sabato 20 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 16

In Portogallo è stato annunciato il primo sciopero generale dopo 12 anni

0

I lavoratori portoghesi hanno annunciato il primo sciopero generale degli ultimi 12 anni. A proclamare la mobilitazione, che si svolgerà il prossimo 11 dicembre, sono stati i principali sindacati del Paese, per contestare le nuove norme in tema di politiche di lavoro proposte dal governo di Luís Montenegro. Tra le proposte, quella di limitare le agevolazioni orarie che le donne possono richiedere durante il periodo di allattamento, la riduzione del congedo per lutto in caso di interruzione di gravidanza, e norme che – secondo i sindacati – faciliterebbero i licenziamenti e renderebbero più precari i contratti di lavoro. Lo sciopero interesserà tutti i settori pubblici, dal trasporto locale a quello nazionale, per arrivare agli ospedali.

Da settimane i lavoratori portoghesi protestano contro la nuova riforma del governo Montenegro, che prevede l’aumento del numero di ore lavorative senza un conseguente aumento di stipendio, facilita i licenziamenti e limita congedi parentali e permessi per allattamento e lutto gestazionale. Ad essere colpiti sarebbero cinque milioni di lavoratori in tutto il Portogallo, dei quali 1,4 milioni (il 54% dei giovani) hanno già contratti precari. Secondo i sindacati, inoltre, il pacchetto di misure incide anche «sulle forme e sui meccanismi di organizzazione e protezione collettiva dei lavoratori, sia indebolendo ulteriormente il diritto alla contrattazione collettiva, sia snaturando il diritto di sciopero, sia introducendo maggiori vincoli all’esercizio della libertà sindacale». Per questo motivo, la Confederazione Generale e l’Unione Generale dei lavoratori portoghesi (CGPT e UGT) hanno convocato un grande sciopero generale di 24 ore per questo giovedì, il primo dal 2013.

A fronte del malcontento, il governo sembra comunque intenzionato a tirare dritto per la sua strada. «Non è quando siamo in difficoltà che dobbiamo improvvisare riforme che trasformano le nostre strutture» ha dichiarato il primo ministro Luís Montenegro, secondo il quale la riforma permetterà di portare il salario minimo da 920 a 1500 euro egli stipendi medi da 1500 a «2000-2500 euro». Secondo i sindacati, si tratta di dichiarazioni «disperate», che non riflettono la realtà del cambiamento, «disperazione che prosegue» quando il ministro, in successive dichiarazioni, «rivede i numeri e parla di 1600 euro per il salario minimo e di 3000 euro per quello medio». Dichiarazioni che, per i sindacati, «rivelano un enorme distacco e mancanza di rispetto nei confronti della vita di milioni di lavoratori che già oggi, con le regole che il governo vuole inasprire, si trovano in difficoltà per accedere o pagare un alloggio, comprare cibo, pagare le bollette».

Per il Portogallo si tratta del primo sciopero generale dal 2013, quando la Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) impose misure di austerità eccezionali che prevedevano, tra le altre cose, tagli agli stipendi, alle pensioni e ai servizi pubblici, accompagnate da disoccupazione ed estrema precarietà e che furono accolte con manifestazioni e scioperi di ampia portata.

Corruzione negli appalti NATO: mandato d’arresto per un italiano legato a Israele

0

La Procura federale belga ha emesso un mandato di arresto internazionale per corruzione e associazione a delinquere su un consulente e imprenditore italiano sessantenne, Eliau Eluasvili, sospettato di aver agito per conto della più grande azienda israeliana di tecnologia militare e difesa, Elbit Systems, in alcuni importanti contratti finiti sotto inchiesta stipulati con la NATO Support and Procurement Agency (NSPA). L’Agenzia di supporto e approvvigionamento della NATO è da tempo al centro di un vasto scandalo di corruzione, con personale attuale ed ex funzionari sotto inchiesta in Belgio e Lussemburgo.

