martedì 18 Novembre 2025
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Usa: perdita oleodotto in California, rischio disastro ecologico

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La perdita di petrolio da un oleodotto che corre sotto l’oceano al largo di Huntington Beach, nel sud della California, ha fatto arrivare in mare oltre 530mila litri di greggio. La perdita era iniziata venerdì scorso, ed a poco sembra essere servito l’intervento della società proprietaria della struttura, che sabato ha interrotto il flusso di petrolio. La marea nera, infatti, ha raggiunto la costa e diversi animali sono morti. Attualmente, inoltre, sono in atti sforzi per cercare di contenere la chiazza di petrolio e in tal senso secondo il sindaco di Huntington Beach, Kim Carr, si tratta di «una delle situazioni più devastanti che la comunità abbia affrontato negli ultimi decenni».

Come i robot potrebbero trasformare l’agricoltura nel prossimo futuro

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La progressiva crescita della popolazione mondiale ci ha piazzati davanti alla necessità di definire come amministrare la produzione, distribuzione e conservazione degli alimenti perché nessuno debba patire la fame. Una delle soluzioni che maggiormente colpisce l’attenzione pubblica è quella della cosiddetta agricoltura 4.0, ovvero il consolidamento di un’eventuale automatizzazione del settore agricolo che, almeno su carta, dovrebbe portare a una rivoluzione virtuosa.

L’applicazione dei robot in allevamenti e fattorie sa di avveniristico, quasi di fantascientifico, eppure già molte realtà all’avanguardia fanno uso di strumenti automatizzati di ultimissima generazione, macchinari che potrebbero sembrare insoliti, ma che rappresentano una finestra sul futuro del settore.

I robot al giorno d’oggi

Shay Myers, agricoltore dell’Ohio, Stati Uniti, è divenuto ormai un volto noto di TikTok proprio grazie alle sue forte denunce riguardanti l’inadeguatezza del sistema agricolo contemporaneo, un’inadeguatezza che è enfatizzata da quelle leggi trumpiane che hanno reso particolarmente difficile l’affidarsi a manodopera immigrata e stagionale.

Myers, in altre parole, non è in grado di trovare raccoglitori che siano disposti a lavorare per 16 dollari all’ora, con il risultato che la sua azienda si stia sempre più affidando a soluzioni radicate nella robotica.

Nello specifico, l’imprenditore si è dimostrato particolarmente soddisfatto dall’estirpatore di erbacce prodotto dalla Carbon Robotics, uno strumento da più di quattro tonnellate che si muove da solo per i campi di cipolle, incenerendo con un potente laser ogni filo d’erba che risulti fuori posto. Uno strumento prezioso, se si considera che diverse nazioni USA stanno venendo a patti col fatto che l’abuso di diserbanti sia dannoso per la salute dei consumatori.

Non deve sorprendere se il mercato degli “agrobot” – i robot agricoli – stia dunque esplodendo proprio grazie agli automi erbicidi, i quali vengono ormai sviluppati in ogni angolo del globo. Parallelamente ci sono ditte che si focalizzano invece sul sopperire alla carenza di lavoratori, ditte quali la canadese Abundant Robotics e la spagnola Agrobot, le quali hanno ideato strumenti che sono capaci di raccogliere rispettivamente le mele e le fragole.

Non tutti i robot sono però pensati per la campagna: stanno nascendo anche tutta una serie di apparecchi pensati deliberatamente per ambienti più controllati e asettici, ovvero per le serre e per le coltivazioni al chiuso. Esempi d’efficienza in questo settore ci vengono offerti dall’israeliana MetoMotion, la quale è ormai esperta nel costruire robot coltivatori di pomodori, e la californiana Iron Ox, la quale ha invece creato uno scanner 3D in grado di intercettare immediatamente la presenza di parassiti

Le cose che non vanno

Pur tenendo da conto tutti i risvolti positivi, l’idea che i campi siano lasciati nelle “mani” di un manipolo di strumenti meccanici automatizzati solleva un’ampia gamma di insidie. I benefici economici sono palesi, tuttavia è difficile prevedere come il tutto possa incidere sulla sostenibilità sociale, ovvero c’è da temere che la scomparsa di alcuni ruoli professionali sottopagati verranno sostituiti da nuove professioni tecniche a loro volta mal retribuite.

