture di armi occidentali e dei dati di intelligence, la cancellazione della legge marziale e la smobilitazione dell’esercito. Quest’ultima ingerenza risulta centrale anche nella bozza dell’accordo di pace, che implica tra l’altro la neutralità dell’Ucraina, impossibilitata ad unirsi ad alleanze e coalizioni militari (leggasi NATO) e ad ospitare sul proprio territorio attività militari straniere, dal dispiegamento di forze al mantenimento di basi e infrastrutture. In poche parole, l’Ucraina dovrebbe ridimensionare la propria portata militare, tanto sul piano dei rapporti con l’esterno quanto sul piano interno delle forze armate. La neutralità di Kiev e il riconoscimento dei territori occupati durante il conflitto sono punti ricorrenti della posizione di Mosca che — forte del parziale disimpegno statunitense, della tenuta alle sanzioni occidentali (nonostante la retorica dei suoi governi) e della capacità di proseguire la guerra — li ha rilanciati ieri sul tavolo delle trattative. Tra le altre condizioni avanzate dal Cremlino figurano: la concessione al russo dello status di lingua ufficiale, la rimozione delle restrizioni imposte dal governo di Kiev sulla Chiesa ortodossa ucraina, la revoca di tutte le sanzioni e il graduale ripristino delle relazioni diplomatiche ed economiche, compreso il transito del gas.

Il memorandum russo si concentra anche sul momento dell’approvazione del trattato, da subordinare allo svolgimento di elezioni in Ucraina, dalle quali le nuove autorità avranno mandato di firmare l’accordo che nel disegno del Cremlino andrebbe approvato da una risoluzione giuridicamente vincolante del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In tutto l’impianto di clausole presentato da Mosca non figurano concessioni o compromessi con la controparte, mettendo in salita il corso delle trattative che alla fine di giugno dovrebbero arricchirsi di un terzo round negoziale, probabilmente con la controproposta della delegazione ucraina. In caso di progressi significativi, potrebbe prendere quota l’incontro a tre fra Putin, Zelensky e Trump – ad oggi all’orizzonte.

Turchia, terremoto di magnitudo 5.8: un morto e 69 feriti

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Un terremoto di magnitudo 5.8 ha colpito nella notte la zona di Marmaris, nella provincia di Mugla, nel sudovest della Turchia. Lo ha reso noto l’Istituto geofisico statunitense Usgs, affermando che l’epicentro del sisma è stato registrato a 5 km a sud di Icmeler e l’ipocentro ad una profondità di 74 km. Una ragazza di 14 anni è deceduta a causa di un attacco di panico, mentre 69 persone sono rimaste ferite. Secondo il resoconto ufficiale, per paura hanno cercato di mettersi in salvo lanciandosi dalle finestre delle loro abitazioni. 46 di loro sono ancora in ospedale.

Puglia ed Emilia-Romagna hanno interrotto la cooperazione con Israele

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Con una presa di posizione netta, la Puglia e l'Emilia-Romagna hanno deciso di impegnarsi a interrompere ogni forma di cooperazione con lo Stato di Israele, a causa dei crimini perpetrati nella Striscia di Gaza e del genocidio della popolazione palestinese. Una serie di mozioni, approvate dai Consigli Regionali e Comunali, oltre alle nette prese di posizione dei presidenti delle due Regioni, sottolineano la volontà di prendere le distanze dalla linea di governo, fermamente improntata alla cooperazione con Tel Aviv, dando così un forte segnale alla politica italiana e internazionale.
La mozione...

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La riforma senza precedenti del Messico: 2.600 giudici saranno eletti dal popolo

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Questa domenica i cittadini messicani si sono recati alle urne per eleggere circa 2.600 giudici e magistrati federali e statali. Il voto è una conseguenza della Riforma Giudiziaria voluta dall’ex presidente López Obrador e approvata ad appena tre settimane dalla fine del suo mandato, nel settembre 2024. Le elezioni si svolgeranno in due fasi: durante la prima, svoltasi nella giornata di domenica 1 giugno, è stata scelta la prima metà dei candidati, mentre la seconda metà verrà eletta con una seconda tornata elettorale, prevista per il 2027. Nonostante il governo l’abbia presentata come un’operazione democratica volta a favorire la partecipazione popolare, molte sono le critiche rivolte alla Riforma, in primis quella che denuncia la fine dell’indipendenza degli organi giudiziari.