L’indagine, coordinata dalla procura federale belga con la collaborazione di altre giurisdizioni europee, ha preso di mira una serie di appalti assegnati da NSPA a Elbit Systems che, oltre a essere un fornitore chiave in numerosi programmi NATO, è il più grande produttore di armi di Israele, con un fatturato di quasi 7 miliardi di dollari nel 2024. Con sede a Haifa, realizza droni, munizioni, sistemi per carri armati e altre tecnologie militari, collocandosi al 25° posto tra le cento maggiori aziende della difesa globale secondo il recente rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Negli ultimi dieci anni, ha fornito alla NATO equipaggiamenti per decine di milioni di euro – dalle munizioni ai visori notturni, fino ai sistemi antimissile per l’aviazione – ma il valore reale dei contratti potrebbe essere più elevato, poiché molti accordi e importi restano coperti da riservatezza. Contattata sulle accuse, l’azienda nega qualsiasi responsabilità, tuttavia, l’intreccio tra relazioni personali di lunga data, consulenze esterne e contratti multimilionari restituisce l’immagine di un sistema in cui il confine tra lobbying lecito e scambio di influenze diventa labile, affidato a reti opache costruite nel tempo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Eliau Eluasvili avrebbe operato come intermediario, corrompendo dirigenti e funzionari dell’agenzia attraverso società di consulenza di sua proprietà o controllo, con l’obiettivo di assicurare a Elbit incarichi per forniture militari. Il 31 luglio 2025 la NSPA – su basi investigative trasversali – ha sospeso Elbit da tutte le gare d’appalto in corso e ne ha congelato i contratti attivi.

Secondo i documenti acquisiti da testate investigative come Follow The Money (Ftm) e da media partner in Belgio e Paesi Bassi, le tangenti pagate, riferite a più contratti, potrebbero valere somme nell’ordine di milioni di euro. Diversi sospettati sono stati arrestati a maggio durante raid della polizia in sette Paesi, tra cui Belgio e Stati Uniti, segno che il sospetto sistema corruttivo era ramificato a livello internazionale. L’indagine ruota anche attorno a una rete di ex funzionari NSPA diventati consulenti, accusati di aver sfruttato la loro posizione per facilitare appalti a favore di specifiche aziende. Fra loro figura il belga Guy Moeraert, ex dirigente NSPA assegnato al programma munizioni, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico dopo sei mesi di carcere, con accuse che vanno dalla corruzione al riciclaggio. Sotto indagine anche l’imprenditore turco Ismail Terlemez, ex agente NSPA e attuale amministratore delegato di Arca Defense: coinvolto in passato in un’inchiesta dell’FBI su una fornitura di TNT per l’esercito statunitense, è stato arrestato a Bruxelles il 13 maggio e poi rilasciato a luglio, dopo il ritiro delle accuse da parte del Dipartimento di Giustizia USA. Eluasvili, invece, è ancora latitante e si suppone che abbia cambiato identità.

La vicenda crea forte imbarazzo nelle capitali europee e svela la doppia morale della corsa al riarmo: mentre si invocano trasparenza, sicurezza e valori comuni, emerge un sistema segnato da scandali legati al “malaffare della guerra“, capace di innescare frizioni politiche e diplomatiche e di incrinare la fiducia nelle procedure di appalto dell’Alleanza. L’indagine potrebbe avere un effetto domino su altri grandi appalti militari in Europa, spingendo i governi e l’Alleanza a una revisione complessiva dei meccanismi di controllo, con ricadute anche sul piano diplomatico, in un contesto di fragilità globale, dove il tema del riarmo è già al centro di tensioni internazionali.

BCE, nuovo stop a emendamento sull’oro di Bankitalia

0

La Banca centrale europea ha respinto anche la versione aggiornata della proposta contenuta nella manovra di bilancio che mirava a dichiarare le riserve auree della Banca d’Italia “del popolo italiano”. Le modifiche presentate non bastano: secondo Francoforte manca ancora una spiegazione chiara della finalità della norma. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che presto fornirà “tutti i chiarimenti necessari” alla BCE, confidando che la questione si possa risolvere. Nel frattempo, l’emendamento resta sospeso e l’incertezza sulla sua approvazione pesa sul prosieguo dei lavori alla legge di bilancio.

