In dieci anni, il consumo di psicofarmaci tra bambini e ragazzi è quasi triplicato: se nel 2016 venivano prescritte 20,6 confezioni ogni mille bambini, il numero ammontava a 59,3 confezioni nel 2024, raddoppiando nei soli quattro anni successivi alla pandemia. È questo il quadro dipinto dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), nell’ultimo Rapporto OsMed sull’uso dei farmaci in Italia nel 2024. I dati sono in linea con quanto rilevato ormai da anni da studiosi e ricercatori: il peggioramento della salute mentale dei giovani e dei giovanissimi, soprattutto a seguito della pandemia.
Il rapporto specifica che i farmaci descritti sono, in particolare, antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’ADHD (il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), con un andamento crescente per età: il massimo viene raggiunto nella fascia 12-17 anni, nella quale il consumo è di 129,1 confezioni ogni 1000, ovvero l’1,17% della popolazione affetta da disturbi di qualche tipo. Secondo il report, si tratta di un trend in crescita in linea con i risultati di altri studi epidemiologici internazionali, nei quali si riscontra un generale aumento del numero di prescrizioni di questo genere di farmaci in quasi tutti i Paesi del mondo – in particolare, dopo la pandemia da Covid-19. E che le politiche di restrizione sociale imposte per il contenimento di quest’ultima abbiano rappresentato un acceleratore del disagio giovanile è ormai un fatto conclamato, anche se non rappresentano l’unico fattore di disagio.
Già nel 2023, l’ISS (Istituto Superiore della Sanità) rilevava che disturbi alimentari quali l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (che al 90% riguardano persone di sesso femminile) fossero aumentati del 40% tra il 2019 e il 2021, mentre l’età di esordio dei disturbi si abbassava al punto che il 30% della popolazione affetta aveva meno di 14 anni. Lo stesso ministero della Salute specificava inoltre che il dato potrebbe essere enormemente sottostimato, dal momento che gran parte dei soggetti affetti da queste patologie non arriva alle cure. In contemporanea, è stato rilevato un aggravarsi della situazione dei giovani che, prima dell’arrivo della pandemia, soffrivano già di disturbi alimentari. Nel solo Ospedale Pediatrico Bambin Gesù gli accessi al pronto soccorso per disturbi del comportamento alimentare csono raddoppiati tra il 2021 e il 2022, mentre i ricoveri sono aumentati di oltre il 50% (dai 180 casi pre-pandemia ai 300 del 2022). La situazione non è migliorata con il passare del tempo, con le diagnosi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione che sono aumentate del 64% trail 2019 e il 2025 nel solo Ospedale Bambin Gesù, con età di insorgenza che si è abbassata fino agli 8 anni. Un ruolo nell’aggravarsi dell’incidenza di disturbi di questo genere (e del peggioramento generale dela salute mentale dei giovani) lo giocano anche i social media, i quali aumentano dinamiche di confronto sociale e di ossessione per l’esercizio fisico.
Tra il 2019 e il 2022 è inoltre raddoppiato il numero di giovani che si isolano e smettono di incontrare gli amici all’infuori della scuola, tanto che gli esperti parlano di un fenomeno ormai strutturale e non legato a specifiche condizioni socio-economiche o geografiche. Lockdown e didattica a distanza hanno infatti accelerato il passaggio delle interazioni umane a quelle della sfera virtuale, con conseguenze tangibili sulla salute mentale. In contemporanea, sono peggiorate le relazioni familiari, è diminuita la fiducia negli altri ed aumentata l’esposizione al cyberbullismo.
Secondo l’UNICEF, il peggioramento della salute mentale dei giovani a causa dell’isolamento sociale imposto dalle politiche di contenimento della pandemia è stato senza precedenti. Se già prima del 2020 il disagio mentale giovanile era un problema ampiamente diffuso, e non solo in Italia, le restrizioni imposte con il Covid hanno fatto da acceleratore di queste dinamiche. Nel 2021, il suicidio era la prima causa di morte dei giovani tra i 15 e i 19 anni in Europa settentrionale e Asia centrale, la seconda in Nord America, Europa occidentale e Africa occidentale e centrale.
Le radici di una problematica di questa entità affondano nel sistema culturale ed economico che contraddistingue la società moderna. E se un ripensamento e un percorso di profonda autocritica da parte del sistema attuale sembra imprescindibile, nell’immediato sarebbe utile implementare politiche statali che aiutino ad arenare il disagio delle generazioni più giovani, implementando anche i finanziamenti a settori quali lo sport e la cultura parallelamente al supporto a strutture e strumenti di cura. Eppure, la situazione sembra quantomeno incerta, alla luce di provvedimenti quali quello previsto nella Legge di Bilancio del 2025, dove sono stati eliminati tutti i finanziamenti per le case di cura specializzate in disturbi alimentari esistenti su territorio nazionale. In generale, fondi e operatori della salute mentale in Italia scarseggiano, con l’Italia fanalino di coda tra i Paesi ad alto reddito europei per la quota di spesa per l’assistenza psichiatrica.













