venerdì 16 Maggio 2025
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Gaza, tra le tensioni e l’incognita Trump si discute la fase 2 del cessate il fuoco

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Tra le forti pressioni a ricominciare le aggressioni, Netanyahu sta iniziando a muovere i primi passi per discutere della seconda fase del cessate il fuoco in Palestina, che prevederebbe una interruzione permanente delle ostilità, il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e lo scambio dei restanti ostaggi. Ieri, domenica 2 febbraio, il primo ministro israeliano è partito alla volta di Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi funzionari, in quello che risulta il primo ricevimento di Trump da presidente con un leader estero. Nel frattempo, il primo ministro del Qatar ha lanciato un appello per iniziare i colloqui per la seconda fase della tregua, ma Netanyahu sembra intenzionato ad aspettare di parlare con l’alleato americano prima di attivare la propria squadra di negoziatori. Qualche giorno prima, lo stesso Trump ha lanciato la sua personale soluzione alle ostilità: «ripulire» Gaza dai palestinesi, chiedendo a Egitto e Giordania di accogliere la popolazione della Striscia. Le dichiarazioni di Trump hanno scatenato le critiche dei maggiori Paesi arabi che hanno espresso il loro «sostegno al rispetto dei diritti legittimi del popolo palestinese ai sensi del diritto internazionale».

I colloqui per la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza dovevano iniziare oggi, ma non è ancora certo che entro la fine della giornata venga aperto un vero e proprio tavolo delle trattative. Ieri Netanyahu è atterrato a Washington e ha iniziato i suoi primi incontri formali con i funzionari statunitensi; in precedenza, ha parlato con l’inviato di Trump nel Medio Oriente, Steve Witkoff, concordando con lui che i negoziati sarebbero iniziati dopo l’incontro dei due leader a Washington. Non sembra essere insomma ancora stata fissata una data per l’inizio dei colloqui formali tra i mediatori e le delegazioni di Hamas e Israele, che dovranno svolgersi entro i prossimi ventisei giorni. È proprio per questo che il primo ministro del Qatar ha ricordato alle controparti di muoversi per rispettare la tabella di marcia prevista dagli accordi, esortando Israele e Hamas a avviare le trattative. Nonostante ciò, sembra che Hamas non sia stato chiamato in causa da nessuno, eccetto il primo ministro qatariota.

L’incontro con Trump segnerà certamente una svolta nei futuri colloqui per la pace. Circa una settimana fa, il presidente ha avanzato la sua proposta di risoluzione che consiste nel deportare la popolazione palestinese nelle vicine nazioni arabe: «Mi piacerebbe che l’Egitto e la Giordania accogliessero più persone», ha dichiarato il presidente; «Stiamo parlando di circa un milione e mezzo di persone, basta semplicemente ripulire tutto». Come prevedibile, la dichiarazione ha scatenato una reazione di sdegno da parte delle nazioni arabe, che insieme all’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Organizzazione per la Liberazione della Palestina e alla Lega degli Stati arabi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui rimarcano il diritto dei palestinesi a una terra ed esprimono il loro «rifiuto di qualsiasi violazione di questi diritti inalienabili, sia attraverso attività di insediamento, espulsione e demolizione di case, annessione di terre o sfollamento di palestinesi dalle loro terre». Nella dichiarazione, i Paesi sottolineano inoltre «la necessità di consentire all’Autorità Palestinese di riprendere le proprie responsabilità a Gaza come parte dei territori palestinesi occupati, insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est», aprendo a un possibile futuro della Striscia a guida ANP. Anche in questo caso, Hamas non sembra essere stato menzionato o interpellato.

Le dichiarazioni di Trump sono in linea con le pressioni che Netanyahu sembra stare subendo sempre di più da parte dei propri alleati governativi, visto che il piano di deportare in massa i palestinesi nei vicini Paesi arabi è sempre piaciuto all’ultradestra israeliana. Tra dimissioni e minacce di abbandonare il governo, inoltre, sono tanti coloro che chiedono al primo ministro israeliano di riprendere gli attacchi, primo fra tutti Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader del Partito Sionista Religioso. Probabilmente è anche per questo motivo che, almeno nelle dichiarazioni, Netanyahu sembra stare cercando di tenere il proverbiale piede in due scarpe. Da una parte, il premier sta continuando a lodare il funzionamento della tregua, mentre dall’altra continua a portare avanti una propaganda bellicista sottolineando a più riprese che Israele intende «raggiungere tutti i suoi obiettivi», inclusa la «vittoria contro Hamas», e che se i colloqui per la seconda fase non dovessero andare a buon fine riprenderà a bombardare. Queste pressioni stanno venendo alimentate dalle immagini di Hamas a ogni liberazione di ostaggi, che continua a mostrarsi come una presenza numerosa, forte e armata.