L’intenzione (dichiarata) della Riforma di Obrador è quella di coinvolgere la popolazione nell’elezione dei rappresentanti del potere giudiziario: i magistrati e i giudici, compresi quelli della Corte Suprema, verranno ora selezionati con elezioni popolari. Dopo che il Senato ha pubblicato la convocatoria, i Poteri dell’Unione (legislativo, esecutivo e giudiziario) scelgono i candidati e li sottopongono all’esame del Comitato di Valutazione, che selezionerà i migliori – sulla base di criteri quali «onestà, buona reputazione e competenza». Le liste di candidati selezionati vengono quindi inviate all’Istituto Nazionale Elettorale, che organizza il processo elettorale. I candidati non possono ricevere finanziamenti pubblici o privati, ma possono rilasciare interviste sui mezzi di informazione.

Una delle principali problematiche evidenziate dai critici della Riforma riguarda il fatto che, se un partito detiene la maggioranza in uno o più tra i poteri dello Stato, allora questo potrà scegliere la maggior parte dei candidati alle elezioni, assicurandosi un potere non indifferente in quanto il potere giudiziario potrebbe essere politicamente allineato con la classe politica al governo. Ed è proprio questo il caso di Morena, il partito di Obrador del quale fa parte anche la presidente Sheinbaum (potere esecutivo) e che detiene la maggioranza alla Camera e al Senato (potere legislativo). Non stupisce che Obrador abbia fortemente voluto questa riforma: durante gli anni del suo mandato, infatti, la Corte Suprema ha bocciato molte delle leggi che erano state approvate da Morena e dal Congresso – portando Obrador a dichiarare che, all’interno della Corte, vi fossero «nemici ideologici» del governo. Con la Riforma messa in atto, i giudici in carica sono stati cacciati e rimpiazzati con altri.

Tra le altre novità, la riforma allunga il periodo in cui magistrati e giudici potranno rimanere in carica, estendendolo da 6 a 9 anni e concedendo la possibilità di essere rieletti. Viene inoltre creato un nuovo organo, il Tribunale di Disciplina Giudiziaria, composto da cinque persone elette con voto popolare, che andrà a sostituire il Consiglio della Magistratura federale. Il nuovo Tribunale «sarà incaricato di supervisionare e punire la condotta dei giudici e dei magistrati». Si può facilmente dedurre che, a seconda di quale sarà il gruppo politico prevalente al suo interno, questo potrà esercitare una notevole pressione sul potere giudiziario.

La presidente Claudia Sheinbaum ha definito le elezioni svoltesi ieri un «successo totale», con «circa 13 milioni di messicani» che si sono recati alle urne. In realtà, considerato che il totale degli aventi diritto al voto si aggira intorno ai 100 milioni, l’affluenza non ha superato il 12-13%, non esattamente un buon risultato. «Non dobbiamo dimenticare – ha continuato Sheinbaum nel suo messaggio alla Nazione – che l’attuale potere giudiziario detenuto da alcuni è stato responsabile di favorire membri della delinquenza organizzata» ed è giunto a ricoprire la propria carica «per nepotismo». Ora, invece, «abbiamo optato per la migliore alternativa: che a scegliere sia il popolo».

Alcuni dei candidati selezionati per concorrere nel ruolo di giudici hanno inoltre suscitato perplessità non tanto per la loro appartenenza politica, ma per il fatto di essere dei pregiudicati con alle spalle pesanti condanne: è il caso, per esempio, di Leopoldo Chavez, che ha scontato 6 anni per traffico di droga. Chavez ha concorso per diventare giudice nello Stato di Durango, uno dei tre che formano il “Triangolo d’Oro” messicano, dove i cartelli sono molto attivi.

