martedì 11 Novembre 2025
Home Blog Pagina 113

È stato approvato in via definitiva il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

3

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) ha dato il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria. Approvato dunque il piano dal valore di 13,5 miliardi di dollari per la maxi-opera che intenderebbe essere il ponte a campata unica più lungo del mondo. Mancano però ancora una serie di passaggi fondamentali per l’ok definitivo al progetto, che dovrà ora passare alla Ragioneria dello Stato per poi andare tra le mani della Corte dei Conti. Nel frattempo, le associazioni ambientaliste manifestano l’intenzione di scatenare contro il progetto una pioggia di ricorsi. A ogni modo, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato per l’ennesima volta la data di inizio dei lavori, che si sposta di volta in volta sempre un poco più avanti nel tempo: «Tra settembre e ottobre conto di partire con i cantieri, lavori ed espropri», ha dichiarato, affermando che il Ponte sarà «percorribile dal 2032».

Il governo ha celebrato con toni trionfalistici il via libera del CIPESS al progetto del Ponte sullo Stretto, che prevede una lunghezza complessiva di 3.660 metri, con una campata sospesa di 3.300 metri e torri di 400 metri alle basi. Nel comunicato pubblicato dal MIT, sono stati forniti numeri ambiziosi e assai difficili da verificare, come la capacità del ponte di ospitare fino a 6mila veicoli ogni ora e 200 treni al giorno. Peraltro, negli ultimi mesi Salvini ha più volte parlato della creazione di «120mila posti di lavoro»; in realtà si tratta di unità di lavoro annuo (ULA), che non corrispondono direttamente al numero di occupati: ciascuna ULA rappresenta infatti il lavoro svolto da una persona impiegata a tempo pieno per un anno intero. Secondo le stime della Società Stretto di Messina, la durata del cantiere del ponte sarà di almeno sette anni. Da queste tempistiche deriva il dato di «4.300 occupati medi» durante il periodo di costruzione, ottenuto dividendo le 30.000 ULA per sette.

L’esecutivo lo considera un’opera strategica per lo sviluppo del Meridione e dell’intero Paese, promettendo futuri benefici in termini di occupazione, mobilità, turismo e attrattività internazionale. In realtà, l’iter è ancora molto lungo e in ballo ci sono numerose criticità economiche, tecniche e burocratiche che potrebbero compromettere i tempi e la realizzazione dell’opera. Uno dei principali problemi riguarda i costi elevati di gestione e manutenzione, con il progetto che prevede 1,6 miliardi di euro necessari per la manutenzione straordinaria dal 2034 al 2060. Questo si aggiunge ai dubbi sulla sostenibilità economica dell’opera, che dovrebbe ripagarsi solo nel 2062. A complicare ulteriormente la situazione è l’iter autorizzativo, che deve ancora passare attraverso un’approvazione formale della Corte dei Conti. Questa potrebbe esprimere rilievi o, in scenari più estremi, bloccare il progetto. La mancanza di un progetto esecutivo definitivo, che sarà pronto solo tra circa 470 giorni, rappresenta un altro potenziale ostacolo: il progetto definitivo non ha ancora risolto tutte le problematiche emerse durante la valutazione ambientale, con 68 rilievi da sanare. Le indagini archeologiche, gli espropri e i contenziosi legali aggiungono ulteriori incertezze.

