sabato 5 Luglio 2025
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La scoperta di nuovi tessuti scheletrici fa progredire il potenziale della medicina rigenerativa

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È stato scoperto un nuovo tessuto scheletrico. Si chiama “lipocartilagine” e, secondo gli scienziati, potrebbe rivoluzionare in futuro la medicina rigenerativa e l’ingegneria tissutale. È quanto emerge dal lavoro di un team di ricercatori guidati dall’Università della California (UC) di Irvine, i quali hanno dettagliato i loro risultati all’interno di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Science. Il tessuto, ricco di cellule piene di grasso chiamate lipocondrociti, combinerebbe morbidezza ed elasticità con una resistenza straordinaria, aprendo...

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Birmania, raid militare colpisce villaggio nel Kachin: almeno 15 morti

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In Birmania un attacco aereo sferrato dai militari su un affollato mercato di un villaggio nello Stato settentrionale di Kachin ha causato la morte di almeno 15 persone e il ferimento di altre 10. Lo hanno reso noto i ribelli del locale gruppo etnico, l’Esercito per l’indipendenza Kachin (Kia), che vede tra le sue file circa 7mila combattenti, controlla la regione e combatte contro la giunta golpista. Quest’ultima ha preso il potere in Birmania con un colpo di Stato del febbraio 2021. Il KIA ha dichiarato che tutte le persone uccise erano civili ed erano o cercatori d’oro o commercianti.

Il ministro Nordio chiede la revoca dell’arresto dell’iraniano Abedini

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Il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha chiesto alla Corte d’Appello di Milano la revoca dell’arresto di Mohammed Abedini, imprenditore iraniano detenuto in Italia da dicembre su richiesta degli USA, che lo accusano di aver fornito ai Pasdaran iraniani componenti elettronici utilizzati per realizzare un attentato in Giordania. In una nota, il ministero di via Arenula afferma che la decisione è basata su motivazioni squisitamente giuridiche. Tale vicenda sembra però essere strettamente legata a quella della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata a Teheran il 19 dicembre come ritorsione per la detenzione di Abedini e liberata mercoledì scorso dopo venti giorni di reclusione.

Nuovi attacchi degli hacker filorussi a siti di banche e aziende italiane

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Nuovi attacchi degli hacker del gruppo filorusso Noname057(16) sono stati lanciati oggi contro obiettivi italiani, in seguito a quelli verificatisi ieri contro siti di ministeri e istituzioni. Tra i portali nel mirino ci sono banche come Intesa e Monte dei Paschi, porti come Taranto e Trieste e l’azienda Vulcanair. L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale è al lavoro per supportare i soggetti colpiti nel ripristino delle funzionalità. Rispetto a ieri, nella giornata di oggi si sono registrati hackeraggi anche da parte del gruppo palestinese Alixsec, che tra gli altri ha attaccato Olidata.

Lancet: a Gaza gli uccisi da Israele sono 64 mila (il 59% donne, anziani e bambini)

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Il bilancio delle vittime palestinesi causate dagli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza è probabilmente molto più alto di quanto finora dichiarato. Lo ha reso noto un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, condotto da un team di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine, della Yale University e di altre istituzioni. L’analisi attesta infatti la morte di 64.260 palestinesi per lesioni traumatiche tra l’ottobre 2023 e il giugno 2024, un dato superiore del 41% rispetto alle 46mila vittime riportate dal Ministero della Salute di Gaza, che secondo i ricercatori non sarebbe più in grado di registrare accuratamente i decessi per la crisi da cui è segnato. La maggior parte delle uccisioni riguarda donne, bambini e anziani (59%), sollevando interrogativi cruciali sull’impatto degli attacchi israeliani, che colpirebbero in modo sproporzionato i civili nonostante l’obiettivo dichiarato di neutralizzare obiettivi militanti.