Un stravolgimento di questo genere sfocerebbe banalmente in una maggiore instabilità professionale che andrebbe a colpire soprattutto i cosiddetti ceti bassi, fomentando le disparità e intensificando quelle criticità mai debitamente affrontate del nostro corrente sistema economico.

Rimanendo nella dimensione puramente finanziaria, non è neppure certo che l’agricoltura 4.0 sia di genuino beneficio ai contadini. Sebbene gli strumenti robotici a disposizione oggigiorno siano perlopiù acquistabili a prezzi in linea con i costi di un potente trattore, le ditte produttrici sembrano interessate a incanalarsi verso un modello economico più affine al “noleggio”, cosa che permetterebbe loro di ottenere il monopolio nella gestione dei servizi di raccolta.

estirpatore erbacce laser

Gli agricoltori potrebbero diventare succubi di aziende che in qualsiasi momento saranno in grado di cambiare i piani commerciali messi sul tavolo, magari intavolando inquadramenti contrattuali cuciti su misura sulle disponibilità di ogni azienda specifica. Una prospettiva non inverosimile, se si conta che, con la giustificazione del voler migliorare il proprio servizio, le aziende tech del settore stanno già adoperando i propri robot per raccogliere informazioni sulle coltivazioni di tutto il mondo.

Ultimo, ma non ultimo, non è neppure detto che l’implementazione robotica sia in grado di far davvero bene all’ambiente. Formalmente, l’ottimizzazione della filiera contadina dovrebbe garantire standard di vita migliori riducendo nel mentre sprechi e inquinamento, tuttavia perché la rivoluzione agrorobotica possa effettivamente prendere piede sarà prima necessario che le strumentazioni dedicate siano ulteriormente affinate.

Cosa vuol dire? Vuol dire che ci sono buone possibilità che le singole componenti degli agrobot finiscano con il necessitare materiali che sono dannosi per l’ambiente sia in fase di raccolta che in fase di smaltimento, un’insidia in cui è già incappata l’industria dell’automotive elettrico.

Non c’è da perdere la speranza

Le potenziali tragedie che attanagliano l’agricoltura 4.0 sono evidenti, tuttavia la consapevolezza delle possibili criticità non dovrebbe spingere ad abbracciare una retrograda filosofia luddista, ma a lavorare perché le evoluzioni tecnologiche si muovano verso orizzonti virtuosi.

Parallelamente alle trovate imprenditoriali, esistono tutta una serie di soluzioni che nascono e vengono sviluppate perlopiù in ambiente accademico e che vanno a sondare le possibilità offerteci da intelligenze artificiali facilmente programmabili.

Particolarmente degni di nota sono il Tanjiawan Cloud Agricultural Experimental Site cinese e il sistema d’irrigazione progettato dal centro di ricerca e sviluppo di Arava, realtà che hanno sfruttato la raccolta dei dati sull’umidità del suolo per provvedere a una distribuzione dell’acqua che sia mirata e minuziosa. Gli sprechi d’acqua sono stati pressoché azzerati, al punto di rendere fertili anche i territori più aspri e inospitali.

Un esempio degno di nota per la sua alta accessibilità ci viene fornito dalla Russia, nazione che vede buona parte delle sue coltivazioni in mano a contadini tutt’altro che avvezzi all’uso di strumentazioni hi-tech. In quest’area del mondo possiamo trovare progetti quali il Cognitive Agro Pilot, invenzione che ha abbracciato ed evoluto le avanguardie informatiche dei tempi del Soviet per intavolare una semplicissima rete neurale capace di assistere i contadini nella mietitura dei campi attraverso una videocamera posta sul cruscotto dei trattori.

