martedì 23 Settembre 2025
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Israele riceverà dei finanziamenti dal Qatar: raggiunto l’accordo

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Ufficializzato da ieri l’accordo tra Israele, il Qatar e le Nazioni Unite per degli aiuti finanziari dallo Stato del Golfo alla Striscia di Gaza. A seguito delle violenze che hanno avuto luogo dal 10 al 21 maggio 2021, l’accordo rappresenta un modo per sostenere l’enclave. È stato così autorizzato l’ampliamento dell’ingresso – prima limitato al 30% – di diverse risorse attraverso il valico Kerem Shalom. Il Comitato per la ricostruzione ha poi fatto sapere che per le famiglie più bisognose di Gaza, è previsto un aiuto economico mensile pari a 100 dollari.

Toscana: mille sanitari ricorrono al TAR contro l’obbligo vaccinale

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Circa un migliaio tra medici e infermieri hanno deciso di fare ricorso al Tar della Toscana. L’obiettivo è quello di ottenere la sospensione dei provvedimenti adottati nel momento in cui ci sia la scelta, da parte degli operatori sanitari, di non vaccinarsi. Nello specifico, gli operatori sanitari chiedono l’annullamento delle sanzioni previste dalle Asl di appartenenza per la mancata vaccinazione. I ricorrenti di cui si parla fanno parte della stessa macrocategoria ma vengono da diversi settori: ci sono medici sia di famiglia che ospedalieri, farmacisti, biologi, psicologi, veterinari… ma anche impiegati, contabili e coloro che dirigono le strutture tanto pubbliche quanto private. Il ricorso al Tar è stato depositato dagli avvocati Tiziana Vigni e Daniele Granara, il quale ha già presentato ricorsi similari in diverse regioni d’Italia, accogliendo le richieste di ben 6.500 operatori sanitari.

L’atto contro le diffide dell’Asl – la quale prevede delle sanzioni nel caso in cui non venga rispettato l’obbligo vaccinale – si compone di cinquantatré pagine; nel ricorso si fa riferimento alla presunta violazione dell’articolo 32 della Costituzione, nel quale si stabilisce che «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è stato inizialmente approvato dal Consiglio dei ministri con il DECRETO-LEGGE 1 aprile 2021, n. 44, che impone la vaccinazione ai fini di «Mantenere le condizioni di sicurezza nella cura e nell’assistenza» in quanto essa rappresenta un «Requisito essenziale» per potere esercitare la professione. Il suddetto obbligo si concretizza, stando alle parole dei legali, dal momento in cui c’è un «Consenso informato, che non è né un consenso, essendo estorto con la minaccia della sospensione dalla professione e della retribuzione…né informato, in quanto non sono note le controindicazioni a lungo termine».

I legali, quindi, hanno fatto riferimento al mancato «Diritto alla salute e alla propria libertà di autodeterminazione» per gli operatori sanitari costretti a sottoporsi al vaccino.  Nel ricorso il focus è poi sul carattere sperimentale della vaccinazione – visto che l’Aifa ha imposto studi fino al mese di dicembre dell’anno 2023 – caratteristica che potrebbe, precisano i legali, portare a «Danni e rischi di permanente natura e di grave entità, senza contare che potrebbe arrecarne ulteriori ancora, tuttavia, allo stato ignoti». Le cinquantatré pagine del ricorso si concludono riportando un passaggio di una sentenza (la numero 118) della Corte Costituzionale, del 18 aprile 1996, che recita: «Nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la proprio salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri». Questo il materiale presentato ai giudici del Tribunale amministrativo regionale di Firenze, i quali, in data 7 settembre 2021, dovranno pronunciarsi sulla potenziale sospensiva dei provvedimenti. Qualunque scelta venga presa dal Tribunale, le ripercussioni sull’intera società saranno numerose e impossibili da trascurare.

[di Francesca Naima]

Sydney, Australia: troppo diffusa la variante Delta, imposto il coprifuoco notturno

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La variante Delta, altamente infettiva, è dilagata in Australia interessando soprattutto lo stato del Nuovo Galles del Sud. Le autorità hanno quindi deciso di imporre il coprifuoco notturno a ben due milioni di residenti della città di Sydney. Il coprifuoco inizierà a partire dalla prossima settimana e l’intento è quello di rallentare il più possibile – e al più presto – la variante Delta.