Le Associazioni Greenpeace, Lipu, Legambiente e WWF lanciano infatti ufficialmente il guanto di sfida al governo in una nota comune, giudicando la decisione del CIPESS «un vero e proprio azzardo», sia per motivi economici sia «per il quadro d’incertezza» del progetto. «Come si è sempre dato per scontato il parere della Commissione VIA, oggi si dà già per acquisito il parere della Corte dei Conti che, invece, ancora deve pronunciarsi – scrivono le associazioni -. Si tace sul fatto che la cosiddetta apertura dei cantieri sarà poco più che simbolica e riguarderà interventi preliminari sia perché il progetto esecutivo non è ancora stato redatto, sia perché la modifica di legge voluta dal governo per procedere ad una cantierizzazione a fasi spezzetterà il progetto esecutivo lasciando sino all’ultimo aperta l’incognita sui risultati sulle prove da fatica sulla tenuta dei cavi e sugli approfondimenti sismici prescritti dalla Commissione VIA». Le quattro organizzazioni annunciano che ricorreranno «in tutte le sedi affinché lo scempio non si compia e non si buttino via miliardi di euro in un’opera inutile, mentre il sistema del trasporto pubblico dell’intero Paese si trova in condizioni sempre più insostenibili».

Certo è che l'”annuncite” del ministro Salvini ha raggiunto, nell’ultimo biennio, livelli senza precedenti. Nel marzo del 2023, durante la trasmissione “Cinque minuti su Rai 1”, Salvini dichiarò che i lavori sarebbero iniziati «entro l’estate 2024», per poi ripeterlo due mesi dopo in occasione della conferenza stampa di presentazione del decreto che ha riattivato la Società Stretto di Messina, e poi a settembre, in seguito a un incontro del cda della società. A fine maggio 2024, Salvini aveva sbandierato l’obiettivo di «aprire i cantieri entro l’anno 2024». Nell’aprile di quest’anno Salvini ha annunciato che l’inizio della costruzione fosse distante solo «poche settimane». Lo scorso 19 maggio, il Ministro ha invece affermato che i cantieri sarebbero stati aperti entro l’estate. Ora, il sempre più aleatorio orizzonte temporale si è spostato all’autunno 2025. Nel mentre, Salvini ha ventilato la possibilità che il Ponte venga intitolato all’ex leader del centro-destra Silvio Berlusconi, che storicamente ne è stato lo sponsor più rappresentativo.

Il Libano ha ordinato il disarmo del movimento Hezbollah

0

Il governo libanese ha deciso di disarmare Hezbollah. L’annuncio arriva dopo le ripetute pressioni degli USA, che hanno chiesto ai neoinsediati vertici del Paese di smantellare le capacità del gruppo per aprire la strada a una normalizzazione dei rapporti con Israele. A darlo è il primo ministro Nawaf Salam, il quale ha specificato che ora l’esercito ha tempo fino alla fine del mese per presentare un piano per l’approvazione definitiva della misura, che sarà implementata entro l’anno. Sin da prima dell’annuncio, il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che avrebbe disatteso eventuali ordini di disarmo, che a suo avviso servirebbero solo gli interessi di Israele: in un comunicato rilasciato dopo la decisione del premier ha definito la scelta dei vertici del Paese una «strategia arrendevole e un chiaro abbandono dei fondamenti della sovranità del Libano». Lo Stato ebraico, intanto, non cessa le attività militari nel Paese e continua ad avanzare nel sud del Libano, violando l’accordo di cessate il fuoco.

L’annuncio del governo libanese, ripreso dall’agenzia di stampa statale NNA, è arrivato martedì 5 agosto, a margine di un’attesa riunione di gabinetto che ha visto la partecipazione del governo libanese e del presidente Joseph Aoun. Il gabinetto, nello specifico, ha ordinato all’esercito di elaborare un piano per togliere le armi al movimento libanese, dando ai propri vertici militari un mese di tempo per la sua consegna; entro la fine dell’anno, invece, quello stesso piano dovrà essere applicato ed Hezbollah dovrà cedere le armi. Salam, da tempo oppositore di Hezbollah, ha motivato la propria scelta affermando che «è dovere dello Stato monopolizzare il possesso di armi». Vista l’influenza del movimento, però, le discussioni continueranno oggi, con una nuova riunione di gabinetto. La scelta del governo libanese è stata presa sulla base di un documento presentato dagli Stati Uniti tramite l’inviato speciale Tom Barrack, che propone una serie di passi da compiere per arrivare progressivamente a una normalizzazione dei rapporti con Israele, a siglare una pace tra i due Paesi e ad aprire il Libano agli investimenti.

