lunedì 10 Novembre 2025
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Il curriculum nascosto delle Big Pharma

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Immaginate che un pluricondannato per reati commessi nello svolgimento del suo lavoro continui indisturbato a svolgere tale lavoro e che, addirittura, goda di prestigio, autorevolezza e credibilità proprio nel settore in cui opera e per cui è stato condannato più di una volta e che ha raggiunto svariati patteggiamenti per evitare altre condanne. Accettereste che una tale persona continui ad operare e che abbia in qualche modo a che fare con voi? Vi rivolgereste mai ad una persona di questo tipo per affidargli un lavoro?
La Repubblica, in una chiara manifestazione di bipolarismo, nel recensire ...

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Corea del Nord lancia il missile più potente dal 2017

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La Corea del Nord ha effettuato il lancio di un missile ritenuto il più potente dal 2017, che avrebbe raggiunto i 2000 km di altitudine massima e ha percorso 800 km. Se i dati fossero confermati, si tratterebbe di una violazione della sospensione autoimposta sui test sulle armi a lungo raggio. Si tratta del settimo lancio dall’inizio dell’anno nuovo, un ritmo alquanto serrato che, secondo il The Guardian, intende esercitare pressioni sull’amministrazione Biden per sbloccare i negoziati nucleari. Gli Stati Uniti dal canto loro hanno reagito condannando le azioni di Pyongyang e invitano la Corea del Nord “ad astenersi da ulteriori atti destabilizzanti”.

Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica

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Lo scrutinio è ancora in corso, ma il quorum è già stato raggiunto: Sergio Mattarella ha superato i 505 voti necessari per essere eletto presidente della Repubblica, succedendo così a sé stesso per i prossimi sette anni. Mattarella è stato votato da tutte le forze politiche della maggioranza che sostiene il governo Draghi. È la seconda volta in cui un presidente della Repubblica viene rieletto, prima di Mattarella era accaduto solo al suo predecessore Giorgio Napolitano.

Sicilia, tonnellate di rifiuti abusivi nascosti sotto la sabbia

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Tonnellate di rifiuti abusivi sepolti sotto dune di sabbia alte fino a cinque metri e situate a pochi passi dal mare: è ciò che è stato scoperto sulla costa tra Marina di Acate e Scoglitti, nel Ragusano, dal nucleo di polizia marittima ambientale e difesa costiera della Capitaneria di porto di Pozzallo, che con il personale dell’Ufficio locale marittimo di Scoglitti ha proceduto al sequestro di sette chilometri di litorale per un totale di 62mila metri quadri di arenile. Il provvedimento è stato emesso dalla procura di Ragusa, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro ambientale, discarica abusiva ed occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo.

I rifiuti trovati probabilmente sono legati alle lavorazioni di serricoltura dato che – come riportato da alcuni quotidiani localila spazzatura è stata rinvenuta proprio nei pressi delle serre di ortofrutta presenti in quella zona. Nello specifico, sono stati rinvenuti quintali di plastica ma non solo: sotto lo strato di sabbia a pochi metri dal mare è stato infatti trovato di tutto, come ad esempio frigoriferi ed altri elettrodomestici, paletti in cemento e pezzi di barche.

Al momento la Capitaneria di porto di Pozzallo ha fatto sapere che «sono in corso ulteriori accertamenti mirati all’individuazione degli autori dei reati ma già da subito saranno interessate le amministrazione regionale e comunali competenti per la messa in sicurezza del sito e la quantificazione, classificazione e caratterizzazione dei rifiuti, attività propedeutiche alla successiva bonifica per la salvaguardia dell’integrità ambientale del litorale».

Proprio in relazione a tali temi è arrivato il commento di Legambiente Sicilia, che ha elogiato «l’intero operato della Capitaneria di porto di Pozzallo». Oltre ai complimenti, però, l’associazione ambientalista ha posto la lente di ingrandimento anche sul problema della bonifica. Alessia Gambuzza, del direttivo di Legambiente Sicilia, ha infatti affermato: «Alla Regione siciliana chiediamo con forza di velocizzare gli interventi di bonifica ormai non più rimandabili su quello che è un vero e proprio sito orfano, cioè un’area inquinata il cui risanamento non è imputabile a nessuno».

[di Raffaele De Luca]

Corte Costituzionale: Giuliano Amato è il nuovo presidente

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Giuliano Amato è il nuovo presidente della Corte Costituzionale: nella giornata di oggi infatti la Consulta si è riunita e lo ha eletto all’unanimità. Amato, nominato giudice costituzionale dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 12 settembre 2013,  rimarrà in carica per quasi 8 mesi prima del termine del suo mandato di nove anni. Si tratta dunque di un’altra importante tappa della lunga carriera di Giuliano Amato nelle istituzioni, il quale giunge a ricoprire tale ruolo all’età di 83 anni dopo essere stato più volte ministro e due volte presidente del Consiglio dei ministri.