L’analisi è basata su tre fonti principali: i registri degli ospedali, i dati raccolti attraverso un questionario online promosso dal Ministero della Salute di Gaza e i necrologi pubblicati sui social media, combinati al fine di stimare il numero totale delle vittime. Si tratta di un approccio già utilizzato con successo per conteggiare i decessi non registrati in altre zone di conflitto, come il Kosovo e il Sudan. La ricerca mostra che nei primi nove mesi dallo scoppio del conflitto, il 3% degli abitanti di Gaza sono rimasti uccisi. Se si somma la percentuale delle persone che hanno lasciato la Striscia o sono detenuti, in totale l’enclave avrebbe perso il 6% della sua popolazione pre-bellica. L’analisi ha evidenziato come il deterioramento dell’infrastruttura sanitaria della Striscia di Gaza abbia avuto un ruolo cruciale nella sottostima delle vittime, la maggior parte delle quali sono civili. Il Ministero della Salute palestinese, che in passato aveva dimostrato un’affidabile capacità di registrazione elettronica dei decessi, ha incontrato enormi difficoltà a causa delle incursioni israeliane negli ospedali, delle interruzioni delle comunicazioni digitali e della distruzione di strutture sanitarie chiave. Le salme di molte vittime, secondo il report, sarebbero rimaste sepolte sotto le macerie degli edifici distrutti, rendendo impossibile un conteggio accurato. Supponendo che il livello di sottostima del 41% sia proseguito da luglio a ottobre 2024, i ricercatori ritengono plausibile che la cifra reale ora superi le 70mila unità.

La guerra ha avuto effetti devastanti non solo in termini di vite perse, ma anche per il collasso delle infrastrutture essenziali. Gli ospedali, privi di carburante per i generatori e di forniture mediche adeguate, sono vicini al collasso. Organizzazioni come Medici Senza Frontiere hanno lanciato ripetuti allarmi: tre dei principali ospedali di Gaza rischiano di chiudere. Il numero di camion con rifornimenti vitali che entra quotidianamente nella Striscia è passato da una media di 500 prima del conflitto a soli 59 nel dicembre 2024. Questa situazione ha aggravato l’impossibilità di fornire cure tempestive alle vittime dei bombardamenti e ha contribuito a un ulteriore aumento della mortalità. Inoltre, migliaia di persone sono morte a causa di condizioni sanitarie precarie, insicurezza alimentare e mancanza di accesso all’acqua potabile. Il dottor Paul Spiegel, direttore del Center for Humanitarian Health presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha evidenziato che lo studio di The Lancet si concentra esclusivamente sui decessi dovuti a lesioni traumatiche. Spiegel, coautore di un precedente studio che prevedeva migliaia di decessi dovuti alla crisi di sanità pubblica provocata dalla guerra, ha sottolineato che gli effetti indiretti del conflitto, come l’interruzione dei servizi sanitari, la mancanza di acqua potabile e servizi igienici, possono avere causato un numero assai significativo di morti aggiuntive.

[di Stefano Baudino]

Gaza, notte di bombardamenti sui campi profughi di Bureij e Nuseirat

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Secondo quanto riportato dai media palestinesi, l’esercito israeliano ha bombardato nella notte i campi profughi di Bureij e Nuseirat, nella parte centrale della Striscia di Gaza. I raid hanno causato morti e feriti, il cui bilancio non è ancora chiaro. I soccorritori a Gaza hanno inoltre denunciato i continui attacchi sferrati dall’IDF contro gli istituti scolastici trasformati in rifugi in seguito al bombardamento della scuola Zainab al-Wazir nel nord di Jabalia, in cui sono morte almeno otto persone, tra cui donne e bambini. I media locali riportano che un paramedico palestinese rimasto ferito in un attacco a Jabalia è deceduto per le ferite riportate.

Bollette, analisi CGIA: “Fino a 13 miliardi in più per le imprese”

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Quest’anno le bollette potrebbero costare al sistema imprenditoriale italiano 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024 (+19,2%), portando la spesa complessiva a 85,2 miliardi: 65,3 per l’energia elettrica e 19,9 per il gas. È quanto emerge dall’ultima analisi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre (CGIA), la quale sottolinea che le imprese del Nord, rappresentando la maggior parte delle aziende italiane, subiranno la quota maggiore dell’aumento. Nonostante l’aumento, però, i costi rimarrebbero inferiori rispetto alla crisi energetica del 2021-2023, ma il rischio di inflazione e perdita di potere d’acquisto resta elevato, con possibili ripercussioni su famiglie e imprese.

