lunedì 24 Novembre 2025
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L’Italia avrebbe ingannato l’OMS dichiarandosi falsamente preparata ad affrontare una pandemia

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Il governo italiano nel febbraio 2020 avrebbe ingannato l’Organizzazione mondiale della sanità, fingendosi falsamente preparata ad affrontare una pandemia, a sostenerlo è un articolo pubblicato sul Guardian, testata entrata in possesso del documento di autovalutazione presentato dal nostro paese all’Oms il 4 febbraio 2020. In questo documento l’Italia si dichiarava a “livello 5”, ovvero il grado più alto di preparazione nell’affrontare una pandemia, che prevede che «il meccanismo di coordinamento degli interventi di emergenza del settore sanitario e il sistema di gestione degli incidenti collegato con un centro operativo di emergenza nazionale sono stati testati e aggiornati regolarmente». Niente di più falso, visto che l’ultimo aggiornamento del piano pandemico risaliva al 2006. Proprio questo fattore avrebbe comportato l’impreparazione nell’affrontare la prima ondata pandemica del Sars-Cov-2 e contribuito a provocare numerose vittime che si sarebbero potute evitare.

Il documento di autovalutazione presentato all’Oms dal governo Conte II è stato consegnato dal Guardian alla Procura di Bergamo, dove è già in atto dal dicembre scorso una indagine sulla supposta negligenza delle autorità italiane nella gestione sanitaria della prima ondata di Covid-19. Fino ad oggi il confermato ministro della Salute, Roberto Speranza, ha negato ogni coinvolgimento sulla vicenda. Se la procura di Bergamo dovesse accertare il mancato aggiornamento del piano pandemico, tutti i ministri della Salute e i presidenti del Consiglio che si sono succeduti dal 2013, rischierebbero di essere processati.

Ecuador, rivolte nelle carceri: oltre 50 morti

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Oltre 50 detenuti sono morti durante gli scontri con la polizia seguiti alla rivolta avvenuta ieri in tre carceri dell’Ecuador, a Guayaquil, El Turi e Cotopaxi. Il dato è stato confermato dalla polizia nazionale. I media parlano anche di una ventina di feriti e di una quarta rivolta nel carcere di Lacatunga, con un bilancio imprecisato di vittime. L’esercito si è schierato nelle strutture penitenziarie per «riportare la normalità».

Proteste dei lavoratori dello spettacolo in tutta Italia: “vogliamo riaprire”

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In tutta Italia si stanno svolgendo oggi le proteste dei lavoratori dello spettacolo, dell’arte, del cinema e della cultura. I manifestanti denunciano le chiusure prolungate al settore a causa del lockdown e gli insufficienti aiuti economici ricevuti. Le proteste più determinate a Napoli, dove alcune centinaia di attivisti e lavoratori hanno occupato via Cristoforo Colombo. Proteste partecipate e sit-in anche a Genova, Torino, Milano, Bologna e molte altre città della penisola.

È morto Amoim Aruká, l’ultimo indigeno del popolo Juma

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A 86 anni, Amoim Aruká, l’ultimo discendente maschio del popolo indigeno Juma, è deceduto dopo aver contratto il coronavirus. A metà gennaio, i primi sintomi. Successivamente il ricovero presso l’ospedale di Humaitá. Infine, trasferito in terapia intensiva nella struttura di Porto Velho dove però si è spento il 17 febbraio. A nulla è servito quindi lo sforzo congiunto di indigeni, enti pubblici ed organizzazioni non governative. Con la sua morte termina per sempre la storia di un popolo indigeno. Rabbia e dolore da parte delle associazioni dell’Amazzonia brasiliana. Aruká lascia tre figlie, uniche sopravvissute a una serie di massacri che nel corso del tempo hanno annullato un intero popolo.

All’inizio del XX secolo, il popolo Juma contava circa 15mila persone. Nel 2002, a causa di genocidi perpetrati nel tempo e mancanza di tutela, ne rimasero solo cinque. Nel 2020, poi, è arrivata la pandemia. I popoli indigeni, particolarmente vulnerabili all’emergenza, ne hanno subito le più gravi conseguenze. Solo nel bacino dell’Amazzonia, secondo gli ultimi dati, sono stati accertati oltre 1 milione e mezzo di casi e un totale di 42mila morti. Il metodo più efficace per proteggerli sarebbe l’istituzione di una barriera sanitaria. Questa la proposta sostenuta dal Coiab e dall’Unione dei popoli indigeni del Brasile (Apib). Una soluzione per cui però il governo si è dimostrato – denunciano le associazioni – “assente e incompetente”.

Qatar, inchiesta svela: morti 6.500 lavoratori nei cantieri dei prossimi mondiali di calcio

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Nel 2011, il Qatar ha vinto il diritto di ospitare il campionato mondiale di calcio del 2022. Da allora, il paese è stato completamente investito nella preparazione dell’evento: trasporti, infrastrutture, alberghi e un nuovo aeroporto. Almeno 6500 lavoratori stranieri, attratti verso il Qatar dalle opportunità di impiego, hanno perso la vita in queste circostanze. Il paese non si è però preso nessuna responsabilità, classificando le morti come “naturali” e spesso non pagando nessun risarcimento alle famiglie delle vittime.