Il Vaticano ha restituito decine di manufatti rubati ai popoli nativi del Canada

0
indigeni canada

Oltre 60 manufatti culturali, sottratti più di un secolo fa alle popolazioni indigene del Canada e custoditi nei Musei Vaticani, sono tornati nel Paese di origine. Tra questi, un rarissimo kayak in pelle di foca degli Inuvialuit, oggi considerato una testimonianza unica di una tradizione quasi perduta. La restituzione è il risultato di anni di pressioni da parte delle comunità delle Prime Nazioni, Inuit e Métis, che da tempo chiedevano il rimpatrio dei reperti raccolti nel periodo coloniale. Per molti leader indigeni, si tratta di un atto di riparazione storica che restituisce alle comunità no...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Protesta degli agricoltori greci: strade e confini bloccati

0

Gli agricoltori greci hanno lanciato una ingente protesta per contestare l’aumento dei costi di produzione, i prezzi bassi loro concessi e i ritardi dei pagamenti nei sussidi statali. In occasione della protesta, migliaia di trattori si sono radunati in decine di località, portando avanti almeno 20 blocchi stradali; bloccate, oltre alle strade, anche i valichi di frontiera, e chiuso un aeroporto a Creta. Nella stessa Creta, sono esplosi violenti scontri con le forze dell’ordine che hanno lanciato gas lacrimogeni addosso ai manifestanti. La protesta di oggi segue le mobilitazione già lanciate a partire dalla fine di novembre, in occasione di cui centinaia di lavoratori hanno invaso le strade di tutto il Paese.

Brindisi, i turisti israeliani fanno come a casa: insulti e minacce di morte ai manifestanti

2

A Brindisi alcuni croceristi israeliani sbarcati dalla nave Crown Iris hanno insultato, schernito e minacciato un gruppo di manifestanti pro-Palestina impegnati in un sit-in nel centro città dopo la manifestazione organizzata dal “Comitato contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace”. La mobilitazione intendeva contestare la presenza della nave, di proprietà di una compagnia che collabora direttamente con l’esercito israeliano, e «impedire che criminali di guerra possano trascorrere le proprie vacanze qui in Puglia come se non vi fosse mai stato un genocidio». I filmati diffusi sui social mostrano i turisti israeliani rispondere ai manifestanti con gesti offensivi, sputi, minacce di strangolamento e frasi come «non scherzate con il popolo israeliano» e «vi ucciderò», prima che la polizia intervenisse per separare i due gruppi. Da quanto comunicano i rappresentanti del movimento Extinction Rebellion (XR) Puglia una ragazza è stata successivamente soccorsa da un’ambulanza.

La manifestazione brindisina in sostegno al popolo palestinese si è tenuta lo scorso venerdì in occasione dell’arrivo della nave da crociera Crown Iris, di proprietà di Mano Cruise. Mano Cruise fa capo a Mano Maritime: «Nel decennio post Unione Sovietica, la compagnia ha collaborato col ministero dell’Immigrazione di Israele nella cosiddetta Operazione Exodus, il trasferimento in terra santa di ebrei russi, trasportando più di 140.000 migranti finiti, come gli altri, a colonizzare terre palestinesi», si legge in una nota a firma di Luca Debenedettis, diffusa dai media locali. «Inoltre, il suo armatore, Moshe Mano, è stato omaggiato dalla Marina Militare israeliana per l’assistenza ricevuta in svariate operazioni e anni di attività». Il presidio è iniziato attorno alle 8 presso il Seno di Levante, vicino alla banchina della vecchia stazione marittima, dove si sono riuniti all’incirca 30 manifestanti del Comitato; le forze dell’ordine hanno blindato l’area del porto, e i manifestanti hanno urlato slogan contro il genocidio e contro il governo Netanyahu. Dopo l’arrivo della nave, i manifestanti si sono mossi in corteo.