Nel sud-est asiatico sono state scoperte 224 nuove specie viventi

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Un nuovo report del WWF riporta come, nell’arco di un anno, siano state scoperte 224 nuove specie di piante vascolari e animali vertebrati nella regione del Grande Mekong (nel Sud-Est asiatico e comprende Laos, Vietnam, Thailandia, Myanmar e Cambogia). L’importanza del Grande Mekong per la ricca biodiversità è ormai nota da tempo e, nonostante sia minacciata dall’influenza umana, la regione continua a sorprendere ricercatori e studiosi. Il report del WWF prende in considerazione il 2020, attestando come gran parte delle nuove specie scoperte siano piante (ben 155). Per quanto riguarda il mondo animale, è stato scoperto un solo mammifero prima sconosciuto, il langur Popa, sedici specie di pesci, diciassette di anfibi e ben trentacinque di rettili.

Fonte: WWF https://greatermekong.panda.org/discovering_the_greater_mekong/species/new_species/new_species_discoveries_2020/

Da rimarcare è un nuovo esemplare di pesce caverna per cui è stato necessario la creare un intero nuovo genere. Un genere prima inesistente è stato teorizzato anche per il
primo bambù succulento al mondo. Poi con il già citato langur Popa, i primati presenti nella regione presa in considerazione salgono a quarantaquattro, di cui diciannove specie sono endemiche, quindi assenti nel resto del globo: vivono solo ed esclusivamente nel Grande Mekong. Tra l’altro, il langur Popa è già una specie da considerare a rischio, visto che ne esistono solo 250 esemplari in natura. Ma il langur Popa non è il solo animale che potrebbe sparire. I ricercatori ricordano come la regione del Sud-Est asiatico sia la dimora di alcune ta le specie più importanti, ma anche più minacciate del pianeta. Esemplari di tigre, l’elefante asiatico, la saola, la pitta di Gurney, il pesce gatto gigante del Mekong. Per quanto assai frequente scoprire specie nuove, come dimostrato dai dati del 2020 e dal fatto che dal 1997 ad oggi, sono stati trovati 3.007 pesci, anfibi, uccelli, mammiferi, piante vascolari…. alcune rimangono sconosciute perché già estinte. Se la ricchezza è tanta, è quindi altrettanta la preoccupazione per il futuro di certi esemplari.

Dal WWF, infatti, non c’è solo volontà di mostrare e spiegare il lavoro di appassionati naturalisti e tassonomisti, ma dare ulteriore dimostrazione di quanto la regione del Grande Mekong sia in prima linea per l’esplorazione scientifica, così come un hotspot di
diversità delle specie. È dunque importante essere coscienti della grave perdita che avverrebbe – e già sta avvenendo – con l’insediamento umano e le correlate attività troppo spesso distruttive per l’ambiente circostante. Le specie già estinte prima che potessero essere anche solo riconosciute sono esempio delle conseguenze di una massiccia distruzione dell’habitat. Tra le malattie diffuse dalle attività umane, la predazione e la competizione apportata da specie invasive, gli impatti devastanti del commercio illegale e insostenibile della fauna selvatica, viene sottolineato nel report del WWF, la regione è sottoposta a grave stress e a un enorme rischio. Le nuove scoperte devono quindi essere un modo per comprendere la vitale importanza degli ecosistemi naturali e cercare urgentemente soluzioni migliori per proteggere le specie e l’ambiente. Il WWF denuncia quindi la poca attenzione per la conservazione e la salvaguardia di un luogo tanto importante e unico, il che porta a perdere un’incredibile e variegata ricchezza naturale. Se ci sarà sufficiente appoggio da parte dei governi, delle comunità locali, delle ONG e della comunità scientifica con sforzi collettivi di conservazione, il Grande Mekong potrà continuare a essere la culla di tanta biodiversità e a sorprendere, proprio come ha fatto per tutto il 2020.

[di Francesca Naima]

Quirinale: altra fumata nera in attesa dell’ottavo scrutinio

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Anche la settima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica italiana si conclude con una fumata nera mentre cresce l’attesa per l’ottavo scrutinio, che avrà inizio a partire dalle ore 16:30 di oggi. Nel vertice di maggioranza infatti sembra essere stata raggiunta un’intesa sul bis per Sergio Mattarella ed i capigruppo delle forze politiche – secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa – dovrebbero recarsi oggi pomeriggio alle 15:30 al Quirinale per chiedere al presidente uscente di restare al Colle. Quest’ultimo nel frattempo al settimo scrutinio è stato nuovamente il più votato, ottenendo 387 preferenze: un numero ancora lontano dal quorum necessario (505), che però potrebbe appunto essere raggiunto nella votazione che si terrà oggi pomeriggio.

