mercoledì 7 Maggio 2025
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I BRICS si allargano: altri nove stati entrano nell’alleanza che sfida l’egemonia USA

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Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. Sono questi i nove Paesi che, a partire da ieri, 1° gennaio 2025, sono diventati partner del blocco BRICS, il raggruppamento di quelle che una volta venivano definite economie emergenti, che sfida l’egemonia statunitense. A questi, comunicava l’annuncio della presidenza russa sul loro aggiornamento di status, potrebbero aggiungersene altri quattro, a cui il gruppo ha mandato un invito di partenariato. Con l’inclusione dei nuovi membri con l’inedita posizione di partner, sostiene una nota diffusa dal ministero dello Sviluppo Economico russo, i BRICS rappresenteranno il 36% del PIL mondiale, il 37% del commercio globale e il 40% della produzione petrolifera globale. Il gruppo rappresenta il 47% della popolazione mondiale e i Paesi che vi fanno parte coprono una superficie complessiva di circa 40 milioni di chilometri quadrati.

L’annuncio che Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan sarebbero entrati a far parte dei partner del blocco BRICS è arrivato venerdì 27 dicembre, ma era stato preannunciato qualche giorno prima dalla presidenza di turno russa. Il Cremlino, inoltre, ha comunicato che altri quattro Paesi hanno ricevuto l’invito formale a diventare partner della coalizione, senza tuttavia specificare quali siano. Con l’avvio del nuovo anno, dunque, i BRICS si arricchiscono di nove nuovi alleati, che vanno ad aggiungersi agli altrettanti già presenti. Lo statuto di partner è stato introdotto nell’ultimo vertice del gruppo, tenutosi a Kazan, in Russia, e prevede la collaborazione su progetti specifici, accordi economici o cooperazione su temi di interesse comune, e la possibilità di essere invitati ai summit, senza tuttavia potere decisionale e di voto.

A partire da ieri, inoltre, la presidenza di turno è passata nelle mani del Brasile, che ha celebrato gli sforzi russi nell’ampliamento del gruppo. «La sfida principale della presidenza brasiliana», scrive una nota del Paese condivisa anche dall’agenzia di stampa governativa russa TASS, «sarà quella di iniziare a lavorare sulla nuova piattaforma e invitare i Paesi interessati agli eventi BRICS». «Pertanto, il lavoro sulla creazione di sistemi di pagamento alternativi e di sistemi di regolamento alternativi continuerà durante tutta la presidenza brasiliana. La presidenza brasiliana spingerà inoltre per un ruolo maggiore del Sud del mondo nella governance globale». Questi due punti sembrerebbero richiamare proprio il vertice di Kazan, in cui i Paesi membri hanno rilasciato una dichiarazione in cui annunciano la loro intenzione di avviare una «infrastruttura finanziaria alternativa» e di voler riformare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nell’ottica di una maggiore rappresentatività.

Il gruppo BRICS è stato fondato nel 2006 da Brasile, Russia, India e Cina, a cui si è unito il Sudafrica nel 2011 (da cui l’acronimo “BRICS”). Il 1º gennaio 2024, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti sono diventati membri a pieno titolo dell’associazione. Con l’estensione del titolo di partner agli ultimi nove Paesi, l’alleanza si estende a ex territori di pertinenza sovietica, si allarga in Africa e Sudamerica e coinvolge i suoi primi territori del Sud-Est asiatico e dell’America Centrale. Cuba aveva chiesto di entrare a far parte dei BRICS lo scorso ottobre, poco prima del vertice di Kazan. Per l’isola caraibica questa è un’opportunità per uscire dalla crisi economica dovuta, tra le altre cose, alle dure sanzioni statunitensi che cingono il Paese da anni. Tra diffusi blackout, crisi energetica e monetaria, il 2024 è stato un anno difficile per Cuba. In questo quadro, l’assunzione dello stato di partner dei BRICS rileva il tentativo di svincolarsi dai mercati a cambio fisso col dollaro, avvicinandosi piuttosto a Paesi lontani dagli USA e ad alleanze commerciali che adottano sistemi di scambio diversi, nonché quello di aprire a nuovi investimenti russi e cinesi (che hanno avuto un peso rilevante nello sforzo di gestire la crisi energetica dell’anno appena chiuso), e di accedere a un vasto mercato dell’energia.