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è entrato in vigore domenica 19 gennaio 2025. L’accordo prevede un piano a tre fasi che vanno da una cessazione temporanea delle ostilità alla elaborazione di un piano di ricostruzione per Gaza, passando per una fine completa della guerra. La seconda fase, in particolare, sarebbe dovuta iniziare a essere discussa oggi, e dovrebbe iniziare dopo il quarantaduesimo giorno dall’entrata in vigore dell’accordo. Essa, infatti, non è ancora stata delineata nei suoi dettagli e contiene i punti più critici che hanno tenuto per mesi i negoziati in stallo. In cima a tale lista compare il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia, compresi i corridoi di Netzarim – che divide il Governatorato di Nord Gaza dal resto della Striscia – e di Philadelphi – che separa il sud dall’Egitto.

[di Dario Lucisano]

106 farmaci più dannosi che utili: la lista della rivista medica Prescrire

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Ci sono antinfiammatori, farmaci per combattere il dolore e persino medicinali da banco che molti cittadini, anche italiani, potrebbero avere in casa, oltre a sostanze usate in campi più sensibili come l’oncologia, la cardiologia o il mondo dei trapianti: è il contenuto della lista dei 106 farmaci più dannosi secondo la rivista medica francese Prescrire, considerata particolarmente autorevole sulla questione e soprattutto priva di conflitti di interesse, visto che non contiene pubblicità ed è sostenuta interamente da abbonamenti e da vendite di corsi di formazione del personale. I ricercatori, come dettagliato nel nuovo rapporto appena pubblicato, hanno effettuato diversi test scoprendo che numerosi farmaci possiedono un rapporto rischio-beneficio considerato sfavorevole i tutte le situazioni cliniche e che alcuni medicinali presentano persino un’efficacia paragonabile a quella di un placebo, nonostante il rischio di «effetti avversi particolarmente gravi».

Prescrire è una delle poche riviste mediche al mondo completamente indipendenti da finanziamenti pubblicitari e da interessi industriali. Fondata in Francia nel 1981, è nota per la sua rigorosa metodologia nella valutazione di farmaci e trattamenti, basata esclusivamente su prove scientifiche e senza conflitti di interesse. La sua importanza deriva dall’approccio critico e trasparente, il che la rende un punto di riferimento per i professionisti sanitari alla ricerca di informazioni affidabili. Da ormai oltre un decennio, la rivista effettua analisi indipendenti su farmaci particolarmente utilizzati con lo scopo di tutelare la salute dei pazienti ed evitare loro grossi danni collaterali. Gli studi si basano su test che hanno rivelato come alcuni medicinali abbiano «dimostrata efficacia ma effetti avversi sproporzionati», efficacia «meno favorevole rispetto ad altre opzioni esistenti», rapporto danno-beneficio maggiore rispetto a medicinali usati in precedenza e infine efficacia paragonabile a quella di un placebo, ma «comportano un rischio di effetti avversi particolarmente gravi». Nel rapporto di quest’anno sono state introdotte principalmente le seguenti novità rispetto alle edizioni precedenti:

  • Fenfluramina nuovamente inserita nella lista: Nel 2024, l’esclusione della fenfluramina è stata rivista per valutarne l’uso nel trattamento della sindrome di Lennox. Tuttavia, i dati clinici dimostrano che il suo rapporto rischio-beneficio resta sfavorevole, rendendo necessario escluderla dall’assistenza medica.
  • Nuova aggiunta: reboxetina: Questo inibitore della ricaptazione di noradrenalina e serotonina è stato inserito nella lista. Risulta meno efficace rispetto ad altri antidepressivi e comporta effetti collaterali come disturbi sessuali e perdita di appetito.
  • Rimozione di ulipristal: Utilizzato per i fibromi uterini, è stato escluso dalla lista a seguito del ritiro della sua autorizzazione di commercializzazione nell’Unione Europea, dovuto a gravi effetti epatici che in alcuni casi hanno richiesto il trapianto di fegato.
  • Valutazione insufficiente per il floroglucinolo: I principali effetti collaterali includono reazioni allergiche gravi (come la sindrome di Lyell) e rischio teratogeno. La sua efficacia nei disturbi intestinali benigni è incerta, e non si prevede che superi l’effetto placebo in altre situazioni. L’uso è sconsigliato, in particolare in donne in gravidanza o che potrebbero concepire.

