Cambia nome il vaccino anti-Covid AstraZeneca, che da oggi si chiama Vaxzevria. Il cambio di denominazione è stato approvato dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, su richiesta dell’azienda produttrice. Pubblicato anche il nuovo foglio illustrativo nel quale sono contenuti, tra gli effetti collaterali, “rarissimi casi di trombosi”.
La cenere vulcanica dell’Etna potrebbe essere trasformata da rifiuto a risorsa utile
La cenere lavica dell’Etna, che nelle ultime settimane abbonda a causa dei frequenti parossismi, da rifiuto potrebbe divenire una risorsa ecosostenibile da utilizzare nel settore dell’ingegneria civile ed ambientale. È quanto emerso dai risultati del progetto Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee (Reucet), condotto da alcuni studiosi dell’università di Catania e finanziato dal Ministero della Transizione Ecologica. Nello specifico, la cenere potrebbe essere impiegata per realizzare malte, intonaci e pannelli isolanti nonché prodotti ceramici. Infatti, i prodotti ceramici realizzati utilizzando la cenere sono dotati di caratteristiche fisico-meccaniche in linea, o addirittura migliori, rispetto a quelle dei prodotti tradizionali. Inoltre, essa si presta ad un utilizzo nel settore dell’edilizia e delle pavimentazioni stradali: potrebbero essere impiegati volumi notevoli e, al contempo, i costi legati al trasporto sarebbero limitati. Gli studiosi hanno anche sottolineato la possibilità di realizzare materiali innovativi che permetterebbero di contrastare l’inquinamento ambientale e, infine, hanno ritenuto molto utile un eventuale recupero ambientale delle aree degradate, grazie al quale si potrebbe usufruire delle migliaia di tonnellate di cenere a disposizione.
Dunque, sostituendo i materiali naturali con la cenere vulcanica sarebbero due i benefici per l’ambiente: si ridurrebbe il consumo di risorse naturali e, contemporaneamente, si eviterebbe di smaltire la cenere come rifiuto. Al momento, infatti, la cenere vulcanica è classificata come rifiuto speciale che può essere conferito in discarica (120 euro a tonnellata) o negli impianti di recupero inerti (12 euro a tonnellata), che permettono un risparmio considerevole. Tali costi, però, si vanno comunque ad aggiungere a quelli necessari per la raccolta delle ceneri dalle strade (centinaia di migliaia di euro), per la quale c’è bisogno di ingenti risorse pubbliche per sostenere le amministrazioni locali. Perciò, i ricercatori hanno suggerito di modificare la normativa vigente per valorizzare il recupero delle ceneri e di prevedere risorse economiche ad hoc.
[di Raffaele De Luca]
Il Canada approva nuove sanzioni contro la Russia
Il governo canadese ha approvato nuove sanzioni contro due individui e quattro società russe, in relazione all’annessione della Crimea (un fatto avvenuto nel 2014, ormai 7 anni fa). Le sanzioni seguono analoghi provvedimenti di Usa e Ue. È il diciassettesimo atto con cui vengono ampliate le sanzioni verso la Russia, che ora coinvolgono 300 individui e 125 entità. L’ Ambasciata russa in Canada ha dichiarato che tali misure sono «controproducenti», «illegittime ai sensi del diritto internazionale» e «non resteranno senza risposta».
È stato svelato il primo piano dettagliato per costruire una città su Marte
Ancora nessun uomo è mai sbarcato su Marte, né si ha una data precisa su quando potrà avvenire il primo tentativo, ma è già pronto il piano urbanistico che dettaglia come potrà essere la prima “colonia” umana sul pianeta rosso, prevedendo come le persone potranno sopravvivere e perseguire l’autosufficienza alimentare ed energetica dalla Terra nonostante l’assenza di un’atmosfera respirabile e di acqua, se non in forma ghiacciata e con ogni probabilità radioattiva. Il progetto – presentato da una società di architettura e design di nome Abiboo – prevede ogni dettaglio, compreso il numero di abitanti che potrà essere ospitato (250 mila) e il nome della città: Nuwa, dal nome di una divinità cinese. Scienza o fantascienza che sia, è interessante scoprire come si prevede che il pianeta potrà essere abitato.