[di Dario Lucisano]

L’Autorità Nazionale Palestinese chiude i canali di Al Jazeera

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L’Autorità Nazionale Palestinese, l’organismo politico palestinese che governa la Cisgiordania, ha ordinato la sospensione delle trasmissioni dell’emittente qatariota Al Jazeera in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, accusandola di realizzare e diffondere «reportage caratterizzati da disinformazione e incitamento alla sedizione». La decisione dell’esecutivo della Cisgiordania segue un’ampia campagna portata avanti da funzionari dell’ANP e gruppi affiliati, che prendeva di mira la copertura mediatica di Al Jazeera relativa ai recenti scontri tra le forze di sicurezza palestinesi e i gruppi di resistenza del campo profughi di Jenin. Il 5 dicembre l’ANP ha infatti dato avvio a un’operazione per attaccare e disarmare le brigate di Jenin, tra le più importanti della resistenza palestinese.

UE, la presidenza del Consiglio passa alla Polonia

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Dopo il semestre ungherese, la Polonia di Donald Tusk assumerà la guida della presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, sotto lo slogan «Sicurezza, Europa!». Tusk prevede di organizzare oltre 300 riunioni ufficiali, 22 consigli informali dei ministri comunitari, e circa 200 eventi. Secondo il programma della presidenza polacca, Varsavia «sosterrà le attività di rafforzamento della sicurezza europea in tutte le sue dimensioni: esterna, interna, informativa, economica, energetica, alimentare e sanitaria». Il Paese alla presidenza del Consiglio dell’UE varia ogni sei mesi (dal 1° gennaio al 30 giugno e dal 1° luglio al 31 dicembre), e ha il compito di guidare il lavoro dell’organo e di rappresentare gli Stati membri davanti alle altre istituzioni dell’UE.

New Orleans, auto piomba sulla folla: almeno 10 morti

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Almeno dieci persone sono morte e altre 30 sono rimaste ferite dopo che un automobile, nelle prime ore del mattino, ha investito la folla in Bourbon Street, nel quartiere francese di New Orleans. Lo ha reso noto la polizia all’emittente Abc News, parlando di atto intenzionale. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo alla guida del veicolo, dopo essersi lanciato ad alta velocità contro le persone che affollavano la zona turistica della città, tra Canal e Bourbon Street, è sceso dal mezzo e ha iniziato a sparare.

 

Kiev conferma lo stop del gas russo in Ucraina

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A partire da oggi, mercoledì 1 gennaio, le forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina sono definitivamente cessate, a seguito della scadenza del contratto quinquennale firmato tra le due parti nel 2019. Lo conferma il Gestore del Sistema di Trasporto del Gas dell’Ucraina (OGSTU) e la società russa Gazprom, che ha dichiarato: «Dato che l’Ucraina ha ripetutamente e chiaramente rifiutato di estendere questi accordi, Gazprom è stata privata della capacità tecnica e legale di fornire gas per il transito attraverso l’Ucraina dal 1° gennaio 2025». Le forniture si sono interrotte alle ore 8:00 di Mosca, ovvero le 6:00 italiane.

Dieci articoli importanti per comprendere i fatti del 2024

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Dalle proteste universitarie contro il genocidio in Palestina alle elezioni negli Stati Uniti, dal tentativo di silenziare ogni scintilla di dissenso contenuto nel “decreto Sicurezza” del governo Meloni all’allargarsi del fronte della guerra in Medio Oriente, il 2024 è stato un anno pregno di eventi significativi, destinati a segnare il corso degli eventi futuri. Come sempre, noi de L’Indipendente abbiamo cercato di riportarvi i fatti cercando di analizzarne il contesto con rigorosa attenzione e andando oltre le verità di comodo. Tra le migliaia di articoli che abbiamo pubblicato quest’anno ne abbiamo selezionati dieci, che ripercorrono alcune delle vicende che hanno segnato l’anno passato. Buona lettura.

Francesca Albanese spiega a L’Indipendente perché quello israeliano è un genocidio

Francesca Albanese, Relatrice Speciale all’ONU per i Territori Palestinesi occupati, è stata la prima rappresentante delle istituzioni ad accusare formalmente Israele di genocidio per l’aggressione in corso a Gaza da ormai oltre 14 mesi. Lo ha fatto in un report dal titolo Il genocidio come cancellazione coloniale, nel quale accusa i governi occidentali di aver garantito a Israele un’impunità che gli ha permesso di «diventare un violatore seriale del diritto internazionale». Nel corso di una intervista rilasciata a L’Indipendente, Albanese ha spiegato le ragioni della sua posizione.

