Questo fine settimana, almeno trenta persone sono rimaste uccise dopo un attacco da parte – come accusa la popolazione vittima delle violenze – delle Forze Democratiche Alleate (ADF) di ispirazione islamica; il massacro è avvenuto nella provincia dell’Ituri, regione nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo. La notizia è stata diffusa da alcuni testimoni del luogo all’agenzia Reuters. Quello descritto è il secondo attacco in pochi giorni: il primo settembre, molti civili sono rimasti ostaggio e quattro sono rimasti uccisi quando le ADF hanno teso un’imboscata a un convoglio al Nord-Ovest della Repubblica Democratica del Congo.
Guinea: un nuovo golpe militare nella terra della bauxite

Domenica 5 settembre 2021, un colpo di stato ha rovesciato il governo del presidente guineano Alpha Condé. A guidare il golpe, Mamady Doumbouya, tenente colonnello ed ex soldato della legione straniera francese. Analogamente ad altri leader di stati africani politicamente instabili, Condé aveva modificato la costituzione del paese per poter governare oltre il limite prestabilito, e questo ha causato proteste, anche sanguinose, che raggiunto il momento di saturazione hanno portato al colpo di stato.
Nella capitale Conakry, gli ufficiali delle forze speciali hanno catturato il presidente (del quale hanno garantito l’integrità fisica e morale) e hanno dichiarato la dissoluzione delle istituzioni, imponendo il coprifuoco in tutto il paese. Ancora non è chiaro cosa seguirà a questo rovesciamento, ma si tratta di un evento non inusuale in Africa e in parte preannunciato dagli eventi che hanno caratterizzato la politica guineana negli ultimi anni. Condé, eletto democraticamente nel 2010, ha negli ultimi anni governato nell’irregolarità, attraendo un certo scontento.
Certo, la sua riforma costituzionale era stata approvata da un referendum (risalente al marzo 2020), ma aveva anche attratto numerose critiche da parte di costituzionalisti. Particolarmente problematici sono stati considerati due passaggi: il primo elimina la possibilità di candidarsi indipendentemente, senza sostegno di un partito o sponsorizzazione elettorale, il secondo rafforza i poteri del presidente. In risposta a queste modifiche considerate illegittime, l’opposizione si è concentrata all’interno del Fndc (Front national pour la défence de la constitution), un fronte compatto che si è impegnato in proteste, pressioni e atti di boicottaggio.
Situata nella parte più occidentale del continente africano, la Guinea è un paese particolarmente ricco di risorse soprattutto minerarie che ha presto interessato l’Occidente. È stato, tra il 1890 e il 1958, una colonia francese, oltre che uno dei primi paesi africani ad essere toccati dalla tratta degli schiavi. Come molti stati del continente africano che hanno sofferto la colonizzazione a causa della ricchezza naturale delle proprie risorse, la Guinea ha poi avuto difficoltà ad instaurare regimi politici stabili e ad avviare una vera e propria democratizzazione.
Le condizioni economiche della Guinea sono molto precarie, nonostante sia il paese col sottosuolo più ricco d’Africa con tanti giacimenti di petrolio, oro, ferro, platino e soprattutto è il secondo produttore mondiale di bauxite, roccia mineraria che costituisce la principale fonte nella produzione di alluminio. Non a caso tra le conseguenze globali immediate del colpo di stato c’è stata un’impennata dei prezzi di bauxite e alluminio sul mercato.
Nonostante le ricchezze naturali ancora nel 2006 il 47% dei guineani viveva sotto la soglia di povertà. Il paese fa parte della lista dei Paesi Meno Sviluppati, stilata dalle Nazioni Unite. L’Indice di Sviluppo Umano, attorno allo 0,3, è uno dei più bassi del mondo.
Negli ultimi anni, la sua politica è stata caratterizzata da numerose violazioni dei diritti umani, perpetrate soprattutto nei confronti di dissidenti e manifestanti. Da quando, nel 2019, Alpha Condé ha modificato la costituzione in suo favore per potersi candidare per la terza volta, più di un centinaio di persone hanno perso la vita protestando, per mano della polizia.
[di Anita Ishaq]
Raid di Israele contro Gaza
Dopo l’attacco con dei palloni incendiari – per mano, probabilmente, del gruppo palestinese Hamas – partiti dalla Striscia di Gaza, nella notte tra il 6 e il 7 settembre le Forze di Difesa aerea israeliana hanno risposto conducendo un raid contro l’enclave. Sarebbero stati colpiti due siti per l’addestramento militare e ci sarebbero importanti danni materiali ma nessuna vittima, come ha fatto sapere un corrispondente di al-Jazeera.