Il luogo dove costruire la città è stato individuato insieme a un team si scienziati di nome SONet: sorgerà tra gli scogli della parete rocciosa marziana Tempe Mensa, nella regione di Tharsis di Marte. Qui la colonia sarà al riparo dai fortissimi venti e i residenti potrebbero dedicarsi alle proprie attività – tra cui l’agricoltura -, senza rischiare di essere eccessivamente esposti alle radiazioni.
Nüwa sarà una città sviluppata in verticale, organizzata in terrazze e collegata da ascensori. Ai suoi piedi si prevede la collocazione di grandi padiglioni destinati all’interazione sociale, i quali saranno costruiti in pelle traslucida, per permettere agli umani non solo la vista sul paesaggio marziano, ma anche di ricevere la giusta quantità di luce per la sopravvivenza. Questi ambienti saranno protetti dalle radiazioni grazie al materiale che verrà ricavato dagli scavi nella scogliera, il quale verrà collocato sopra i tetti. Una strategia che garantirà una piena riciclabilità, ovvero la base per una città sostenibile. Inoltre, a valle saranno costruiti ospedali, scuole, università, aree commerciali, centri sportivi e culturali, collegati tra loro da shuttle e da una rete ferroviaria.
Chi vorrà lasciare la Terra per trasferirsi su Marte, dovrà acquistare un biglietto di sola andata da 300mila dollari che comprenderà il viaggio, un appartamento di 25-35 metri quadrati, il pieno accesso alle strutture pubbliche, l’iniziale approvvigionamento di cibo e un contratto di lavoro. Quest’ultimo vincolerà il cittadino a impiegare dal 60 all’80% del suo tempo nel mantenimento e nel buon funzionamento della città. Il progetto prevede infatti che Nüwa richiederà rifornimenti alla Terra soltanto per un limitato periodo di tempo, fino a quando non riuscirà a diventare autosufficiente e a produrre autonomamente materiale da costruzione e cibo. Gli abitanti della città marziana dovranno quindi imparare il prima possibile a coltivare e a sfruttare rocce e metalli presenti sul pianeta, in quanto non sarebbe possibile un continuo rifornimento dalla Terra. Un progetto a tutto tondo e ben dettagliato, insomma. I tempi? L’intenzione – secondo un portavoce di Abiboo – è quello di popolare la città marziana con i primi coloni, entro il 2100.
[di Eugenia Greco]
La Gdf ha sequestrato 60 milioni di mascherine pericolose
La Guardia di Finanza della compagnia di Gorizia ha sequestrato più di 60 milioni di mascherine custodite all’interno di depositi in tutto il territorio nazionale ed in attesa di essere distribuite. Queste ultime sono risultate essere non conformi alle normative vigenti e pericolose per la salute. Infatti, dalle analisi di laboratorio effettuate dalle Fiamme Gialle è emerso che alcune di esse avevano una capacità filtrante 10 volte inferiore rispetto a quanto affermato. Si tratta di mascherine, in origine 250 milioni di pezzi, ereditate dalla precedente gestione della struttura nazionale per l’emergenza.
Covid: protesta dei venditori ambulanti a Torino
A Torino, i venditori ambulanti dei mercati stanno protestando contro la chiusura imposta dalle norme anti covid-19. Centinaia di furgoni stanno attraversando le strade della città: sono partiti dall’Allianz Stadium e sono diretti a piazza Vittorio. I manifestanti chiedono di poter tornare a lavorare e, se la chiusura proseguirà, a partire dalla giornata di domani apriranno comunque. Lo ha dichiarato Gianfranco Nardozzi, il presidente del Goia, ossia uno dei sindacati che ha organizzato l’evento.
Birmania: almeno 510 civili uccisi da inizio proteste anti golpe
Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, una Ong, in Birmania sono almeno 510 i civili che sono stati uccisi dalle forze dell’ordine dall’inizio delle proteste contro il colpo di Stato militare del primo febbraio. Tale numero, peró, secondo la Ong rappresenta una sottostima in quanto sono centinaia le persone arrestate negli ultimi due mesi di cui si sono perse le tracce.
Suez: liberata la nave Ever Given, riprende il traffico
La nave portacontainer Ever Given che da sei giorni era incagliata nel canale di Suez è stata rimessa in condizione di navigare. Per liberarla sono serviti 12 rimorchiatori che, aiutati anche dal picco della marea, sono riusciti a trascinarla in linea di galleggiamento. Il traffico lungo il canale è quindi ripreso.