I primi accenni di tensione si sono sentiti sin dal presidio presso il varco portuale, dove i turisti israeliani a bordo della nave da crociera hanno preso a insulti i manifestanti radunatisi al porto. L’episodio che ha fatto più scalpore tuttavia è quello in centro a Brindisi. Dopo la manifestazione, un gruppo di manifestanti vestito con accessori che richiamavano il loro sostegno al popolo palestinese, e dotato di una bandiera della Palestina si è mosso verso il centro della città, e si è fermato in un bar. Nel vederli, i turisti hanno iniziato a provocarli verbalmente; alla richiesta di essere «lasciati in pace» proveniente dal gruppo di manifestanti, una turista è passata agli insulti e alle minacce: «Sei stupido come la mia c***o di scarpa», dice la donna, iniziando a scaldarsi sempre di più. «Sembri gay; sai cosa fanno loro ai gay? Gli tagliano il c***o [ndr. dal contesto del video sembra riferirsi ai palestinesi o ai gruppi di resistenza]», continua; «pezzo di m***a, ti ammazzo», dice poi sempre più concitata e solo dopo avere sputato addosso ai manifestanti. Trattenuta da un uomo che si trovava con lei, è poi entrata nel gazebo esterno del medesimo bar, sedendosi a un tavolo e insultando a gesti verso il gruppo. Da quanto comunica XR, i turisti avrebbero preso di mira un ragazzo minorenne e si sarebbero «scagliati fisicamente contro una ragazza successivamente soccorsa da un’ambulanza». Dopo l’accaduto, i turisti avrebbero poi «ripreso la loro vacanza in visita ad Alberobello».

Scontro Musk-Bruxelles dopo la multa a X: “l’UE come il Quarto Reich”

1

La Commissione europea ha inflitto a X una multa di 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act (DSA). Non si tratta di una sanzione inattesa: Bruxelles aveva sollecitato l’azienda a conformarsi al nuovo pacchetto normativo, ben prima della sua piena entrata in vigore. Non avendo ricevuto un riscontro adeguato, l’UE ha avviato il procedimento formale il 18 dicembre 2023, ma la piattaforma non ha mai mostrato reale volontà di introdurre i cambiamenti richiesti, anzi ha accusato le istituzioni di voler imporre la censura. Nonostante simili premesse, oltreoceano la decisione viene descritta come un attacco diretto al proprietario dell’azienda, Elon Musk, e sta già alimentando tensioni di natura geopolitica.

Il provvedimento, ufficializzato venerdì 5 dicembre, motiva la decisione richiamando tre elementi principali:

  • la cosiddetta “verifica” dei profili con “spunta blu”, legata al pagamento di un abbonamento e non a controlli effettivi da parte della piattaforma, viene ritenuta fuorviante;
  • l’assenza di un archivio trasparente degli inserzionisti che acquistano spazi pubblicitari;
  • gli ostacoli imposti ai ricercatori che intendono accedere ai dati pubblici del social.

Non viene invece fatta alcuna menzione alla gestione della moderazione, tema che era stato al centro di accese polemiche legate alle accuse di diffusione di contenuti di disinformazione. Una questione delicata che aveva portato a un’escalation, culminata nelle dichiarazioni di Musk secondo cui l’Europa gli avrebbe proposto un “accordo segreto e illegale” per “censurare silenziosamente” i contenuti degli utenti.

La reazione di Musk alla multa è stata immediata ed è stata trasmessa facendo leva sui suoi caratteristici canoni di pacatezza e diplomazia. Su X ha scritto: “L’UE andrebbe abolita per restituire la sovranità alle singole nazioni, così i governi potrebbero rappresentare meglio i propri cittadini”. Per rincarare la dose, ha accomunato l’Unione Europea al nazismo, supportando con un repost l’idea che Bruxelles sia ormai a capo di un “Quarto Reich”. A stretto giro è arrivata la replica di Radosław Sikorski, ministro degli Esteri polacco e già protagonista di scontri con Musk, il quale ha definito i discorsi antieuropei e sulla sovranità utili soltanto a chi “vuole trarre profitto diffondendo odio o a chi sogna di conquistare l’Europa”. Il politico ha poi invitato l’uomo a capo di X ad assecondare le sue fantasie esplorative spaziali e di trasferirsi su Marte, “dove non sono censurati i saluti nazisti”. 

