Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità al nuovo decreto legge avente ad oggetto l’estensione del Green Pass a tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati. Attualmente è in corso la conferenza stampa sul decreto in questione, a cui stanno partecipando la ministra per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, e il ministro della salute, Roberto Speranza. Quest’ultimo, ha affermato che tale estensione scatterà a partire dal 15 ottobre e che essa servirà a rendere «più sicuri i luoghi di lavoro e più forte la campagna di vaccinazione».
Afghanistan: Talebani tengono prima riunione di governo
Nella giornata di oggi in Afghanistan, precisamente presso il Palazzo presidenziale di Kabul, si è svolta la prima riunione di gabinetto del governo dei Talebani. Lo si apprende dall’agenzia di stampa locale Afghan Islamic Press, la quale sottolinea che la riunione è stata presieduta dal primo ministro dell’Emirato islamico, Mullah Mohammad Hasan Akhund, e che al centro della stessa c’è stata una discussione sul tema della sicurezza politica ed economica del Paese.
Migranti, la Corte dei conti europea vuole più rimpatri
Lunedì 13 settembre, la Corte dei conti europea (ECA) ha pubblicato un report che è passato relativamente in sordina, ma che ci offre uno spaccato trasparente sulla direzione verso cui si sta muovendo la politica migratoria europea.
In “EU readmission cooperation with third countries: relevant actions yielded limited results”, gli analisti di Lussemburgo si sono detti insoddisfatti dal come le nazioni europee si stiano interfacciando con i canali di transito dei clandestini, argomento quanto mai attuale se si tiene conto che lo “straniero” sia al centro delle retoriche dei Governi di ogni fazione.
Vista la natura dell’indagine, gli autori non hanno preso in analisi come l’Europa, realtà geopolitica che si fa portavoce dei diritti umani, spenda risorse ed energie per respingere lavoratori e rifugiati non dotati della corretta documentazione, piuttosto si sono concentrati sul fatto che non faccia abbastanza per rimpatriarli una volta che questi riescono a superare abusivamente il confine.
Ogni anno, i tribunali europei decretano infatti che debbano essere rimpatriati circa mezzo milione di immigrati non autorizzati, tuttavia solamente il 29% di questi sottostà effettivamente all’ingiunzione ricevuta. La statistica cala poi al 20% se si prendono in considerazione esclusivamente le nazioni extraeuropee.
In pratica, un solo migrante illegale su cinque viene effettivamente espulso dall’area UE, dettaglio che, stando al report, non farebbe che istigare il traffico di persone e le speranze dei disperati. Il responsabile dell’indagine, Leo Brincat, sottolinea che una simile inefficienza sia scaturita perlopiù da una gestione inadeguata dei negoziati tra UE e Paesi terzi, soprattutto quelli nordafricani, i quali sembrano trarre più profitto dall’interfacciarsi con le singole nazioni piuttosto che con l’Associazione Europea di Ricollocamento (EuRA). I Governi dell’Unione Europea, in altre parole, si dimostrano incapaci di coordinarsi, di parlare con una sola voce e di collaborare anche in questo frangente emergenziale.
La gestione dei rimpatri è peraltro un’operazione già complicata di suo, resa ardua dal fatto che non sempre sia facile risalire con certezza alla nazionalità degli immigrati, nonché dalla consapevolezza che i Paesi di origine facciano spesso il possibile per complicare l’iter burocratico. Gli ispettori, riconoscendo queste difficoltà, sollevano dunque l’attenzione anche su una soluzione che ha ancora ampio margine di crescita: la clausola sui cittadini di Paesi terzi (TCN).
Secondo questa opzione, gli immigrati di difficile rimpatrio potrebbero essere spediti nell’ultima nazione extra-UE che hanno visitato, piuttosto che essere rimandati nelle loro terre d’origine. L’approccio del reinsediamento comporta però a sua volta una serie di insidie, prima fra tutte la percezione che l’Europa stia cercando di esternalizzare la gestione migratoria, ovvero che si stia lanciando in un poderoso scaricabarile su Amministrazioni che sono spesso restie a sottoscrivere una clausola tanto complessa.