L’idea di fondo è molto semplice: gli agricoltori sono inclini a piccoli margini di errore umano – soprattutto perché la loro attenzione è incentrata perlopiù sull’assicurarsi di non causare danni al mezzo scontrandosi contro a un sasso o scivolando in un fosso -, margini di errore che verrebbero attenuati non poco dall’implementazione di un co-pilota artificiale. Gli aggiustamenti minori alla traiettoria dei veicoli non comporterebbero certamente delle scenografiche rivoluzioni agricole, tuttavia una variazione tanto minuta potrebbe sviluppare immense differenze, sui grandi numeri.

Più in generale, le intelligenze artificiali possono dimostrarsi utili nel definire quali siano le sementi più adatte a un determinato suolo, nel monitorare lo stato di salute delle piante o nello stimare le evoluzioni meteorologiche di una determinata area geografica. Si tratta di strumenti analitici certamente meno scenografici di bracci meccanici installati su cingolati, ma si dimostrano nondimeno utili nel dar vita a un’“agricoltura di precisione” capace di migliorare l’ecosostenibilità e la resa dei raccolti.

Siamo ad un bivio

Risulta lapalissiano sottolineare che la carenza di lavoratori registrata da Shay Myers e da molti altri imprenditori non sia tanto legata alla carenza di manodopera – basti dare un occhio ai tassi di disoccupazione -, quanto al fatto che le condizioni di lavoro siano tutt’altro che idilliache e che lo stipendio non sia in linea con i costi della vita (in Ohio bisogna guadagnare circa 15 dollari per mantenersi una casa in affitto).

Raccoglitori, camerieri, camionisti e molti altri mestieri si trovano a vivere sull’ultimo gradino di una piramide sociale che fa del dumping salariale l’arma con cui fomentare la tossica corsa alla concorrenzialità economica. Alcuni vorrebbero perpetrare questa visione distopica del mercato automatizzando quei ruoli che risulta finanziariamente sconveniente affidare agli esseri umani, tuttavia le dinamiche dell’agricoltura 4.0 non sono ancora state formalizzate e v’è ancora la speranza che Governi e comunità di tutto possano mettere da parte la cupidigia dei singoli per favorire il bene dell’intera popolazione.

[di Walter Ferri]

Slovenia: la Corte Costituzionale boccia l’obbligo vaccinale di fatto per i dipendenti pubblici

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La Corte Costituzionale della Slovenia, con sette voti a favore e due contrari, ha temporaneamente sospeso un obbligo vaccinale mascherato che il governo voleva introdurre nei confronti dei dipendenti pubblici. A partire dalla giornata di venerdì scorso è infatti entrata in vigore la decisione della Corte, che ha accolto la richiesta del sindacato di polizia della Slovenia di effettuare un’analisi sulla legittimità costituzionale dell’articolo 10 bis contenuto all’interno del decreto del governo sul lasciapassare sanitario.

Secondo il sindacato tale articolo introdurrebbe una vaccinazione obbligatoria di fatto per i dipendenti pubblici poiché, mentre il primo comma dell’articolo 5 del decreto subordina la possibilità di lavorare alle classiche condizioni per ottenere il Green Pass (essere guariti dal virus, essersi vaccinati o aver eseguito un Covid test), l’articolo 10 bis stabilisce semplicemente che i dipendenti pubblici, per poter lavorare, debbano essere guariti o vaccinati. A loro, dunque, non viene riconosciuto il test come condizione utile per recarsi a lavoro. Proprio da qui deriva la decisione della Corte che, seppur non abbia ancora stabilito che tale articolo sia incostituzionale (la valutazione è infatti in corso), ha nel frattempo congelato tale disposizione. Di conseguenza, per i dipendenti pubblici varranno le condizioni previste dall’articolo 5.

A quanto pare, secondo la Corte tali misure nei confronti dei dipendenti pubblici non sono giustificate, in quanto il governo «non ha dimostrato che il virus SARS-CoV-2 si diffonda in maniera significativamente più veloce tra i dipendenti negli organi dell’amministrazione statale rispetto al resto della popolazione o ai gruppi di individui che sono ancora più esposti a contatti rischiosi».