Negli Stati Uniti, il Segretario di Stato Marco Rubio ha definito la multa un “attacco a tutti gli americani” perpetrato da governi esteri. Il Senatore Ted Cruz, figura di spicco del movimento MAGA, l’ha bollata come “abominevole”. Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha parlato di una minaccia alla libertà di espressione, mentre il Presidente della Commissione per le Comunicazioni Brendan Carr ha inquadrato la vicenda come una forma di sleale ostracismo nei confronti delle imprese statunitensi. Forte dell’appoggio sostenuto dalla classe politica, Musk ha dipinto la sanzione come un attacco mosso direttamente a lui, chiedendo all’Amministrazione una reazione equivalente. “Mi pare appropriato imporre la nostra risposta non solo all’UE, ma anche agli individui che hanno intrapreso questa azione contro di me”, ha scritto.

Fatalmente, a distanza di giorni da che l’UE ha reso nota la sua posizione, X ha accusato l’account pubblicitario della Commissione europea di aver sfruttato alcune scappatoie per aumentare la propria visibilità e lo ha quindi sospeso. Che le istituzioni europee siano elastiche nel rispettare i propri standard è cosa nota, tuttavia la mossa appare a tutti gli effetti come una ritorsione, tanto più che il responsabile del prodotto di X, Nikita Bier, ha citato direttamente l’annuncio della sanzione nel discutere il blocco del profilo.

Al di là dei dissapori tra la Commissione e la piattaforma social, l’annuncio segna in ogni caso un passaggio cruciale sul piano della politica internazionale. In un contesto in cui l’Amministrazione Trump rivendica un approccio protezionista a difesa delle proprie aziende, la sanzione rappresenta il primo effetto sanzionatorio del Digital Services Act, un precedente che certamente non passerà inosservato. Nell’attesa di un potenziale riscontro da parte del Governo USA, X ha ora 60 giorni lavorativi per esplicitare alla Commissione le misure correttive che intende implementare per risolvere le ambiguità relative alla “spunta blu” e 90 giorni lavorativi per esporre come voglia normalizzare la gestione dell’archivio pubblicitario e l’accesso ai dati pubblici. In assenza di una strategia valida, l’impresa rischia ulteriori penalità.

Giappone terremoto 7.6: allerta Tsunami

0

Oggi in Giappone è scoppiato un terremoto di magnitudo 7.6. L’epicentro si trova a 57 chilometri di profondità e a circa 80 chilometri dalla costa davanti alla prefettura di Aomori, nell’isola settentrionale di Hokkaido, motivo per cui le autorità hanno diramato una allerta tsunami, chiedendo alla popolazione di evacuare verso aree più elevate. L’Agenzia meteorologica del Paese ha avvertito che le onde potrebbero raggiungere fino a tre metri di altezza e abbattersi nell’area nordorientale del Paese. Ancora non vi sono notizie su eventuali danni o feriti.

Gli USA approvano la vendita di armi all’Italia per oltre 300 milioni

2

Il Dipartimento di Stato USA ha dato il via libera a una possibile vendita all’Italia di cento missili aria-superficie a lungo raggio JASSM‑ER, per un valore stimato di 301 milioni di dollari. La decisione, notificata al Congresso dall’Defense Security Cooperation Agency (DSCA), riguarda missili AGM-158B/B-2 e fornisce, oltre alle testate, equipaggiamenti e attrezzature correlate. Secondo fonti di Washington, l’Italia li userà in parte per armare i suoi aerei F‑35, ma non solo: la fornitura potrebbe essere sfruttata anche da altri sistemi d’attacco aria-terra. Il Dipartimento della Difesa USA ha specificato che, una volta venduti, i missili serviranno a «sostenere gli obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale» degli stessi Stati Uniti, rafforzando la sicurezza di un alleato della NATO importante per quella che ha definito la stabilità politica e il progresso economico europeo.

