domenica 23 Novembre 2025
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Suez: liberata la nave Ever Given, riprende il traffico

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La nave portacontainer Ever Given che da sei giorni era incagliata nel canale di Suez è stata rimessa in condizione di navigare. Per liberarla sono serviti 12 rimorchiatori che, aiutati anche dal picco della marea, sono riusciti a trascinarla in linea di galleggiamento. Il traffico lungo il canale è quindi ripreso.

Covid: Londra riporta zero morti giornalieri dopo 6 mesi

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Ieri a Londra è stato il primo giorno senza decessi registrati per covid dopo sei mesi, a confermarlo i dati disaggregati diffusi dal Servizio sanitario nazionale inglese. In tutto il Regno Unito i decessi registrati sono stati 19. Il dato potrebbe giovare del ritardo statistico con il quale vengono registrati i dati del weekend, ma si inserisce in una tendenza di costante miglioramento sia per quanto riguarda i decessi che i ricoveri in terapia intensiva.

Kosovo 20 anni dopo: 7.600 militari italiani malati a causa dell’uranio impoverito

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Sono 7600 i militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia e, di questi, 400 sono deceduti. I numeri sono stati riportati dal Centro studi Osservatorio Militare. Un rapporto che ha richiesto quasi 20 anni per essere ultimato, un ritardo per il quale il fondatore del Centro studi, Cosimo Tartaglia, ha accusato il ministero della Difesa di non aver fornito la documentazione necessaria.

L’uranio impoverito è un sottoprodotto del procedimento di arricchimento dell’uranio, utilizzato nella fabbricazione di munizioni e proiettili per la sua capacità di accendersi spontaneamente. Nel momento in cui esplode produce frammenti incandescenti (fino a 3.000°c) che ne aumentano la portata distruttiva e rendono l’area circostante altamente tossica. Inoltre, a contatto con alcuni tipi di superficie, si polverizza fino ad assumere le dimensioni di nanoparticelle fortemente cancerogene che si depositano nell’ambiente circostante. La questione dei malati e dei morti provocati da questi armamenti è al centro dell’attenzione anche in Serbia, dove un avvocato, Srdan Aleksic, sta portando avanti una campagna di denunce contro la Nato per il suo utilizzo.

La guerra del Kosovo avvenne tra il 1998 ed il 1999 ed ebbe ad oggetto lo status del Kosovo, che all’epoca faceva parte della Repubblica Federale di Jugoslavia. Essa fu caratterizzata da conflitti armati tra i separatisti albanesi dell’organizzazione indipendentista UCK e forze serbe appoggiate da gruppi paramilitari. La Nato si schierò con gli indipendentisti e dal 24 marzo al 10 giugno 1999 pesanti bombardamenti – partiti dalle basi aeree italiane – colpirono la Serbia.

Indonesia: enorme incendio in raffineria, 1 morto

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Un’esplosione avvenuta questa mattina in una delle più importanti raffinerie dell’Indonesia, di proprietà della compagnia petrolifera Pertamina, ha generato un enorme incendio. La struttura è situata a Balongan, nella provincia di West Java ed il bilancio è di 1 morto e 20 feriti, mentre tre persone sono disperse. Inoltre, un migliaio di residenti sono stati fatti evacuare dalla zona. Al momento si ipotizza che l’esplosione sia stata causata da un fulmine.

Canale di Suez: nave portacontainer arenata inizia a muoversi

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La gigantesca nave portacontainer Evergreen, che nella giornata di martedì si è incagliata nel Canale di Suez, ha iniziato a muoversi. Lo hanno riportato in queste ore i siti web di osservazione del traffico marittimo. Sono 10 i rimorchiatori che si occupano di disincagliare la Evergreen, che finora ha bloccato la circolazione di 369 navi, di cui 25 petroliere.

Perché c’è bisogno di un nuovo giornale

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In Italia esistono una ventina di quotidiani cartacei a tiratura nazionale, un centinaio a carattere locale e un numero imprecisato di riviste periodiche. Un panorama nel quale, dall’avvento di internet, si è aggiunta una sconfinata galassia di testate online. Noi, oggi, arriviamo ultimi in questa partita affollatissima e abbiamo pure la presunzione di ritenere che ce ne fosse bisogno. Che arroganti questi de L’Indipendente, avrà buone ragioni per pensare chi legge queste righe. Ma ci crediamo veramente.