I risultati delle elezioni dovranno essere resi pubblici entro il 28 di agosto 2025. Dopo di che, si procederà a un secondo round di elezioni, previste per il 2027, per eleggere l’altra metà dei giudici e dei magistrati federali. Nel frattempo, la popolazione civile è scesa a più riprese in piazza sin da quanto Obrador ha annunciato l’intenzione di realizzare la Riforma. Le proteste sono continuate per tutta la giornata di ieri in molti Stati del Paese. I manifestanti hanno protestato contro quella che hanno definito «la fine della divisione dei poteri» nel Paese e la «finzione democratica» dell’elezione del popolo, che vorrebbe mascherare la sottomissione del potere giudiziario a quello legislativo ed esecutivo. E la bassissima affluenza registrata alle elezioni è un dato certo dello scontento della popolazione.

Colloqui di pace Russia-Ucraina: accordo solo su scambio prigionieri

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Nel secondo round di colloqui a Istanbul, Ucraina e Russia hanno raggiunto un’intesa su un nuovo scambio di prigionieri, con priorità a feriti gravi, giovani e casi umanitari urgenti. Non si è invece arrivati a un accordo su un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, con Mosca che ha proposto una tregua parziale di pochi giorni su alcuni settori del fronte. Fallito il tentativo di organizzare un incontro diretto tra Putin e Zelensky. Il primo round di colloqui, tenutosi il 16 maggio, aveva portato al più imponente scambio di prigionieri dall’inizio del conflitto, ma non erano stati fatti passi in avanti sulla prospettiva di una tregua.

 

 

Nintendo Switch 2 prospetta un futuro in cui giocare è sempre più costoso

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Mancano pochi giorni all’uscita ufficiale del Nintendo Switch 2, la nuova console firmata Nintendo. Come spesso accade in queste occasioni, il lancio sta catalizzando l’attenzione degli appassionati di videogiochi, tuttavia l’entusiasmo è in parte smorzato da significativi cambiamenti sul piano commerciale, i quali fanno temere per il futuro stesso del consumo videoludico.

Nintendo Switch 2 arriverà nei negozi il prossimo 5 giugno. Considerate le sistematiche e tradizionali carenze di fornitura che accompagnano questo tipo di prodotti, è facile prevedere che la console non sarà immediatamente disponibile se non per chi l’ha preordinata con largo anticipo. A preoccupare, però, non è tanto la possibilità di non poter mettere subito le mani sulla sua libreria di software quanto l’andamento dei prezzi: l’arrivo della nuova console coincide con un marcato aumento dei costi legati ai videogiochi.

Era lecito aspettarsi che, complici le attuali tensioni geopolitiche e l’aumento generale dei costi di produzione, il prezzo della console salisse sensibilmente rispetto al modello precedente – dai €349 ai €479,99. Più sorprendente è invece l’impennata dei prezzi dei titoli di lancio: Donkey Kong Bananza arriverà sugli scaffali a €79,99, mentre il popolarissimo Mario Kart World toccherà quota €89,99. Si tratta di cifre decisamente elevate, soprattutto se si considera che l’innalzamento dello standard di prezzo a €70 è avvenuto solo nel 2020, in concomitanza con il debutto di PlayStation 5 e Xbox Series X.

La mossa di Nintendo ha innescato un effetto domino: a inizio maggio anche Xbox ha annunciato un rialzo dei prezzi sia per i videogiochi sia per l’hardware. Gli 80 euro stanno già diventando la nuova normalità, ma l’attesissimo Grand Theft Auto VI – di cui si vocifera un prezzo prossimo ai €100 – potrebbe presto aprire a sua volta una nuova e inquietante soglia nel Mercato del gaming.

Le aziende coinvolte forniscono giustificazioni ben articolate per spiegare questi aumenti. L’incremento dei dazi statunitensi verso i Paesi in cui le console vengono prodotte, l’impennata dei costi di sviluppo e l’inflazione vengono indicati come fattori determinanti. Per quanto queste motivazioni possano avere un fondo di verità, è difficile non notare che i costi di sviluppo dipendono in larga misura da scelte aziendali orientate al profitto, più che da insormontabili fatalità economiche. Tuttavia, quale che sia la situazione, resta sempre e comunque un problema di fondo: in Italia, come in molte altre nazioni, le retribuzioni non sono cresciute in proporzione al costo della vita. Il potere d’acquisto, ne ha risentito significativamente.