Control C + Control V: il vizio di copiare nella stampa mainstream

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Forse Christoper Hithens ci aveva proprio visto giusto, quando disse che era diventato giornalista perché non voleva che le sue fonti di informazione fossero i giornali. A 11 anni dalla sua scomparsa, l’indice di attendibilità dei quotidiani non pare certo risalito, anzi. Alle fake news, che un tempo si chiamavano “notizie destituite di ogni fondamento”, si sono aggiunte le notizie clonate. Il copia incolla è diventato un metodo molto più utilizzato dell’antico modo con cui si faceva il giornalista: consumare scarpe e taccuino per cercare notizie e riportarle nel modo più completo e appropriato possibile.

Un po’ perché proprio la globalizzazione dell’informazione ha dato la possibilità a tanti di “risucchiare” contenuti altrui con pochi colpi di click. L’occasione fa l’uomo ladro e certamente, per esempio, la rivoluzione tecnologica di un quotidiano US Today che nel 2012 ha sostanzialmente accorpato edizione cartacea, sito e televisione, avviando un processo di integrazione multimediale poi seguito anche dalle altre testate anglosassoni, ha permesso ai giornali italiani di copiare l’idea e innovare (potenzialmente) i loro contenuti. E fino a qui, niente di strano né di male: le buone idee viaggiano sulle gambe delle persone sveglie. Il problema è che la versione italiana di questa nuova frontiera dei media è diventata troppo spesso un dagherrotipo confuso e pasticciato. Dove il confine tra cartaceo, digitale e tv sfuma in un fritto misto di notizie che spesso, appunto, vengono anche prelevate di peso da altre testate e rimbalzate sulle proprie, senza nemmeno prendersi la briga di riscrivere i pezzi.

È molto antipatico e a volte poco deontologico, qualcuno si prende la briga di annotarsi articoli originali (magari dai siti dei giornali di provenienza, in lingua) e di porsi domande sulla strana “somiglianza” con articoli praticamente identici che compaiono sulle testate italiane. È’ il caso, abbastanza recente, di un articolo del Corriere della Sera ad oggetto Facebook, Meta e Instagram, curiosamente e praticamente identico ad uno pubblicato tre giorni prima dal New York Times. Come se il testo uscito sul NYT fosse transitato dentro una rapida centrifuga di Google Translate, o qualcosa di simile, e poi riproposto ai lettori italiani.

Altri due esempi, per par condicio riguardanti Repubblica, rivale del Corriere (ma al momento distanziata nettamente nel generale calo di copie e vendite), riguardano un’intervista per gli esteri, in materia di proteste a Bogotà (i drappi rossi dei cittadini alla fame): l’esclusiva, così era stata presentata dal quotidiano di Largo Colombo, era però quasi identica ad un servizio comparso su El Pais poche ore prima. E infatti gli spagnoli, risulta, hanno chiesto la rimozione del pezzo. Per non parlare di un “fake” che riguarda la vicenda del sequestro di Silvia Romano, con la pubblicazione di un’intervista Il portavoce di Al Shabaab nella quale si parla del riscatto e di un presunto finanziamento alla jihad terroristica. Sarebbe stato il colpo del mese o dell’anno, se non si fosse rivelato tutto falso e puntualmente smentito dagli interessati.

In realtà, molto spesso non ci sono nemmeno tanti dubbi e si può anche andare a ritroso nel tempo di oltre 10 anni, per trovare conferma. Già prima del 2010, giornali come Repubblica che avevano possenti siti o meglio edizioni digitali, con redazioni anche molto numerose, sono stati colti in fallo per evidenti casi di “copia e incolla” che difficilmente si sarebbero potuti spiegare diversamente. Ma in quei casi, o casi analoghi, si potrebbe anche obiettare – per spezzare una lancia a favore del redattore o del collaboratore di turno – che proprio la necessità di alimentare l’appetito bulimico di un sito che aveva l’ambizione di raccontare tutto per tutti, ha probabilmente costretto qualcuno ad arrangiarsi nel modo più antico e veloce possibile.

Il problema, ma sarebbe meglio dire la piaga viste le conseguenze sulla reputazione già piuttosto malandata della categoria, del copiare notizie e articoli, in modo più o meno random, preferibilmente da media stranieri per rendere più difficoltoso essere presi con le mani nel sacco, e a volte letteralmente facendolo senza nemmeno cambiare le parole, è ovviamente divampato con le edizioni digitali dei giornali, spazi web dove tutto è più liquido, veloce e dove tutto può essere cambiato in corsa, rispetto alla carta che è stampata. Anche se è tutto rintracciabile e verificabile: ci sono gli screenshots, le cronologie e tutta una serie di strumenti: scripta manent, anche ai tempi del digitale.