Se è vero che il panorama dei giornali in Italia è alquanto affollato non si può certo dire che goda di ottima salute. Secondo uno studio, in Italia i media godono della fiducia di appena una persona su tre, addirittura inferiore a quella dei politici e dei grandi gruppi economici. Solo il 27% dei cittadini ritiene i media una fonte d’informazione affidabile. Ed ancora, per il 69% degli italiani, i giornalisti cercano deliberatamente di ingannare le persone dicendo cose che sanno essere false, o comunque enfatizzandole strumentalmente.

Noi, da giornalisti, crediamo che questa maggioranza di cittadini abbia ragione. I principali media tradizionali sono ormai in mano a una ristretta oligarchia di gruppi economici e finanziari, che li usano per fare arrivare quotidianamente la lista delle proprie priorità sopra alle scrivanie che contano. La loro funzione è quella di trasmettere l’ideologia dominante. Mentre il grosso dei media online, inclusi quelli formalmente indipendenti, basano la loro sostenibilità economica sulla pubblicità online, un meccanismo perverso che porta alla rincorsa dei click e quindi a privilegiare la forma dei titoli strillati alla sostanza dei buoni contenuti e della verifica delle fonti. Il risultato è che l’Italia, nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, si trova al 41° posto. Davanti a noi ci sono anche Ghana, Burkina Faso e Botswana.

Come se ne esce?

Difficile dirlo, ma sappiamo che se una strada non funziona bisogna avere il coraggio di imboccarne un’altra. Detto più chiaro: se i problemi del giornalismo sono nelle relazioni troppo strette con il potere economico-politico e nella ricerca affannosa di sponsor, allora bisogna fare un giornale senza padroni e senza pubblicità. Quindi senza compromessi. Un giornale che abbia il coraggio di parlare delle cose importanti – incluse quelle che i media tendono a tacere – e di andare contro le verità di comodo, ma rimanendo rigorosamente ancorato ai fatti.

Questa è la strada impervia e appassionante che abbiamo scelto di intraprendere. Arriveremo in cima alla salita solo se al nostro fianco ci sarà una comunità di lettori presenti, partecipi e attivi. Capace di darci fiducia ma senza smettere di essere esigente e critica. Solo così riusciremo a costruire insieme un nuovo, ambizioso e autorevole giornale online. Che dite ci proviamo? Forza, si parte!

Forse è la volta buona: le grandi navi non attraverseranno più Venezia

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Le grandi navi da crociera con stazza superiore alle 40.000 tonnellate saranno allontanate dal centro di Venezia e non transiteranno più davanti a piazza San Marco, la decisione è stata presa dai ministri Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Dario Franceschini (Cultura), Massimo Gravaglia (Turismo) ed Enrico Giovannini (Infrastrutture), ratificando il piano di allontanamento che era stato approvato da Comune di Venezia, Regione Veneto e dalle compagnie da crociera. La decisione arriva dopo nove anni di mobilitazione da parte dei cittadini di Venezia, raccolti nel comitato No Grandi Navi, ed è stata annunciata nel 1.600° anniversario della fondazione della città.

Secondo il piano approvato le navi da crociera approderanno a Porto Marghera, una soluzione che nel comunicato emesso dal ministero delle Infrastrutture sarà «temporanea ma necessaria a proteggere il patrimonio storico e culturale di Venezia, che appartiene non solo all’Italia ma a tutto il mondo». Non sono ancora stati resi noti i dettagli del piano, ma le tempistiche non saranno brevi. Una soluzione a breve termine era stata approvata lo scorso 21 dicembre dal Comitato guidato dall’ex premier Conte e prevedeva di far approdare le grandi navi presso le due banchine merci di Porto Marghera (oggi gestite dalle società di container Tiv e Vecon). Tuttavia si tratta di approdi strutturati per le navi container e sarebbero necessari almeno 6 mesi di lavori per strutturare le banchine e la viabilità circostante per il trasporto passeggeri. Inoltre, si tratterebbe di una pezza e non di una soluzione, visto che le due banchine in questione potrebbero ospitare un centinaio di grandi navi l’anno, mentre – l’anno prima della pandemia – a Venezia ne erano arrivate 350.