Hezbollah si rifiuta tanto di disarmarsi, quanto di implementare il piano di Barrack: secondo Qassem e i vertici del movimento, cercare un accordo volto a disarmare definitivamente il movimento non sarebbe necessario, e non farebbe altro che minare la sovranità del Libano, rendendo il Paese vassallo degli interessi israeliani e statunitensi: «il memorandum di Barrack mira a spogliare il Libano della sua capacità militare, privandolo della resistenza e impedendo all’esercito libanese di possedere armi diverse da quelle di portata nazionale, che non influiscono in alcun modo su Israele. Non accettiamo alcun nuovo accordo diverso dal precedente tra lo Stato libanese e Israele, e consideriamo qualsiasi calendario proposto per l’attuazione sotto l’egida dell’aggressione israeliana inaccettabile». Effettivamente, fa notare il movimento, un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele esiste già e i suoi termini sono sempre stati rispettati da Hezbollah; a non farlo, piuttosto, è lo stesso Stato ebraico.

L’accordo, siglato a fine novembre 2024, prevede la cessazione totale delle ostilità e il ritiro di Hezbollah dal sud del Paese. Esso fissa il limite invalicabile per il movimento al fiume Litani, oltre il quale solo l’esercito e le forze internazionali possono entrare; neanche l’esercito israeliano, in teoria, potrebbe oltrepassare il confine. Nonostante l’accordo, Israele non ha mai cessato di bombardare il Libano e di far progredire le proprie forze terrestri sempre più a fondo nell’area meridionale del Paese. Dopo l’accordo di novembre, Israele ha violato i patti con cadenza quasi giornaliera. L’ultima violazione è stata registrata a fine luglio, quando Israele ha bombardato la valle della Bekaa, situata nell’area nord-orientale del Paese, e preso di mira la zona di Ghaziyeh, nel Libano meridionale, provocando un incendio in un magazzino.

Ghana, si schianta elicottero militare: tra i morti due ministri

0

Un elicottero militare è precipitato mercoledì sera in Ghana, causando la morte di tutti i passeggeri a bordo, tra cui il ministro della Difesa Edward Omane Boamah, il ministro dell’Ambiente Ibrahim Murtala Muhammed e altri alti funzionari. L’incidente, uno dei peggiori disastri aerei del Paese negli ultimi dieci anni, è avvenuto durante un volo da Accra verso Obuasi, una zona mineraria. L’elicottero è uscito dai radar poco dopo aver sorvolato la regione di Ashtani, e il relitto è stato localizzato solo successivamente. Le cause dello schianto sono ancora sconosciute.

Brasile, l’ex presidente fa ricorso contro gli arresti domiciliari

0

Gli avvocati dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno presentato ricorso contro l’ordinanza di arresti domiciliari emessa nei suoi confronti. Bolsonaro è stato messo agli arresti con l’accusa avere violato degli ordini restrittivi che gli imponevano di non utilizzare le piattaforme social; gli avvocati contestato le accuse, e hanno chiesto che l’ordine di venga votato da un collegio più ampio di giudici della Corte Suprema. Bolsonaro è sotto processo con l’accusa di essere dietro ai moti di insurrezione scoppiati in occasione dell’insediamento del presidente Lula.

Helsinki è la prima capitale europea senza incidenti stradali mortali per un anno intero

1
1510917200

In un periodo storico in cui le città fanno i conti ogni giorno con le conseguenze del traffico urbano, Helsinki segna un traguardo che ha pochi precedenti: negli ultimi dodici mesi, nella capitale finlandese non si è registrata alcuna vittima della strada. Dal luglio 2024 ad oggi, nessun pedone, ciclista o automobilista ha perso la vita a causa di incidenti. Una statistica sorprendente, soprattutto considerando che nell’area metropolitana vivono e si spostano circa 1,5 milioni di persone. A rendere possibile questo risultato non è stato un solo provvedimento, ma una serie coordinata di scelte...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