Vaccini, report Aifa: in Italia 84mila reazioni avverse segnalate, il 12% gravi
L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha recentemente pubblicato il settimo rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini Covid-19: si tratta dell’ultimo documento, in ordine di tempo, in cui vengono raccolte le sospette reazioni avverse ai sieri segnalate dai cittadini italiani. Il report ha ad oggetto un periodo che va dal 27 dicembre 2020 al 26 luglio 2021 e da esso si apprende che, durante questo lasso di tempo, vi sono state 84.322 segnalazioni su un totale di 65.926.591 dosi somministrate. Si tratta, in partica, di 128 segnalazioni ogni 100.000 dosi. Le sospette reazioni avverse si sono verificate nella maggior parte dei casi nella «stessa giornata della vaccinazione o il giorno seguente e solo più raramente oltre le 48 ore successive», il tutto indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato, dalla dose effettuata e dalla tipologia di evento segnalato.
«L’età media delle persone che hanno avuto un sospetto evento avverso è di 48,5 anni». Come già emerso dai precedenti rapporti, infatti, «il tasso di segnalazione è maggiore nelle fasce di età comprese tra i 20 e i 60 anni e diminuisce in quelle più avanzate». Dunque proprio i giovani, per i quali come è noto il Covid comporta rischi minori rispetto agli anziani, rientrano nella categoria composta da coloro che segnalano in maniera maggiore i sospetti eventi avversi. Venendo poi a giovanissimi, invece, nella fascia di età compresa fra 12 e 19 anni sono state inserite 530 segnalazioni di sospetto evento avverso su un totale di 1.986.221 dosi inoculate, con «un tasso di segnalazione di 27 eventi avversi ogni 100.000 dosi somministrate».
Detto questo è interessante notare come, a fronte di una esposizione sovrapponibile fra i sessi (53% delle dosi somministrate nel sesso femminile e 47% nel sesso maschile), il 72% delle segnalazioni riguarda le donne (175 ogni 100.000 dosi somministrate) e il 27% gli uomini (73 ogni 100.000 dosi somministrate), indipendentemente dal vaccino e dalla dose effettuata. Nell’1% delle segnalazioni, invece, il sesso non è stato riportato. Quella delle maggiori segnalazioni da parte delle donne è una tendenza emersa anche nel penultimo rapporto Aifa, e rappresenta un «andamento osservabile anche negli altri Paesi europei».
Andando nello specifico, poi, dal report emerge che il 68% del totale delle segnalazioni è relativo al vaccino Pfizer/BioNTech, il 25% a quello AstraZeneca, il 6% al siero Moderna, e l’1% a quello della Johnson & Johnson. Si tratta di percentuali «in linea con i rapporti precedenti» e che sono direttamente proporzionali al modo in cui ciascun vaccino ha contribuito a portare avanti la campagna vaccinale italiana. Infatti, il Pfizer è il vaccino attualmente più utilizzato (71% delle dosi somministrate), seguito dal vaccino Astrazeneca (17%). C’è poi quello Moderna (10%) e, infine, il vaccino della Johnson & Johnson (2%).
Per quanto riguarda la gravità delle presunte reazioni, inoltre, essa non è riportata solo nello 0,1% delle segnalazioni. Per il resto, invece, l’87,1% delle segnalazioni sono riferite a eventi non gravi (come dolore in sede di iniezione, febbre, stanchezza o dolori muscolari) mentre quelle gravi corrispondono al 12,8% del totale, con un tasso di segnalazione pari a «16 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate». Si tratta di una percentuale maggiore rispetto a quella riportata nel penultimo report dell’Aifa, nel quale gli eventi gravi rappresentavano l’11,9% del totale. Già quest’ultimo numero, però, era superiore a quello presente in tutti i rapporti precedenti.
Inoltre, «il 58% circa delle reazioni gravi riporta come esito la risoluzione completa, o il miglioramento dell’evento, e il 25% risulta non ancora guarito al momento della segnalazione». In più, «indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità, 498 segnalazioni riportano l’esito decesso, con un tasso di segnalazione di 0,75 ogni 100.000 dosi somministrate». Quest’ultimo, però, è «in flessione rispetto ai rapporti precedenti». ͘Per quanto riguarda l’età media dei decessi, poi, essa è di 76 anni, ed in 343 casi la morte è stata registrata dopo la prima dose e in 145 dopo la seconda, mentre il momento in cui il decesso si è verificato non è stato specificato in 10 schede di segnalazione.