La soluzione a medio termine si chiama “canale Nord”. Questo il nome dell’approdo pensato per le grandi navi a Marghera e deliberato dal medesimo Comitato del 21 dicembre. Il bando per la sua progettazione è già stato pubblicato e scadrà il prossimo 15 aprile: costi previsti 41 milioni di euro e lavori da completare in due anni. Con alcuni scogli burocratici non semplicissimi da superare prima di inaugurare i cantieri, visto che l’area è ancora di proprietà privata e la destinazione d’uso attuale è quella industriale. Inoltre, anche una volta completato il canale Nord, non ci sarà posto per tutte le 350 navi da crociera di stazza superiore alle 40.000 tonnellate che ogni anno sbarcano a Venezia. La soluzione definitiva, per tutti – progetto ministeriale compreso – è quella di portare le navi fuori dalla laguna. Alcuni progetti in questo senso esistono già, ma è probabile che nei prossimi mesi sarà lanciato un bando di progettazione internazionale.

In pratica, anche procedendo con la massima rapidità, un terzo delle grandi navi potrà attraccare a Marghera nel 2022, i due terzi nel 2023, e il traffico crocieristico scomparirà del tutto da piazza San Marco – con grande ottimismo – tra il 2024 e il 2025. Ma la strada è tracciata e dopo anni di lotta, condotti anche cercando di impedire fisicamente il passaggio alle navi e costati decine di denunce, gli attivisti del comitato No Grandi Navi hanno ragione di festeggiare rivendicando «una importante vittoria», ma chiedendo contemporaneamente alle istituzioni che la soluzione transitoria di Marghera sia sottoposta a valutazione di impatto ambientale senza godere di alcuna deroga.

Il passaggio delle grandi navi attraverso Venezia è stato causa di gravi danni ambientali. Lo ha provato una ricerca condotta dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia pubblicata sulla rivista scientifica Nature. Le “fotografie acustiche” scattate dai ricercatori hanno dimostrato che ogni passaggio genera un mini-tsunami con il risultato di aver reso i fondali della laguna martoriati da crateri, buche e solchi scavati da chiglie o eliche. Ogni anno, secondo i ricercatori, le navi da crociera smuovono un milione di metri cubi di sedimenti provocando l’aumento della profondità dei fondali nonché della portata delle maree.

 

Italia: 1.200 ristoranti annunciano la riapertura, costi quel che costi

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Il Movimento imprese ospitalità (Mia) – associazione che rappresenta 1.200 locali in tutta Italia, tra ristoranti, pub, birrerie e pizzerie – ha annunciato la riapertura dei locali pubblici associati a partire dal prossimo 6 aprile, a prescindere dal permesso e da ciò che prevedono le misure approvate dal Governo. «Nessuno di noi ha più nulla da perdere, quindi abbiamo preso l’unica opzione possibile: andare contro le norme e aprire, seguendo tutte le misure anti-Covid, ma aprire. A pranzo e a cena. Sempre», ha dichiarato il presidente del Mia, Paolo Bianchini.

Suez, nuovo tentativo per disincagliare la nave

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Dopo la rimozione di oltre 20.000 tonnellate di detriti che hanno permesso di liberare le eliche e il timone della nave portaconteiner Even Given che da martedì blocca il canale, è in corso un nuovo tentativo di disincaglio. All’opera 16 rimorchiatori, uno dei quali italiano. Al momento sono 326 le navi bloccate nel canale.

Egitto, crolla palazzo al Cairo: almeno 18 morti

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Un palazzo di 10 piani è crollato al Cairo, nel quartiere di el-Salam, provocando almeno 18 vittime e 24 feriti. Ancora ignote le cause del crollo, ma purtroppo non si tratta di un fenomeno raro nel paese dove sono molti gli esempi di edilizia illegale.