In seguito alla decisione sono però arrivate le reazioni da parte del governo, che non ha gradito quanto stabilito dalla Corte. In tal senso il Primo ministro, Janez Janša, ha affermato che la Corte Costituzionale sarà corresponsabile se dovessero verificarsi maggiori contagi o decessi. Diversa invece la reazione del sindacato di Polizia sloveno PSS, che ha commentato la vicenda parlando di «vittoria della ragione e dello stato di diritto».

[di Raffaele De Luca]

Elezioni amministrative 2021: oggi seconda giornata di voto

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Seggi di nuovo aperti da questa mattina alle 7:00 per il secondo giorno delle elezioni amministrative 2021, a cui potranno prendere parte oltre 12 milioni di elettori. Il voto riguarda, nello specifico, il rinnovo di 1.153 amministrazioni comunali, le suppletive della Camera e le regionali in Calabria. Le urne chiuderanno alle ore 15:00, e l’eventuale turno di ballottaggio avrà luogo domenica 17 e lunedì 18 ottobre. Per ciò che riguarda l’affluenza registrata nella giornata di ieri, poi, essa risulta essere in calo rispetto alle elezioni del 2016, quando però si votava in un solo giorno. In tal senso, secondo i dati del Viminale, alle ore 23:00 aveva votato il 41,65% degli aventi diritto, al contrario del 61,49% registratosi nella tornata precedente.

Giappone: Fumio Kishida è il nuovo primo ministro

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Fumio Kishida, il 64enne leader del Partito liberal democratico del Giappone nonché ex ministro degli Esteri, è il nuovo primo ministro del Paese. Grazie al controllo di entrambe le camere da parte del suo partito, egli è infatti riuscito ad ottenere la maggioranza dei voti in Parlamento. Kishida sostituirà l’ex premier Yoshihide Suga, dimessosi dopo solo un anno in carica. Nelle prossime ore è previsto l’annuncio da parte del capo del governo della sua lista di ministri.

È nata l’Amazzonia d’Europa: 10.000 km2 di biosfera nel cuore del vecchio continente

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È nata la prima riserva della biosfera transnazionale dell’Unesco, la più grande area fluviale protetta d’Europa e modello internazionale per la conservazione della natura, la resilienza climatica e lo sviluppo sostenibile. Questa, di quasi un milione di ettari e comprendente i territori di Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Ungheria e 700 Km dei fiumi Mura, Drava e Danubio, viene chiamata “Amazzonia d’Europa” per via delle sue foreste, isole fluviali e distese verdi. Un paesaggio unico e prezioso, dimora di specie animali rare e, alcune, anche in via di estinzione, come il fraticello, la cicogna nera, la lontra, il castoro e lo storione; senza contare il suo essere importante punto di sosta annuale per oltre 250mila uccelli migratori. In più, mentre le pianure alluvionali intatte proteggono gli insediamenti dalle inondazioni e garantiscono acqua potabile pulita a quasi 900mila persone, i paesaggi mozzafiato aumentano il potenziale per lo sviluppo del turismo sostenibile. L’idea di istituire una biosfera transnazionale ha, alla base, l’obiettivo di rivitalizzare 250mila chilometri di fiumi proteggendo, al contempo, il 30% della superficie terrestre dell’UE entro il 2030 e promuovere il business sostenibile. A completare originalmente l’iniziativa è il progetto Amazon of Europe Bike Trail, una lunghissima pista ciclabile che, in 27 tappe, si inoltrerebbe nei territori incontaminati di Mura, Drava e Danubio per oltre 1250 Km.

La nascita di questo luogo pullulante di biodiversità risale agli anni Novanta, quando la fondazione tedesca EuroNatur ha iniziato a coordinare il progetto di una vasta area protetta nel bacino del Danubio. Dal 2000, l’iniziativa è stata portata avanti dal Wwf fino a quando, nel 2009, i ministri dell’ambiente di Croazia e Ungheria, hanno firmato una dichiarazione congiunta per istituire una riserva della biosfera transfrontaliera. Nel 2011, una dichiarazione congiunta in tal senso è stata firmata anche dai ministeri ambientali di Austria, Slovenia e Serbia. L’anno dopo, le aree fluviali del Danubio di Croazia e Ungheria hanno ottenuto lo status di riserva della biosfera, seguite poi da Serbia nel 2017, Slovenia nel 2018 e Austria nel 2019. Oggi, l’UNESCO, con la designazione della riserva della biosfera transfrontaliera Mura-Drava-Danubio (MDD), collega tutti e cinque i pezzi in un’unica area protetta.

