giovedì 13 Novembre 2025
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Filippine: almeno 23 vittime a causa del tifone Rai

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Sono almeno 23 le persone che hanno perso la vita a causa del tifone Rai, che negli scorsi giorni ha colpito le Filippine. Il bilancio attuale è stato reso noto oggi dalle autorità, che parlano di distruzioni «allarmanti» sulle isole maggiormente colpite. Il tifone Rai, infatti, ha devastato intere aree nelle regioni meridionali e centrali del Paese ed inoltre più di 300mila persone sono dovute fuggire dalle loro case e dai resort sulla spiaggia.

Global Gateway: cos’è il piano europeo da 300 mld per la “connettività globale”

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Ecco che l’Europa presenta il suo piano per un futuro mondiale migliore: il Global Gateway. Il progetto, finanziato con 300 miliardi di euro e presentato con le solite parole ad effetto per la mediatizzazione pubblica, dovrebbe essere la risposta europea alle strategie globali cinesi, secondo alcuni analisti, mentre secondo altri sarebbe il piano di integrazione globale con la Via della Seta cinese presentata nel 2013. A distanza di sette anni dall’avvio del progetto della Belt and Road Initiative (BRI), e dopo che gli USA hanno presentato il loro Build Back Better World (B3W) e la Gran Bretagna il Clean Green Inititive (CGI), la Commissione europea da il via al programma che vorrebbe portare l’Europa non solo fuori dalla crisi economica, ma rifondarne l’industria sulla base delle nuove tecnologie e le infrastrutture necessarie per la Quarta rivoluzione industriale. La “Porta Globale” dell’Europa col mondo è ovviamente arredata nella retorica dai principi dei diritti umani, della democrazia e dell’uguaglianza che dovranno essere la guida delle relazioni economico-politiche internazionali.

La strategia europea mira a creare una connettività mondiale in ambito digitale, infrastrutturale, energetico, sanitario ed educativo. Dal 2021 al 2027 circa 300 miliardi di euro di denaro pubblico verranno investiti nei settori ritenuti fondamentali e strategici, nella speranza che questo attiri capitali privati per poter creare partnership pubblico-privato. «Il Global Gateway è sinonimo di connessioni sostenibili e affidabili che funzionano per le persone e il pianeta. Contribuirà ad affrontare le sfide globali più urgenti, dalla lotta ai cambiamenti climatici, al miglioramento dei sistemi sanitari e all’aumento della competitività e della sicurezza delle catene di approvvigionamento globali», si legge sul sito della Commissione europea.

«La pandemia di COVID-19 ha dimostrato quanto sia interconnesso il mondo in cui viviamo. Nel contesto della nostra ripresa globale vogliamo ridefinire il nostro modello di connessione mondiale, per poter plasmare più efficacemente il futuro. Il modello europeo prevede di investire sia nelle infrastrutture materiali che in quelle immateriali, di favorire investimenti sostenibili nei settori digitale, climatico ed energetico, nei trasporti, nella sanità, nell’istruzione e nella ricerca nonché in un quadro favorevole che garantisca condizioni di parità. Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, rispettando le più rigorose norme sociali e ambientali, in linea con i valori democratici dell’UE e con le norme e gli standard internazionali. La strategia “Gateway globale” fungerà per l’Europa da fonte d’ispirazione nella costruzione di connessioni più resilienti con il mondo», ha detto Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea.

«Le connessioni tra settori chiave contribuiscono a fare sorgere comunità di interesse condivise e a rendere più resilienti le nostre catene di approvvigionamento. Un’Europa più forte nel mondo comporta un fermo impegno con i nostri partner, impegno saldamente ancorato ai nostri principi fondamentali. Con la strategia “Gateway globale” riaffermiamo la nostra visione che prevede la promozione di una rete di connessioni, che deve essere fondata su standard, norme e regolamenti accettati a livello internazionale al fine di garantire condizioni di parità», sono state le parole di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Potenziando strumenti economici-finanziari già esistenti, l’Europa punta fermamente su Africa, Sud America e anche Asia, specificando che ogni progetto che costituirà la rete globale degli investimenti europei dovrà essere in linea con i principi ecologici e gli standard ambientali del Vecchio continente, oltre che essere condizionati dal rispetto dei diritti umani e dei principi democratici dei paesi con cui verranno perfezionati accordi. Difficile capire come ciò possa essere concluso con moltissimi paesi dei continenti citati, senza contare che spesso sono proprio i paesi europei a non rispettare tali principi, anche a casa propria.

