sabato 22 Novembre 2025
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L’Europa respinge illegalmente migliaia di migranti e rifugiati

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Alla fine di aprile 2021, è stato pubblicato il report di Protecting Rights at Borders (PraB). Il documento riporta le testimonianze di respingimenti illegali di migranti e rifugiati lungo i confini raccolte da una serie di organizzazioni di difesa dei diritti umani nei paesi che hanno partecipato al monitoraggio: Italia, Grecia, Bosnia Herzegovina, Macedonia e Ungheria. I casi registrati sono ben 2162. In due casi su tre, il respingimento era non solo illegale ma anche violento. Come ha dichiarato il The Guardian, sembrerebbe che i paesi membri dell’Unione Europea stiano collaborando tra di loro, in maniera informale, per perseguire una linea molto dura e extra-legale in fatto di accoglienza.

I respingimenti illegali sono messi in atto dalla polizia e dagli agenti che controllano le frontiere. In molti casi, riporta il documento, questi episodi non vengono registrati da nessuno. Il che fa supporre che i 2162 casi di cui parliamo non siano che una frazione degli abusi commessi regolarmente lungo i confini. Dei casi registrati, nel 31% si tratta di diniego di richiesta d’asilo, nel 24% di violenza fisica e assalto e nel 27% di furto, estorsione o distruzione di proprietà.

Sono 176 i casi di cosiddetto “chain pushback,” ovvero respingimenti che attraversano più confini. Lungo tutti i confini monitorati (Italia-Francia, Italia-Slovenia, Serbia-Romania, Grecia-Turchia, Croazia-Bosnia), si sono registrati numerosi episodi violenza e aggressione (anche con manganelli e cani). I respingimenti più violenti sono quelli dalla Romania (nel 46% dei casi è stato riportato abuso fisico). Ad essere vittima di questi trattamenti sono sopratutto gli uomini, ma nel 13% anche bambini.

In Italia, queste pratiche sono severamente vietate non solo perché violano i diritti fondamentali dell’uomo, ma anche perché ogni persona ha diritto ad inoltrare una domanda di asilo e a vedere il suo proprio caso esaminato specificamente. Secondo il rapporto, però, queste pratiche sono anche molto comuni, al punto da poter essere considerate degli strumenti (de facto) nel controllo dei confini.

È importante sottolineare, come fa il report, che non ci si può semplicemente fidare dei controlli di frontiera, sperando che facciano il loro lavoro umanamente e nel rispetto della legge. È necessario invece monitorare questi episodi regolarmente e pretendere che chi commette questi crimini si prenda le sue responsabilità. Oltretutto, conclude il documento, quello dei respingimenti violenti non è che uno degli aspetti di un trend più ampio che sta prendendo piede in Europa, che consiste in una progressiva contrazione del rispetto delle procedure del diritto internazionale che si basano sui diritti umani e civili. Violazioni delle quali è stata accusata recentemente la stessa Frontex, l’Agenzia europea per le frontiere.

[di Anita Ishaq]

India: ciclone colpisce costa occidentale, almeno 20 morti

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Almeno 20 persone hanno perso la vita. É questo il bilancio attuale provocato dal ciclone “Tauktae”, che ha colpito la costa occidentale dell’India. Dopo aver toccato ieri gli stati di Kerala, Goa e Maharashtra, è arrivato sulle coste del Gujarat, dove 150 mila persone erano state preventivamente evacuate dalla Protezione Civile. Si tratta del vortice più grande nella regione da decenni, con venti fino a 185 km all’ora ed onde alte 3 metri.

Usa vs Cina, il nuovo fronte della battaglia per la supremazia si gioca sullo spazio

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Tiangong Space Station

La Cina festeggia con gioia un importante traguardo spaziale: la missione Tianwen-1 è riuscita a depositare con successo il rover cinese sulla superficie di Marte. La missione mira a sondare a fondo la zona nota come Utopia Planitia, un’area in cui sarà forse possibile rinvenire tracce delle forme di vita che hanno abitato il pianeta, nonché depositi di ghiaccio che potranno certamente tornare utili qualora decidessimo effettivamente di portare avanti la colonizzazione umana. Il mondo accademico è universalmente entusiasta, ma altrove il clima è drasticamente diverso.