I fossili raccontano la fine di un’era glaciale avvenuta 300 milioni di anni fa

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Sono stati ricostruiti i livelli di CO2 atmosferica di circa 300 milioni di anni fa e ciò ha permesso di stabilire una correlazione tra attività vulcanica, riscaldamento globale e scioglimento delle calotte polari, legame che potrebbe risultare persino utile per creare nuovi modelli predittivi in futuro. A rivelarlo è un team internazionale composto anche da ricercatori italiani della Statale di Milano e della Sapienza di Roma, i quali hanno spiegato di aver ricostruito per la prima volta un arco temporale di 80 milioni di anni e di aver inserito i risultati in uno studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato su Nature Geoscience. La scoperta è avvenuta grazie all’analisi di brachiopodi, i quali hanno permesso poi di costruire modelli matematici avanzati che hanno riscontrato la correlazione cercata. «I fossili e le caratteristiche geochimiche dei loro resti sono una preziosa fonte di informazioni, che ci permette di ricostruire il clima e gli ambienti in cui questi organismi sono vissuti, anche nel tempo profondo, e confrontare questi dati con i cambiamenti attualmente in atto», ha affermato la professoressa della Statale Lucia Angiolini, che è anche coautrice della ricerca.

Durante la sua lunga storia, la Terra ha attraversato profondi cambiamenti climatici, alternando glaciazioni estese a periodi di riscaldamento globale che hanno trasformato il pianeta e influenzato l’evoluzione della biodiversità. Una delle glaciazioni più estese si verificò nel tardo Paleozoico, circa 300 milioni di anni fa, seguita da un’intensa fase di riscaldamento che portò quasi alla totale scomparsa dei ghiacciai e delle calotte polari. Questo periodo di transizione, spiegano gli scienziati, ebbe conseguenze significative sull’ecosistema, influenzando profondamente la biodiversità e la composizione degli oceani. Tuttavia, la ricerca in questo settore ha un limite: studiare questi fenomeni remoti non è semplice, poiché i metodi tradizionali – come l’analisi delle bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio – permettono di indagare il clima del passato solo fino a circa 800 mila anni fa. Per superare questa limitazione, i ricercatori hanno analizzato fossili di brachiopodi, invertebrati marini molto diffusi durante il Paleozoico, sfruttando la loro capacità di registrare informazioni chimiche sull’ambiente in cui vivevano. «Mentre l’organismo cresce, la sua conchiglia si espande ed incorpora numerosi elementi e composti chimici che vanno a costituire una sorta di archivio per tutto il suo ciclo vitale. Infatti è noto come le conchiglie siano legate alla composizione dell’acqua marina e alla variazione di molteplici parametri tra cui la temperatura e l’acidità (pH)», ha spiegato il docente della Sapienza Claudio Garbelli, anche lui coautore dello studio.

Analizzando il carbonato di calcio delle conchiglie fossili e utilizzando modelli matematici avanzati, gli autori hanno sviluppato una metodologia innovativa che ha permesso di misurare i livelli di CO2 atmosferica tra 340 e 260 milioni di anni fa e di studiare eventuali correlazioni. Secondo i pattern registrati, bassi livelli di CO2 erano associati a estese calotte polari, mentre un aumento significativo di CO2 – dovuto all’attività vulcanica – coincise con il declino dei ghiacciai e un aumento della temperatura media degli oceani fino a 4 gradi Celsius. Per quanto riguarda le limitazioni dello studio, nonostante si ritenga che l’anidride carbonica svolga «un ruolo fondamentale nella regolazione del clima terrestre», è fondamentale sottolineare che la ricerca ha riscontrato correlazione e non ha stabilito con certezza un nesso di causalità, per il quale – come spiegato anche in altre ricerche simili – servirebbero analisi molto più approfondite che tengano in considerazione gli impatti di tutte le eventuali variabili apparenti. In tutti i casi, concludono gli autori, lo studio evidenzia l’importanza dei fossili come veri e propri archivi di dati e di informazioni utili per comprendere le dinamiche passate, oltre che quella delle informazioni ottenute e del loro potenziale per costruire in futuro nuovi modelli predittivi.

[di Roberto Demaio]

Myanmar, media: “Attacchi aerei hanno ucciso decine di civili”

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In Myanmar, un attacco aereo attribuito all’esercito avrebbe causato la morte di circa 40 persone e il ferimento di altre 20, tutte civili del villaggio di Kyauk Ni Maw, situato sull’isola di Ramree. La notizia è stata riportata da organizzazioni locali e confermata da un portavoce dell’Arakan Army. L’episodio ha attirato l’attenzione delle Nazioni Unite, che hanno emesso un comunicato stampa esortando il rispetto del diritto internazionale. «Tutti i morti erano civili. Tra le vittime e i feriti ci sono donne e bambini», ha dichiarato il portavoce dell’Arakan Army, specificando che l’attacco sarebbe avvenuto mercoledì scorso. I bombardamenti avrebbero inoltre distrutto oltre 500 abitazioni, aggravando ulteriormente la situazione umanitaria nella regione.