Ecco invece la lista complessiva dei 106 farmaci più dannosi che utili secondo Prescrire, suddivisi per area terapeutica:

  • Oncologia, trapianti e ematologia: defibrotide, mifamurtide, nintedanib, panobinostat, roxadustat, trabectedina, vandetanib, vinflunina.
  • Cardiologia: aliskiren, bezafibrato, ciprofibrato, dronedarone, fenofibrato, ivabradina, nicorandil, olmesartan, ranolazina, trimetazidina, vernakalant.
  • Dermatologia e allergologia: finasteride 1mg, mequitazina, pimecrolimus, prometazina iniettabile, proteina di arachidi (palforzia), tacrolimus topico.
  • Diabetologia e nutrizione: alogliptina, bupropione/naltrexone, linagliptina, orlistat, pioglitazone, saxagliptina, sitagliptina, vildagliptina.
  • Dolore e reumatologia:
    Coxib (celecoxib, etoricoxib, parecoxib), aceclofenac, diclofenac orale, ketoprofene in gel, meloxicam, piroxicam e tenoxicam sistemico. Osteoartrite/artrosi: diacereina, glucosamina. Miorilassanti: mefenezina (orale e topica), metocarbamolo, tiocolchicoside. Osteoporosi e vari: denosumab 60mg, romosozumab, cerotti alla capsaicina, colchicina + oppio in polvere + tiemonio, chinina.
  • Gastroenterologia: acido obeticolico, diosmectite, domperidone, droperidolo, idrotalcite, caolino, metopimazina, beidellite montmorillonite, prucaloprida, tintura di oppio, pomata al trinitrato di glicerina 0,4%.
  • Ginecologia ed endocrinologia: tibolone.
  • Infettivologia: moxifloxacina.
  • Neurologia: alemtuzumab, donepezil, teriflunomide, fenfluramina, flunarizina, galantamina, ginkgo biloba, memantina, naftidrofurile, natalizumab, oxetorone, piracetam, rivastigmina, tolcapone.
  • Pneumologia e otorinolaringoiatria: alfa-amilasi, ambroxolo, bromexina, decongestionanti nasali e orali (efedrina, nafazolina, ossimetazolina, fenilefrina, pseudoefedrina, tuaminoeptano, xilometazolina), mannitolo inalato, nintedanib, oxomemazina, pentossiverina, roflumilast.
  • Psichiatria: agomelatina, citalopram, dapoxetina, duloxetina, escitalopram, esketamina spray nasale, etifoxina, milnacipran, reboxetina, tianeptina, venlafaxina.
    Farmaci per smettere di fumare: bupropione.
  • Urologia: polisolfato di pentosano orale.

Per consultare la lista completa con le diverse spiegazioni riguardanti i problemi rilevati per ogni medicinale, è sufficiente cliccare su questo link e scaricare gratuitamente il rapporto in lingua inglese.

[di Roberto Demaio]

Un sottomarino nucleare americano ha attraccato nel porto di Napoli

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Nel pomeriggio di venerdì 31 gennaio, nelle acque di fronte a Napoli, è comparso un sottomarino nucleare lungo circa 180 metri, battente bandiera degli Stati Uniti d’America, che ha colto di sorpresa turisti e cittadini che passeggiavano sul lungomare. L’arrivo del sottomarino è stato del tutto inaspettato e la visita si è svolta rapidamente e in totale segretezza, tanto che non se ne trova notizia in nessun luogo. Il caso, però, risulta particolarmente curioso, visto che una delibera emanata ai tempi dell’amministrazione de Magistris dichiarava il porto di Napoli “area denuclearizzata”. Questo provvedimento, di natura simbolica, mirava a vietare il transito e la sosta di navi, portaerei e sottomarini a propulsione nucleare o con carichi di armamenti nucleari nel porto di Napoli, ma dalla sua emanazione è stato violato più di una volta.

