Due manifestanti uccisi e oltre 30 feriti, questo il bilancio della repressione odierna in Birmania, di fronte alle nuove proteste della popolazione contro il golpe militare che il primo febbraio scorso ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi. Le vittime sono due giovanissimi, un minorenne e una ragazza di 20 anni, entrambi colpiti alla testa. Intanto le proteste proseguono con epicentro nella capitale economica del paese, Rangoon.
Rapporto Pefc, le foreste italiane sono sempre più sostenibili
In Italia, le foreste gestite in modo sostenibile sono in aumento. A rivelarlo l’annuale Rapporto sulla certificazione presentato da Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) Italia. In particolare, sono saliti a 889.032,60 gli ettari certificati in nome della sostenibilità. 8.000 in più rispetto al 2019. L’area forestale certificata più ampia si conferma quella del Trentino Alto-Adige con 555.997,96 ettari. Al secondo posto il Friuli Venezia Giulia con 92.016,30 ettari, mentre al terzo il Veneto con 74.360,43 ettari. A seguire, le superficie forestali certificate di Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Basilicata, Marche e Umbria. In aumento, raggiungendo quota 1.179, anche le aziende di trasformazione di legno e carta certificate. Sul podio, il Veneto, seguito da Lombardia e Trentino Alto Adige. Al Centro le regioni più virtuose sono Toscana e Lazio, mentre al Sud risalta la Campania. Nel complesso, il numero di aziende che scelgono legno proveniente da foreste certificate ha registrato un incremento del 7,7% rispetto al 2019.
Il Pefc è un sistema europeo per la certificazione ambientale. Un marchio che attesta la gestione sostenibile di una foresta. Il suo obiettivo è quello di fornire uno strumento di mercato che consenta la commercializzazione di legno e altri prodotti forestali derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile. Il programma si propone quindi di incentivare una gestione boschiva ecologicamente idonea, ma anche finalizzata al raggiungimento di benefici sociali ed economici.
La guerra fredda è finita da un pezzo, ma l’Italia è ancora piena di bombe nucleari americane
Durante la guerra fredda, gli Stati Uniti hanno disseminato centinaia di bombe nucleari sul territorio europeo per “difendere” il continente da un eventuale attacco sovietico. Ad oggi, le testate sono ridotte a 100 e molte basi sono scomparse. La situazione italiana non è però migliorata. L’Italia è l’unico paese con non una, ma due basi ospitanti bombe nucleari americane ed è il paese europeo che ne ospita il maggior numero: ben 35.
Le 100 bombe nucleari americane B61 presenti attualmente in Europa sono distribuite in 6 basi nucleari. Due si trovano in Italia, le restanti sono distribuite tra Belgio, Olanda, Germania e Turchia. Aviano, che ospita 20 testate, è una base americana, mentre Ghedi, che ne ospita 15, è una base dell’Aeronautica militare italiana. Nonostante il consenso europeo sulla necessità di un immediato disarmo nucleare, la politica italiana degli ultimi anni non ha fatto nessun passo avanti verso la rimozione di queste bombe. Anzi, ne aspetta degli esemplari nuovi: le bombe B61-12, più facili da usare e quindi ancora più pericolose. L’Italia non ha nemmeno aderito al recente trattato TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons). In un recente intervento, il ministro degli Affari Esteri, Luigi di Maio, ha sottolineato l’importanza di affrontare il disarmo «realisticamente», cioè in un non meglio specificato «percorso a tappe» che «tenga conto delle esigenze di sicurezza e stabilità del paese».
Spagna: quarta notte di proteste, ancora arresti
Non si placano in Spagna le proteste contro la detenzione del rapper catalano Pablo Hasél, arrestato con l’accusa di scrivere testi ingiuriosi verso il re ed in favore della lotta armata. Per la quarta notte consecutiva proteste e sconti a Madrid e in tutte le principali città della Catalogna. Secondo quanto riportato dai media spagnoli almeno 4 persone sono state arrestate (due a Madrid e altrettante a Girona), 14 i feriti (8 tra le forze dell’ordine e 6 tra i manifestanti).
Una foto satellitare svela come i cercatori d’oro devastano l’Amazzonia
Un astronauta a bordo della Stazione spaziale internazionale, mentre sorvolava le americhe in un momento della giornata che godeva di assenza di nuvole e inclinazione solare perfetta per la visibilità, ha scattato una foto dell’Amazzonia peruviana, per la precisione sulla regione Madre de Dios, porzione sud-orientale del territorio del Perù. Nella foto si vede chiaramente che la foresta è solcata da veri e propri fiumi dorati.
Di cosa si tratta? Dei fossati scavati dai cercatori d’oro illegali. Il loro metodo si basa infatti sulla deforestazione, effettuata coi bulldozer, e sulla creazione di fiumi artificiali che spesso ripercorrono le orme di antichi fiumi. Una volta individuato l’oro la tecnica per estrarlo si basa sull’uso intensivo del mercurio, che permette di amalgamare le pagliuzze d’oro presenti nelle sabbie e ottenerne una lega dalla quale, una volta scaldata a circa 400 gradi centigradi, è possibile recuperare il metallo prezioso.
