sabato 22 Novembre 2025
Home Blog Pagina 1611

La multinazionale francese Total finanzia la giunta militare in Birmania

0

Il colosso petrolifero Total rischia di essere coinvolto in un terremoto di proporzioni internazionali per aver finanziato la giunta golpista del Generale Min Aung Hlaing. A rivelare lo scandalo è stato il quotidiano francese Le Monde, svelando come la multinazionale francese avrebbe finanziato i militari che hanno preso il potere in Birmania rendendosi colpevoli di gravissime violazioni dei diritti umani mettendo tra l’altro agli arresti, con futili motivazioni, l’ex Consigliere di Stato del Myanmar e premio Nobel per la pace (1991) Aung San Suu Kyi, ma anche tutti i vertici del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia.

L’inchiesta di Le Monde si è focalizzata principalmente sulla società Moattama Gas Transportation Company (MGTC), fondata nel 1994 con sede alle Bermuda e proprietaria del gasdotto di Yadana, un giacimento di gas offshore nel mare delle Andamane, di cui Total, con il 31%, è il maggior azionista. Secondo le relazioni dei revisori dei conti, la società francese dichiara un livello di profitti altissimo (98% utile netto al lordo delle imposte), e la multinazionale proprietaria del gasdotto, la MGTC ha registrato, nel 2019, un fatturato di quasi 523 milioni di dollari (433 milioni di euro), per soli 11 milioni di dollari di spese.

Secondo i documenti consultati, il quotidiano transalpino ha riscontrato che l’azienda avrebbe istituito un sistema articolato di ripartizioni finanziarie detraendo i costi di trasporto dai ricavi dei giacimenti di gas. In questo modo è possibile ridurre automaticamente le cifre delle royalties e la parte dei profitti ricevuti dallo Stato birmano per farle affluire direttamente dalle casse dello Stato alla Myanmar Oil and Gas Enterprise (MOGE), una società statale, gestita in modo opaco e controllata dai militari.

Le Monde ha pubblicato anche le testimonianze di alcuni dipendenti birmani del colosso petrolifero francese. Nell’intervista essi riconoscono che, pur non esistendo soluzioni semplici, auspicano che Total smetta di finanziare la giunta e dichiarano che molti lavoratori, per essersi uniti alle proteste contro il golpe, sono stati minacciati e richiamati all’ordine dai loro superiori.

[di Federico Mels Colloredo]

Razzo cinese in caduta libera: allerta in 10 regioni italiane

0

Il razzo spaziale cinese “Lunga marcia 5B” è in caduta verso la Terra per un atterraggio non controllato. L’impatto è previsto per le ore 2.24 del 9 maggio, con una incertezza di sei ore. Gran parte di esso si distruggerà attraversando l’atmosfera e secondo gli esperti i rischi che qualcuno possa farsi male sono molto bassi. Tuttavia, per estrema precauzione, la protezione civile ha emanato l’allerta in tutto il centro-sud Italia (dove il razzo potrebbe cadere) invitando i cittadini a non uscire di casa e di restare lontani da porte e finestre.

Finalmente stiamo capendo qualcosa su Venere, il pianeta più vicino e misterioso 

0

Venere viene definito “il pianeta gemello” della Terra. Sono infatti entrambi rocciosi e assai simili per dimensione, massa e densità. Ciononostante, i due corpi celesti hanno avuto dei percorsi evolutivi differenti e, a causa della fitta e opaca coltre di nubi che avvolge Venere, tantissime sue caratteristiche sono rimaste sconosciute. Recenti studi però, stanno finalmente portando alla luce alcune proprietà importanti del nostro vicino. Un team di esperti, guidato dall’Università della California a Los Angeles, è infatti riuscito a calcolare la durata precisa di un giorno su Venere, l’inclinazione del suo asse e le dimensioni del suo nucleo.