Il sottomarino nucleare statunitense è emerso dalle acque di via Caracciolo. L’arrivo in rada è stato improvviso e la Capitaneria di porto di Napoli è stata avvisata solo poco prima dello sbarco. Sembra che dal mezzo siano scese tre personalità militari importanti e che siano state sbarcate con urgenza due persone. Successivamente sarebbero stati imbarcati altri due militari di spessore, tra cui un ammiraglio, provenienti dalla base militare degli Stati Uniti d’America di Gricignano, in provincia di Caserta. Delle operazioni del sottomarino non si sa nient’altro , se non che sono durate qualche ora. A denunciare la sua presenza è stato l’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che in un post sui social ha ricordato che «quando ero sindaco approvammo una delibera in cui il porto di Napoli fu dichiarato denuclearizzato e interdetto alle navi con armi nucleari»; un «atto simbolico», sottolinea lui stesso, «ma forte e coraggioso», per provare, sostiene, «che le città possono costruire una diplomazia dal basso di pace alternativa alle politiche di guerra dei governi».

La delibera a cui fa riferimento De Magistris è la numero 609 del 23 settembre 2015. Con essa, il porto di Napoli veniva dichiarato “area denuclearizzata”, e venivano così interdetti la sosta e il transito a qualsiasi imbarcazione a propulsione nucleare o dotata di armamenti nucleari. Malgrado ciò, non è la prima volta che un mezzo nucleare statunitense arriva a Napoli: il 20 marzo 2018, il sottomarino nucleare statunitense USS John Warner sostò nella rada della città; successivamente, nell’aprile dello stesso anno, il veicolo militare partecipò all’attacco missilistico in Siria. Nel novembre 2022 fu la volta della portaerei militare americana H.W. Bush, qualche mese dopo, a maggio, della USS Harry S. Truman e, l’anno successivo, a marzo, della USS Florida, anch’esse portaerei.

[di Dario Lucisano]

Siria, attentato con autobomba: almeno 15 morti a Manbij

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Almeno 15 persone, per la maggior parte lavoratori agricoli, sono rimaste uccise a causa di un attentato effettuato con un’autobomba a Manbij, nella Siria settentrionale, dove le compagini filo-turche stanno combattendo contro le forze curde. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa ufficiale Sana. Citando i soccorritori dei Caschi Bianchi, l’agenzia ha parlato di un «massacro» su una strada all’ingresso della città con «l’esplosione di un’autobomba vicino a un veicolo che trasportava lavoratori agricoli». L’attentato avrebbe ucciso almeno 14 donne e un uomo e provocato il ferimento di altre 15 donne, alcune delle quali sono in pericolo di vita.

In Kazakistan sta rinascendo un lago prosciugato da sessant’anni

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In Kazakistan si iniziano a vedere i risultati concreti di un progetto durato anni volto a riportare in vita il Lago d'Aral, una volta il quarto più grande lago di acqua salata al mondo, le cui dimensioni si sono drasticamente ridotte a causa dello sfruttamento delle risorse idriche per l'agricoltura. Nel gennaio di quest'anno, le autorità locali hanno riferito che il livello dell'acqua nella parte nord del lago è aumentato di oltre il 40%, fattore che ha comportato una minor salinità delle acque e l'aumento della popolazione dei pesci. Il governo potrà ora passare alla seconda fase del piano ...

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Israele, maxi attacco in Cisgiordania: distrutte 20 abitazioni

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Questa mattina, 2 febbraio, Israele ha condotto diversi attacchi simultanei nel campo rifugiati di Jenin, facendo saltare in aria una ventina di abitazioni in una zona residenziale. Come riferito dall’IDF stessa, salgono così a 50 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio dell’assalto iniziato due settimane fa e chiamato operazione “Muro di Ferro”, ai quali si aggiungono circa 100 civili presi in ostaggio.

Messina, esonda torrente: allagamenti, residenti intrappolati in casa

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Le forti piogge che stanno investendo la Sicilia in queste ore hanno causato l’esondazione del torrente Zafferia, in provincia di Messina. Le strade circostanti sono state invase da fiumi di fango e detriti, rendendo impossibile ai cittadini uscire di casa. Secondo le informazioni disponibili, il torrente in piena starebbe trascinando vari oggetti presenti sulla strada, tra i quali auto con cittadini imprigionati all’interno. I vigili del fuoco stanno eseguendo le operazioni di soccorso.

