lunedì 24 Novembre 2025
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Afghanistan: 5 morti in attentato contro convoglio Onu

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Almeno cinque membri del personale di sicurezza afghano sono stati uccisi in un attentato mentre scortavano un convoglio dell’Onu sulla strada Kabul-Jalalabad. Il personale di sicurezza stava scortando un inviato dell’Onu, che sarebbe rimasto illeso. L’attacco è stato confermato dal Segretario generale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan. Il Paese sta affrontando un momento di ripresa delle violenze nonostante siano in corso i negoziati di pace con i talebani, in Qatar.

Le multinazionali del petrolio a rischio fallimento: ora puntano tutto sulle rinnovabili

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Far fronte alla crisi del petrolio puntando a conquistare il mercato delle rinnovabili, a partire dall’eolico. Sembra essere questo il piano delle Big Oil, le principali multinazionali degli idrocarburi. Negli ultimi mesi la tendenza si è rafforzata e le principali aziende petrolifere mondiali stanno entrando in un mercato fino ad oggi animato da aziende di settore, di dimensioni e capacita finanziarie troppo piccole per competere negli appalti pubblici contro i colossi petroliferi. La britannica BP si è aggiudicata la costruzione di due giganteschi parchi eolici nel Mare d’Irlanda offrendo una cifra 15 volte superiore a quanto pagato in passato per simili accordi. Lo stesso hanno fatto la Shell nei Paesi Bassi e la francese Total nei mari del Regno Unito, gli stessi dove è entrata nel mercato anche l’italiana Eni con un accordo per la costruzione di 190 turbine siglato a dicembre.

Il motivo di questa corsa all’eolico è presto detto. La pandemia ha fatto crollare i prezzi del petrolio, ma gli analisti non pensano che il mercato tornerà mai ai livelli precedenti. Gli obiettivi climatici e le nuove tecnologie rendono la crisi sistemica e le aziende devono reinventarsi. Le azioni della Shell sono passate da 26 a 15 € nell’ultimo anno, quelle della Total da 50 a 34 €, quelle dell’Eni da 14 a 8,5 €. Per le multinazionali del petrolio riconvertirsi all’energia pulita è una questione di sopravvivenza.

Draghi pronto a salire al Quirinale: a breve la lista dei ministri

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Terminate le consultazioni e incassato l’appoggio del Movimento 5 Stelle tutto è pronto per la salita di Mario Draghi al Quirinale per sciogliere le riserve dinnanzi al capo dello Stato e riceverne il mandato alla formazione del nuovo governo. Il tutto potrebbe svolgersi oggi o al massimo domani. Un’occasione nella quale il premier incaricato presenterà anche la lista dei ministri che si preannuncia composta sia da tecnici che da politici. Il voto di fiducia in Parlamento potrebbe svolgersi martedì.

Di Battista lascia il Movimento 5 Stelle

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Alessandro Di Battista ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle dopo la decisione di appoggiare il governo Draghi ratificata questa sera dal voto degli iscritti. La comunicazione è stata affidata ad un video su Facebook: “La mia coscienza politica stavolta non ce la fa, quindi non posso far altro che farmi da parte. Da ora in poi non parlerò più a nome del M5s, anche perché in questo momento il Movimento non parla a nome mio. La scelta politica di sedersi con determinati personaggi, in particolare con Forza Italia, non la posso accettare, così come un governo nato appositamente per buttare giù un presidente perbene come Giuseppe Conte”.

M5S: tra gli iscritti vince il sì al governo Draghi con il 59%

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Secondo i risultati appena diffusi dal Movimento 5 Stelle il sì al governo Draghi ha vinto il referendum tra gli iscritti convocato sulla piattaforma Russeau.I sì all’appoggio del M5S al nuovo governo sono stati 44.177 (59,3%) mentre i no sono stati 30.360 (40,7%). Hanno espresso la propria preferenza 74.537 iscritti su una base di 119.544 iscritti aventi diritto di voto, afferma il comunicato. Il Movimento 5 Stelle appoggerà quindi il nuovo governo.

A Cortina la devastazione ambientale procede nel nome dei grandi eventi invernali

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4,2 miliardi di litri in tre anni, questo il consumo d’acqua derivante dall’innevamento artificiale delle piste da sci a Cortina. È quanto trapela dai dati trasmessi dalla Regione Veneto. I canoni di derivazione, versati dal 2017 al 2019 dalla società che gestisce gli impianti di risalita della nota località sciistica, ammonterebbero alla misera cifra di 19.681,62 euro. Senza contare il bilancio energetico. “Un singolo cannone per l’innevamento artificiale – ha spiegato ad Altreconomia Renato Frigo, presidente del CAI Veneto – ha un motore da 30 kiloWatt, cioè dieci volte un’utenza domestica”. Per un chilometro di pista, quindi, è richiesta una potenza installata da 500 kW. Ad allarmare, inoltre, l’alterazione del paesaggio naturale per far posto ai ‘grandi eventi’ invernali. Come la deforestazione per dare spazio ad una nuova cabinovia o agli sbancamenti e riporti per modellare la pendenza della pista “Cinque Torri” o di quelle sotto al massiccio montuoso delle Tofane.