Per il “nuovo” modello di sviluppo europeo e occidentale, la “crisi pandemica” è stata un acceleratore di movimenti già in atto; in altre parole, il Sars-Cov2 è stato un detonatore di cambiamenti economici, sociali e politici già in divenire da tempo. È la burrasca di Schumpeter, lo schöpferische Zerstörung, la distruzione creativa che Draghi ha apertamente previsto per l’Europa e per l’Italia nel dicembre dello scorso anno quando, l’ex banchiere centrale dell’Unione, parlava in qualità di membro senior del Gruppo dei 30, un circolo elitario globalista formato da economisti e intellettuali, che pubblicava in quel periodo il rapporto dal titolo Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions.

[di Michele Manfrin]

Arrestato Graziano Mesina, il più famoso esponente del banditismo sardo

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Graziano Mesina, il più famoso esponente del banditismo sardo, nel corso della notte è stato rintracciato ed arrestato dai carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva di quelli del Gis, del comando provinciale carabinieri di Nuoro e dello squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna. Mesina, latitante dal luglio 2020, dovrà scontare una condanna a 24 anni di reclusione, che gli era stata notificata dalla Procura generale della Corte d’appello di Cagliari.

 

La Camera dei deputati approva il divieto all’abbattimento dei pulcini maschi

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Nella giornata di ieri la Camera dei deputati ha approvato un emendamento alla «legge di delegazione europea 2021», presentato dalla relatrice Francesca Galizia (M5S), che introduce il divieto di abbattere i pulcini maschi negli allevamenti intensivi italiani. Esso, che dovrà divenire realtà entro il 31 dicembre 2026, ha ricevuto 359 voti favorevoli ed un voto contrario, mentre in 32 si sono astenuti. Adesso dunque il testo passa al Senato, che dovrebbe esprimersi a riguardo ad inizio 2022

Se l’emendamento dovesse andare in porto, inoltre, lo stato italiano dovrebbe conseguentemente anche favorire l’introduzione e lo sviluppo di tecnologie e strumenti in grado di «identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa, al fine di scartare le uova che contengano pulcini maschi». Un punto su cui ha posto l’attenzione anche l’organizzazione per la difesa dei diritti degli animali Animal Equality, che ha accolto con grande favore la notizia. Quest’ultima, che aveva lanciato una campagna a riguardo firmata da oltre 100mila persone, parla infatti di «grande vittoria per i pulcini», dato che in questo momento «in Italia muoiono dai 25 ai 40 milioni di pulcini all’anno solo perché considerati scarti dell’industria delle uova».

È proprio per tale motivo, infatti, che i pulcini maschi vengono uccisi appena nati tramite metodi estremamente crudeli: in seguito alla loro nascita, gli addetti delle linee produttive esaminano il loro sesso ed i maschi vengono gettati ancora vivi nei tritacarne o, in alternativa, vengono uccisi per soffocamento dentro dei sacchi o con l’anidride carbonica. Si tratta di pratiche comuni all’interno degli allevamenti intensivi, dove i pulcini vanno sempre incontro a questa triste fine. Adesso però, grazie all’approvazione di tale emendamento, l’Italia sembra essere finalmente vicina a mettere fine a questa barbarie: si tratterebbe del terzo Paese europeo, dopo Germania e Francia, a vietare tali pratiche.

[di Raffaele De Luca]

Covid: Oms approva per uso di emergenza vaccino indiano Covovax

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Il vaccino anti-Covid indiano Covovax è stato approvato per l’utilizzo in via di emergenza dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). A renderlo noto è stata proprio quest’ultima, spiegando che il vaccino «è prodotto dal Serum Institute of India su licenza di Novovax e rientra nel portafoglio di Covax», il sistema internazionale di distribuzione dei vaccini. In tal modo, aggiunge l’Oms, saranno rafforzarti gli «sforzi fatti per vaccinare più persone nei Paesi a basso reddito».