Le conclusioni del report danno a intendere che, spalleggiata dai «Paesi Membri chiave», l’EuRa debba farsi progressivamente unica portavoce dei negoziati e che i dati debbano essere raccolti e condivisi sinergicamente, in modo che ogni migrante da rimpatriare sia immediatamente individuabile e identificabile. Un corpo unico che gestirà un controflusso migratorio anche grazie alla collaborazione di Paesi extraeuropei, collaborazione che verrà resa fertile da una mole crescente di incentivi e finanziamenti.
[di Walter Ferri]
Whirlpool conferma licenziamenti, operai di Napoli manifestano davanti al Mise
Un gruppo nutrito di lavoratori della Whirlpool, precisamente del sito di via Argine, si è recato a Roma presso la sede del Ministero dello Sviluppo economico per protestare contro il loro imminente licenziamento. Gli operai, oltre ad esporre striscioni, accendere fumogeni ed intonare slogan quali «Napoli non molla», hanno montato alcune tende in quanto stanno organizzando un presidio fisso davanti al Mise. Proprio lì è in corso l’incontro con l’azienda, Invitalia ed i sindacati, sulla procedura di licenziamento collettivo dei circa 300 lavoratori campani (che dovrebbe chiudersi il 29 settembre) avviata dalla Whirlpool. Quest’ultima, secondo quanto riportato dall’ANSA, ha confermato che le motivazioni alla base della stessa non sono cambiate.
In Italia il Green Pass più restrittivo d’Europa: come funziona negli altri paesi
Ieri in Italia è stata ufficialmente approvata l’estensione generalizzata della Certificazione verde COVID-19 con il sì alla fiducia da parte del Senato sul decreto-legge varato dal Consiglio dei ministri il 23 luglio. Con 189 voti a favore, 32 contrari e 2 astensioni c’è stato il via libera definitivo al decreto che, quindi, diventa legge. Le scelte prese in Italia sono, per il momento, tra le più severe d’Europa e oggi si sta svolgendo a palazzo Chigi la cabina di regia per ampliare, da metà ottobre, l’obbligo di Green Pass per tutti i dipendenti pubblici e privati. Nel dibattito pubblico si omette spesso però di fornire una informazione di base, degna di nota: l’Italia sarà il primo e per ora unico Paese in Europa a imporre il possesso del passaporto sanitario per accedere al posto di lavoro.
I lavoratori che non rispetteranno la nuova disposizione, non rischieranno il licenziamento ma severe sanzioni tanto economiche (che potrebbero andare dai 400 ai 1000 euro) quanto disciplinari, come sarà riportato nel decreto che avrà il via libera oggi alle 16:00 durante il Consiglio dei ministri. Secondo le indiscrezioni, la data ufficiale sarà scaglionata tra le varie misure tra l’1 e il 15 ottobre. Col fine di non rischiare un calo delle vaccinazioni, il Governo rimane contrario alle richieste – di Cgil, Cisl e Uil e di alcuni ministri – di rendere gratuiti i tamponi. Mentre l’Italia si muove in una direzione sempre più severa, nel resto d’Europa le scelte adottate dai governi prendono strade differenti. Vediamo nel dettaglio.
Inghilterra: stop al Green Pass
Cambio di rotta totale in Inghilterra dove il governo di Boris Johnson ha scelto di non introdurre l’obbligo dell’NHS Covid Pass (l’equivalente britannico della certificazione europea) per accedere a locali notturni e luoghi affollati, una decisione che sarebbe dovuta entrare in vigore entro la fine di settembre.
Scozia: certificazione dal primo ottobre
A differenza del vicino inglese, l’obbligo del Green Pass in Scozia partirà dal primo ottobre. Se ne parla però esclusivamente per i locali notturni e per gli eventi che prevedono partecipazioni di massa (spettacoli, concerti, festival, eventi sportivi).
Danimarca: una ritrovata “normalità”
La Danimarca ha completamente abolito tutte le misure legate al Covid-19 grazie all’andamento molto positivo della campagna vaccinale. Il Green Pass nel Paese non è utilizzato.