Cameroon, Africa: grave caso di violenza etnica, 32 morti

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Trentadue persone sono morte nel Nord del Cameroon, dall’inizio di un conflitto tra allevatori e pescatori. È stata l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu (UNHCR), nella giornata di ieri, a diffondere la notizia degli scontri, definendoli come il peggior caso di violenza etnica degli ultimi anni. Dal 10 agosto hanno infatti avuto inizio dei combattimenti tra gli allevatori di etnia araba choa e i pescatori e gli agricoltori mousgoum, in quanto il bestiame dei primi cadeva nelle buche scavate – per catturare i pesci nelle pozze delle acque alluvionali – dai secondi. A seguito degli scontri, si contano 7.300 sfollati, mentre sono 11.000 le persone che hanno scelto di fuggire verso il Chad.

Facebook ostacola apertamente il mondo accademico

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facebook su cellulare

Facebook Inc., azienda sotto il cui ombrello rientrano alcuni dei social media più popolari della Rete, è stata accusata per anni di adottare comportamenti che, più o meno direttamente, hanno intorpidito il naturale dibattito pubblico. Per capire quanto ci sia di vero nelle accuse, Governi e studiosi di tutto il mondo stanno premendo perché i portali coinvolti rendano consultabili gli algoritmi su cui appoggiano le proprie fondamenta.

A causa della diffusione massiva della disinformazione vaccinale, queste pressioni sono divenute sempre più marcate e i ricercatori di tutto il mondo hanno intensificato i loro sforzi nel decifrare la situazione con quei pochi dati che venivano messi a loro disposizione. Un esercizio che in molti casi si sta mostrando vano, visto che l’impresa guidata da Mark Zuckerberg sta progressivamente emarginando i principali esponenti del mondo accademico.

Le prima vittima d’alto profilo di questo oscurantismo è stata a inizio agosto l’Università di New York, la quale faceva riferimento a un gruppo di ricerca il cui scopo era quello di decifrare il funzionamento delle inserzioni politiche su Facebook e omologhi, un fenomeno che si è dimostrato essenziale nella diffusione delle bufale, visto che gli amministratori non controllano la veridicità delle informazioni pubblicate sotto forma di pubblicità.

Pochi giorni dopo è stato il turno della berlinese AlgorithmWatch, gruppo che cercava di decifrare i canoni utilizzati da Instagram per raccomandare contenuti i contenuti fotografici e i video. Stando a quanto riportato dai ricercatori, Facebook Inc. li avrebbe contattati direttamente per minacciare cause legali, accuandoli di aver violato i termini di servizio del portale. Gli accademici si dicono certi di non aver compiuto nessun passo falso, tuttavia non se la sono sentita di farsi trascinare in tribunale da una multinazionale dalle risorse pressoché infinite.

L’ostracismo della Big Tech nei confronti dei ricercatori indipendenti non è certamente cosa nuova, tuttavia sembra che ora la portata censoria dell’azienda sia divenuta più audace e severa. Un problema non da poco, se si considera che Facebook Inc. sia solita farsi scudo con un’interpretazione delle policy tanto faziosa che lo stesso Governo USA si è sentita in obbligo di definirla come «inesatta».

In questi giorni, reduce da una reazione di sdegno generale, l’azienda si sta impegnando massimamente a manipolare la narrazione dei quotidiani, così da assicurarsi che l’attenzione del pubblico venga immediatamente distolta altrove e che lo scandalo vada a sfumare in un nulla di fatto.

Ecco dunque che sbucano sul suo blog storie che sembrano confezionate appositamente per creare titoli accattivanti quali “cosa le persone guardano su Facebook” o “cosa stiamo facendo per combattere i grandi diffusori di disinformazione”, elementi utili a far dimenticare che Mark Zuckerberg si stia assicurando che studiosi e Governi non possano mai venire a capo di cosa succeda nei dietro le quinte della sua impresa.

[di Walter Ferri]

Gli incendi non fanno notizia, ma l’Italia sta continuando a bruciare

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I media pullulano di notizie relative ai più vari accadimenti degli ultimi periodi, ma lo spazio ritagliato per l’Italia che sta letteralmente “bruciando” è fin troppo tenue rispetto alla gravità degli incendi. Gli ultimi dati forniti dall’European Forest Fire Information System (Effis) sono infatti allarmanti: dall’inizio dell’anno, in Italia, sono circa 110.000 gli ettari di terreno bruciati. Un dato in cui intrinseca è la gravità della situazione, se si pensa che gli ettari di terreno arsi dal 2008 al 2020 sono stati in media 28.479; nell’anno corrente, gli incendi hanno dunque coperto un’area di circa quattro volte superiore rispetto alla media di ettari arsi ogni anno nel periodo sopracitato.