[di Salvatore Maria Righi]

L’inquinamento crescente dei “voli fantasma”

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Gli aerei rappresentano uno dei mezzi di trasporto più inquinanti, eppure in Europa i voli fantasma, ovvero quelli che volano vuoti o semivuoti, stanno pericolosamente aumentando. Secondo una stima di Greenpeace verranno effettuati oltre centomila voli fantasma durante l’inverno, con emissioni che supereranno i due milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Non potendo calcolare con precisione la quantità reale delle emissioni di gas serra generate da voli praticamente inutili, Greenpeace è partita da una dichiarazione di Lufthansa, in cui la compagna precisa che sarà costretta a dare il via a circa 18mila voli fantasma. Solo con i dati pervenuti da Lufthansa si arriva a 360 mila tonnellate di CO₂ equivalente (pari alle emissioni annuali di 240 mila auto a diesel e benzina).

I voli fantasma sono in crescita a causa di un calo dei passeggerei, dovuto anche all’emergenza sanitaria. Nonostante i passeggeri in grave diminuzione, gli aerei continuano e continueranno ad effettuare le tratte previste, con ingenti e irragionevoli emissioni di CO₂. Aeroplani che viaggiano completamente vuoti o con dieci, venti passeggeri, quando potrebbero ospitarne duecento. Ma le compagne seguono fedelmente i programmi prestabiliti per le tratte a prescindere dal numero dei passeggeri, anche se equivale a zero, come conseguenza diretta/indiretta di un regolamento dell’Unione Europea che segue la filosofia “use or lose it“. Tradotto e spiegato in parole povere, “usa il tuo slot altrimenti lo affideremo ad altre compagnie aeree e tu lo perderai”. Quando le compagnie aeree non riescono ad effettuare un certo numero di tratte tra quelle programmate, vedono queste assegnate ad altre compagnie, perdendo quindi i propri slot negli aeroporti. La regola europea, del 1993, è contenuta nell’articolo 10, sezione 5 della CE 95/93 e stabilisce una soglia minima: ogni compagnia dovrebbe far decollare almeno l’80 per cento dei voli in programma. All’inizio degli anni ’90 un provvedimento di questo tipo si adattava alle esigenze e alle richieste di un mercato aeronautico molto diverso, dando stabilità alle compagnie e agli aeroporti. Con la crisi aeronautica viene da sé l’esigenza di adattare la direttiva secondo la domanda attuale, ben diversa da quella del 1993. Allora nel 2020, la soglia minima è stata abbassata al 50 per cento.

Una decisione che prende in considerazione le problematiche attuali ma che nella pratica non genera i cambiamenti necessari. Le stime di Greenpeace sono infatti testimonianza dell’inutilità di questi voli, i quali devono ciecamente seguire la regola degli slot, oggi marginale. Un regolamento ancora esistente ma ben poco idoneo al rispetto degli obiettivi europei di riduzione dei gas serra e agli Accordi di Parigi. Già prima della pandemia l’impatto climatico del settore dell’aviazione era preoccupante e ora lo è ancora di più. Eliminare l’ingente inquinamento completamente insensato dei voli fantasma potrebbe essere un importante passo, ma è necessario che la Commissione europea veda la sospensione dell’use it or lose it come un punto di partenza e non di arrivo. Per ridurre davvero l’impatto inquinante del settore aereo, serve investire su soluzioni diverse, già esistenti e limitare il più possibile voli del tutto vuoti e a corto raggio, spesso superflui o facilmente sostituibili, ma tra i più inquinanti.

[di Francesca Naima]

UE, gabinetto Von der Leyen accusato di “cattiva amministrazione”

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Emily O’Reilly, che ricopre il ruolo di Mediatrice europea (carica che collabora con gli organismi europei per raggiungere la conformità delle pratiche amministrative) ha accusato il gabinetto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di “cattiva amministrazione”. L’ufficio non avrebbe infatti risposto adeguatamente alle richieste da parte di un giornalista di visualizzare i messaggi di testo tra Von der Leyen e il CEO di Pfizer riguardanti l’acquisto dei vaccini contro il Covid-19. “L’accesso ai documenti dell’UE è un diritto fondamentale” afferma O’Reilly, che ha sottolineato come “Nessun tentativo è stato fatto” da parte del gabinetto per recuperare i messaggi e renderli di pubblico dominio. Come conseguenza, la Mediatrice ha chiesto alla Commissione di avviare indagini più approfondite e recuperare i messaggi pertinenti.