Gli studiosi hanno ottenuto queste informazioni dai dati raccolti in 14 anni (dal 2006 al 2020) di osservazioni radar. Grazie agli echi delle onde radio captati dall’antenna di 70 metri del Goldstone Deep Space Communications Complex (deserto del Mojave- California), e dall’antenna di 100 metri del radiotelescopio di Green Bank (West Virginia), è stato calcolato che un giorno su Venere dura 243,0226 giorni terrestri, circa due terzi di un anno sulla Terra. Si tratta però di un valore medio, poiché la velocità di rotazione del pianeta cambia continuamente, con una differenza di circa 20 minuti tra le singole misurazioni. Secondo gli esperti, ciò che causerebbe questa variazione, potrebbe essere la pesante atmosfera venusiana che, muovendosi sopra la superficie, scambierebbe quantità di moto con il pianeta, accelerandolo o decelerandolo. Un meccanismo che accade anche sulla Terra, ma in maniera ridotta, poiché l’atmosfera è 93 volte meno massiva di quella del suo vicino. Sul nostro pianeta infatti, lo scambio della quantità di moto produce una variazione della velocità che modifica la durata di un giorno di un millisecondo.

Le numerose misurazioni radar hanno inoltre permesso ai ricercatori non solo di calcolare l’inclinazione dell’asse di rotazione di Venere, il quale risulta pari a 2,6392 gradi, ma di misurare anche il cosiddetto moto millenario. Il moto millenario consiste in dei movimenti che il pianeta compie in tempi lunghi migliaia di anni e che producono mutamenti importantissimi a livello ambientale. Su Venere questo moto dura circa 29mila anni, mentre sulla Terra 26mila. Infine, il team di esperti è riuscito a misurare le dimensioni del nucleo venusiano, stimando un raggio di circa 3.500 chilometri, abbastanza simile a quello terrestre. 

Tante domande sul pianeta “gemello” della Terra sono ancora senza risposta, a cominciare da quella più affascinante: è possibile che abbia ospitato forme di vita prima che l’effetto serra ne cambiasse la composizione? Per gli scienziati questo non può essere escluso e – oltretutto – non si può escludere che alcune forme di vita possano ancora essere presenti a una certa latitudine – precisamente tra i 47 e i 70km – dove le condizioni di pressione e temperatura potrebbero essere compatibili con alcune forme batteriche. In un futuro non troppo lontano potremmo avere maggiori risposte.

[di Eugenia Greco]

Trovati resti di 9 uomini di Neanderthal al Circeo

0

A oltre ottant’anni dalla scoperta della Grotta Guattari a San Felice Circeo (Latina), grazie ad una ricerca della Soprintendenza archeologica di Frosinone e Latina in collaborazione con l’Università di Tor Vergata sono stati scoperti reperti fossili attribuibili a 9 individui di uomo di Neanderthal. Lo si apprende dalle parole del ministro della Cultura Franceschini, il quale ha sottolineato che questa sia «una scoperta straordinaria di cui parlerà tutto il mondo perché arricchisce le ricerche sul tema». Inoltre, sono stati trovati anche resti di animali tra cui: rinoceronte, iena, cervo nobile ed uro, un grande bovino estinto.

Colombia, Ong denunciano: almeno 379 persone scomparse durante proteste

0

Un gruppo formato da 26 Ong colombiane ha affermato che dal 28 aprile, giorno in cui sono iniziate le proteste in Colombia contro la riforma fiscale stabilita dal governo, sono state denunciate come scomparse almeno 471 persone: 92 di queste sono state successivamente localizzate ma delle restanti 379 non si hanno notizie. Tali informazioni sono state inserite all’interno di un rapporto che le Ong hanno consegnato a Bogotà all’Ufficio del Difensore civico. Nel rapporto si legge che «le persone hanno denunciato di essere state malmenate e sottoposte a torture» e che « vi sono state violenze sessuali nei confronti di donne e omosessuali».

Cosa dicono gli studi sulle varie terapie anti-Covid

5

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), un’agenzia indipendente dell’Unione europea, ha pubblicato un documento in cui vengono riportati e analizzati gli studi tramite i quali è stata valutata la sicurezza e l’efficacia di diversi medicinali ritenuti potenzialmente utili per la prevenzione e la cura del Covid-19. Tra le terapie analizzate vi sono: antivirali, cortisonici, anticorpi monoclonali, plasma convalescente, antibiotici ed anche la tanto discussa idrossiclorochina.