L’Università di Foggia impone il Super Green Pass per ottenere la laurea

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«La partecipazione agli esami di laurea e alle proclamazioni potrà essere consentita unicamente ai titolari del Super Green Pass», che «dovrà essere posseduto sia dai docenti componenti della commissione di laurea, sia dagli studenti laureandi che da eventuali loro accompagnatori/ospiti»: è quanto stabilito dall’Università di Foggia tramite un recente decreto del Rettore Pierpaolo Limone. Le nuove disposizioni, entrate in vigore il 6 dicembre 2021 e valide fino al prossimo 15 gennaio, sostanzialmente rendono possibile l’accesso alle sedute di laurea esclusivamente ai vaccinati o ai guariti dal Covid. Nel decreto infatti si legge che coloro i quali non riusciranno ad ottenere il Super Green Pass a causa del poco tempo a disposizione, potranno «usufruire della modalità on line/duale» ma solo per le sedute di laurea previste nel mese di dicembre 2021: non si tratta in pratica di una regola fissa, ma di una possibilità concessa «in via del tutto eccezionale e straordinaria».

A tutto ciò si aggiunga che «per i docenti, gli studenti laureandi e i relativi ospiti in possesso dei requisiti previsti dall’art. 1, comma 2, del D.L. 172/2021 sarà garantita la partecipazione allo svolgimento della seduta di laurea in modalità on line/duale». In sostanza, ciò significa che ad essere esclusi dalle classiche sedute di laurea saranno anche coloro che sono in possesso di regolare esenzione vaccinale, in quanto la disposizione a cui fa riferimento il decreto ha ad oggetto proprio la materia delle esenzioni.

A tal proposito tuttavia bisogna specificare che in realtà in Italia ad essere obbligato a sottoporsi alla vaccinazione è il personale scolastico, ma certamente non gli studenti né tantomeno i loro familiari. A quanto pare, quindi, tale decreto supera i limiti imposti dalla legge: il decreto legge del 6 agosto 2021 ha infatti introdotto l’obbligo del Green Pass, e non del Super Green Pass, per gli studenti universitari. Questo, come è noto, significa che anche tramite un tampone negativo gli studenti dovrebbero poter accedere ai servizi universitari.

Tramite il decreto, dunque, è stato arbitrariamente introdotto un obbligo vaccinale di fatto per gli studenti: a coloro che scelgono di non sottoporsi al vaccino anti Covid, viene sostanzialmente negato un diritto costituzionalmente garantito, quello all’istruzione. Il tutto in virtù di una non meglio specificata «evoluzione del quadro epidemiologico dell’infezione da Covid-19». Anche per questo, come riportato da alcuni quotidiani locali, oggi si terrà una manifestazione a Foggia alla quale parteciperanno medici e avvocati e con cui si protesterà non solo contro il prolungamento dello stato di emergenza ma anche contro il decreto del Rettore. Quest’ultimo, sottolineano gli organizzatori, impedisce di fatto ai non vaccinati di potersi laureare.

Ad ogni modo, bisogna ricordare che non si tratta della prima volta in cui un’università impone restrizioni maggiori agli studenti che scelgono di non sottoporsi al vaccino anti Covid. Basterà ricordare che l’Università di Milano “La Statale”, negli scorsi mesi ha deciso di rendere gli alloggi disponibili solo per gli studenti vaccinati, imponendo dunque un obbligo vaccinale di fatto per tutti i ragazzi desiderosi di accedere al diritto della richiesta di alloggio.

[di Raffaele De Luca]

Roma: studenti protestano contro lo stato attuale della scuola

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Migliaia di studenti oggi a Roma hanno aderito ad una protesta sullo stato attuale della scuola, sfilando in corteo dalla Piramide Cestia al Ministero della Pubblica Istruzione e chiedendo un cambiamento serio atto a risolvere le problematiche legate al mondo della scuola, come le condizioni in cui versano gli edifici e le classi pollaio. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa LaPresse, però, non sono mancati momenti di tensione: all’altezza di Porta Portese, infatti, uno spezzone si è staccato dal corteo ed attraverso le vie del centro storico ha tentato di raggiungere la zona dei Palazzi. C’è poi stato l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno bloccato i manifestanti riportandoli sul percorso. Dopodiché, il corteo è arrivato al ministero senza ulteriori incidenti.