I prezzi aumentano, ma il denaro a disposizione dei consumatori resta stabile o addirittura cala. Non è ancora chiaro quale sarà l’impatto concreto sul Mercato, anche perché i videogiocatori sono già da anni sottoposti a rincari indiretti che vengono veicolati attraverso microtransazioni e loot box. Ci si avvia comunque verso un nuovo paradigma che ambisce a una dimensione elitaria.

A confermare questa prospettiva sono alcune dichiarazioni che hanno fatto discutere. Randy Pitchford, presidente di Gearbox Software, ha per esempio affermato che i “veri fan” non avranno problemi a mettere da parte 80 euro per i nuovi giochi. Più diplomatico, ma altrettanto netto, è stato Doug Bowser, Presidente di Nintendo of America, il quale ha dichiarato in un’intervista alla CBC che chi non può permettersi il Nintendo Switch 2 dovrà accontentarsi del più economico, ma ormai datato, modello originale. In altre parole, accedere ai titoli di nuova generazione rischia di diventare un lusso per pochi eletti.

Gaza, Israele intensifica gli attacchi e colpisce ospedali

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Israele ha intensificato le operazioni militari a Gaza, con attacchi nel nord e sud della Striscia. A Khan Younis, le truppe hanno avanzato verso l’Ospedale Europeo, danneggiandone una parte. Nel nord, è stato bombardato l’unico centro di dialisi rimasto, aggravando la crisi sanitaria: oltre il 40% dei pazienti renali è morto dall’inizio del conflitto. Il capo dell’esercito israeliano ha affermato che l’offensiva proseguirà fino alla liberazione degli ostaggi e alla sconfitta di Hamas. Quest’ultimo ha dichiarato la disponibilità a negoziati indiretti per un cessate il fuoco e il ritiro completo di Israele da Gaza.

Il paradosso di Giovanni Brusca, il mafioso libero grazie alla legge voluta da Falcone

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Dopo 25 anni di carcere e quattro di sorveglianza, uno dei boss più sanguinari di Cosa Nostra è definitivamente libero. Giovanni Brusca, autore di circa 150 omicidi e, almeno secondo le ricostruzioni ufficiali, soggetto che ha fisicamente innescato l’esplosivo che il 23 maggio 1992 ha sventrato l’autostrada di Capaci, ha finito di pagare il suo debito con la giustizia. Lo ha fatto usufruendo di significativi benefici penitenziari, avendo scelto di collaborare con i magistrati e contribuito ad aprire il vaso di Pandora sugli affari di Cosa Nostra e i rapporti tra mafia e universo politico. A permetterglielo, una legge fortemente voluta dalla sua più illustre vittima, Giovanni Falcone, il quale aveva compreso il ruolo cardine che i collaboratori di giustizia avrebbero potuto rivestire non solo nella lotta alla mafia, ma anche agli ambienti della “zona grigia”.

Giovanni Brusca, capomandamento di San Giuseppe Jato, venne arrestato la sera del 20 maggio 1996 in contrada Cannatello, frazione balneare del comune di Agrigento. Nella sua lunga carriera criminale, Brusca – anche detto “lo scannacristiani” – si macchiò di una serie di delitti efferati, che ne hanno fatto uno dei latitanti più ricercati fino alla cattura. Oltre che per la strage di Capaci, Brusca è stato considerato responsabile dell’organizzazione della strage di via D’Amelio e della pianificazione degli attentati del 1993 a Milano, Roma e Firenze, nonché di avere ordinato il rapimento e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo – imprigionato per 779 giorni, poi ammazzato e sciolto nell’acido – per vendicare la collaborazione con la giustizia del padre del bambino, il mafioso Santino Di Matteo. Lo stesso Brusca ha più volte ammesso di avere ordinato o partecipato a oltre cento omicidi.