Svezia: restrizioni solo per chi entra nel Paese
La Certificazione Digitale Covid UE è da mostrare per chiunque voglia accedere in Svezia, la quale però opta per tornare alla “vita normale”; a partire dal 29 settembre, saranno infatti abolite gran parte delle misure anti-contagio.
Nessun obbligo in Spagna, nemmeno per i sanitari
La Spagna ha optato per dare libertà alle singole regioni di scegliere se introdurre o meno il Green Pass obbligatorio per accedere a determinati luoghi, ma non esiste alcun obbligo stabilito dal Governo. L’unica imposizione è quella dell’uso delle mascherine quando si entra in luoghi al chiuso. Anche qui nessuna traccia di necessità del certificato per accedere al posto di lavoro.
Nessuna imposizione in Germania, ma…
Soltanto esibendo la certificazione è possibile restare all’interno di locali pubblici o privati, incluse le discoteche. Qui però finiscono gli obblighi. A differenza dell’Italia non vi è alcun obbligo per accedere a mezzi pubblici, treni, aerei né – tantomeno – è in vigore l’obbligo per accedere al luogo di lavoro. Misure differenti solo per i sanitari.
Austria: obbligo delle mascherine FFP2
In Austria il governo ha scelto di imporre l’uso delle mascherine FFP2 (invece delle normali maschere per il viso) per l’accesso ad attività essenziali e per utilizzare i mezzi pubblici. Le mascherine FFP2 sono poi obbligatorie per l’accesso ai musei e ai negozi per chi non è vaccinato o si è ripreso recentemente dal COVID.
Le nuove misure in Francia
Delle “severe” regole francesi si è parlato a lungo, soprattutto grazie alle ampie e ripetute proteste che ancora interessano il Paese. Eppure quanto è imposto ai cittadini d’Oltralpe non è paragonabile a quanto avviene in Italia. L’esibizione del Green Pass è necessario per l’accesso a cinema, ristoranti, grandi centri commerciali, musei, biblioteche, impianti sportivi, festival, fiere, trasporti a lungo raggio. Da ieri è entrato in vigore l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario: se questo non sarà rispettato, i dipendenti potrebbero essere sospesi (provvedimento che ha generato numerose proteste in tutto il Paese). Nessun obbligo per scuole e università, né per tutti gli altri posti di lavoro pubblici o privati. È stato rimosso, inoltre, l’obbligo della mascherina chirurgica.
Il Belgio in stand-by
Il vicino Belgio, al contrario, non ha previsto alcun obbligo, almeno fino al 17 settembre, data in cui il Governo si dovrà esprimere a riguardo.
Svizzera: solo luoghi chiusi e grandi eventi
Dal 13 settembre, in Svizzera, c’è stata l’estensione dell’obbligo del certificato vaccinale dai 16 anni per accedere a luoghi chiusi ma anche per eventi all’aperto in cui si prevedono affollamenti. Le università e le scuole possono invece decidere in modo autonomo. Anche qui nessun obbligo all’esibizione del certificato per i lavoratori.
Estonia, Lettonia, Lituania
Nei tre paesi è stato scelto che solo chi potrà attestare di essere stato vaccinato potrà accedere a ristoranti, palestre, cinema e teatri al chiuso. Fine delle limitazioni.
La Grecia è più “vicina” all’Italia
Per trovare una situazione analoga a quella italiana occorre andare in Grecia, unico Paese con norme circa sovrapponibili. In terra ellenica il lasciapassare sanitario è necessario per le attività al chiuso dal 13 settembre e per viaggiare sui treni a lunga percorrenza. I lavoratori invece possono scegliere di vaccinarsi o, in alternativa alla vaccinazione, questi devono effettuare due tamponi a settimana, a proprie spese. Anche nelle scuole e nelle università e in settori turistici è sempre obbligatorio il test negativo. L’obbligo vaccinale è in vigore per operatori sanitari e dipendenti della Rsa.