Oltre ai missili AGM-158B/B-2, la vendita include una vasta gamma di equipaggiamenti e servizi di supporto. Nello specifico, sono contemplati apparecchiature di collaudo classificate e contenitori JASSM, dispositivi di crittografia KGV-135A, parti di ricambio, materiali di consumo, software sia classificato che non, pubblicazioni tecniche e un esteso pacchetto di «servizi di supporto ingegneristico, tecnico e logistico da parte del Governo degli Stati Uniti e degli appaltatori». Il contratto, una volta perfezionato, sarà gestito dalla Lockheed Martin, colosso dell’industria bellica americana con sede in Florida, già principale contractor del programma F-35. Secondo le dichiarazioni ufficiali diffuse da Washington, si precisa che i nuovi sistemi d’arma «aumenteranno la capacità di fare fronte alle attuali e future minacce» fornendo all’Italia «capacità di ingaggio a distanza tramite sistemi di attacco avanzati a lungo raggio». Pur trattandosi di un significativo potenziamento, il Dipartimento di Stato tiene a sottolineare che la proposta vendita «non altererà l’equilibrio militare di base nella regione». Resta da vedere tempi e modalità della decisione italiana: se Roma darà l’ok, inizierà una fase negoziale su dettagli logistici, compensazioni e tempistiche di consegna. Fino ad allora la vendita rimane una proposta autorizzata, pronta a diventare concreta non appena il governo deciderà come procedere.

Questa autorizzazione rappresenta soltanto l’ultimo capitolo di una serie intensificatasi negli ultimi due anni. Dalle carte pubblicate dal Pentagono emerge un netto incremento nelle forniture militari USA all’Italia. Nel dettaglio, tra il 15 febbraio 2024 e il 5 dicembre 2025 sono state autorizzate otto diverse forniture per un valore complessivo di 2,64 miliardi di dollari. Un dato che stride con il periodo di relativa calma registrato tra il novembre 2009 e il dicembre 2020, quando si contano solo tre cessioni per un totale di 692 milioni di dollari. Sorge spontaneo il collegamento con il sostegno all’Ucraina, sebbene la destinazione ufficiale dei missili JASSM-ER siano le forze armate italiane e non il meccanismo NATO per gli acquisti in favore di Kiev (il «Purl», Prioritised Ukraine Requirements List). Tuttavia, il governo italiano è l’unico tra i principali alleati occidentali a non aver mai reso pubblico l’elenco dei mezzi donati a Kiev.

L’Italia, così come gli altri Paesi europei, sta in questo modo proseguendo dalla linea prospettata dal governo Trump di aumentare fortemente le proprie spese militari, allo stesso tempo acquistando le armi direttamente dagli USA. In tale dinamica, gli Stati europei pagano il riarmo, mentre gli Stati Uniti vanno all’incasso. Lo scorso giugno, i ministri della Difesa dei 32 Paesi membri della NATO si sono accordati sui nuovi obiettivi per le spese militari. In particolare, si è arrivati a un’intesa di compromesso tra i vari attori incentrata sull’aumento delle capacità nazionali della Difesa al 3,5% del PIL, aggiungendo un ulteriore e più discrezionale 1,5% in investimenti correlati, tra cui le infrastrutture e la cybersicurezza. Per raggiungere appieno gli obiettivi richiesti dalla NATO, l’Italia dovrebbe investire circa 66 miliardi di euro in più all’anno nella Difesa. Che, a meno di miracoli economici, si tradurranno fisiologicamente in tagli alla spesa sociale, indebitamenti e privatizzazioni.

Nigeria, rilasciati 100 dei 303 studenti sequestrati a novembre

0

Ci sono novità sul rapimento di 303 studenti e 12 insegnanti rapiti in Nigeria lo scorso 21 novembre da uomini armati in una scuola cattolica a Papiri, nello stato del Niger. Recentemente, infatti, 100 studenti sono stati rilasciati, secondo fonti ufficiali delle Nazioni Unite e della presidenza nigeriana, anche se le circostanze del rilascio restano ancora poco chiare. Si prevede che gli studenti saranno consegnati alle autorità locali nelle prossime ore.  Il sequestro ha suscitato forte indignazione nazionale e internazionale, in un contesto segnato da frequenti rapimenti di massa a scopo di riscatto.