Antivirali

Fra gli antivirali presi in considerazione vi è il remdesivir: gli esperti internazionali del Gruppo di sviluppo delle linee guida dell’Oms (GDG), sulla base di un RCT (studio controllato randomizzato) e di altri 3 studi, sono arrivati alla conclusione che attualmente non ci siano prove che esso garantisca un tasso di mortalità minore o comunque migliori le condizioni dei pazienti ospedalizzati ed hanno raccomandato di non utilizzarlo, indipendentemente dalla gravità della malattia. Tuttavia, in seguito ad una raccomandazione dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali), la Commissione europea ha autorizzato l’immissione in commercio del farmaco, ma solo per il trattamento del Covid nei confronti degli adulti con polmonite che richiedono ossigeno supplementare e degli adolescenti dai 12 anni in su che hanno un peso di almeno 40kg e che presentano una situazione clinica analoga. Inoltre un altro antivirale, il molnupiravir, si è dimostrato utile nella lotta al coronavirus: uno studio che ha incluso 202 pazienti Covid non ospedalizzati ha mostrato che, grazie al suo utilizzo, si riduce il tempo necessario a risultare negativi al virus tramite i tamponi nasofaringei.

Cortisonici

Per quanto riguarda i cortisonici, invece, dai risultati preliminari di un RCT sul desametasone si apprende che esso riduce significativamente la mortalità tra i pazienti Covid in condizioni gravi sottoposti a ventilazione meccanica. Sulla base di questi risultati, il National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti ha raccomandato la somministrazione di desametasone per i malati che ricevono ventilazione meccanica o che hanno bisogno di ossigeno supplementare. A conferma della sua efficacia, vi è anche la raccomandazione data dall’Oms: sulla base di una revisione sistematica e di una meta-analisi dei risultati di otto RCT, l’Oms ha raccomandato fortemente l’uso di cortisonici sistemici per i pazienti gravi e di non utilizzarli nei confronti di pazienti non gravemente malati.

Anticorpi monoclonali

Anche gli anticorpi monoclonali si sono rivelati utili nel trattamento dei malati Covid: l’analisi ad interim di due studi clinici sugli anticorpi monoclonali somministrati ai pazienti non ospedalizzati subito dopo l’insorgenza della malattia, ha mostrato un maggiore declino delle cariche virali e una ridotta necessità di cure mediche per coloro che ricevono tale trattamento rispetto al gruppo placebo. Inoltre, il 26 marzo 2021, GlaxoSmithKline Plc e VirBiotechnology Inc hanno annunciato i risultati dell’analisi ad interim di uno studio sull’anticorpo monoclonale «VIR-7831» per il trattamento precoce del Covid nei confronti dei malati ad alto rischio di ospedalizzazione: lo studio ha mostrato una riduzione dell’85% dell’ospedalizzazione o della morte tra coloro che hanno ricevuto il VIR-7831 rispetto ai pazienti placebo. Ad ogni modo, però, va detto che tutto ciò potrebbe non sussistere poiché le nuove varianti del virus sono state collegate ad una ridotta suscettibilità in vitro agli anticorpi monoclonali.

Invece, nei confronti degli anticorpi monoclonali immunomodulatori (ossia capaci di regolare la risposta immunitaria dell’organismo) vi sono vari studi che sono giunti a conclusioni differenti. In tal senso, lo studio BACC Bay Tocilizumab Trial, non ha giudicato efficace il tocilizumab (un anticorpo monoclonale) per prevenire l’intubazione o la morte nei pazienti ospedalizzati e ammalati in maniera moderata. Tuttavia, in un altro RCT l’uso di tocilizumab si è rivelato utile nei confronti dei pazienti ospedalizzati non intubati e con polmonite provocate dal Covid-19. Inoltre l’Infectious Diseases Society of America (IDSA) ha raccomandato il tocilizumab in aggiunta alla cura standard nei pazienti in condizioni critiche. La raccomandazione si basa sui risultati di otto diversi RCT che hanno dimostrato che vi sia una tendenza alla riduzione della mortalità legata all’uso del tocilzumab nonchè un rischio inferiore di deterioramento clinico nel gruppo che ha ricevuto il tocilzumab rispetto al gruppo placebo, entrambi in aggiunta alle cure standard.