Più vicini ai nostri lidi, nell’orbita terrestre, la Cina sta imbastendo la Tiangong Space Station (TSS), una stazione orbitale che vuole proporsi come alternativa alla International Space Station (ISS), ma un’alternativa le cui redini saranno tenute strettamente nelle mani del Partito Comunista Cinese. L’Intelligence statunitense guarda da vicino il programma, identificandolo in un rapporto come una minaccia prioritaria alla sicurezza statunitense.

La posizione allarmista adottata dal documento è squisitamente cristallina nel sottolineare come una tale struttura possa costituire un problema: «Beijing si sta impegnando per raggiungere o superare le possibilità statunitensi nello spazio, così da ottenere benefici militari, economici e di prestigio». In pratica, gli USA rischiano di essere surclassati, il che fa suonare gli allarmi.

Per contrastare questa “minaccia”, l’Intelligence a stelle e strisce propone dunque di investire nelle operazioni controspaziali, giustificando una simile presa di posizione asserendo non sia altro che una dovuta risposta alle basi missilistiche cinesi le quali, avverte il Pentagono da anni, potrebbero essere usate per attaccare i satelliti americani. 

A gettare benzina sul fuoco c’è il fatto che, al di là del mondo prettamente accademico, Cina e USA non si confrontino adeguatamente sulle rispettive strategie, un intoppo comunicativo che, stando alle parole di Steve Jurczyk, uomo a capo della NASA fino a qualche settimana fa, ha radici nella politica a stelle e strisce, la quale ha impedito alla propria agenzia aerospaziale di creare un dialogo con l’omologa cinese.

Due differenti report indipendenti, sollevano qualche dubbio sull’affidabilità di una simile paranoia, sottolineando come molte delle manovre spaziali belliche attribuite alla Cina non siano state adeguatamente verificate.

In tal senso, piuttosto, sembra invece molto attiva la Russia, la quale starebbe effettivamente imbastendo una fitta rete di armamentari capaci di abbattere o rendere inoperativi i satelliti che si muovono a basse altitudini. 

Perché dunque tutta questa enfasi anti-cinese? La spiegazione la si ritrova probabilmente nella dichiarazione fornita dall’Intelligence stessa, ovvero che i giganteschi investimenti della Cina nel ramo della tecnologia e dell’esplorazione spaziale stiano mettendo a rischio l’egemonia statunitense, cosa che dev’essere ostacolata con ogni mezzo. Un atteggiamento che trova il suo contesto nella strategia globale anticinese resa pubblica dall’amministrazione Biden con la recente approvazione dello Strategic Competition Act.  

[di Walter Ferri]

Argentina: stop 30 giorni all’export carne bovina

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L’Argentina, quarto paese al mondo per export di carne bovina (819.000 tonnellate nel 2020), ha deciso di fermare l’export della sua carne per 30 giorni. Lo ha annunciato, in un incontro con i rappresentanti del Consorzio degli esportatori di carni argentine, il Presidente della Repubblica Alberto Fernandez che intende così combattere il considerevole aumento dei prezzi (+65%) sul mercato interno.

Tonnellate di rifiuti abusivi scoperti in Salento: danni ambientali incalcolabili

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Una cricca di imprenditori spregiudicati e faccendieri, gli intrecci tra criminalità organizzata e mondo degli affari, egoismo e disinteresse per l’ambiente, mancanza di controlli e di senso civico. C’è il peggio dell’Italia in questa storia che si snoda tra il Salento e la terra dei fuochi. Seicento tonnellate di rifiuti, inclusi quelli pericolosi e speciali, provenienti dalla Campania e poi stoccati in capannoni posti tra Lecce e Taranto. In alcuni casi addirittura tombati nel sottosuolo, con conseguenze potenzialmente gravissime per la falda, l’ambiente e la salute circostante.