Il mercurio è un vero e proprio killer degli ecosistemi. Si accumula per lungo tempo e si propaga nell’atmosfera anche a lunga distanza. Per questo la Convenzione di Minamata del 2018, firmata anche dal Perù, ne prevede l’eliminazione. Nonostante questo l’attività dei cercatori d’oro illegali continua. Il Perù è il sesto produttore mondiale d’oro, con 140 tonnellate all’anno. Una parte arriva proprio dalle miniere illegali, la cui presenza è aumentata del 670% in 35 anni, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ScienceAdvance.
Lampedusa, barca di migranti si ribalta al largo
Una barca carica di migranti si è rovesciata al largo di Lampedusa questa notte, mentre erano in corso le operazioni di soccorso da parte trasbordo da parte di Guardia Costiera e Guardia di Finanza. 47 migranti sono stati tratti in salvo, ma continuano le ricerche in quanto vi sarebbero 5 dispersi. Il naufragio è avvenuto a 15 miglia a sud dell’isola.
Lo stato italiano chiede verità per Regeni, ma ha appena venduto altre armi all’Egitto
L’Italia e tutta l’Europa continuano ad armare il regime egiziano di Al Sisi, lo stesso che a parole viene criticato per la repressione del dissenso e verso il quale le istituzioni italiane continuano, almeno a parole, ad esigere la liberazione di Patrick Zaki nonché verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni. L’ultima commessa è per 50 missili da crociera a lungo raggio SCALP, dal costo unitario di 1,35 milioni di euro, testati per i cacciabombardieri egiziani e con un raggio d’azione fino a 500 km. L’affare – reso noto con una pubblicazione dal Jane’s Information Group, editore britannico specializzato in informazioni militari – è stato portato a termine tra governo egiziano e il consorzio industriale Mbda, azienda missilistica europea il cui 25% delle azioni è di proprietà di Leonardo Company (società italiana il cui socio di maggioranza è il ministero del Tesoro, quindi lo stato italiano).
Secondo la relazione del maggio 2020, presentata alla camera, l‘Egitto negli ultimi 4 anni è stato il primo paese per numero di armi acquistate in Italia, con una cifra pari a 871 milioni di euro. A seguito del caso Regeni l’Italia aveva fermato l’export di armi verso l’Egitto, ma dal 2018 questo è ripreso a pieno ritmo. Alcune riviste specializzate precisano che la spedizione degli armamenti in questione fa parte di una commessa più ampia che ammonterebbe a oltre 100 unità.
Identificata la “super pianta” che assorbe l’inquinamento urbano
Un arbusto della famiglia delle rosacee potrebbe contribuire efficacemente a ridurre l’inquinamento urbano. Stiamo parlando del Cotonastro, un genere di piante spontanee in Europa, Asia e Nord Africa. Gli scienziati della Royal Horticultural Society (RHS) di Londra, in particolare, hanno dimostrato che la specie Cotoneaster franchetii, se piantata lungo strade trafficate, è più efficace del 20% nell’assorbire l’inquinamento rispetto ad altri arbusti. “In soli sette giorni – spiegano i ricercatori – una fitta siepe di 1 metro di lunghezza assorbirà la stessa quantità di inquinanti che emette un’auto in un viaggio di oltre 800 chilometri”.
Un sondaggio condotto su 2.056 persone dalla stessa società, ha rilevato che un terzo di queste (33%) è stato interessato dall’inquinamento atmosferico, ma solo il 6% sta adottando misure attive nei propri giardini per contrastarlo. Sono numerose le ricerche che hanno dimostrato il ruolo chiave delle piante nell’alleviare l’inquinamento urbano. Una grande quantità di particolato presente nell’aria è trattenuto dalle foglie ed altre superfici della pianta, e poi inattivato dal metabolismo vegetale. Secondo una ricerca dell’Università del britannica del Surrey, gli arbusti assorbono gli inquinanti meglio degli alberi ad alto fusto. Otto specie di arbusti caratteristici dell’area mediterranea – agrifoglio, viburno, corbezzolo, fotinia, alloro, eleagno, ligustro – assorbono efficacemente i metalli pesanti e le polveri sottili. Con un risultato estetico migliore per le città, le siepi sono particolarmente utili anche nel contrastare l’inquinamento acustico.
Smog, indagati vertici istituzionali di Torino e Piemonte
L’attuale sindaca di Torino Appendino, il suo predecessore Fassino, il presidente di Regione Cirio e l’ex presidente Chiamparino sono stati raggiunti da avvisi di garanzia per l’insufficienza dei provvedimenti presi da Regione e Comune per risolvere il problema dell’inquinamento ambientale su Torino. Secondo l’accusa gli amministratori prevedevano “numerosissime esenzioni di divieti di circolazione veicolare, cosi da compromettere l’efficacia dei blocchi quando disposti” e non “effettuavano i dovuti controlli rispetto al traffico veicolari”. Avvisi di garanzia anche per diversi assessori ed ex assessori.
Somalia, proteste dell’opposizione e spari in piazza: chiuso l’aeroporto internazionale
Tutti i voli internazionali da e per l’aeroporto di Mogadiscio sono stati sospesi dopo che nella capitale somala ci sono stati colpi d’arma da fuoco a una manifestazione convocata dall’opposizione al presidente Mohamed Abdullahi Farmajo. Le proteste, che sono arrivate molto vicine allo scalo internazionale, sono scoppiate in quanto il mandato del presidente è ufficialmente scaduto lunedì. ma ancora non sono state convocate nuove elezioni.