[di Francesca Naima]
Yemen, scontri armati: almeno 50 morti
Si contano almeno cinquanta vittime tra i ribelli e i soldati filo-governativi dopo gli scontri avvenuti nelle ultime ore nello Yemen centrale. I violenti scontri armati hanno coinvolto le forze governative lealiste filo-saudite e i ribelli Houthi; questi ultimi – che già controllano la capitale dello Yemen, Sana’a, da ben sette anni – hanno il sostegno dell’Iran e dopo le vittorie delle ultime settimane si stanno muovendo per prendere il controllo della città strategica di Ma’rib, nel Nord del Paese.
La ricerca sulla carne sintetica avanza: creato il primo filetto di Kobe in laboratorio
L’innovativo mondo della carne coltivata in laboratorio – carne non ottenuta con la macellazione – sta continuando a muovere i propri passi: un gruppo di studiosi dell’Università di Osaka è riuscito a ottenere il primo filetto di manzo Kobe sintetico. Grazie alla tecnologia della stampa 3D, gli scienziati sono riusciti a riprodurre un taglio pregiato e costoso con tanto di muscoli, grasso e vasi sanguigni. Un esperimento andato a buon fine e, secondo i ricercatori, un ulteriore passo verso il superamento della macellazione come metodo per ottenere carne.
Gli scienziati hanno prelevato delle cellule staminali dalla carne di manzo Wagyu, una razza bovina allevata solo in Giappone – da cui si ottiene anche il filetto Kobe – molto apprezzata per la marezzatura, ovvero la distribuzione del grasso all’interno del tessuto muscolare. Un particolare che ha reso l’esperimento giapponese ancora più complicato in quanto, nella carne sintetica, le fibre muscolari non riproducono la complessa struttura di quella naturale. Il team di esperti, però, ha superato l’ostacolo prelevando delle cellule staminali e incubandole. Successivamente, dopo averle trasformate in cellule muscolari e grasse, le ha disposte seguendo la struttura del famoso taglio di carne per poi stamparle attraverso la tecnologia 3D.
La carne sintetica sta ormai prendendo piede per via della forte sensibilizzazione all’ambiente e alla salute umana. Si può dire che il 2020 sia stato l’anno dell’ascesa di questo alimento grazie a Singapore, il primo paese al mondo ad aver dato il via alla sua vendita. Oggi, con il continuo miglioramento della tecnologia, soprattutto il perfezionamento della biostampa, sarà possibile non solo riprodurre complesse strutture di carne, ma anche personalizzare i tagli, creando bistecche sintetiche più o meno grasse per adattarle al gusto e allo stato di salute del consumatore. Per ora i prezzi di ogni singolo pezzo sono irragionevoli e per imporla sul mercato, una volta che la tecnologia sarà perfezionata e la produzione di scala renderà i prezzi concorrenziali, ci sarà da vincere la prevedibile ritrosia dei consumatori. Ostacoli che molti prevedono possano essere superati, come testimonia la crescita di investimenti sul settore.
[di Eugenia Greco]
Macron: le forze francesi uccidono capo jihadista
Le forze francesi hanno ucciso il leader dell’organizzazione dello Stato Islamico nel Grande Sahara (Eigs), Adnan Abou Walid al-Sahrawi. È stato il presidente Emmanuel Macron ad annunciare la morte del capo del gruppo jihadista, considerato responsabile della maggior parte degli attentati che hanno avuto luogo tra Mali, Niger e Burkina Faso, zona delle “tre frontiere”. Dopo decine di assalti da parte del leader jihadista, gli Stati Uniti, nel 2019, avevano offerto una taglia di 5 milioni di dollari per chiunque avesse informazioni su Adnan Abou Walid al-Sahrawi.
Green Pass: ok del Senato, il dl diventa legge
Il cosiddetto dl Green Pass, con il quale ad agosto è stato introdotto l’obbligo di munirsi del lasciapassare sanitario per accedere, tra l’altro, ai ristoranti al chiuso, alle competizioni sportive, alle mostre, ai musei, alle piscine e alle palestre, ha ricevuto l’ok anche da parte del Senato. La fiducia posta dal governo ha infatti ottenuto 189 voti favorevoli, 32 contrari e 2 astensioni. Il decreto, che prevede anche la proroga dello stato di emergenza nazionale al 31 dicembre 2021, diventa dunque legge.