Per la prima volta cellule staminali trapiantate su diabetici sono riuscite a produrre insulina

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Il trapianto di cellule staminali in pazienti affetti da diabete di tipo 1 ha dato i risultati sperati: per la prima volta hanno prodotto insulina. Grazie a un team di ricercatori della British Columbia University è stato accertato che le cellule endodermiche pancreatiche – derivate dalle PSC (staminali pluripotenti umane, cellule capaci di differenziarsi in tutti i tipi cellulari) sono in grado di produrre, anche negli umani, quell’ormone che, in natura, viene fornito all’organismo dal pancreas. In passato, infatti, questo tipo di esperimento è sempre stato effettuato sugli animali e i risultati non sono mai stati entusiasmanti.

La ricerca, divisa in due parti, ha coinvolto un piccolo gruppo di pazienti con diabete di tipo 1 a cui sono stati impiantate delle piccole capsule sottocute – di contenuto e dimensioni variabili dalla grandezza di una monetina a circa tre volte questa – con all’interno le staminali. Queste capsule sono state utilizzate per fare in modo che le cellule attecchissero nell’ospite e, permettendo la vascolarizzazione, sopravvivessero. Dopo 26 settimane dall’impianto, gli esperti hanno osservato i risultati, e questi sono molto incoraggianti. Difatti, le cellule trapiantate nei pazienti, riescono non solo sono sopravvissute fino a 59 settimane, ma hanno anche prodotto insulina in risposta ai pasti, e quindi ai livelli di glucosio. Questo è molto importante, poiché significa che sono capaci di “percepire” quando c’è bisogno di generare l’ormone. Inoltre, fino a un anno di distanza, i pazienti hanno avuto un fabbisogno di insulina ridotto del 20% .

Nel diabete di tipo 1, le cellule che producono insulina – le quali si trovano nelle isole pancreatiche dette isole di Langerhans –, sono distrutte e l’ormone mancante deve essere fornito dall’esterno, tramite iniezioni. Nonostante la medicina avanzata preveda dispositivi moderni automatizzati come il pancreas artificiale, – device che monitora i valori di glucosio nel sangue e rilascia in modo calcolato l’insulina -, si tratta di strumenti tecnologici ed esterni, i quali non liberano il paziente dalle iniezioni quotidiane. Anche il trapianto delle isole pancreatiche può essere una soluzione, ma consiste in un intervento complicato, delicato e non sempre fattibile, in primis, spesso, per la mancanza di donatori adeguati.

La produzione di insulina delle cellule staminali è, quindi, indubbiamente un passo molto importante nel campo ma, attualmente, anche in questo caso ci sono dei limiti. Gli autori della ricerca, infatti, hanno specificato che bisogna approfondire lo studio, in quanto i risultati osservati riguardano un gruppo ristretto di persone, i dati sono eterogenei, non è ancora stato individuato quale sia il modo migliore di somministrare le capsule e le dosi di cellule da impiantare. Inoltre non si conosce ancora l’impatto della terapia immunosopressiva, in quanto il processo di sostituzione delle isole pancreatiche basata sulle cellule staminali, ha richiesto agenti immunosoppressivi che, proteggono dal rigetto del trapianto, ma possono causare importanti effetti collaterali, come cancro e infezioni.

[di Eugenia Greco]

Russia e Cina rafforzano i legami in chiave anti-americana

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Si intensificano le relazioni diplomatiche tra Russia e Cina, mercoledì 15 dicembre; infatti, si è tenuta una videoconferenza tra il presidente russo Vladimir Putin e la sua controparte cinese Xi Jinping. L’avvicinamento tra Mosca e Pechino, dovuto in parte alle tensioni tra i due paesi e gli Stati Uniti, si basa su alcuni aspetti principali, la cooperazione economica e militare e il principio di non ingerenza nelle questioni interne. Il presidente Putin al termine della riunione ha infatti dichiarato che «tra i due paesi esiste un vero esempio di cooperazione interstatale, e che ulteriori colloqui ci saranno a seguito della cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali a Pechino il prossimo febbraio».