Più di 2 milioni di lavoratori stranieri si sono trasferiti in Qatar per approfittare delle nuove opportunità di lavoro create dal prospetto del campionato di calcio. Chiaramente si tratta di persone poverissime, costrette ad abbandonare le loro famiglie per anni per mettere da parte un po’ di soldi. Più di 6500 hanno perso la vita, ma si tratta di una stima molto riduttiva, secondo il Guardian, perché non tiene conto di alcuni mesi del 2020 né di alcuni gruppi molto consistenti (tra cui i lavoratori filippini e kenyoti). Nel 69% dei casi, le morti sono attribuite a “cause naturali,” anche laddove i lavoratori non avevano nessuna condizione preesistente. I dati sulle morti, concessi poco e a malavoglia dalle autorità locali, sono spesso incompleti ed inconsistenti. Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso grande preoccupazione per la situazione, che ha ancora quasi due anni di tempo per creare nuove vittime.

Ue: no alla vaccinazione obbligatoria per viaggiare

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«La vaccinazione non può essere un obbligo per viaggiare» lo ha affermato il Commissario Europeo alla Giustizia, Reynders, precisando che «anche chi non si è sottoposto all’immunizzazione deve poter continuare a muoversi, con l’uso dei test e della quarantena». Il Commissario non ha escluso che il passaporto sanitario possa diventare uno strumento in uso per i viaggi («nei prossimi mesi vedremo») ma ha precisato che ciò non può comportare alcuna obbligatorietà alla vaccinazione.

Spagna, da sette giorni non si fermano le proteste contro i reati di opinione

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La piazze spagnole esigono che siano riformate le leggi che prevedono il carcere per i reati di opinione. Per la settima notte consecutiva le strade si sono riempite di manifestanti e il loro numero continua ad aumentare. Le proteste sono iniziate il 16 febbraio, dopo l’arresto del rapper catalano Pablo Hasél, condannato al carcere per il reato di esaltazione al terrorismo e ingiurie alla corona, semplicemente per il contenuto dei suoi testi. I manifestanti esigono la sua liberazione e la modifica delle legge leggi retaggio del passato franchista e delle legislazioni speciali concepite ai tempi dello scontro con gli indipendentisti baschi dell’Eta. Ieri le manifestazioni sono state imponenti, la più partecipata a Barcellona dove migliaia di persone hanno affrontato la polizia e ci sono stati 75 arresti.

Intanto le proteste contaminano la politica spagnola. Il partito di sinistra radicale Podemos è al fianco delle rivendicazioni dei manifestanti e chiede che le leggi siano riformate al più presto, creando tensioni nell’alleanza di governo col Partito Socialista. Problemi politici che toccano ancor di più la Catalogna, dove dopo le elezioni del 15 febbraio i partiti indipendentisti stanno cercando di formare una coalizione di governo. Il partito indipendentista anticapitalista Cup, i cui 9 seggi sono fondamentali, ha però dichiarato che la sua entrata nel governo passa necessariamente da una riforma dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana.

Usa: la cannabis è stata legalizzata nel New Jersey

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Il governatore dello stato del New Jersey, Phil Murphy, ha firmato il disegno di legge che legalizza la cannabis all’interno dello stato. regolamentandone uso e possesso per i cittadini di età superiore ai 21 anni. Negli Usa già 14 stati e la città di Washington consentono la vendita di marijuana a scopi ricreativi.

Il governo italiano ha prorogato lo stop a nuove trivellazioni

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La Commissione Affari costituzionali e bilancio della Camera ha approvato un emendamento che proroga fino al 30 settembre il termine per l’approvazione del nuovo Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, prolungando fino a questa data la sospensiva alle trivellazioni alla ricerca di idrocarburi. Un periodo che dovrà essere utilizzato necessariamente per trovare un accordo nel nuovo governo per pianificare una prospettiva di sviluppo economico che sia in linea con la “transizione ecologica”.

Il Bitcoin potrebbe portare la temperatura del pianeta oltre la soglia critica

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Le emissioni di carbonio legate alla generazione di Bitcoin sono simili a quelle prodotte da nazioni come la Giordania o lo Sri Lanka. È quanto è emerso dalle più recenti stime finalizzate a valutare l’impronta di carbonio della moneta virtuale. Se la crescita del Bitcoin dovesse continuare ai ritmi attuali, da solo, potrebbe portare ad un aumento delle temperature medie globali sopra i 2°C. È nell’elevato consumo energetico richiesto che si nascondono le cause dell’impatto ambientale del Bitcoin. Il mining, il processo attraverso cui nuova moneta virtuale viene immessa in circolazione richiede, infatti, un’elevata potenza di calcolo. L’Università di Cambridge, ad esempio, ha stimato che, quest’anno, la generazione di Bitcoin consumerà più di 120 terawattora di elettricità. Più di quanta non ne consumi l’intera Argentina. I ricercatori hanno anche scoperto che, rispetto a quella di oro e platino, la sua “estrazione” richiederebbe più energia.

Per essere redditizio, il Bitcoin deve essere estratto in aree in cui il prezzo dell’elettricità sia basso. Non a caso, un terzo della produzione globale di Bitcoin avviene nella regione cinese dello Xinjiang. Un vasto territorio autonomo la cui  produzione energetica è basata, perlopiù, sul carbone. Qui – come riporta un recente report – i costi della produzione energetica sono estremamente bassi, “appena 0,22 yuan per kilowattora, rispetto a 0,6-0,7 yuan della Cina centrale. Ovvero, poco meno di 0,03 euro contro 0,076-0,09 euro.