Detto ciò, va sottolineato che le segnalazioni non devono essere viste come delle certe reazioni avverse: si tratta infatti solo di eventi sospetti, essendo delle semplici denunce effettuate da parte dei cittadini. Per tale motivo, però, ci sarebbe bisogno di approfondire la vicenda e capire quindi se si ha a che fare o meno con delle effettive reazioni avverse. Una questione giustamente sottolineata dal quotidiano italiano online Affaritaliani.it, che ha cercato, invano, di mettersi in contatto con i vertici dell’Aifa per «chiedere conferma sulle reazioni avverse post vaccino». Come testimoniato dal quotidiano infatti, che ha cercato ripetutamente di avere risposte in merito, sembra che da parte dell’Aifa non vi sia la volontà di fare chiarezza in tal senso. Eppure si tratterebbe di un modus operandi che impedirebbe di alimentare ulteriore sfiducia nei confronti delle vaccinazioni. La speranza, quindi, è che si faccia luce su tali segnalazioni per stabilire con certezza se vi sia o meno una correlazione tra gli eventi segnalati ed i vaccini.
[di Raffaele De Luca]
È morto l’attore francese Jean-Paul Belmondo
È deceduto all’età di 88 anni l’attore francese Jean-Paul Belmondo. A darne notizia è stato il suo avvocato, che ha affermato: «Era molto affaticato da qualche tempo. Si è spento serenamente». Nato nel 1933 a Neuilly-sur-Seine, in Francia, Belmondo intraprese la carriera cinematografica dopo aver partecipato a due pellicole di successo come «A doppia mandata» di Claude Chabrol, nel 1959, e «La ciociara» di Vittorio De Sica, nel 1960. In 50 anni di carriera è apparso in più di 80 film ed ha lavorato con diversi importanti registi: il cinema francese, dunque, perde una delle sue icone.
Un’iniziativa dei cittadini europei punta a vietare la sperimentazione animale
Mettere fine alla sperimentazione animale in Europa, rafforzare il divieto di test cosmetici e contrastare i test animali per le sostanze chimiche: questi gli obiettivi fondamentali dell‘iniziativa dei cittadini europei (ICE) – un importante strumento di democrazia partecipativa all’interno dell’UE – “Salvare i cosmetici cruelty-free: impegnarsi per un’Europa senza sperimentazione animale”, portata avanti dai cittadini europei e partita ufficialmente il 31 agosto 2021. «Gli animali non devono soffrire e morire nell’interesse della produzione di cosmetici», si specifica all’indirizzo web della proposta nel registro della Commissione Europea; le associazioni animaliste – come l’italiana Lav (Lega Anti Viviseizione) – si sono mobilitate purché la Commissione Europea possa progressivamente eliminare la sperimentazione animale nell’UE.
Comunque, negli ultimi dieci anni è stata riscontrata una riduzione del numero degli animali impiegati nella sperimentazione: basti pensare che nel 2010, gli animali utilizzati per scopi scientifici (perlopiù roditori) erano 777.731, mentre nel 2017 il numero è sceso a 580.073. L’Italia è poi al quinto posto, dopo Regno Unito, Germania, Francia e Spagna in quella che è la classifica dei paesi europei riguardante l’utilizzo degli animali nelle sperimentazioni. Per quanto ci siano stati miglioramenti nel corso degli ultimi periodi, l’utilizzo delle cavie viene visto tutt’ora, in alcuni casi, come imprescindibile; al contempo, il benessere degli animali è stato considerato una priorità a partire dalla direttiva europea 2010/63/EU (che risale al 2010) sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Nonostante la direttiva abbia introdotto anche il “principio delle 3R“: Reduction, Replacement, Refinement (riduzione, sostituzione e perfezionamento), con la nuova iniziativa presentata si vogliono compiere ulteriori passi avanti. Il principio delle 3R prevede che un ricercatore debba innanzitutto – se possibile – impegnarsi per cercare di rimpiazzare, o sostituire il modello animale, utilizzando un modello alternativo. Inoltre, essenziale è cercare di ridurre quanto più il numero di esseri viventi utilizzati in un certo protocollo sperimentale. L’ultima R sta a significare l’importanza di un miglioramento delle condizioni sperimentali alle quali sono sottoposti gli animali.