[di Eugenia Greco]

La crisi del carburante nel Regno Unito, spiegata senza sensazionalismo

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Da giorni c'è grande attenzione sulla "crisi del carburante" che investe il Regno Unito. Le immagini indugiano sulle pompe di benzina chiuse per mancanza di materia prima e sulle lunghe code che i cittadini affrontano per fare scorte in quelle ancora aperte. Il governo Johnson ha annunciato che da lunedì 4 ottobre saranno schierati quasi 200 militari "per far fronte alla crisi della distribuzione della benzina in Inghilterra". Ma la situazione è tanto grave come raccontato su molti media? E, soprattutto, la colpa è tutta della Brexit? Piccolo spoiler: come al solito la situazione è un po' più ...

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Verso una società artificiale?

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Perché ‘società artificiale’? Heinrich Popitz, sociologo tedesco, ha espresso una delle molte teorie sullo sviluppo storico e sociale attraverso tappe evolutive. Una teoria suggestiva sicuramente, che implicitamente individua il nostro mondo come un organismo vivente che passa attraverso varie età e conosce fasi alterne di sviluppo e recessione, di crescita e malattia.

Nei suoi studi raccolti in Verso una società artificiale (Editori Riuniti 1996) Popitz rintraccia le tappe dell’umanità in una fase di caccia e raccolta, contrassegnata dal nomadismo, a cui succede la sedentarietà dell’agricoltura, dove si circoscrivono gli spazi operativi del lavoro, si fondano e si perpetuano agglomerati familiari e si fissa l’idea di tempo ciclico, generatrice a sua volta di una speciale idea di pazienza e attesa. Poi il periodo del fuoco, del vapore, dell’industria, rappresentato soprattutto, a suo parere, dall’artigianato e dalla ceramica, vero emblema dell’avvento borghese, con conseguente divisione del lavoro e ripartizione delle competenze nella società, ad esempio tra contadini e artigiani. E poi l’epoca delle città, del potere organizzato, dei compiti istituzionali. In ultimo la società artificiale, più difficile da definire, pensata più come una potenziale eventualità che come una evoluzione, dove si avvertono altre immagini di altri studiosi, la società aperta di Popper, la società liquida di Bauman, la società dell’automazione di McLuhan.

Ma, a guardar bene, tutte queste epoche e tutte queste teorie, nella postmodernità, non sono più alternative o ordinate in qualche successione: esse si sono fuse in un solo dominio, reale e immaginario. Sono dimensioni della vita, esigenze e prospettive interagenti. Non sappiamo fino a quando, ma l’attività della pesca è ancora in gran parte del tipo caccia e raccolta, la fase agricola, alla base della costituzione della famiglia, è minacciata ma permane. Minacciata da che cosa, però? Da malsane teorie, no, semplicemente dalla macchina, dalla industrializzazione che può trasformare i contadini in nomadi, in migranti. “La sera, seduti intorno ai fuochi, i cento diventavano uno. Imparavano a diventare comunità da bivacco, comunità da sera e da notte. Qualcuno estraeva una chitarra dall’involto di una coperta e la accordava; e le canzoni che tutti conoscevano si levavano nella notte. Gli uomini cantavano le parole, le donne modulavano piano la melodia”. Questi sono i contadini disperati, assediati dai debiti bancari, dai trattori e dalle tempeste di polvere, che fuggono in America verso l’Ovest, negli anni della recessione. È John Steinbeck, in Furore (1939), che racconta la loro epopea. “Dapprima le famiglie erano titubanti ma gradualmente … emersero capi, si stabilirono leggi, presero forma codici. E man mano che si spostavano verso ponente, i mondi diventavano più completi e meglio attrezzati, poiché i loro costruttori avevano maturato esperienza nel costruirli” (trad.it. Bompiani 2013, p. 271-73). Adattamento e ripartenza, come nei miti antichi del diluvio e della fine.