Guerra in Ucraina: l’incontro tra Putin e Witkoff è stato definito “molto produttivo”

1

Si sono incontrati oggi, 6 agosto, al Cremlino il presidente russo Vladimir Putin e l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff. Un incontro durato circa tre ore per avanzare nella ricerca di un possibile punto d’intesa per arrivare a una tregua nel conflitto in Ucraina. A fornire i primi dettagli sui contenuti è stato, come di consueto, il presidente statunitense Donald Trump sul social Truth, parlando di un incontro «molto produttivo», dove sono stati compiuti «grandi progressi». Nessun commento diretto, per ora, da parte di Putin. A parlare per conto del governo russo è stato l’assistente del Cremlino Yury Ushak che, citato dal canale Russia Today, ha parlato a sua volta di una conversazione «molto utile e costruttiva».

Donald Trump ha dichiarato: «Il mio inviato speciale, Steve Witkoff, ha appena avuto un incontro molto produttivo con il presidente russo Vladimir Putin. Sono stati fatti grandi progressi! In seguito, ho aggiornato alcuni dei nostri alleati europei. Tutti concordano sul fatto che questa guerra debba finire, e lavoreremo per questo nei giorni e nelle settimane a venire». Decisamente più prudente l’assistente del Cremlino Yury Ushak che, oltre a definire molto utile e costruttivo l’incontro, si è limitato ad affermare che «Putin ha trasmesso alcuni segnali sulla questione ucraina» e «segnali corrispondenti sono stati ricevuti anche dal presidente Trump»

Mentre si tenta di avanzare sulla strada dei colloqui, tuttavia, il presidente Trump non abbandona la strada delle pressioni su Mosca e i suoi alleati. Nelle stesse ore in cui il suo inviato Witkoff si trovava a Mosca, infatti, ha firmato un ordine esecutivo che impone nuovi dazi all’India in risposta al suo «continuo acquisto di petrolio dalla Federazione Russa». Nel comunicato pubblicato sul sito della Casa Bianca, molto duro nei toni, Trump ha affermato che «le azioni della Federazione Russa in Ucraina rappresentano una minaccia costante alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti, rendendo necessarie misure più incisive per affrontare l’emergenza nazionale» aggiungendo che non tollererà «l’aggressione della Federazione Russa» e che «queste azioni mirano a fare pressione sulla Federazione Russa affinché raggiunga una risoluzione che ponga fine al conflitto e salvi vite umane».

La strada non sarà semplice, anche ipotizzando le reali buone intenzioni dei contendenti. Fino ad oggi Trump ha appoggiato le richieste ucraine di una tregua prima di avanzare nei colloqui diretti nonché le pretese di Kiev di non cedere nulla dei propri territori. Da parte sua Mosca ha ripetutamente affermato di essere aperta a un accordo di pace, ma insiste sul fatto che la tregua arriverà in una fase avanzata di colloqui e che qualsiasi accordo dovrà riflettere la realtà sul campo e affrontare le cause profonde del conflitto. I funzionari russi – secondo quanto riportato da Russia Today – hanno espresso apprezzamento per gli sforzi di mediazione di Trump, pur respingendo «le sue ultime minacce», affermando che «il linguaggio degli ultimatum è controproducente».

Il governo impugna la legge toscana sul salario minimo perché “danneggia la concorrenza”

1

Il governo Meloni ha impugnato la legge toscana sul salario minimo accusandola di violare la normativa statale sulla concorrenza. La legge prevede che nelle gare regionali siano favorite le aziende che offrono un salario minimo di almeno nove euro lordi all’ora. L’esecutivo sostiene che la legge interferisca con la competenza esclusiva dello Stato su questioni economiche e concorrenziali, come stabilito dall’articolo 117 della Costituzione. La decisione ha suscitato critiche, in particolare da parte del PD. Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha anticipato che presenterà ricorso contro l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale «per difendere con determinazione questa legge e il principio che la ispira: il lavoro deve essere giusto, sicuro e retribuito in modo equo».