Plasma convalescente

Anche per il plasma convalescente vi sono studi giunti a conclusioni differenti. Infatti alcuni studi dimostrano che non ci sono differenze significative per ciò che concerne la mortalità e la progressione della malattia tra i pazienti sottoposti alla trasfusione di plasma convalescente (sia con una quantità di anticorpi alta che bassa) e quelli a cui il plasma non è stato somministrato. Ve ne sono però altri che dimostrano il contrario: uno studio retrospettivo su 3082 pazienti che hanno ricevuto il plasma convalescente negli Stati Uniti ha rilevato che la trasfusione di plasma con un’elevata quantità di anticorpi contro il coronavirus è associata ad un minor rischio di morte nei pazienti non ventilati meccanicamente, in particolare nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento entro tre giorni dalla diagnosi. Inoltre, anche un altro RCT condotto su 160 pazienti in Spagna ha dimostrato che la somministrazione di plasma convalescente con molti anticorpi, effettuata entro 72 ore dall’insorgenza dei sintomi, riduce il rischio di progressione verso una grave malattia respiratoria del 48%. Ad ogni modo, però, ciò che ostacola fortemente tale trattamento terapeutico è la poca disponibilità di plasma convalescente con un’elevata quantità di anticorpi contro il Covid, presente solo nel 20% dei pazienti convalescenti.

Antibiotici

Altri medicinali comunemente utilizzati nel trattamento del Covid-19 sono gli antibiotici. Nello specifico questi ultimi sono indicati per il trattamento delle infezioni batteriche sospette o confermate nei malati di Covid. Tuttavia, nonostante il basso rischio di infezione batterica nei pazienti Covid (secondo alcuni studi la percentuale dei pazienti che ha anche un’infezione batterica si aggira intorno al 7%) essi vengono prescritti molto spesso. Ad esempio, uno studio osservazionale condotto su 5853 pazienti Covid adulti e pediatrici ospedalizzati in un centro a New York City ha rilevato che 4130 (70,6%) di loro hanno ricevuto almeno una dose di antibiotici. A tal proposito, nel documento dell’Ecdc si legge che l’abuso di antibiotici rilevato nei confronti dei pazienti Covid comporta il rischio di aumentare la resistenza antimicrobica.

Idrossiclorochina

Infine, per quanto concerne l’idrossiclorochina, i dati di studi sperimentali in vitro avevano indicato che quest’ultima potesse avere un effetto inibitorio nei confronti del Covid. Tuttavia, alcuni RCT come lo studio WHO Solidarity Trial e lo studio RECOVERY non hanno trovato alcuna prova riguardo ai benefici legati all’idrossiclorochina utilizzata contro il Covid. Nello specifico lo studio RECOVERY, che ha confrontato 1542 pazienti a cui è stata somministrata l’idrossiclorochina con 3132 pazienti che hanno ricevuto cure standard, non ha riscontrato alcuna differenza in termini di mortalità, degenza ospedaliera e quant’altro. In più, altri due studi clinici che hanno analizzato l’effetto dell’idrossicolochina somministrata precocemente ai pazienti Covid non ospedalizzati con sintomi lievi, non hanno mostrato alcun effetto significativo sulla gravità dei sintomi. Inoltre, come è noto, l’Oms ha raccomandato di non utilizzare l’idrossiclorochina per il trattamento del coronavirus. Va detto, però, che l’utilità della stessa come profilassi farmaceutica sia ancora in dubbio: un RCT britannico è ancora in corso e mira a reclutare 40.000 operatori sanitari ed altro personale a rischio in tutto il mondo per studiare la sua efficacia in tal senso.