Perché quello israeliano è un genocidio: intervista alla Relatrice ONU Francesca Albanese

La stretta repressiva del governo Meloni

Carcere per chi per protesta blocca il traffico, fino a 7 anni di reclusione per il reato di occupazione abusiva, inasprimento delle pene per chi manifesta contro le grandi opere, ma anche significativi ampliamenti dei poteri dei Servizi segreti italiani: queste sono solo alcune delle misure contenute nel Ddl 1660, ribattezzato “decreto Sicurezza”, attualmente in discussione in Parlamento. Si tratta di uno dei provvedimenti cardine del governo Meloni e la sua natura repressiva ha spinto anche organi del calibro del Consiglio d’Europa a chiedere all’Italia di fare marcia indietro.

Tutte le strette repressive contenute nel nuovo Ddl Sicurezza approvato in Parlamento

La liberazione di Julian Assange

Il 24 giugno di quest’anno Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato liberato dalla prigione londinese di Belmarsh, dove si trovava ormai da cinque anni in isolamento. Il suo reato: aver rivelato i crimini di guerra statunitensi in Afghanistan e Iraq e le scandalose condizioni di detenzione nella prigione USA di Guantanamo, tra le altre cose. La sua liberazione costituisce (forse) la fine di una persecuzione da parte del governo americano che durava da ormai quattordici anni, ma l’intera vicenda ricorda come sia fondamentale proteggere il giornalismo indipendente e la libertà d’informazione, un diritto troppo spesso minacciato da interessi economici e politici.

La mossa del cavallo di Julian Assange che ha messo sotto scacco gli USA

Gli abusi del mercato “green” dei crediti di carbonio

Su L’Indipendente abbiamo tenuto come sempre un occhio di riguardo per le tematiche ambientali ed ecologiche, cercando anche di smascherare quelle pratiche che – seppur ammantate di retorica positiva sulla transizione e la crescita sostenibile – nascondono puro affarismo. È il caso del mercato dei crediti di carbonio, una misura che in teoria costringe grandi aziende e Stati a compensare le emissioni inquinanti prodotte, ma in realtà nasconde un mercato in cui a guadagnarci sono un manipolo di grandi industriali e che lascia indietro le popolazioni più vulnerabili.

Come il mercato “green” dei crediti di carbonio minaccia le popolazioni indigene

Come AirBnb soffoca sempre più il mercato immobiliare italiano

Se da un lato la piattaforma AirBnb costituisce, in alcuni casi, un’alternativa economica agli hotel e alle sistemazioni turistiche tradizionali, essa sta duramente condizionando il mercato immobiliare e degli affitti italiano. Gli appartamenti che prima venivano messi a disposizione degli studenti o ai residenti si riconvertono in numero sempre maggiore in locazioni a uso turistico, sottraendo così ai cittadini un servizio fondamentale e gonfiando le tasche di numerose grandi realtà speculative. Le conseguenze sono tali da aver scatenato nel 2024 non pochi movimenti di protesta in Spagna e a numerose azioni di sabotaggio contro AirBnb in Italia.

Il re è nudo: come AirBnB soffoca il mercato immobiliare italiano

Due anni di sanzioni hanno finito per rafforzare l’economia russa

Nonostante, dopo lo scoppio della guerra con l’Ucraina nel febbraio 2022, Bruxelles stia continuando ad approvare pacchetti di sanzioni contro Mosca, l’economia russa ha continuato a crescere in maniera fiorente nel 2024. Questo non solo grazie alla riconversione della sua economia in un’economia di guerra, ma anche grazie al sistematico aggiramento delle sanzioni e al “supporto” degli Stati non allineati alle politiche di Washington, attraverso i quali Mosca ha potuto continuare ad acquistare e vendere materie prime.

Come due anni di sanzioni hanno finito per rinforzare l’economia russa

Inchiesta: come le grandi aziende finanziano il genocidio di Israele in Palestina

Da Google ad Amazon, da Microsoft a SpaceX, passando per IBM, Intell, Dell e molte altre, sono numerose le Big Tech che sostengono l’economia di occupazione israeliana e ne facilitano il controllo nei Territori occupati. L’attività di queste aziende è enorme e alquanto diversificata, andando dall’attuazione di progetti per l’esercito israeliano alla fornitura di software o attrezzature per il funzionamento di sistemi d’arma. Una nostra inchiesta ne svela le modalità.