La decisione di impugnare la legge toscana sul salario minimo è stata presa dal Consiglio dei Ministri lunedì 4 agosto. La norma, entrata in vigore il 18 giugno, prevede l’assegnazione di un punteggio più alto a tutte le aziende che, nei bandi di appalto pubblici, garantiscano ai propri dipendenti una paga oraria di almeno 9 euro lordi. Essa dedica poi un’attenzione specifica ai bandi che riguardano gli “affidamenti ad alta intensità di manodopera” – ossia concernenti lavori come quelli dei servizi di ristorazione, pulizia o vigilanza – in cui il criterio di assegnazione dell’appalto si fonda sul principio del miglior rapporto tra qualità dell’offerta e prezzo del servizi. La legge, insomma, non prevede una vera e propria introduzione del salario minimo, ma favorisce nelle gare pubbliche le ditte appaltatrici che lo garantiscono. Il governo ha deciso di impugnarlo proprio sulla base di tale ragione: nel suo comunicato l’esecutivo richiama l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione, che garantisce allo Stato “legislazione esclusiva” sulla “tutela della concorrenza”. Secondo l’esecutivo, insomma, la norma toscana violerebbe la concorrenza perché impone a chi appalta (gli enti pubblici della regione) di introdurre un criterio per assegnare più punti nelle gare d’appalto.

La battaglia per il salario minimo in Italia va avanti da tempo. A muoversi nella sua direzione sono stati diversi Comuni italiani. Già alla fine del 2023, il Consiglio Comunale di Livorno diede l’ok a larga maggioranza a una mozione che garantiva a tutti i lavoratori del Comune un salario minimo di almeno 9 euro all’ora. Sulla stessa scia, sono poi arrivate Firenze e Napoli, che hanno approvato il salario minimo di 9 euro all’ora per tutti gli appalti del Comune. A livello nazionale, invece, nonostante le proposte, si assiste a tutt’altro scenario: a fine novembre 2023, la maggioranza decise di affossare definitivamente la proposta unitaria dei partiti di opposizione, che stabiliva l’introduzione del salario minimo sempre a 9 euro.

Bosnia: revocato il mandato al presidente della Repubblica Srpska

0

La commissione elettorale della Bosnia ha revocato il mandato del presidente della Repubblica Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, Mirolad Dodik. La decisione arriva dopo l’ultimo scontro tra i tribunali centrali e il vertice politico. Dodik si era rifiutato di rispondere a un’ordinanza di un tribunale che lo condannava a un anno e mezzo di carcere e sei anni di interdizione dagli uffici pubblici. La decisione della commissione contro Dodik entrerà in vigore al termine del periodo di appello, dopo cui saranno indette elezioni anticipate per nominare un nuovo presidente. Dodik ha detto di non riconoscere il verdetto della commissione.

OpenAI torna “open” lanciando due modelli gratuiti

1

Dopo anni, OpenAI rende onore al suo nome pubblicando dei modelli di intelligenza artificiale che sono effettivamente “open”, ossia aperti a tutti e gratuiti. Si tratta di due strumenti leggeri e agili che possono essere gestiti localmente da computer e server accessibili al grande pubblico, un dettaglio che permetterà agli utilizzatori di preservare la privacy delle interazioni evitando di travasare i dati su servizi cloud che sono abitualmente gestiti da quelle aziende che sono costantemente accusate di sfruttare illecitamente le informazioni raccolte. Nell’attesa del lancio di GPT5, OpenAI ha diffuso in rete gpt-oss-120b e gpt-oss-20b, modelli “open-weight” che permettono a chi ci lavora sopra di avere piena consapevolezza dei parametri di riferimento adoperati durante l’addestramento del sistema. A livello tecnico, questo dettaglio permette di eseguire i modelli su infrastrutture private, di personalizzarli con dati propri e di integrarli in applicazioni senza appoggiarsi a realtà esterne. A livello accademico, la cosa è interessante perché rende più facile comprendere come un modello finisca a generare certi risultati e certe “allucinazioni”.