I trasporti e tutta la filiera era completamente in nero, per questo gli inquirenti hanno ribattezzato l’indagine “all black”. I camion trasportavano i rifiuti completamente senza documenti di trasporto, gli stessi documenti intestativi dei mezzi erano falsi, le società coinvolte fittizie, i permessi clonati da quelli di altre imprese.

I rifiuti finivano in qualsiasi posto avesse spazio libero per poterne ospitare: cave dismesse, magazzini, capannoni. «Il gruppo criminoso – ha scritto il gip Alcide Maritati – non disponendo di siti autorizzati per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti, era altresì collegato ad una rete di persone sparse sui territori delle province salentine che hanno procurato (dietro compenso) la disponibilità di cave, capannoni o aree non altrimenti utilizzate (a volte anche di ignari proprietari) da adibire a discarica abusiva».

Nessun sistema raffinato insomma, ma la brutalità rozza della sopraffazione. Un gioco che è andato avanti neanche poco, visto che la banda – senza mai essere fermata lungo il viaggio che comunque era lungo circa 400 chilometri – è riuscita a trasportare e seppellire 600 tonnellate di immondizia, di cui 142 di rifiuti pericolosi. Le conseguenza per l’ambiente si potranno misurare tra qualche tempo, ma di certo saranno gravi, così come i problemi di salute per chi abita nelle aree circostanti.

Il Nucleo operativo ed ecologico in collaborazione con la guardia di finanza di Taranto ha smantellato il gruppo nella notte. In tredici, all’alba di oggi, sono finiti in arresto: dieci in carcere, gli altri ai domiciliari. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, spesso anche altamente pericolosi per la salute umana, su tutto il territorio nazionale e riciclaggio.

É morto Franco Battiato

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Questa mattina è morto Franco Battiato, aveva 76 anni. Il cantautore ha spaziato tra una grande quantità di generi e stili: dall’avanguardia degli anni ’70 alla melodie mistiche e filosofiche per arrivare al pop. Tantissimi i successi di una carriera durata più di cinquant’anni.

Israele colpisce laboratorio Covid di Gaza

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Middle East Eye riferisce che Israele, nell’ultimo attacco aereo, ha distrutto il laboratorio per le analisi e i test Covid di Gaza (l’unico presente). Nel bombardamento vi sono stati ingenti danni anche agli edifici circostanti come il ministero della Salute palestinese, un orfanotrofio e un liceo femminile.

Colombia: la lotta prosegue, la repressione è brutale, il mondo continua a non vedere

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Continuano incessantemente da venti giorni le proteste popolari in Colombia e prosegue, se possibile in modo sempre più brutale, la repressione. Le forze di polizia del governo Dunque continuano a “lavorare” godendo del silenzio complice della comunità internazionale e dei media. I dati forniti da Colombia Informa, riferiti al periodo 28 aprile-10 maggio, parlando di: 52 persone uccise; 489 feriti; 435 persone scomparse (anche minorenni); 1.365 persone detenute arbitrariamente; 15 abusi sessuali; 122 attacchi della polizia contro la stampa indipendente. Però, anche con l’intensificarsi della repressione, il Paro Nacional (così è stata denominata la protesta) non si ferma.

Mesa de Trabajo sobre Desaparición Forzada en Colombia ha invece registrato 471 persone scomparse, di cui solo 92 sono state rintracciate presso centri detentivi come il Transfer for Protection Centers (CCC) oppure all’Immediate Care Commands (IAOs) e altri siti non autorizzati dalla legge e senza alcuna autorizzazione da parte della Procura. Di tutti gli altri “desaparecidos” non si è avuta alcuna notizia.

La rete per i diritti umani della Colombia sud-occidentale Francisco Isaías Cifuentes (REDFIC) ha pubblicato questo sabato un rapporto che descrive in dettaglio i casi di violenza sessuale contro le donne nell’ambito delle continue accuse di repressione della forza pubblica contro i manifestanti in Colombia. Si aggiungono, ai 15 già registrati, altri 14 casi di stupro. Purtroppo, proprio come avvenuto in moltissimi teatri di guerra, lo stupro è utilizzato come strumento di terrorismo nei confronti delle attiviste donne.