Un’estate segnata dalle fiamme per l’Italia, in cui gli incendi hanno causato danni a svariate regioni. La situazione più critica interessa il Sud Italia: regioni come la Calabria, la Sicilia e la Sardegna sono state devastate dagli incendi e nel momento presente i territori continuano ad ardere; ma gli incendi divampano in tutto il territorio italiano, nel quale se ne contano, da inizio anno, circa 440 di grandi dimensioni. Nel consultare i dati forniti dall’Effis, si palesa quanto l’Italia, insieme alla Grecia, abbia un drammatico primato in quello che è il preoccupante diffondersi di incendi in tutta Europa, nella quale il fuoco divampa a un ritmo doppio rispetto agli scorsi anni.

Le conseguenze della situazione descritta sono ovviamente distruttive per i territori interessati, per la flora, la fauna e per le comunità umane. Oltre al fatto che, come sottolineato in un report della Coldiretti, il costo per l’emergenza incendi è superiore ai 10.000 euro per ogni ettaro di terreno bruciato, da considerare sono le critiche conseguenze a livello ambientale: il bilancio di animali selvatici morti ammonta a circa due milioni nell’area arsa nella Penisola, area che corrisponde a circa 145mila campi da calcio. Un arduo compito è poi quello della gestione degli incendi, in cui non mancano i dubbi relativi tanto all’utilizzo dei fondi quanto ai mezzi utilizzati, come i velivoli di soccorso.

[di Francesca Naima]

Jalalabad: i talebani sparano ai manifestanti, 2 morti e 12 feriti

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Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Jalalabad sventolando la bandiera nazionale afgana. È la prima vera opposizione popolare organizzata dalla presa della capitale Kabul da parte dei talebani, ma dalle notizie che pervengono da Al Jazeera, i talebani hanno subito smorzato la protesta, sparando prima in aria e poi ai manifestanti. Per il momento si contano due morti e circa dodici feriti.

Covid in Israele ed efficacia dei vaccini: cosa dice una vera analisi dei dati

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Record di contagi, quarta ondata, terza dose. Su quel che sta accadendo in Israele c’è molta confusione. Sulla spinta della variante a maggior trasmissibilità, le nuove infezioni sono effettivamente in aumento. I freddi numeri sono i seguenti: casi di positività paragonabili con le due precedenti ondate (circa seimila casi al giorno), ricoveri un po' più bassi (la media degli ultimi 7 giorni registrata ieri parla di 1.013 ricoveri contro i 1.701 del 2 gennaio scorso, data circa sovrapponibile per numero di casi e curva epidemiologica), ricoveri in terapia intensiva dimezzati (117 ieri contro i...

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Mauritania: almeno 40 migranti morti dopo un naufragio

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L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha fatto sapere che un’imbarcazione partita dalla costa atlantica del Nord Africa e diretta alle Canarie è naufragata. Il naufragio è avvenuto al largo della Mauritania e si contano quaranta morti. La Guardia Costiera mauritana ha intercettato l’imbarcazione in data 16 agosto, assistendo  sette sopravvissuti, di cui quattro in gravi condizioni. La notizia è stata diffusa oggi sia dall’OIM che dall’Agenzia delle Nazione Unite per i rifugiati (UNHCR), la quale sta lavorando per fornire assistenza, sottolineando la necessità di maggiore sostegno e attenzione per evitare simili tragedie.

Burkina Faso: attacco jihadista, 47 morti

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Oggi, al nord del Burkina Faso, un convoglio militare ha subito un attacco in cui sono stati uccisi trenta civili, quattordici soldati e tre ausiliari dell’esercito. Si contano dunque, per il momento, quarantasette vittime, oltre a svariati feriti; l’attacco è avvenuto per mano di un presunto gruppo jihadista. Attraverso un decreto ufficiale, il presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, ha annunciato che per tre giorni, da giovedì, ci sarà un periodo di lutto nazionale così da rendere omaggio alle vittime dell’attacco jihadista.