Nonostante tutto, da sabato scorso Brusca è un uomo libero. Ciò è potuto accadere perché il boss, in seguito alla cattura, decise di abbandonare i ranghi di Cosa Nostra e affidarsi allo Stato come collaboratore di giustizia. E la sua non è stata una collaborazione di poco conto, anzi. Tra le altre cose, Brusca ha infatti raccontato ai magistrati le operazioni che contrassegnarono l’organizzazione della strage di Capaci e dell’omicidio del piccolo Di Matteo, fornendo agli investigatori preziose informazioni per ricostruire in modo incontrovertibile l’articolazione del “commando” dei corleonesi di Totò Riina. Ma Brusca andò oltre, chiarendo ai pm i nessi tra la mafia e grossi pezzi della politica democristiana, così come il cambio di strategia di Cosa Nostra alle elezioni degli anni Ottanta, quando Riina – in pieno Maxiprocesso – decise di voltare le spalle alla DC e dare il voto al Partito Socialista, e infine i legami tra la mafia e Forza Italia. Inoltre, Brusca fu il primo pentito a parlare della “Trattativa Stato-mafia”, sostanziatasi nell’invito al dialogo che gli ufficiali del ROS veicolarono, tra la morte di Falcone e quella di Borsellino, ai vertici di Cosa Nostra.

La legge sui benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia fu intensamente promossa dal magistrato Giovanni Falcone, memore del grande ruolo che i pentiti di mafia avevano avuto nel Maxiprocesso alla mafia degli anni Ottanta, sfociato in una sentenza definitiva della Cassazione che, il 30 gennaio 1992, mise il timbro sull’impianto accusatorio e sullo strategico utilizzo dei pentiti. Questo approccio culminò nell’approvazione di una normativa ad hoc, la legge 15 marzo 1991, n. 82, che ha previsto la possibilità di ridurre drasticamente la pena – 26 anni di carcere anziché l’ergastolo – in cambio della collaborazione. Inoltre, il provvedimento ha introdotto misure di protezione personale, inclusa la scorta e il programma di protezione estremamente riservato per il soggetto e i suoi stretti congiunti.

Quando, 4 anni fa, Brusca lasciò il carcere, molti leader politici – tra cui l’attuale premier Giorgia Meloni – definirono «vergognoso» e «inaccettabile» che un boss mafioso del suo calibro potesse godere dei benefici penitenziari, facendo finta di non ricordarsi che l’ideatore di quel provvedimento era stato proprio Giovanni Falcone. Nessuna parola è però stata da loro pronunciata quando, negli ultimi mesi, sono stati concessi permessi premio al boss stragista Giovanni Formoso, agli spietati killer di mafia Raffaele Galatolo e Paolo Alfano, allo storico capomandamento Ignazio Pullarà e ad altri mafiosi di spicco come Franco Bonura, Gaetano Savoca e Tommaso Lo Presti. I quali sono accomunati da una peculiarità che li differenzia in maniera assai significativa da Brusca: non hanno mai voluto collaborare con la giustizia. Tale scenario trae origine da un approccio giurisprudenziale molto più permissivo rispetto al passato per i boss che non si pentono, segnato da dirimenti sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani e della Corte Costituzionale, le quali hanno reso non più assoluto il divieto di permessi premio e libertà condizionale per la mancata collaborazione con la giustizia. Una strada che, con ogni probabilità, porterà a una drastica riduzione del numero dei pentiti. I quali, diversamente da chi ha sempre tenuto la bocca serrata davanti ai pm, sembrano fare più paura a molti personaggi che siedono sugli scranni più alti delle gerarchie istituzionali del nostro Paese.

Sono davvero cambiate le linee guida della dieta mediterranea?

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La notizia ha fatto rapidamente il giro di internet e riempito di articoli distratti e in fotocopia le principali testate giornalistiche italiane: sarebbero state modificate le linee guida della dieta alimentare mediterranea, quelle che da sempre i nutrizionisti (giustamente) consigliano di seguire, e che in verità è da sempre molto diversa da come la pensiamo, nel senso che quasi nessuno la rispetta davvero. Ma è successo davvero? E che cosa sarebbe la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), ossia l’ente che ha emanato le nuove linee guida? Con l’assetto che contraddistingue L’Indipendente, senza rincorrere la viralità della notizia e andando a fondo alle questioni, abbiamo valutato la portata dei cambiamenti e scoperto un po’ di cose interessanti sulla presunta “indipendenza” dell’ente in questione.