Come le grandi aziende tecnologiche fiancheggiano il genocidio israeliano in Palestina

Le elezioni americane nella posizioni delle élite

La notizia la sapete: Donald Trump ha vinto e tornerà ad essere presidente degli Stati Uniti. Il multimiliardario per l’occasione si sta attorniando di altri multimiliardari (come Elon Musk), ma continua a utilizzare la retorica di essere un uomo che agisce per conto del popolo contro le élite e lo “stato profondo” americano. Sarà vero? O forse il posizionamento delle élite americane è decisamente più controverso e una buona parte di esse non disdegna affatto The Donald e la sua retorica del Make America Great Again?

Trump o Harris? Il gioco delle élite nelle elezioni USA: ecco a chi vanno i loro soldi

La partita geopolitica dietro il genocidio palestinese

Israele ha presto utilizzato il pretesto della sicurezza per allargare il conflitto ben oltre la Striscia di Gaza. Una guerra su tutti i fronti che ha coinvolto la Cisgiordania, il Libano, la Siria, l’Iran e lo Yemen. In tutto questo gli Stati Uniti sono sempre rimasti graniticamente al fianco del governo di Tel Aviv, bloccando sistematicamente ogni risoluzione di condanna in sede ONU. Ma per quale ragione USA e Israele sono così collegate nei loro interessi profondi, e quali sono gli obiettivi geopolitici di entrambi?

Israele e USA contro “l’Asse del male”: la partita geopolitica dietro al genocidio palestinese

In Russia i BRICS disegnano il nuovo ordine post-americano

Nell’ottobre del 2024 i BRICS si sono riuniti a Kazan per discutere delle modalità con cui dare forma al nuovo ordine mondiale multipolare. A confermare la rilevanza dell’evento vi è il fatto che vi ha partecipato anche António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Tra i principali temi in agenda vi è stato lo sviluppo di nuove dinamiche monetarie e finanziarie: il progressivo indebolimento del dollaro negli scambi commerciali globali è infatti, secondo i BRICS, la chiave di volta per ridimensionare l’egemonia statunitense e occidentale sul Pianeta.

I BRICS si riuniscono in Russia per disegnare l’ordine post-americano

Naufragio a Lampedusa: si contano 20 dispersi

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Una barca, salpata dalla Libia, è naufragata ieri a pochi chilometri dalla costa di Lampedusa. Sarebbero 20 le persone, fra cui 3 bambini, a risultare disperse. 7 migranti sono stati invece soccorsi da una motovedetta della Guardia di Finanza e trasferiti nell’hotspot di contrada Imbriacola, presente sull’isola. Le ricerche per trovare i dispersi sono andate avanti fino a tarda sera, senza risultati. Si attendono aggiornamenti.

Gaza, centinaia di tende allagate per le forti piogge

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Centinaia di tende nei campi profughi in diverse zone della Striscia di Gaza sono state allagate ieri sera e stamattina a causa delle forti piogge che hanno colpito l’area. Gli sfollati – soprattutto nelle zone di Deir al-Balah e Mawasi Khan Yunis – hanno riferito che le loro tende sono state spazzate via dai forti venti che hanno colpito la Striscia, costringendoli ad affrontare il freddo pungente senza alcuna protezione. Le squadre di soccorso hanno ricevuto centinaia di chiamate di soccorso dagli sfollati, che chiedevano di salvare loro e i loro bambini. Solo nell’ultima settimana, sei neonati sono morti nella Striscia a causa del freddo.

I medici del mondo boicottino Israele: l’appello della Relatrice ONU Francesca Albanese

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Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, ha invitato i professionisti medici di tutto il mondo a interrompere ogni collaborazione con Israele in risposta alla distruzione del sistema sanitario di Gaza. «Esorto i professionisti medici a livello globale a rompere tutti i legami con Israele come gesto concreto per condannare fermamente la distruzione totale del sistema sanitario palestinese a Gaza, una componente chiave del genocidio in corso perpetrato da Israele», ha dichiarato Albanese sulla piattaforma X. L’appello di Albanese arriva in uno dei momenti più bui per il sistema sanitario gazawi, che sta venendo colpito sempre più duramente: soltanto nell’ultima settimana, sei neonati palestinesi sono morti di ipotermia nella Striscia a causa della mancanza di strutture sanitarie.