Il crescente isolamento di Mosca a livello internazionale, a seguito dell’annessione della Crimea e della questione Ucraina, è indubbiamente uno dei fattori principali che hanno spinto il Cremlino ad avvicinarsi sempre di più alla Cina. Le sanzioni economiche (in vigore dal 2014) hanno di fatto provocato l’aumento sensibile dei rapporti commerciali trai due paesi, al punto che gli scambi commerciali sono quasi raddoppiati, passando da 58 miliardi di dollari nel 2010 a 107 miliardi nel 2020. Il settore energetico è il punto chiave delle relazioni bilaterali, la Russia è infatti diventata il secondo paese esportatore di petrolio verso la Cina (dopo l’Arabia Saudita). Così come è diventato strategico per la Russia l’avere a disposizione capitali, non a caso, la borsa di Mosca ha modificato i propri orari di attività per incrementare le operazioni da parte dei trader cinesi. Esiste anche un progetto volto a sviluppare la creazione di un sistema finanziario indipendente (slegato dallo SWIFT di Bruxelles), che limiterebbe le possibili ingerenze esterne negli scambi commerciali tra i due paesi. Non è un segreto, poi, che il sogno nel cassetto di Pechino sia quello di sostituire il dollaro americano con lo yuan come principale valuta utilizzata negli scambi a livello globale.

Anche il governo di Pechino si è trovato ad affrontare negli anni diversi temi spinosi a livello di relazioni internazionali. Le numerose denunce sulle violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese ai danni degli uiguri, così come la violenta repressione delle proteste ad Hong Kong, hanno giustificato (o hanno fornito il pretesto) alla decisione da parte del presidente americano Biden di boicottare diplomaticamente le Olimpiadi Invernali di Pechino. Ma è chiaro che a preoccupare l’Occidente siano innanzitutto questioni economiche e di egemonia geopolitica. È innegabile che negli anni la Cina sia diventata a livello globale una (se non LA) potenza commerciale. La Cina è il principale paese esportatore mondiale di beni (coprendo da solo il 13% delle esportazioni). Questo ruolo di potenza commerciale è inoltre destinato a crescere, Pechino sta infatti portando avanti un ambizioso progetto commerciale la One Belt, One Road (OBOR), per ricreare una nuova “Via della Seta”. Il progetto, che verrebbe sviluppato in collaborazione con altri 120 paesi, prevede la creazione di tre vie commerciali terresti: con l’Europa, il sudest asiatico e il Medio Oriente. Sono previste inoltre anche due rotte marittime una verso l’Europa (attraverso l’oceano Indiano e il Mar Rosso), l’altra verso le isole del pacifico. Se tale progetto andasse in porto, il peso politico della Cina aumenterebbe significativamente. Per questo gli Usa stanno cercando di contrastarlo in tutti i modi possibili. Anche se, almeno fino ad ora, senza ottenere risultati significativi.

Appare quindi probabile che le relazioni tra Russia e Cina siano destinate ad aumentare in futuro. Oltre agli interessi commerciali che li legano, entrambi fanno parte della lista dei cosiddetti “paesi canaglia” (assieme a Venezuela, Iran, Siria, Bielorussia e Corea del Nord). Le tensioni tra l’occidente e i governi di Mosca e Pechino hanno di fatto portato i due paesi ad avvicinarsi, ma bisogna anche considerare che, dal punto di vista tattico, ad entrambi fa comodo questa alleanza. Mosca e Pechino hanno interesse a rinforzarsi reciprocamente di fonte agli Usa, paese che entrambi al momento percepiscono come nemico principale. Inoltre le diverse direttrici verso cui si muovono i Paesi in politica estera consentono a Putin e Xi di evitare possibili tensioni: la Cina punta ad aumentare la propria influenza grazie al suo potere economico in particolare in Africa (dove fa incetta di materie prime), mentre la Russia continua ad affidarsi alle sue capacità militari come strumento di politica estera, vedi Ucraina, Siria e Libia.