L’azienda non aveva più toccato questi livelli di apertura sin dal 14 febbraio 2019, ovvero dal rilascio iniziale di GPT2. Ai tempi, OpenAI era ancora pienamente una no-profit che si poggiava su ricercatori che credevano nella mission accademica dell’organizzazione: costruire un’intelligenza artificiale generale sicura e benefica, condividendo in maniera trasparente con il resto del mondo gli esiti del loro processo di ricerca. Nel marzo del 2019, a neppure un mese dal lancio ufficiale di GPT2, OpenAI ha annunciato la nascita della sua sussidiaria for-profit, stravolgendo i suoi obiettivi originari e scatenando una scissione interna che ha poi dato vita alla concorrente Anthropic. 

gpt-oss-20b, la più piccola delle nuove varianti, si poggia su 21 miliardi di parametri, i quali vengono ottimizzati da un sistema mixture-of-experts (MoE) perché ogni singola  unità minima di testo – token – venga elaborata facendo riferimento solamente a 3,6 miliardi di parametri. gpt-oss-120b, il maggiore dei due modelli, scala rispettivamente questi orizzonti a 117 miliardi e a 5,1 miliardi. In termini concreti, vuol dire che gpt-oss-20b può essere sostenuto da un normale computer d’alto livello che sia dotato di almeno 16GB di memoria, mentre gpt-oss-120b abbisogna di strumenti che toccano gli 80GB, un requisito decisamente meno comune da soddisfare, ma comunque raggiungibile.

OpenAI non sta però certamente distribuendo gratuitamente nuovi modelli che possano concretamente fare concorrenza ai servizi che vende: per questioni tecniche e commerciali, i due strumenti sono stati progettati per essere leggeri, ma anche limitati, inoltre il loro impiego richiede una consapevolezza tecnica di affinamento che va oltre alle capacità del consumatore medio. È inoltre opportuno rimarcare che open-weight e open-source non sono la stessa cosa: gpt-oss-120b e gpt-oss-20b sono pensati per mostrare i parametri di addestramento, ma non i dati originali di riferimento o il codice di programmazione che è stato adoperato dall’architettura impiegata. Non sono “open” nel senso più assoluto del termine. Si tratta però di limitazioni comprensibili, visto che i giganti del settore – OpenAI compresa – si stanno lanciando in operazioni al limite dello spionaggio per avere la meglio sui propri concorrenti e che i dati di addestramento contengono probabilmente elementi che l’azienda non aveva il diritto di toccare.

A preoccupare c’è anche il fatto che, operando in un contesto lontano dagli occhi e dalle potenzialità di controllo di un gestore, i modelli open-weight possano essere affinati per scopi malevoli. In tal senso, OpenAI cerca di rassicurare il pubblico sostenendo di aver eseguito test interni utili a verificare che i due strumenti non possano essere impiegati in direzioni rischiose nei contesti biologici e della cybersicurezza. “Il Safety Advisory Group (“SAG”) di OpenAI ha esaminato questi test e ha concluso che […] gpt-oss-120b non ha raggiunto l’High capability nei domini Biological and Chemical Risk o Cyber risk”, conclude l’azienda autoassolvendosi da ogni potenziale malefatta.