Alla luce degli impatti ambientali che le precedono, le Olimpiadi del 2026 non sembrano poi così lontane. L’alterazione del paesaggio e il consumo delle risorse sono in contrasto con la lotta ai cambiamenti climatici. Stessi cambiamenti che mettono a repentaglio, fra le altre cose, proprio le stagioni sciistiche, le quali rischiano di essere ogni anno più corte. “L’incremento delle temperature dovute ai cambiamenti climatici ha incrementato in modo deciso la velocità di sublimazione della neve – ha commentato Frigo – soprattutto alle quote medie e nelle piste esposte a Sud”.

 

Polonia, giornalisti in sciopero contro la nuova stretta ai media del governo

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Oggi sulla homepage dei siti di gran parte dei media privati polacchi capeggia uno sfondo nero con una scritta di protesta. Iniziativa contro la nuova proposta di legge del governo che prevede di applicare una tassa fino al 50% sui ricavi pubblicitari dei media privati, da usare per finanziare il servizio sanitario. Secondo i giornalisti la mossa del premier Morawiecki punta a usare la pandemia come pretesto per imporre la chiusura di fatto a molti media indipendenti. In Polonia da tempo la libertà di informazione è sotto attacco, nel 2016 il governo approvò una legge che ha posto sotto la diretta nomina del ministero del Tesoro i dirigenti dei media pubblici.

Covid, anche con la vaccinazione proseguiranno quarantena e distanziamento

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Anche chi è stato vaccinato dovrà rispettare la quarantena in caso di contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19, rispettando dieci giorni di isolamento prima del tampone molecolare di controllo, è quanto prevedono le linee guida emanate in Italia dal ministero della Salute alle regioni nella giornata di ieri. Una decisione spiegata, come al solito, dai virologi più in voga alla tv. Fabrizio Pregliasco – virologo dell’Università degli Studi di Milano – ha argomentato che «è necessario proseguire con tutte le precauzioni perché non abbiamo certezza della sterilizzazione del soggetto vaccinato. Inoltre nessun vaccino è efficace al 100%». Il vaccino, infatti, non protegge dalla possibilità di contrarre il virus, ma – almeno in teoria – permette all’organismo di non sviluppare la malattia. Così funzionano quelli influenzali e così si conta che funzioni quello per il Covid, al netto delle varianti contro le quali ancora non vi è alcuna certezza sulla reale efficacia. Non vi è quindi certezza che un vaccinato non possa essere comunque infettivo.

Come al solito, però, tra i virologi abbondano i pareri discordanti. «Per quanto riguarda la quarantena per i vaccinati io non sono d’accordo, un vaccinato che ha un contatto ravvicinato con un caso non dovrebbe fare quarantena. E’ un argomento sul quale c’è confusione e non ci sono forti dati», contesta Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Mondiali di sci a Cortina: primo oro alla svizzera Lara Gut-Berhami

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Nessuna sorpresa nella gara di Super Gigante femminile dei mondiali di Cortina, che è stata vinta dalla campionessa svizzera Lara Gut-Behrami davanti alla connazionale Corinne Suter e all’americana Mikaela Shiffrin. Grande delusione dalla pattuglia azzurra, priva dell’infortunata Sofia Goggia. Solo decima Federica Brignone, undicesima la Bassino. Per la Gut-Behrami si tratta del primo titolo iridato dopo 3 argenti e 2 bronzi, oltre ad un bronzo olimpico ottenuto a Sochi nel 2014.

Cipro, migliaia di migranti intrappolati non possono andarsene neppure per tornare a casa

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Il centro di accoglienza di Pournara a Cipro è al collasso, con oltre 1.600 richiedenti asilo stipati in un campo progettato per ospitarne al massimo 700. Qui l’emergenza Covid ha quasi del tutto interrotto l’analisi delle pratiche dei migranti e, seppur ormai ad un anno di distanza, le autorità cipriote non riescono a ristabilire la normalità. Il risultato è che molti richiedenti asilo vivono nel campo da diversi mesi, nonostante quella di Poumara sia una struttura di “prima istanza”, dove in teoria i richiedenti asilo dovrebbero essere identificati e trasferiti entro tre giorni. Un campo che quini non è minimamente preparato per garantire agli ospiti standard compatibili con il rispetto dei diritti umani basilari, con pochi servizi igienici e tende esposte al fango e al freddo dell’inverno. Ragioni che nei giorni scorsi hanno spinto i migranti ad inscenare una protesta, denunciando il fatto di essere di fatto detenuti illegalmente senza possibilità di lasciare il campo nemmeno eventualmente per tornare indietro.

La situazione verificatasi a Cipro ricorda da vicino quella che si vive da mesi nell’enclave spagnola in terra marocchina Ceuta, dove almeno 1200 nordafricani vivono senza poter uscire neppure per tornare a casa dall’inizio della pandemia, e recentemente due uomini hanno rischiato di annegare cercando di aggirare via mare la barriera alta 12 metri costruita dalle autorità spagnole attorno al campo.