[di Raffaele De Luca]

Gerusalemme: scontri su Spianata Moschee, più di 220 feriti

0

Questa notte a Gerusalemme, sulla Spianata delle Moschee, si sono verificati violenti scontri tra palestinesi e forze dell’ordine israeliane e più di 220 persone sono rimaste ferite. Nello specifico, secondo quanto riportato dalla Mezzaluna Rossa Palestinese sono 205 i palestinesi feriti, mentre in base a quanto affermato da un portavoce della polizia israeliana 17 agenti sono rimasti feriti. Inoltre, secondo quanto dichiarato dalla polizia israeliana gli scontri sono iniziati poiché «centinaia di rivoltosi hanno iniziato a lanciare pietre, bottiglie e altri oggetti contro gli agenti, che hanno reagito».

Caso Cucchi: condannati a 13 anni di carcere due carabinieri

0

La Corte d’assise d’appello di Roma ha condannato a 13 anni di carcere i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per omicidio preterintenzionale. Inoltre il carabiniere Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia, ha ricevuto un lieve sconto di pena, passando da 4 anni e mezzo a 4 anni per falso. Confermata invece la condanna a 2 anni e 6 mesi per falso al carabiniere Francesco Tedesco.

L’interesse di Eni per le foreste è solo greenwashing

0

«Gli investimenti di Eni in progetti di conservazione delle foreste sono solo un’operazione di greenwashing». È quanto afferma un recente rapporto redatto da ReCommon e Greenpeace Italia. Il documento, intitolato “Cosa si nasconde dietro l’interesse di Eni per le foreste“, critica, tra le altre cose, il meccanismo dei crediti di carbonio. Il colosso del petrolio, in particolare, sta sfruttando lo strumento REDD+ per compensare le emissioni causate dalle sue attività estrattive attraverso l’acquisto di crediti derivanti da progetti di conservazione delle foreste.

Negli ultimi anni, Eni ha annunciato di aver siglato accordi per progetti REDD+ in vari Paesi dell’America Latina e dell’Africa. Mostrando fieramente questi risultati, la multinazionale, tuttavia, pecca di una visibile ipocrisia. «La credibilità degli schemi di compensazione – denunciano nel rapporto – risulta compromessa dal fatto che si basano su un assunto impossibile da verificare. Si presumono riduzioni di emissioni sulla scorta di ciò che sarebbe accaduto se tali progetti non fossero stati realizzati. Stime aleatorie, che si rivelano di importanza fondamentale per tenere in vita ancora per decenni il modello dell’estrazione dei combustibili fossili». Le accuse sembrerebbe quindi ben fondate. Considerando, soprattutto, che Eni rientra tra le trenta aziende più inquinanti del Pianeta per emissioni di gas serra.

L’azienda italiana con il più alto livello di emissioni, aderendo al mercato del carbonio, può quindi presentarsi come protettrice della biodiversità. Una spudorata operazione di greenwashing, «nonostante – commentano gli autori del documento – le loro attività estrattive continuino a causare la distruzione degli ecosistemi su cui ricadono le loro concessioni, come per esempio nel Delta del Niger o in Mozambico». L’efficacia del meccanismo dei crediti di carbonio è stata già messa in discussione in più di un’occasione. Per quanto riguarda poi aziende impegnate nel fossile del calibro di Eni, questo strumento andrebbe totalmente ripensato. Per ora, si è dimostrato efficace solo a ripulire la loro immagine.

[di Simone Valeri]

Brasile: 25 morti in un’operazione antidroga

0

Un’operazione antidroga condotta dalla polizia brasiliana alle 6 del mattino (ora locale) a Jacarezinho, una favela di Rio de Janeiro, si è trasformata in una vera e propria sparatoria: 25 persone hanno perso la vita, tra queste anche un agente. Il blitz era stato effettuato da parte di 200 agenti che erano alla ricerca degli affiliati al Comando Vermelho, un’organizzazione criminale che controlla in narcotraffico all’interno della favela. Nei confronti delle forze dell’ordine , però, vi è stata l’opposizione della gang criminale, dotata di una struttura paramilitare in possesso di granate e mitragliatori.