Le nuove linee guida della SINU

Partiamo dalla fine, cioè dalle raccomandazioni concrete e dai cibi a cui esse sono legate: vino, zucchero e sale sono presentati con il consiglio «meno è meglio», con la rappresentazione grafica precisa di sostanze da porre al di fuori della piramide alimentare, proprio a significare un consumo molto saltuario e ridotto, non giornaliero. Stessa indicazione grafica viene data per caffè e tè, posti visivamente fuori dalla piramide con la dicitura «discrezionale, con moderazione». Uova e patate non sono raccomandati più di 1-2 volte a settimana, come anche le carni bianche e i formaggi stagionati (Parmigiano, pecorino), mentre i formaggi freschi andrebbero bene per un consumo settimanale di 2-3 volte, al pari di pesce e legumi. Latte: se ne consiglia un consumo giornaliero, alla base della piramide (quindi 7 volte a settimana). Consumi giornalieri anche per frutta, verdura, cereali come pane e pasta, olio extravergine d’oliva e frutta secca. Dolci, carne rossa e salumi sono relegati all’ultimo piano alto della piramide, per un consumo occasionale e non giornaliero.

Questa nuova piramide alimentare è stata presentata dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU). La rappresentazione grafica a piramide è finalizzata a comunicare in maniera più efficace, soprattutto alle nuove generazioni, come mangiare bene per garantirsi un futuro in salute.

Aderenza alle evidenze scientifiche a corrente alternata

Alcune posizioni di queste nuove linee guida lasciano francamente un po’ perplessi, e si pongono in contrasto con quelle che sono alcune evidenze scientifiche più recenti: infatti, uova, patate e carni bianche sembrano essere viste con sospetto e tenute solo nella parte alta della piramide, scoraggiandone il consumo (non più di 1-2 volte a settimana).
Parliamo però di cibi del tutto naturali, assolutamente non industriali e processati. Riguardo alle uova, la stessa FNOB (Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi) ha messo nero su bianco che il legame tra uova e colesterolo è un mito da sfatare, riportando uno dei tanti studi scientifici in cui il consumo di 12 o più uova a settimana non aveva alcuna influenza sui livelli di colesterolo nel sangue. La trasmissione Superquark, sintetizzando altri studi recenti sulle uova, ha divulgato in RAI che «gli studi dimostrano che mangiare anche due uova ogni giorno è perfettamente sicuro per la nostra salute e non vi è alcuna prova che andare al di là di ciò sia dannoso».

Il contenuto di carboidrati nelle patate è di circa un quarto rispetto a quello della pasta o del riso, quindi sono in realtà un perfetto sostituto dei cereali durante la settimana

Le patate sono un alimento fantastico, 100% naturale, ricco di vitamine, minerali, fibre e antiossidanti. Non si capisce perché “demonizzarle” a tal punto da sostenere che debbano essere mangiate una sola volta a settimana perché «non sono un contorno equivalente alle verdure». Semmai il problema è che i giovani oggi mangiano solo patatine fritte e non mangiano verdure, legumi, e amano poco la frutta. Le patate rimangono però un cibo sano, con molti meno trattamenti e lavorazioni rispetto a farine, pane, pasta, crackers. Non fanno ingrassare perché il loro contenuto di carboidrati è di circa un quarto rispetto a quello della pasta o del riso, quindi sono in realtà un perfetto sostituto dei cereali durante la settimana.

Infine, la carne bianca: non esiste ad oggi nessuno studio che correli il consumo regolare di carni bianche (come anche di pesce) con alcun tipo di patologia o tumore, mentre ne esistono molti che correlano un consumo giornaliero e in eccesso di cereali e carboidrati a numerose patologie metaboliche e cardiovascolari, come diabete, obesità, dislipidemia, steatosi, e altre.