In tutta Italia la ‘banda Robin Hood’ è tornata a colpire gli AirBnB

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La protesta contro gli affitti brevi e il turismo di massa torna alla ribalta nei centri urbani più grandi della Penisola. Nella notte tra giovedì e venerdì, infatti, la cosiddetta “banda Robin Hood” ha realizzato una serie di azioni di disturbo coordinate contro gli alloggi turistici in diverse città italiane, da Torino a Palermo, passando anche per Roma, Bologna e Napoli. Gli attivisti, opponendosi al fenomeno dell’iperturismo e alla crisi abitativa, hanno effettuato una catena sabotaggi delle key-lockers utilizzate per il check-in automatizzato degli appartamenti in affitto su piattaforme come AirBnB, rivendicando la loro azione attraverso manifesti e adesivi lasciati sui luoghi colpiti, da Nord a Sud.

Il modus operandi è stato semplice ma efficace: gli attivisti hanno usato colla rapida per bloccare i lucchetti elettronici e affisso manifesti con slogan come: «La casa è un diritto, non una gallina dalle uova d’oro». Accanto ai messaggi, gli adesivi riportavano l’iconico cappello verde di Robin Hood, simbolo del movimento. Tra le città colpite ci sono Torino, Bologna, Reggio Emilia, Roma, Napoli, Catania e Palermo. A Roma è inoltre comparso uno striscione nei pressi del Colosseo con la scritta: “Stop affitti brevi – Santanchè vogliamo risposte”. La Ministra del Turismo, citata direttamente, è stata accusata di ignorare una crisi che molti considerano ormai insostenibile. La “banda Robin Hood” denuncia un sistema che, a suo dire, privilegia il profitto a scapito del diritto all’abitare. In un comunicato lasciato sui luoghi dei sabotaggi, gli attivisti hanno scritto: «L’emergenza casa è nazionale, e necessita soluzioni messe in campo dal governo. Gli effetti negativi del turismo non sono che una diramazione di un sistema che non garantisce il diritto alla casa ai suoi cittadini». Gli attivisti puntano il dito contro il modello economico degli affitti brevi, definendolo «una forma di speculazione che alimenta disuguaglianze». Nella Capitale, l’attenzione si è concentrata sul Giubileo, evento che, secondo i membri della “banda Robin Hood”, sta trasformando la città in un «catalizzatore dell’avidità dei proprietari immobiliari che sfruttano i flussi turistici per appesantirsi le tasche». Un esempio lampante, insomma, di come eventi di portata internazionale possano aggravare la crisi abitativa, trasformando interi quartieri in zone dedicate esclusivamente al consumo turistico. «Le famiglie, gli studenti, gli anziani non possono più permettersi gli affitti che raggiungono picchi di crescita dell’80%. Gli sfratti in vista del Giubileo sono alle stelle. I quartieri cambiano volto per lasciare spazio a consumo, beni di lusso, fast food», scrivono ancora gli attivisti, che concludono con una chiamata all’azione: «Sabota anche tu il turismo che toglie ai poveri e dà ai ricchi».

Non è la prima volta che si assiste a un’azione di questo tipo. Nella notte tra venerdì 27 e sabato 28 dicembre, infatti, a Genova, Firenze, Milano, Rimini e Venezia erano comparse strisce di nastro adesivo sulle keybox, le scatole contenenti le chiavi degli appartamenti turistici, in segno di protesta contro il fenomeno dell’overtourism. Gli anonimi attivisti, apparentemente coordinati, le avevano coperte con scritte come «Meno affitti brevi, più case per tutt*», «Il tuo b&b, il nostro sfratto» e «Tu casa era mi casa». La lotta contro l’overtourism in Italia va avanti da mesi in molti centri. Negli ultimi anni, infatti, molte città italiane hanno registrato un aumento vertiginoso degli affitti a breve termine, spesso a discapito di residenti stabili. Un fenomeno che ha contribuito alla crescita dei canoni di locazione e al numero di sfratti, specialmente in zone centrali e strategiche dal punto di vista turistico. A confermare la gravita della situazione sono i dati del Ministero del Turismo: su 575.573 strutture ricettive registrate in Italia, il 20% è risultato irregolare rispetto alla nuova normativa che richiede un Codice Identificativo Nazionale (CIN). Inoltre, rimane un numero significativo di strutture completamente abusive, non tracciate dai sistemi ufficiali.

[di Stefano Baudino]