In questa rifondazione, all’orizzonte, si fa strada l’idea di città, la penultima tappa secondo Popitz. La cosmologia che si rimodella continuamente – scrive Joseph Rykwert ne L’idea di città (trad. it. Einaudi)- è quella che riparte da noi stessi, dalla costituzione e struttura della persona. Le città che nei secoli abbiamo costruito sono simboli di memoria, in cui ogni abitante partecipa a una serie di eventi e si identifica con la propria città, coi suoi fondatori e col suo passato. Funzione della città moderna è però anche quella di mettere in moto gli individui e i beni, favorendone la circolazione. Utopia, certo, messa oggi a dura prova, che Italo Calvino così presentava in Gli dèi della città (1975): “Ogni città ha un suo programma implicito, un suo elemento di continuità che deve saper ritrovare ogni volta che lo perde di vista, pena l’estinzione… Una città può passare attraverso catastrofi e medioevi, vedere stirpi diverse succedersi nelle sue case, veder cambiare le sua case pietra per pietra, ma deve, al momento giusto, sotto forme diverse, ritrovare i suoi dèi” (pp. 349-50).

L’ultima rivoluzione tecnologica, dopo l’agricoltura, la lavorazione a fuoco, le grandi opere edili e, aggiungiamo, le tecnologie del movimento e della comunicazione, dalla ferrovia alla posta, dall’aereo alla radio, dalla tivù ai new media, è quella attuale, dove ancora una volta si misurano nuovi rapporti tra progresso tecnologico ed evoluzione delle strutture sociali. Per tappe accelerate, l’uomo è arrivato a vivere in un mondo di oggetti che si è creato da sé, ma ormai la produzione industriale è finita sull’orizzonte, gli oggetti sono sempre più incorporei, “le relazioni di scambio diventano sempre più astratte, le dipendenze dai bisogni di altri anonimi sempre più imperscrutabili” (Popitz, p. 99). Il potere è diventato una specifica autonoma struttura, l’offerta di servizi sproporzionata e assillante; dietro la velocità di prestazione si nascondono le forme di controllo. L’informatica ha favorito, sì, i processi di automazione ma presto è diventata l’alleata del potere amministrativo, cioè del potere in sé che non produce ma organizza, amministra e reprime occultandosi dietro lo schermo della razionalizzazione, efficienza, disponibilità di informazioni, innovazione tecnologica e di rete.

Il potere è il nuovo meccanismo di produzione, il consumo è rappresentato dall’adeguamento degli individui e delle masse, la customer satisfaction coincide con il godimento passivo dell’obbedienza, il piacere sembra estinto. Ma questo, per fortuna, rimane soltanto un distopico obiettivo, remoto, che nessuna pandemia riuscirà a raggiungere.

Uno dei miei autori preferiti, Jurij M.Lotman, utilizza varie metafore per parlare del concetto di ‘semiosfera’, cioè della complessità e interdipendenza dei sistemi di segni che nessun potere è in grado di ridurre a suo piacimento. La vita sociale e simbolica è come quella di una lingua, impensabile senza sinonimi, senza alternative nelle scelte espressive, senza fraintendimenti, senza errori. La metafora è quella del museo. Immaginiamo la sala di un museo nella quale siano esposti oggetti ed opere appartenenti a secoli diversi, iscrizioni in lingue note e ignote, testi redatti dagli organizzatori del museo, schemi di itinerari per la visita della mostra, vari allestimenti ecc. ecc. “Se vi collochiamo anche i visitatori con i loro mondi semiotici, avremo qualcosa che ricorda il quadro della semiosfera” (La semiosfera, Marsilio 1985, p. 64).