Possibili conflitti di interesse

Come sempre, è importante comprendere da quale fonte arrivino determinate indicazioni nutrizionali e vedere se per caso possano essere collegate ad interessi commerciali di fondo, perché sebbene tutto ormai venga proposto come “scienza” e “linea guida ufficiale”, abbiamo imparato che la scienza non è univoca ed esistono molteplici posizioni scientifiche su qualsiasi argomento legato alla salute e all’alimentazione. Nessuna di queste posizioni è più scientifica dell’altra o più autorevole: semplicemente, sono tutti pareri tecnici che provengono dagli addetti ai lavori di un certo settore.

Non dimentichiamoci però che spesso le raccomandazioni generali sulla nutrizione sono frutto di semplificazioni eccessive e forzature arbitrarie, che lasciano letteralmente il tempo che trovano, come è stato per esempio nel caso delle margarine, consigliate come alternativa più sana del burro per molto tempo, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, salvo poi, dal 2015-2018, essere aspramente criticate dalla stessa comunità scientifica che le aveva consigliate, decidendo di eliminarle completamente dalla filiera alimentare (posizione ufficiale OMS), perché negli anni si è visto che proprio i grassi della margarina sono «i principali responsabili delle malattie cardiovascolari e di un gran numero di decessi».

Si possono mangiare tranquillamente 2 uova al giorno senza ripercussioni negative sulla salute

Altro esempio è quello delle uova, un tempo viste come alimento sospetto da limitare a due a settimana per il loro contenuto di colesterolo. Oggi, invece, tutti gli organismi sanitari affermano che si possono mangiare tranquillamente anche due uova ogni giorno senza avere nessuna ripercussione negativa (anzi, è vero il contrario) per la salute.
Pertanto, qualsiasi linea guida sulla nostra dieta va intesa come una raccomandazione di massima che non ha una validità perfetta e immutabile, ma è perfettibile e legata a contingenze storiche che poi saranno sicuramente superate fra qualche anno, con un nuovo aggiornamento e nuove raccomandazioni nutrizionali. Non prendiamo le cose come se fossero parola di Dio, insomma.

La SINU, da statuto, è un’associazione privata che si occupa di nutrizione umana, non un ente statale o ministeriale, bensì un ente privato che ha l’intento di riunire studiosi ed esperti del settore per promuovere la ricerca, la formazione e la divulgazione in ambito nutrizionale. Ma va tenuto conto che tale ente è sostenuto economicamente dai suoi soci, tra i quali figurano anche aziende alimentari, nello specifico Barilla, Ferrero (Soremartec), Parmalat, Danone, Yakult, Dr. Schär (leader nella produzione di alimenti per celiaci).

Il comunicato stampa della SINU sulla nuova piramide alimentare afferma che: «In particolare, in Italia, il 9% di bambini e adolescenti dichiara di non mangiare mai verdure, il 7% frutta, il 26% alimenti a base di cereali integrali, il 14% latte e latticini, mentre il 47% dichiara di consumare più di 3 porzioni di carne a settimana».

Come si vede, l’enfasi è posta in maniera decisa sul consumo giornaliero proprio degli alimenti delle multinazionali dei cereali e del latte che sono, guarda caso, i soci sostenitori della SINU stessa. Fra l’altro, a ben guardare, Parmalat, Danone e Yakult producono esclusivamente latticini freschi e latte – altra coincidenza che salta all’occhio – e non formaggi stagionati, relegati in cima alla piramide per un consumo meno frequente di una volta a settimana soltanto. È possibile ipotizzare che, se i soci fondatori fossero stati dei produttori di carne, uova e patate, il consiglio sarebbe stato quello di porre tali alimenti alla base della piramide? Non è da escludere: sappiamo come funzionano certe cose.

Eurostat, cresce rischio povertà o esclusione degli under 6

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Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2024 il rischio di povertà o esclusione sociale per i minori in Italia resta stabile al 27,1%. Tuttavia, risulta in peggioramento la condizione dei bambini sotto i sei anni, con un aumento dal 25,9% al 27,7%. La situazione migliora leggermente per i minori tra 6 e 11 anni, con un calo dal 26,4% al 25,9%. In crescita anche il rischio per gli over 60, ora al 20,6%. La media UE per i minori è al 24,2%, in leggera diminuzione rispetto al 24,8% del 2023.