Usa: Kennedy blocca i vaccini mRNA e diversi finanziamenti alle case farmaceutiche

4

Negli Stati Uniti, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) ha annunciato un provvedimento ritenuto da molti una “svolta radicale” nella politica vaccinale federale: la cancellazione di 22 progetti per lo sviluppo di vaccini a mRNA per un valore complessivo di quasi 500 milioni di dollari. Lo ha annunciato il Segretario della Salute e dei Servizi Umani statunitense, Robert F. Kennedy Jr., seguito da un comunicato ufficiale dell’HHS tramite un apposito comunicato stampa, aggiungendo che i contratti, avviati durante la pandemia, coinvolgevano colossi farmaceutici come Pfizer, Moderna, Sanofi Pasteur e AstraZeneca, nonché università e laboratori di ricerca. «Abbiamo esaminato la scienza, ascoltato gli esperti e agito», ha commentato Kennedy, spiegando che secondo i dati le piattaforme mRNA non offrirebbero protezione efficace contro infezioni come Covid e influenza e potrebbero addirittura contribuire alla selezione di nuove mutazioni. I fondi saranno destinati allo sviluppo di vaccini a virus intero, che secondo il governo manterrebbero efficacia anche di fronte alla variabilità virale.

La tecnologia a mRNA, al centro del dibattito internazionale sin dalla pandemia di Covid-19, consiste nell’invio di un messaggio genetico alle cellule umane per indurle a produrre una proteina virale in grado di attivare il sistema immunitario. È la base dei vaccini Pfizer e Moderna, sviluppati rapidamente nel 2020 e distribuiti su larga scala, con un impatto ritenuto determinante nel contenimento dei decessi. Tuttavia, negli anni successivi alcuni studi hanno sollevato dubbi sull’efficacia di questa tecnologia nel prevenire l’infezione – pur confermando il ruolo nel ridurre la gravità della malattia – e sulla durata della risposta immunitaria. A ciò, inoltre, si aggiungono critiche legate al rapporto rischio-beneficio per i giovani sani, alla trasparenza dei dati e alla velocità dei processi regolatori durante l’emergenza. Se molti esperti, tra cui il dottor Paul Offit del Children’s Hospital di Philadelphia, continuano a considerare i vaccini mRNA «straordinariamente sicuri» e fondamentali per affrontare le future pandemie grazie alla rapidità di sviluppo, altri tendono ad allinearsi al nuovo orientamento dell’HHS, che sembra segnare un cambiamento netto in accordo con una visione più prudente e orientata a soluzioni tradizionali.

In particolare, secondo il comunicato stampa recentemente diramato dal sito ufficiale, la decisione dell’HHS prevede la chiusura anticipata dei contratti con l’Università Emory e Tiba Biotech, la riduzione delle attività legate all’mRNA in accordi già in essere con aziende come Luminary Labs e Seqirus, e l’annullamento di molte richieste preliminari presentate da Pfizer, Sanofi, CSL Seqirus, Gritstone e altri. Il programma Rapid Response Partnership Vehicle (RRPV) e il VITAL Hub di BARDA, inoltre, creati per accelerare lo sviluppo di vaccini in risposta a minacce emergenti, vedranno ridefinite le loro priorità. Alcuni contratti in fase avanzata, come quelli con Arcturus e Amplitude, potranno concludersi per evitare la perdita degli investimenti pubblici già effettuati, ma non saranno avviati nuovi progetti basati sull’mRNA. Inoltre, la Global Health Investment Corporation, partner di BARDA Ventures, è stata incaricata di cessare tutti gli investimenti azionari nel settore. «Voglio essere chiaro: l’HHS sostiene vaccini sicuri ed efficaci per ogni americano che li desideri», ha ribadito Kennedy, spiegando che la mossa si inserisce in un contesto più ampio di riforma del sistema di raccomandazione e approvazione dei vaccini. Già nei mesi scorsi, Kennedy aveva rimosso i 17 membri del comitato federale che si occupava di vaccinazioni e ha escluso il vaccino contro il Covid-19 dalle linee guida raccomandate per bambini sani e donne in gravidanza. Secondo le dichiarazioni ufficiali, quindi, il futuro della ricerca pubblica dovrà puntare su tecnologie con «dati di sicurezza più solidi» e su processi decisionali improntati a maggiore trasparenza. Una scelta che, secondo i critici, potrebbe lasciare il Paese meno preparato in caso di nuove emergenze pandemiche.