[di Enrico Phelipon]

Un emendamento notturno del Governo apre le porte alla privatizzazione dell’acqua

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L’esecutivo Draghi ha presentato nella serata di mercoledì 15 dicembre un emendamento dell’ultimo minuto che impone una deadline per valutare se i criteri in base ai quali ad alcuni comuni è stata affidata la gestione autonoma del Servizio Idrico sono ancora validi. In caso contrario, questa tornerà nelle mani di un gestore unico il quale, nell’ottica del Pnrr e delle politiche di privatizzazione di Draghi, potrebbe con tutta porbabilità essere una Spa anche ad azionariato privato. Per opporsi al rischio di una deriva privatistica nella gestione dell’acqua, il parlamentare Giovanni Vianello, insieme al gruppo Alternativa, depositerà la prossima settimana una proposta di legge costituzionale che inserisca il diritto all’acqua potabile in Costituzione.

Sono molti i comuni che in Italia godono di una amministrazione propria del Sistema Idrico Integrato, gestito da un servizio giuridico di diritto pubblico. Acqua pubblica gestita da enti pubblici. Nonostante si fosse già tentato di sfilarne loro la gestione con il decreto “Sblocca Italia” di Renzi (legge 133/2014), venne prevista una clausola di salvaguardia a tutela dei comuni con meno di mille abitanti e il cui approvigionamento provenisse da “fonti qualitativamente pregiate”, “sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette” o che presentino “utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico” (art. 147, comma 2-bis del decreto legislativo 152/2006). Con la riformulazione dell’emendamento 22.6 al dl Recovery, presentato mercoledì sera viene aggiunto un ulteriore comma a tale articolo, che prevede una data perentoria di scadenza, fissata per il 1° luglio 2022, per la rivalutazione di tali criteri: nel caso in cui i “requisiti per la salvaguardia” non venissero confermati, la gestione del Servizio Idrico confluirà “nella gestione unica” individuata dall’Ente di Governo dell’Ambito, che si occupa di affidare le gestioni. In linea con la corsa alle privatizzazioni del Governo Draghi, vi è il concreto rischio che questa passi nelle mani di aziende private.

Il testo dell’emendamento votato, non ancora pubblicato sul sito della Camera, ottenuto da L’Indipendente da fonti parlamentari

«Una norma similare era già spuntata nel vecchio decreto Semplificazioni, qualche mese fa, ma i piccoli comuni vennero a protestare vicino al Parlamento, a Roma, e con il Movimento 5 Stelle facemmo una pressione molto grossa affinchè fosse ritirata» spiega Giovanni Vianello, parlamentare del gruppo Alternativa ed ex membro dei 5 Stelle, a l’Indipendente. «Ora che hanno imparato non l’hanno più messo nella bozza del decreto, ma l’hanno inserito all’ultimo minuto mercoledì sera, con un emendamento. Si tratta di una questione preoccupante dal punto di vista democratico, perchè si è fatto in modo di azzerare il dibattito con gli enti locali. È questo il nuovo modo di fare». Non si tratta di certo di una novità nel modo di agire del Governo Draghi, che fa spesso ricorso a voti blindati e decreti emergenziali per impedire il dibattito circa le iniziative di governo. Inoltre, aggiunge Vianello, si è cercato di far passare tutto «sotto traccia»: «Per contrastare le resistenze interne al partito della maggioranza, dei deputati del PD e del M5S che non volevano questa norma, l’hanno inserita in un emendamento che riguarda i bacini idrici. Come a dire “Se volete la salvaguardia dei bacini idrici, dovete includere anche questo”».

«L’approccio deve cambiare. Dobbiamo fare come hanno fatto altre democrazie, e riconoscere il diritto all’acqua potabile in Costituzione: per questo motivo sto elaborando una proposta di legge costituzionale, che dovrebbe essere depositata la settimana prossima, che inserisca il diritto all’acqua in Costituzione, esattamente negli stessi termini in cui è stato dichiarato dalle Nazioni Unite, garantendo anche il quantitativo minimo vitale» dichiara Vianello. «Ricordiamo che stiamo parlando di acqua, uno dei diritti umani fondamentali dell’uomo. Garantire in Costituzione tale diritto è l’unica maniera di agire per contrastare la privatizzazione. Con una norma ordinaria sarebbe più complicato».

[di Valeria Casolaro]