Diventare spettatori, tenere le distanze, azionare i nostri orizzonti simbolici. Considerare il mondo anche come un museo di cui siamo, noi e tutti insieme, visitatori. Altro ancora ci aspetta, altri ancora ci aspettano all’uscita da quelle sale.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

Ancora gravi violenze sui vitelli scoperte in un allevamento del Grana Padano

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Un nuovo caso di maltrattamenti di vitelli e mucche in un allevamento Grana Padano, ancora una volta in Lombardia, in provincia di Brescia. Anche in questo caso è una inchiesta dell’associazione ambientalista Essere Animali che porta i fatti all’attenzione del pubblico, testimoniando incuria, mancato rispetto delle prescrizioni sanitarie e gravi maltrattamenti a danno degli animali.

Le immagini raccolte nell’ambito della nuova inchiesta mostrano come gli animali vivano in “un grave stato di incuria“. “Gli animali sono completamente sporchi, così come i capezzoli delle mucche che vengono avviate alla mungitura, il tutto con un elevato rischio di contaminazione batterica. Il mancato rispetto delle prescrizioni sanitarie costituisce un potenziale pericolo per la salute dei consumatori, ma anche un danno per gli animali” afferma il report.

“Seconda indagine shock in un allevamento del Grana Padano” © Essere Animali

La struttura “contiene circa mille animali tra mucche e vitelli”. “A causa di difetti strutturali o mancanza di manutenzione, in occasione di piogge anche non particolarmente intense, si formano all’interno delle stalle estese pozze d’acqua che non vengono asciugate, costringendo gli animali a vivere con le zampe nell’acqua per giorni”. Ad aggravare la situazione vi sarebbero “recinti rotti o con parti arrugginite che possono ferire gli animali”. “Alcuni vitelli sono morti soffocati, con la testa incastrata nella mangiatoia del box, episodi per cui è possibile prefigurare il reato di uccisione di animali, in quanto nessun operatore è intervenuto per liberarli” riporta Essere Animali.

“Seconda indagine shock in un allevamento del Grana Padano” © Essere Animali

Alcune procedure controverse, come l’allontanamento dei vitelli appena nati dalle madri per avviarle al processo di mungitura del latte destinato al commercio, sono definite dalla legge italiana. Per tale motivo Essere Animali, insieme a 79 ONG provenienti da tutto il mondo, sta esercitando pressioni sulla Commissione Europea per richiedere un’urgente revisione della normativa sulla protezione degli animali da allevamento.

“Seconda indagine shock in un allevamento del Grana Padano” © Essere Animali

Si tratta della seconda testimonianza di questo tipo raccolta da Essere Animali nel giro di poche settimane: a luglio, infatti, l’associazione aveva realizzato una prima inchiesta in uno stabilimento lombardo, che documentava abusi simili a quelli riportati in questo nuovo documento. In quell’occasione, il Consorzio Tutela Grana Padano aveva sottolineato come si trattasse di un caso isolato, che non rappresentava gli standard generali previsti. Il Consorzio aveva inoltre bloccato le marchiature delle forme di Grana prodotte con il latte di quello stabilimento e dichiarato di star lavorando alla definizione di un nuovo sistema per la valutazione del benessere animale. Anche a seguito di questo nuovo caso il Consorzio ha già annunciato, in un comunicato riportato da Il Salvagente, di aver «sospeso (e poi bloccato) in via cautelativa i servizi di marchiatura delle forme prodotte con latte della stalla oggetto dell’ultima investigazione dell’associazione Essere Animali». Tuttavia il grave problema delle violenze sugli animali, pur non potendo escludere che riguardi solo una piccola parte degli allevamenti del Grana Padano, non appare ancora risolto.

Potete vedere il video completo dell’inchiesta a questo link.

[di Valeria Casolaro]

Ecuador, 2000 detenuti rilasciati per allentare la pressione nelle carceri

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Le autorità ecuadoriane rilasceranno 2000 detenuti, con precedenza a donne e anziani, per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. La decisione giunge a seguito dei fatti del 28 settembre, definiti “il peggior massacro nella storia carceraria dell’America Latina”. Le cause scatenanti erano state dispute tra bande criminali per il controllo del Penitenziario Litoral. Il bilancio è di 118 morti (di cui 6 decapitati) e 86 feriti. Il 29 settembre il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha dichiarato lo stato di emergenza del sistema carcerario per 60 giorni.