Popolazioni indigene, comunità afro-colombiane, contadini, classe urbana e classe operaia, movimenti giovanili e studenteschi, hanno costruito un una campagna di protesta che oramai va oltre la semplice opposizione alla riforma fiscale che ne ha costituito la scintilla: l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di ingiustizie sociali. La monumentale iniziativa popolare ha portato nelle strade e nelle piazze la cultura, l’arte e la musica, mentre il governo ha risposto con violenta repressione.

La miccia delle proteste, iniziate il 28 aprile, è stata infatti la riforma fiscale voluta dal governo di destra di Iván Duque Márquez, poi ritirata, che avrebbe rincarato molto il costo della vita e il cui peso maggiore sarebbe gravato sulle classi medio-basse già al limite della sopportazione dopo un anno di pandemia. Il governo aveva intenzione di recuperare quasi 7 miliardi di dollari con una tassazione su beni di prima necessità come farina, uova e zucchero, oltre che da un rincaro di servizi di base come l’elettricità.

Intanto, lunedì scorso, la comunità colombiana che vive in Italia ha tenuto un presidio in Piazza del Popolo, a Roma, in solidarietà con i manifestanti oltreoceano.

[di Michele Manfrin]

Abu Mazen incontra inviato USA

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Abu Mazen, Presidente palestinese, ha ricevuto oggi a Ramallah – in Cisgiordania – l’inviato del dipartimento di Stato Usa, Hadi Amr. Nell’incontro è stato chiesto agli USA di intervenire per fermare gli attacchi israeliani contro il popolo palestinese. Secondo Wafa, Amr ha affermato: “Gli Stati Uniti si stanno muovendo in quella direzione”

L’unione fa la forza: il primate più raro del Brasile salvato dall’estinzione

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Grazie al successo di un progetto di conservazione, le scimmie tamarino ‘leone nero’ del Brasile, ora, rischiano meno l’estinzione. L’iniziativa, parte di uno studio coordinato dall’Istituto di ricerca ecologica brasiliano, ha previsto la messo a dimora di 2,7 milioni di piante in trent’anni. Coprendo un’area complessiva di 6.000 ettari, il progetto ha migliorato le connessioni tra gli habitat forestali della specie minacciata. Il risultato è stato un miglioramento dello stato di conservazione del primate. Ma non è tutto. Lo studio, inoltre, ha dimostrato che i progetti di conservazione hanno maggiori probabilità di successo se vengono rispettate le esigenze delle comunità locali. Per creare una rete di corridoi forestali sono state infatti consultate le piccole aziende agricole del luogo. Il rimboschimento dell’area è stato così realizzato a partire da queste e con l’aiuto diretto degli agricoltori, donne in particolare.

Da un lato, quindi, la popolazione ha beneficato di entrate economiche extra e di nuovi posti di lavoro. Dall’altro, evitando conflitti con le comunità locali, il progetto si è potuto concretizzare. E il tamarino ‘leone nero’ (Leontopithecus chrysopygus), ora, è un po’ più al sicuro. La specie, considerata estinta per oltre 65 anni, è stata riscoperta solo nel 1970. Endemica della Foresta Atlantica dello stato di São Paolo, la scimmia è tuttavia particolarmente vulnerabile alla deforestazione e conseguente frammentazione. Gli scienziati hanno così deciso di connettere le diverse popolazioni rimanenti di primati attraverso la creazione di corridoi ecologici, ovvero habitat forestali lineari tra un frammento e l’altro di foresta. Senza il coinvolgimento delle comunità locali – spiega Mongabayquesto però non sarebbe stato possibile: il rimboschimento su terreni privati ​​apre ora nuove strade vantaggiose sia per gli agricoltori che per la conservazione della biodiversità.

[di Simone Valeri]