L’esercito israeliano sta attaccando senza sconti il sistema sanitario della Striscia di Gaza. Il 28 dicembre, dopo giorni di assedio, le IDF hanno arrestato Hossam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, nel nord della Striscia, assieme al resto del personale sanitario della struttura. Fonti riprese da attivisti per i diritti umani riportano dell’uccisione del figlio di 8 anni del primario. In seguito a un appello della famiglia, è sorto un movimento di supporto ad Abu Safiya che richiede la sua liberazione: c’è chi, come la giornalista e attivista per i diritti umani dell’organizzazione Euro-Mediterranean Human Rights Monitor Maha Hussaini, teme che il medico possa incontrare la stessa sorte del dottor Adnan al-Bursh, direttore dell’ospedale Al-Shifa, morto nella prigione israeliana di Ofer, e secondo molti torturato. Sul web sta girando una foto che ritrae Abu Safiya solo, davanti a una schiera di carri armati, qualche minuto prima di venire arrestato «per essersi rifiutato di abbandonare colleghi e pazienti».

Presso l’ospedale di Kamal Adwan, secondo delle testimonianze, l’ossigeno è stato negato ai pazienti, e i presenti sono stati spogliati, trascinati e torturati. L’ospedale di Kamal Adwan era uno dei pochi funzionanti all’interno della Striscia, e, riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’ultima grande struttura attiva nel Governatorato di Nord Gaza. L’ospedale è finito al centro di molteplici assedi, che si sono intensificati sempre di più a partire dal lancio dell’operazione israeliana sull’intero Governatorato. Nelle ultime settimane, Kamal Adwan è stato bersaglio di pesanti attacchi, per poi venire reso oggetto di un ordine di evacuazione; dal 28 dicembre non è più attivo. Kamal Adwan non è l’unico ospedale a essere stato colpito dalle forze israeliane. A Nord Gaza analoghe operazioni si sono susseguite lungo tutto il periodo dell’assedio anche nelle strutture dell’Indonesian Hospital, sempre a Beit Lahiya, e dell’ospedale di Al-Awda, a Jabaliya.

A rendere allarmante la situazione sanitaria – e in generale quella umanitaria – a Nord Gaza, non ci sono solo i continui assalti a strutture civili e cittadini, ma vi si aggiunge anche il problema alimentare: una settimana fa, l’OXFAM ha riportato che negli ultimi due mesi e mezzo Israele ha concesso l’entrata di soli dodici camion di cibo e acqua nel Governatorato. La carenza di ospedali, cibo e acqua, e gli attacchi alle strutture sanitarie proseguono in tutta la Striscia. Ieri, lunedì 30 dicembre, presso l’ospedale dei martiri di Al-Aqsa, nel centro della Striscia, è morto per freddo il sesto neonato nell’arco di una manciata di giorni. Questo inverno si sta rivelando ben più duro del precedente: l’agenzia statale palestinese Wafa riporta che tra ieri e oggi, martedì 31 dicembre, centinaia di tende nei campi profughi in diverse aree della Striscia di Gaza sono state allagate a causa delle forti piogge.

La crisi umanitaria, comunque, non si limita agli ospedali, esattamente come gli attacchi. Oggi le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi in un attacco alla città assediata di Jabaliya, dopo una giornata di bombardamenti che ha ucciso almeno 27 persone in tutta la Striscia. Dall’escalation del 7 ottobre, l’esercito israeliano ha ucciso direttamente almeno 45.541 persone, anche se il numero di morti totale potrebbe superare le centinaia di migliaia di persone, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet, e da una recente lettera di medici volontari nella Striscia.

[di Dario Lucisano]

USA: sanzioni a entità russe e iraniane per “interferenza elettorale”

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Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a entità in Iran e Russia, accusandole di aver tentato di interferire nelle elezioni statunitensi del 2024. A venire colpite, di preciso, sono state una filiale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane e un’organizzazione affiliata all’agenzia di intelligence militare russa. Ad annunciare le misure è stato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, accusando i due gruppi di aver condotto campagne di diffusione di fake news e di orientamento dell’opinione pubblica statunitense. Le sanzioni prevedono il congelamento dei beni posseduti negli USA e l’imposizione di un blocco negli scambi commerciali con i cittadini e le realtà statunitensi.