Ora, il focus fondamentale dell’iniziativa è far sì che l’Europa possa mantenere la parola data tempo fa: «Il divieto di prodotti cosmetici testati sugli animali era la promessa di un’Europa in cui gli animali non avrebbero più sofferto né sarebbero morti per produrre cosmetici; una promessa infranta», come si specifica tra gli obiettivi dell’ICE. La richiesta di ammodernare la scienza nell’UE è ora a più di ottantamila firme e durerà esattamente un anno; lo scopo è raggiungere un milione di firmatari da tutta Europa entro il 31 agosto 2022, così da avviare misure per sviluppare e attuare approcci non più basati sulla sperimentazione animale.
[di Francesca Naima]
Russia: arrestati quattro terroristi legati all’ISIS
L’agenzia di stampa russa RIA Novosti ha diffuso il comunicato ufficiale dell’FSB (Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione Russa), nel quale si parla dell’operazione di arresto nella Repubblica dell’Inguscezia. Gli agenti dell’FSB hanno arrestato quattro terroristi legati all’ISIS dopo avere effettuato una perquisizione domiciliare, trovando materiale per la propaganda dello Stato Islamico, ordigni esplosivi improvvisati e armi da fuoco. L’FSB ha poi specificato che due dei quattro terroristi arrestati erano in procinto di organizzare un attentato terroristico contro le forze dell’ordine locali. Invece, sempre secondo le informazioni pervenute dall’FSB, gli altri due uomini arrestati stavano svolgendo attività di propaganda dello Stato Islamico (vietata in Russia dal 2003).
In Israele già si parla di una quarta dose vaccinale
Salman Zarka, capo epidemiologo di Israele, ha parlato di una possibile quarta dose di vaccino con il fine di contrastare definitivamente il diffondersi della pandemia. Poco tempo fa, a causa di un aumento dei contagi, Israele aveva già introdotto una terza dose; ora, potrebbe esserci un ulteriore richiamo, come emerso dalle dichiarazioni di Salman Zarka. Si prevede, poi, l’uso di una quarta dose di vaccino che potrebbe essere leggermente modificata, così da rendere la vaccinazione più efficace anche contro le varianti del SARS-Cov-2.
Oltre 300 professori universitari si schierano contro il Green Pass
È stata creata una raccolta firme da parte del personale universitario, col fine di opporsi all’obbligatorietà del Green Pass. L’appello è stato pubblicato il 3 settembre e si concentra sulla natura discriminatoria del certificato vaccinale. Perché dal primo settembre, per potere frequentare le università italiane è infatti necessario essersi sottoposti a due dosi di vaccino – come si sottolinea nell’appello – e questo rappresenta, per chi ha avviato la raccolta firme, una «ingiusta e illegittima discriminazione introdotta ai danni di una minoranza». Nell’appello, si rende palese quanto l’introduzione del Green Pass come requisito obbligatorio abbia diviso e stia ingiustamente dividendo i cittadini in due categorie: «La “tessera verde” suddivide la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione (eguaglianza, libertà personale, lavoro, studio, libertà di associazione, libertà di circolazione, libertà di opinione)».
Le firme raccolte erano 150 fino a due giorni fa; oggi, i nomi di chi ha scelto di firmare la petizione sono raddoppiati e vedono anche nomi di spicco quali quello dello storico Alessandro Barbero. Quest’ultimo è recentemente intervenuto sul tema del Green Pass, sottolineando quanto, a suo parere, mettere l’obbligo del certificato sia dimostrazione di una grande ipocrisia, perché appunto le cose non vengono dette chiaramente. Così, Alessandro Barbero ha fatto un parallelismo citando la Divina Commedia, affermando che Dante avrebbe messo volentieri i suddetti politici nel girone degli ipocriti. L’intervento di Barbero è avvenuto il 4 settembre, durante l’evento organizzato dalla Fiom Cgil di Firenze in compagnia del segretario generale della CGIL, Maurizio Landini.
Anche il famoso storico ha dunque deciso di appoggiare la raccolta firme, nella quale si specifica quanto la decisione di mettere il Green Pass come obbligatorio per docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario e studenti sia in contrasto con «I dettami della Costituzione (art.32 Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti)» ma anche contro quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021 («è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate» per diversi motivi o «che hanno scelto di non essere vaccinate»). Per i docenti che hanno scelto di firmare – tra cui anche molti vaccinati – è dunque essenziale preservare la libertà di scelta, cercando di mantenere l’università come luogo di inclusione paritaria. Non può assolutamente essere impedito di accedere a dei diritti fondamentali come lo studio e il lavoro per delle scelte che sono libere e personali.
[di Francesca Naima]