Dazi USA, Canada e Cina annunciano ritorsioni

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Il Canada ha annunciato nuove pesanti tariffe del 25% sulle merci importate dagli USA e anche Pechino ha minacciato “azioni corrispondenti”, dopo che ieri il presidente USA Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo per imporre dazi del 25% a Canada e Messico e del 10% alla Cina, dando il via a una vera e propria guerra commerciale. Il pretesto sarebbe quello di sanzionare i tre Paesi per questioni relative all’immigrazione clandestina e (verso la Cina) al ruolo nella distribuzione del fentanyl, droga micidiale estremamente diffusa negli USA. Trump ha minacciato anche l’UE, sostenendo che questa abbia “trattato male” gli Stati Uniti – senza tuttavia specificarne il motivo.

Il Mali continua la decolonizzazione: cacciata la multinazionale francese Total

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Il Mali continua il suo percorso di decolonizzazione. Questa volta è toccato al gigante francese degli idrocarburi, Total Energies, che ha dovuto vendere le sue attività a Coly Energy Mali, un’entità gestita dalla società beninese Benin Petro. La mossa è stata salutata dalla giunta militare al potere nel Paese come un ulteriore atto liberazione dalla presenza francese. La cessione arriva due settimane dopo il sequestro dell’oro alle multinazionali straniere. Inoltre, il Mali, insieme a Burkina Faso e Niger, con i quali ha recentemente costituito l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), sta portando avanti altri progetti politici con l’obiettivo della decolonizzazione dagli interessi stranieri, soprattutto occidentali.

Senza dare alcuna spiegazione, Total Energies lascia il Mali dopo più di venticinque anni di presenza. Coly Energy Mali, un’entità gestita dalla società beninese Benin Petro e dalla sua consociata svizzera Neutron, ha rilevato le 80 stazioni di rifornimento che Total Energies aveva in Mali. L’accordo è stato raggiunto il 23 gennaio, dopo circa un anno di trattative. Come fortemente voluto dal governo del Mali, i circa 1.100 dipendenti continueranno a lavorare sotto la nuova compagnia. I rapporti tra la giunta e il gigante petrolifero francese erano tesi da tempo, tra problemi di natura fiscale e ripetuti scioperi dei dipendenti.

Una delegazione del gruppo Coly Energy, guidata da René Hounsinou, nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione, è stata ricevuta dal primo ministro maliano, il generale Abdoulaye Maïga, per mettere a punto gli ultimi dettagli e annunciare ufficialmente la chiusura della trattativa e il passaggio di consegne. Così, tramite Coly Energy Mali, Benin Petro SA estende ora le sue operazioni in Mali, Benin e Costa d’Avorio. Questa acquisizione si inserisce in un contesto di riposizionamento strategico del settore energetico nella regione. Fa anche il paio con la decisione presa dal governo, intorno alla metà di gennaio, di sequestrare l’oro estratto nel Paese dalla Barrick Gold, la seconda azienda mineraria più importante al mondo.

Queste mosse sono la manifestazione politica della volontà del Mali, insieme a Burkina Faso e Niger, di proseguire sulla strada della decolonizzazione. Itre Paesi hanno appena ufficializzato l’uscita dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), che ha provato in tutti i modi a far tornare sui propri passi i governi militari dell’AES. Quest’ultima, la scorsa settimana, ha annunciato la formazione di una forza militare congiunta, composta da 5.000 uomini, per combattere le minacce portate dalle insurrezioni islamiste delle organizzazioni legate ad Al Qaeda e all’ISIS che imperversano nella regione da un decennio. Due giorni fa, invece, il presidente del Mali, Assimi Goïta, in qualità di Presidente dell’AES, ha annunciato il rilascio dei passaporti comuni ai Paesi dell’AES.

[di Michele Manfrin]

Sudan, bombardato un mercato, 54 morti

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In Sudan, nei pressi della capitale, è stato bombardato un mercato ortofrutticolo che ha provocato decine di morti e oltre un centinaio di feriti. Lo riferiscono le agenzie di stampa internazionali citando fonti del governo locale, le quali spiegano che l’attacco è stato attribuito alle Forze d’Intervento Rapido (RSF), è avvenuto a Omdurman, e ha provocato 54 morti e 158 feriti. I raid sarebbero stati supportati da droni e avrebbero colpito direttamente i banchi del mercato, provocando il caos. «Questo atto criminale si aggiunge al sanguinoso record di questa milizia. Costituisce una palese violazione del diritto umanitario internazionale», ha commentato il ministro della Cultura Khalid al-Aleisir.